SIMENON SIMENON. ALLA RICERCA DI UN NUOVO MAIGRET.... UN GIOCO O UNA MANIA?

Torniamo su un tema che ha scaldato i visitatori di questo blog con una nuova... provocazione!

SIMENON SIMENON. A LA RECHERCHE D'UN NOUVEAU MAIGRET.... UN JEU OU UNE MANIE ?

Revenons sur un thème qui a chauffé les esprits des visiteurs de ce blog, avec une nouvelle…. provocation !

SIMENON SIMENON. IN SEARCH OF A NEW MAIGRET…. GAME OR MANIA?

Let’s return to a theme that heated up blog visitors with a new… provocation!

Negli ultimi tempi si è mollto dibattuto sulla necessità di avere un nuovo Maigret televisivo e/o cinematografico. Si dirà: ma ora c'è Rowan Atkinson che ha appena iniziato le prime quattro puntate prodotte dalla britannica ITV (anche se nei programmi 2018 della ITV sembrano non esserci nuove produzioni della serie Maigret). Certo, ma nonostante gli sforzi produttivi e l'esperienza dell'attore, devo dire che non mi ha convinto del tutto, sarà perché l'ex- Mr. Bean non è entrato nello spirito del personaggio simenoniano, perché forse nel tentativo di far dimenticare la sua carriera di comico, tende a ad essere troppo serio e anche l'atmosfera in genere è un po' troppo noir rispetto a quella dei romanzi. E poi il phisyque du rôle... Beh lasciamo perdere... ognuno ha le sue opinioni e i suoi gusti.
Ma noi vogliamo continuare nel nostro gioco provocatorio, che peraltro è iniziato nel  novembre del 2011, quando con un buffo fotomontaggio proponevamo un Gerard Derpardieu con chapeau-melon e pipa in un post intitolato, ma non sarebbe ora di un nuovo Maigret?

Beh oggi ci riproviamo con un attore che abbiamo visto molto di recente in televisione in un film e ci siamo chiesti: ma potrebbe essere lui il nuovo Maigret? Ci abbiamo pensato un po', abbiamo pasticciato con Photoshop e quello che vedete nella foto in alto è un Jean Reno "arrangiato" alla Maigret.

Perché lui? Beh perchè é più che un discreto attore, perche ha avuto a che fare spesso con ruoli polizieschi (forse con un po' troppa azione), perché ci è parso burbero come Maigret, ma anche gioviale come lui, perché ha un fisico massiccio (è alto 1,88 e ultimamente si è un po' ingrassato)... perché ci piaceva fare un'altra provocazione.

Certo Reno compie l'anno prossimo 70 anni, e ci è venuto il dubbio che fosse un po' anziano per il ruolo...Poi siamo andati a controllare i Maigret di grande successo... Jean Richard quando finì la sua serie aveva 69 anni (anche se la iniziò nel '64 a 43 anni). Bruno Cremer aveva 62 anni quando iniziò il suo Maigret (nel '91) e 74 quando la terminò. Anche il nostro Gino Cervi aveva 63 anni all'inizio della serie e 71 alla sua conclusione. 

E anche al cinema, Maigret e i gangster, Jean Gabin quando vestiva i panni del commissario aveva una sessantina d'anni.

Nessun giovanotto, insomma.

C'è più di un lettore che ci ha chiesto il senso di questo cercare un nuovo Maigret. L'abbiamo detto prima, un po' è anche un gioco ma in parte è la voglia di creare una piccola provocazione tra i maigrettofili per mettere di nuovo in gioco il personaggio, per non sclerotizzarsi su delle icone pur indiscutibili.
Già, perché mentre nella letteratura, la narrazione lascia lo spazio al lettore per immaginarsi a modo suo il protagonista, e magari permettendogli di vederlo sotto luci diverse, a seconda della fase della vita in cui viene letto o riletto, sullo schermo non è così.

Cinema o tv che sia, incastrano il personaggio in un cliché specifico che non lascia spazi alla fantasia e, dopo qualche tempo, rischia di invecchiare, di risultare datato. E secondo noi la necessità di rinnovare questi "derivati" dai romanzi  invece è sempre presente.

Quale faccia avrà il prossimo Maigret? (m.t.)        

SIMENON SIMENON. A EUROPEAN LOOKS BACK AT AMERICA / 1

On the novelist’s portrait of an American man who has to belong in the 50s

SIMENON SIMENON. UN EUROPEEN JETTE UN REGARD RETROSPECTIF SUR L'AMERIQUE / 1 

L'écrivain fait le portrait d'un homme américain des années '50, et qui doit appartenir

SIMENON SIMENON. LO SGUARDO RETROSPETTIVO DI UN EUROPEO SULL'AMERICA / 1 

Lo scrittore fa il ritratto di un uomo americano degli anni '50, che dovrebbe appartenergli 

 

La Boule noire—literally The Black Ball, but The Rules of the Game when published in translation—was written in April 1955, just four weeks after the novelist had left the United States for good. Back in France after 10 years, did his return to that welcome atmosphere stimulate this critique of the society he never really fit into? 

Walter Higgins, a middle-aged, middle-class American native, lives comfortably and contentedly in a small American town in rural Connecticut during the 50s. The story begins with him mowing his lawn like “the majority of men,” accompanied by the “furious noise” of at least three other lawn mowers. He’s proud of his “modern house,” in fact, his “brand new house,” which was one of the “steps that for a long time had appeared the most important, if not the definitive step” in achieving success. It “rose up precisely” on Maple Street in “the best neighborhood in town,” and most American communities have their Maple Street. 

Walter has four children, the oldest in her late teens, and his wife, the high school classmate—he “admired Nora without really being in love” with her—is expecting their fifth. Walter does not drink or smoke, but follows his “bacon and eggs” breakfast and reading the Sunday paper with dressing up and walking down the street with the family to church. Afterwards, they all sit down to “chicken, mashed potatoes, and green peas.” Indeed, “the menus were regulated like the rest of their existence and the same dishes reappeared on the same day, week after week, along with conversations around the table so similar that one could say the words without thinking.” Weekdays, the oldest child rides her bike to her job at the bank and the others take the bus to school, all coming home afternoons to raid the icebox, watch television, play baseball, etc. 

This totally American man had “started off at the bottom of the ladder” and, in a Horatio Alger like scenario, had “hoisted himself up by his bootstraps” to become store manager of the local branch of a supermarket chain. He works there 12 hours a day, where “a week rarely went by” without him running a big “bargain sale.” This particular week, it’s a great “shoe polish” deal, complete with a “young salesgirl who could have been a movie star” polishing “a giant shoe” with an “electrical brush.” 

When not at his paid job, the eager man makes time to volunteer as secretary for the American Legion post, treasurer for the school board, and assistant treasurer for the boys’ baseball club. Walter’s only problem is that he has not yet been accepted into the Country Club. Becoming a club member stands as “a symbol, the consecration of his success” in his mind, but a single anonymous black ball blocks his acceptance and signals total rejection. Simenon hits Walter with this blockbuster early in the novel and then focuses on its effect on his protagonist. The “community” has pulled the rug out from under his carefully erected American dream world. He regards this event as “the collapse of himself, in sum, of Walter J. Higgins […] He no longer existed and would never exist again.” The reaction of this seemingly perfect candidate, but pitifully “naïve” man, is the subject of an essay to follow. 

David P Simmons