mercoledì 18 ottobre 2017

SIMENON SIMENON. L'IMPELLENZA DI RACCONTARE...

Il mestiere dello scrittore e il bisogno di raccontare storie e raccontare sé stesso

SIMENON SIMENON. LE BESOIN IMPERIEUX DE RACONTER...
Le métier de l'écrivain et le besoin de raconter des histoires et de se raconter lui-même
SIMENON SIMENON. THE COMPELLING NEED TO RECOUNT…
The writer’s occupation and need to tell stories and talk about himself




Raccontare e raccontarsi. Questo in sintesi il bisogno di quasi tutti gli scrittori, che in genere, narrano delle storie ma poi finiscono (chi più chi menoanche per raccontare sé stessi. Nel titolo, riferendoci a Simenon, abbiamo definito quello suo "un'impellenza", cioè un bisogno urgente non solo testimoniato dalla mole di romanzi, novelle, romanzi brevi che ci ha lasciato, non solo per il ritmo con cui scriveva, ma anche perché, ricordiamolo, il primo scritto Au pont des Arches, in forma di romanzo, Simenon lo terminò a soli diciassette anni, quand'era ancora a Liegi. Era il 1920 e l'anno dopo fu dato alle stampe a spese dello stesso autore (ma sembra che avesse trovato circa trecento acquirenti prima di stamparlo). 
Come sappiamo tutti l'arco della sua attività di romanziere si esaurisce nel 1972 con Monsieur Charles, un'inchiesta del commissario Maigret. Fanno 52 anni di attività, certo con qualche pausa, soprattutto agli inizi con alti e bassi, ma con una produzione che ci racconta molto di lui. Al di là di quelli che vengono identificati come i romanzi specificamente autobiografici, come ad esempio Pedigree, Quand j'étais vieux, per non parlare di Lettre à ma mère o di Mémoires Intimes... nei suo romanzi troviamo sempre dei riflessi delle sue esperienze. Che siano viaggi esotici, che siano stressanti situazioni familiari, che siano sue esperienze sentimentali e sessuali, che siano persone, ognuna di queste trova posto nei romanzi e, se si conosce un po' la biografia di Simenon, non è difficile leggere tra le righe anche le sue convinzioni, il suo modo di essere, le sue propensioni, le sue paure e le sue aspirazioni. 
D'altronde pure quando scrive i Maigret, i ricordi dell'infanzia, le tracce di una gioventù lontana, hanno un'eco di un certo rilievo. 
Il bisogno di raccontarsi lo ritroviamo non solo nella sua letteratura, ma ad esempio nella sua buona disposizione a farsi intervistare. E sono interviste  sincere,  Simenon non gioca a mascherarsi, non crea un personaggio da dare in pasto ai media. Abbiamo detto più volte che aveva un'innata capacità di intuire qual era il modo migliore per vendere i propri titoli, come lanciare un personaggio, inconsapevolmente fece ante-litteram il marketing di sé stesso. Ma questo non intacca la spontaneità e la disponibilità di mettersi a nudo... a volta addirittura "...sur le gril". Ci riferiamo alla famosa intervista cui si sottopose nel '68 con cinque medici e psicologi di Medicine et  Hygiène che lo tennero per un certo lasso di tempo per quella che, più che un'intervista, potremmo definire una seduta psicanalitica.
Anche in quella occasione, almeno a detta dei medici, Simenon fu quasi del tutto sincero, di fronte a domande che scavavano nel profondo e che avrebbero potuto far scattare delle barriere di difesa. Invece il romanziere si lasciò andare, forse per raccontarsi meglio ai propri lettori, tramite le domande di quegli specialisti, che magari sperava avrebbero tirato fuori delle cose che nemmeno lui stesso avrebbe saputo esternare.
E ancora. C'é la questione delle fotografie. Simenon è stato ritratto in quasi tutte le età, nei più disparati contesti, in compagnia dei familiari, delle persone più, vicine, e quelle frequentate professionalmente. E non solo. Anche diversi eventi importanti per la sua vita sono stati immortalati dall'obbiettivo. Se le mettessimo tutte in file, ordinate cronologicamente, queste istantanee costituirebbero un'altro romanzo autobiografico, costruito senza parole, ma non per questo meno efficace delle sue migliori performance letterarie.  
E ancora nel '75 iniziò a raccontarsi registrando ad un magnetofono. Non erano storie, ma pensieri  sparsi, riferiti a lui, alle persone che aveva conosciuto, riflessioni su fatti del presente e ricordi di quelli del passato (poi rilegati in libri da Presses de la Cité e intitolati "Dictées")... un racconto di sè che andò avanti fino al 1979 per un totale di una ventina di volumi.
E poi non sarà davvero un caso che questa sua impellenza di raccontarsi generasse l'ultima sua opera che fu davvero la più biografica e la più estesa raccolta di ricordi che il romanziere avesse mai scritto: Mémoires intimes. (m.t.)

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