venerdì 16 novembre 2018

SIMENON SIMENON. NON PERDETEVI DOMANI IL NOSTRO SONDAGGIO SU MAIGRET!






NE MANQUEZ PAS DEMAIN NOTRE GRAND SONDAGE SUR MAIGRET

DON'T MISS TOMORROW OUR GREAT SURVEY ABOUT MAIGRET

SIMENON SIMENON. MAIGRET UN COMMISSARIO SENZA PISTOLA

Sempre disarmato, affronta i ricercati e gli assassini armato della sua filosofia

SIMENON SIMENON, MAIGRET, UN COMMISSAIRE SANS REVOLVER
Toujours désarmé, il affronte les prévenus et les assassins, armé de sa seule philosophie
SIMENON SIMENON, MAIGRET, A CHIEF INSPECTOR WITHOUT A REVOLVER
Always weaponless, he faces the accused and assassins armed with his philosophy only.



Si ci sono un sacco di poliziotti, investigatori, detective, letterariamente parlando, che girano sempre, o quasi senza pistole. Sono armati di altre armi... la deduzioni, la perspicacia, la logica stringente, l'osservazione eidetica... Ma nei primissimi anni '30, quando Simenon fa debuttare Maigret, la vulgata era soprattutto quella del poliziotto che insegue il criminale e non di rado ingaggia con lui un conflitto a fuoco.
Il Commissario Capo Divisionale della Brigata Omicidi, Polizia Giudiziaria di Parigi, Jules Maigret (tanto per non essere pomposi!), anche lui si guarda bene dal confrontarsi con il crimine attraverso sparatorie e muri di fuoco. Per ottenere quello che gli interessa, non gli servono revoler (anche se in qualche caso è costretto a portarsene uno in tasca). Il suo interesse in un caso è soprattutto quello di capire. 
L'avremmo detto cento volte "capire e non giudicare"! 
Ma qui vorremmo esaminare l'atteggiamento che questo motto richiede. E la risposta non può essere che "apertura". Apertura mentale (non escludere niente e nessuno, soprattutto all'inizio dell'inchiesta). Apertura intesa come ascolto (raccogliere informazioni, captare pettegolezzi, scoprire le storie passate dei personaggi). Apertura nel senso di essere disponibili ad assorbire l'ambiente (le abitudini, la mentalità, i valori che orientano le dinamiche interpersonali). Ma infine anche apertura con il sospettato numero uno. Raramente Maigret considera il presunto colpevole come un avversario, quello che ha davanti durante un interrogatorio o nel momento della resa dei conti. Lo vede più come un persona che ha bisogno di aiuto, che in quel momento è consapevole che si sta  giocando il resto della propria vita. Ma perché ha commesso questo o quel crimine? E' la domanda delle domande. Ma poi a cascata ci sono altri quesiti che si pongono. Come ci è arrivato? Ci ha messo del suo o il suo destino era già segnato e non poteva comportarsi in altro modo? C'é qualcuno che l'ha manipolato e infine l'ha spinto al gesto fatale? 
Una pistola ben lucidata, completamente carica, riposta nella propria morbida fondina di pelle, sistemata sotto l'ascella, non sarebbe capace di cavare nemmeno una risposta alle suddette domande.
Ma questo non basta. Simenon spinge il suo commissario a comportarsi quasi come uno psicanalista. Già è difficile comprendere, ma non giudicare? 
In effetti Maigret è un poliziotto, e il compito di un poliziotto sarebbe quello di assicurare alla giustizia (e su questo termine ci torneremo su) l'individuo che ha commesso il reato e le prove che lo dimostrano. A giudicare ci dovrebbero pensare i giudici, cioè i magistrati, quelli che in tribunale sentiranno le ragioni dell'accusa e della difesa. 
Ma nonostante il suo motto, dopo aver cercato di capire Maigret qualche volta giudica, eccome! Già perché se viene soprannominato "accomodatore dei destini" è proprio perché talvolta sente che tutta la complessa macchina giudiziaria non sarebbe in grado di capire e in conseguenza di fare davvero giustizia... E allora.. un colpetto una volta qua e una volta là, il commissario forza il destino e le cose prendono la via che il suo intuito gli suggerisce.
Perché sarà un poliziotto senza pistola e anche senza una grande intelligenza (lo scrive Simenon stesso), ma è intuitivo, "sente" le persone, le situazioni, percepisce gli stati d'animo e questa empatia lo fa entrare nella vita delle persone che incontra e questa è l'arma più potente di cui il commissario dispone per "comprendere". Altro che pistola, (m.t.)

giovedì 15 novembre 2018

SIMENON SIMENON. KNOWING THE MAN TO UNDERSTAND THE WRITER

What is the purpose to examine our novelist's biography? 

SIMENON SIMENON. CONOSCERE L'UOMO PER CAPIRE LO SCRITTORE 
Qual è lo scopo di esaminare la biografia del nostro romanziere? 
SIMENON SIMENON. CONNAÎTRE L'HOMME POUR COMPRENDRE L'ECRIVAIN 
Quel est le but de se pencher sur la biographie de notre romancier 
This is the usual big question. May we separate the man from the writer? We don't think so. On the contrary we are convinced that knowing a few more things about the man allows understanding and maybe better enjoying his works. Not that the opposite is impossible. Yet how many times, after having read a book that you liked very much, did you want to learn more about a writer you didn't know? Who was he? How did he live? What did he do in his life? Which part in his writings is the result of imagination or elaboration of lived experiences? 
Maybe you would say: does is really make a difference? If the book did please to you, it pleased and that's enough. Whether it is a real report or just an amount of dreams, it doesn't matter or at least it is relatively unimportant. Well, from our point of view, many readers, at least the curious ones, are not satisfied with that and they want to know more things about the author. And basically we believe that it's the same type of curiosity that drives us to know whether this writer did write another book and then to buy and read it. 
Simenon is one of the novelists who arouses considerable curiosity, also because his rich and interesting life intertwines with his literary production. As he often said, he entered into his characters' skin, but these were drawn from his knowledge, his travels, his life experience in various countries and in various periods. And Simenon was often willing to showcase.  
You have only to consider his more strictly autobiographical works, such as Je me souviens (1940), Pedigree (1943), Mémoires imtimes (1981), but also the novels that were inspired by his personal experience, such as Trois chambres à Manhattan (1945) or Le Chat (1967). Knowing about Simenon's life, his childhood problems, his familial saga, the overwhelming encounter with his second wifehis coexistence problems with his parents or his Denyse, doesn't only give a reference framework. It allows us getting to his works through that plot consisting of real and lived facts that rule the novel, that determine the basically pessimistic and sometimes tragic cut of his stories, in which, as Simenon used to say, the characters come to the extreme consequences of their actions or their fate.  
And the site in which you are now reading this post, this Simenon-Simenon that has been on line for now eight years, was born mainly right under this push. Investigating a little all Simenon's aspects by trying to give of him a kind of 3D vision: attempting to shed light on the shadows, bringing up contradictions, revealing aspects less relevant at first sight but nevertheless not marginal insofar, focusing on the context in which he lived, acted and wrote, trying to learn more about the people who were close to him and those that have revolved around. 
As we said, we think that all this may not only improve the knowledge about a specific author, but also let us enter the mechanisms of his writing, his style, his working methods that are inevitably a symbiosis between his creativity, his essence and his experiences.  

by Simenon-Simenon 

mercoledì 14 novembre 2018

SIMENON SIMENON. MA COME SI ARRIVA A LEGGERE UN SIMENON?

Come si diventa appassionati lettori della serie dei Maigret e come dei romans durs

SIMENON SIMENON. COMMENT EN ARRIVE-T-ON A LIRE UN SIMENON ?
Comment on devient des lecteurs passionnés de la saga maigretienne et/ou des romans durs
SIMENON SIMENON. HOW DOES ONE HAPPEN TO READ SIMENON?
How one becomes a passionate reader of the Maigret saga and/or the "romans durs"




Il primo passo può essere fatto da un amante di gialli. Anche se il passaggio da un classico poliziesco ad un Maigret potrebbe non essere facile. O meglio, oggi che il genere giallo ha subito una serie di contaminazione da altri generi letterari, arrivare ad un'inchiesta del commissario simenoniano può non essere così spaesante. Ma all'epoca del lancio dei Maigret c'erano per il genere dei canoni più rigidi e iniziare la lettura di un Maigret poteva dare addirittura l'dea che non si stesse leggendo un poliziesco, se non perché il protagonista era un commissario, circondato di ispettori e che aveva il suo ufficio nella sede della polizia giudiziaria parigina.
Però nonostante la rivoluzionaria impronta che Simenon aveva impresso negli anni '30 ai suoi Maigret, oggi è assolutamente catalogato come un giallo, e, talvolta a torto, assimilato (quando non confuso) a molti epigoni letterari, commissari, ispettori, questori, agenti, sergenti agenti segreti... che dalle pagine dei libri passano con disinvoltura agli schermi grandi o piccoli che siano.
Ma chi si avvicina a queste inchieste, magari non sa che furono le tra le prime (insieme alle storie di Sherlock Holmes di Conan Doyle e di Hercule Poirot di Agatha Christie) ad essere adattate per il cinema e la televisione. E proprio questi due mezzi, visto che Maigret fu protagonista di numerose serie tv, realizzate in molti paesi (ma anche di produzioni di diversi film), sono due strade che portarono e portano tutt'oggi ad incuriosire lo spettatore e a insinuargli la voglia di sapere come erano state scritte quelle storie dal vero autore.
Il magnetismo di Maigret fa il resto. E non solo la sua serialità cattura, ma il fatto di essere articolata in una novantina di titoli, crea anche una notevole familiarità.
Quindi abbiamo detto, amanti del giallo e spettatori televisivi o cinematografici. Certo dagli anni '30 ad oggi sono passati quasi novant'anni, ed è veramente cambiato tutto, mentalità, sono passate generazioni, abbiamo avuto rivoluzioni tecnologiche, la società  è rivoltata come un calzino, eppure... Eppure i Maigret si leggono ancora, certo come è facile intuire, non sono giovanissimi (i cosiddetti Millennials, che tra l'altro leggono comunque poco), ma anche i lettori più "attempati" costituiscono quasi la quarta generazione e la loro distanza anche culturale, da quando quei romanzi debuttarono, è di quasi un secolo. Eppure in Italia i titoli di Maigret, subito dopo l'uscita, entravano spesso dritti dritti nella classifica dei libri più venduti... contendendo le posizioni a bestseller contemporanei! Questo ci dice che l'avvicinamento è provocato anche dall'attualità delle storie, dei personaggi, del modo di raccontarle... Infine, tra coloro che si avvicinano alla lettura dei Maigret, non vanno dimenticati tutti gli innamorati di Parigi, che in quelle inchieste ritrovano la città in un'età d'oro, ma nemmeno quelli amanti della provincia francese che, su un certo tipo di italiani, ha sempre esercitato un notevole fascino. 
E i romans durs di Simenon? Qui la questione si fa più delicata. La produzione è anche qui molto prolifica, e, se vogliamo un po' generalizzare, noi riteniamo tutto sommato i romanzi più moderni rispetto ai Maigret, insomma ci paiono più vicini alla sensibilità odierna. E' l'ambito dove Simenon ha dato il meglio di sé stesso e quindi è comprensibile che i suoi fans vengano da fasce di lettori forti ed esigenti, di quelli che hanno amato i grandi romanzieri dei '900. Dove trovare un romanziere con uno stile così asciutto, dai dialoghi serrati, dai personaggi di grande spessore psicologico, disinvolto nel raccontare il sesso, le tragedie del destino umano e a creare quelle famose atmosfere, senza dover sprecare troppi aggetti e avverbi? Questo modo moderno di fare letteratura, non poteva non creare un passa-parola tra i lettori forti, che non hanno bisogno di film per andare a scoprire gli scrittori (eppure dai romanzi di Simenon sono stati tratti una sessantina di film). Vorremmo dire che i romans durs  sono delle calamite che attirano lettori come pezzetti di ferro. Anzi potremmo quasi immaginare che esista una sorta di attrazione reciproca, che fatalmente li faccia incontrare. Ma ai romans durs ci si arriva anche dai Maigret, per curiosità, per assuefazione allo stile del romanziere, perché le inchieste del commissario dagli anni '50 in poi vanno somigliando sempre più ai romans durs. Perché una volta agganciati da un qualsiasi Simenon, di solito, la voglia di esplorare il suo universo letterario è sempre molto forte. Si, lo sappiamo, c'è chi si vanta di leggere solo i romans durs e di non aver mai aperto un Maigret... ma questo atteggiamento personalmente non ci piace, soprattutto nei confronti di uno scrittore che aveva saputo coniugare quella che viene definita letteratura alta a quella giudicata, un po' snobisticamente, bassa e popolare... anche se Simenon è stato ad un passo ad essere candidato al Nobel per la letteratura. (m.t.)   

martedì 13 novembre 2018

SIMENON SIMENON. SIMENON CHEZ LES FLAMANDS

Comment le romancier fait intervenir ses souvenirs de Flandre dans ses romans 

SIMENON SIMENON. SIMENON TRA GLI FIAMMINGHI 
Come il romanziere porta i suoi ricordi delle Fiandre nei suoi romanzi  
SIMENON SIMENON. SIMENON AT THE FLEMISH 
How the novelist brings his memories of Flanders into his novels


Simenon, un homme de la cité ardente, un Liégeois pur-sang ! Vraiment ? Du côté paternel certainementmais du côté maternel absolument pas. Les origines de sa mère se situent de façon lointaine dans le Limbourg Hollandais et plus tard on retrouve le grand-père du côté maternel de Simenon, Guillaume Joseph Brüll, à Dilsen-Stokkem dans le Limbourg Belge, où il était « Opziener der irrigatie / Dijkmeester » (Surveillant ou inspecteur des irrigations / Responsable des digues). Quelques années plus tard, ce grand-père déménage et va habiter un peu plus loin, dans un village le long du canal, à Neeroeteren 
Tout jeune, Simenon a passé plusieurs fois des vacances dans la maison du «Dijkmeester»Bien plus tard, en 1933, il situera erronément, dans son roman La Maison du canal, cette demeure à Neeroeteren. Il est toutefois certain que le jeune Simenon s’est familiarisé avec les us et coutumes des habitants Flamands de cet endroit. Si on ajoute que plus tard il visitait la Flandre-Occidentale pour écrire ses reportages sur « Sa majesté la Douane », on peut sans se tromper dire que l’écrivain connaissait bien les Flamands. Dans le journal Le Soir du mardi 29 juillet 2008, on cite cette phrase de l’auteur: « Je n’ai rien contre les Flamands, je suis un peu Flamand moi-même. ».  
Cela explique peut-être pourquoi quelques-uns de ses plus beaux romans décrivent des personnages issus du peuple Flamand. Citons, chronologiquement, Chez les Flamands (1932)La Maison du canal (1933)Le Bourgmestre de Furnes (1939) et Le Clan des Ostendais (1947). Dans ces quatre livres, Simenon décrit parfaitement les divers protagonistes mais pas seulement; il dépeint aussi leurs relations, leurs habitations, leurs forces et faiblesses, preuve s’il en faut que Simenon a fréquenté ces milieux.  
Fait encore plus extraordinairedans la plupart de ses romans durs, il est question d’un personnage solitaire qui se débat dans le chaos du quotidien, alors que dans les quatre romans précités, ceux dans lesquels il décrit des personnages Flamands, il est toujours question de « clans ».  
Le plus typique est certainement Le Clan des Ostendais. Le titre le dit bien, il s’agit d’une famille de pécheurs Flamands qui se battent pour subsister pendant la guerre. Dans La Maison du canal, la jeune Edmée Van Elst, francophone, doit faire face à une famille Flamande, de lointains cousins, qui eux aussi forment un « clan ». Dans Chez les Flamands, Maigret se trouve face à une famille Flamande qui tient un café/magasin dans un milieu francophone et forment un « clan » familial.  
Outre cette notion de « clan », il faut remarquer que dans les trois livres précités il existe une certaine mauvaise entente entre les néerlandophones et les francophones. Dans le quatrième romanLe Bourgmestre de Furneson retrouve également un « clan », mais cette fois-ci il ne s’agit pas d’une famille mais d’un clan politique. Le « clan » des notables catholiques de Furnes veut se débarrasser de ce bourgmestre, riche marchand de cigares, qui gère sa ville en véritable despote.  
Relisez ces histoires et j’espère que vous ressentirez ce que moi, Flamand, y ai trouvé ! 

Philippe Proost