Nella narrativa più popolare dello
scrittore sono ravvisabili segni di populismo?
SIMENON SIMENON, ROMANCIER
POPULAIRE, MAIS AUSSI POPULISTE ?
Dans la littérature plus populaire de
l'écrivain, y a-t-il des signes reconnaissables de populisme ?
SIMENON
SIMENON. A POPULAR NOVELIST, BUT ALSO POPULIST?
In the
writer's more popular literature, are there recognizable signs of populism?
Si fa
un gran parlare di populismo di questi tempi. Grazie, o per colpa, della
politica soprattutto. Per i pochi cui queste “chiacchiere” non fossero arrivate
alle orecchie, qui diremo sbrigativamente che si tratta di una teoria politica
secondo la quale, come dice la parola stessa, si tende a privilegiare più
direttamente possibile la volontà del popolo nelle scelte economico-politico-sociali
di uno Stato, o con l'emergere di politici che s'intestano la funzione di
portavoce delle istanze popolari, oppure con la creazione di meccanismi più o
meno automatici (talvolta funzionanti, in altri casi inceppati) che escludono
(o almeno tentano di bypassare) la funzione di mediazione (ad esempio nel
sistema della democrazia rappresentativa) di un organo elettivo come il
Parlamento. Referendum, sondaggi, a volte persino il cosiddetto "furor di
popolo" contribuiscono a tradurre in leggi e norme i desiderata del
popolo.
Ma populista è davvero una categoria che in
qualche modo può essere usata anche per la narrativa?
Ma populista è davvero una
categoria che in qualche modo pò essere usata anche per la narrativa?
L'Encicopedia Treccani scrive testualmente che si
tratta di un'espressione "...di per sé idonea a designare tanto la
letteratura creata dal popolo quanto quella fatta per il popolo...". E poi
ricorda come questa sia una "...produzione letteraria di modeste
ambizioni formali e culturali e di grande successo presso il pubblico di massa,
e in particolare quella che rientra nei generi di consumo (detti anche,
complessivamente, paraletteratura), - quali punti in comune con la la
letteratura-alimentare o la semi-letteratura di simenoniana concezione? -
come attualmente il romanzo poliziesco e di spionaggio, il romanzo rosa, la
fantascienza, il racconto del terrore, quello pornografico, e le loro varie
contaminazioni...".
Siamo nella letteratura semi-alimentare, cioè nei
Maigret, narrativa di genere poliziesco, o in quella dei romanzi brevi e dei
racconti su ordinazione del periodo precedente? Se non siamo proprio in questo milieu,
siamo certamente nei paraggi.
Ma Simenon, dai Maigret in poi, ha sempre
rivendicato la sua indipendenza d'ispirazione, aveva corso per troppi anni
dietro agli schematici modelli della letteratura di genere, con trame,
personaggi e addirittura finali già predeterminati, per non voler, dopo,
scrivere quello che voleva, nel modo in cui gli piaceva e trattando gli
argomenti di suo esclusivo interesse.
Certo che poi i suoi protagonisti fossero delle
persone qualsiasi, talvolta anche del popolino, cameriere, ciabattini,
impiegati, pescatori, dattilografe, è vero e non possiamo escludere che le sue
frequentazioni degli anni '20 a Parigi e le centinaia di titoli scritti su
commissione, qualche traccia l'avessero lasciata.
Schematicamente potremmo dire che nella prima
fase, quella delle decine di pseudonimi, la sua era una letteratura populista
nel senso che rispondeva a dei cliché che rappresentavano esattamente quello
che il popolo-lettore voleva, con dei protagonisti che gli piacessero, con
delle vicende che seguissero delle vie attese e delle conclusioni che
facessero felice chi leggeva.
Simenon da una parte ci teneva ad essere uno
scrittore popolare, lo dimostrano anche il fatto che gli piaceva considerare il
suo come un lavoro artigianale, perché fatto con le mani e perché richiedeva
fatica (a fine di ogni seduta di scrittura, pesando gli indumenti indossati,
registrava la perdita di circa 600 grammi in sudore). E poi la semplicità della
scrittura e addirittura l’impiego di quelle che lui chiamava les môts-matière.
Dall’altra però ci teneva che la sua fosse considerata una letteratura
“distinta” dagli altri, cosa che anche Gide riconosceva e per la quale aveva
addirittura coniato l’allocuzione “letteratura-media”, definizione per la
verità non molto felice, un po’ vaga e atipica soprattutto per un romanziere
per il quale aveva un grande ammirazione e il quale, per un paio di volte, fu
vicino al Nobel per la letteratura. (m.t.)