lunedì 27 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. MAIGRET E IL CIBO, OVVERO IL METODO DEL TORPORE

E' una "gustosa" iniziativa, nata dalla mente di Luca Bavassano, che si terrà il prossimo sabato 8 febbraio ad Asti e che sonderà tra le abitudini alimentari del commissario, elaborando una singolare interpretazione. 

"Il cameriere della Brasserie Dauphine entrò e posò sul tavolo un vassoio con sei birre e quattro enormi panini imbottiti. «Basterà?»". "Lui sapeva che se fosse rientrato a casa si sarebbe limitata a dargli un bacio, ad armeggiare con le pentole sul fuoco e a riempirgli il piatto di qualche intingolo dal profumo invitante. Al massimo avrebbe azzardato, ma solo quando lui fosse stato a tavola, e contemplandolo con il mento fra le mani, un «Come va?...». A mezzogiorno o alle cinque, avrebbe comunque trovato il pasto pronto". Pare già esserci tutto Maigret in queste frasi tratte da "Pietr il Lettone", il romanzo in cui il Commissario fa la sua comparsa. In quei panini e quelle birre che tante volte incontreremo, a segnare una pausa nel corso di quegli interrogatori che spesso si protrarranno fino all'alba, in un ufficio ormai saturo di fumo. Che sigleranno il contatto umano fra il poliziotto e l'accusato. Pare esserci già tutto Maigret in quella voracità: i panini devono sempre essere enormi, le birre altrettanto grandi, e gelate. Pare già esserci tutto Maigret nei profumi dei pranzi domestici, in quella profonda solidarietà di una coppia borghese. Nella cura amorevole che la signora Maigret dedica alla cucina. Nel bisogno del Commissario di tale oasi di serenità dopo una giornata passata a confrontarsi con i lati più oscuri dell'animo umano. "A Maigret non piaceva restare a Parigi senza sua moglie. Mangiava nel primo ristorante che trovava, senza appetito, e gli capitava persino di dormire in albergo pur di non tornare a casa" o, come leggiamo nell'amaro finale de "La casa dei fiamminghi": "«Hai mangiato bene, almeno, a Givet?». «Non lo so». Era vero! Aveva solo un vago ricordo dei pasti che aveva fatto. «Indovina cosa ti ho preparato?». «Una quiche!». Non era difficile indovinarlo, se ne sentiva il profumo per tutta la casa". In realtà, però... 
• Da "Maigret e il cibo, ovvero il metodo del torpore", in "Racconti a tavola 2019", (Historica Edizioni).

domenica 26 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET


28. Maigret et les enfants 
« Chut ! Ne pas penser à cela. […] Ne pas trop regarder dans la rue, tout à l’heure, quand des gamins commenceraient à montrer leurs jouets sur les trottoirs. […] On ne lui laissait pas le loisir de penser, en ce matin de Noël, au vieux couple qu’ils étaient, sans personne à gâter. […] Allons voir Colette, décida-t-il. […] dans un lit trop grand pour elle, une petite fille au visage grave, aux yeux interrogateurs, mais confiants.  (Un Noël de Maigret) 


28. Maigret e i bambini
« Basta! Non pensare più a quello. [...] Non guardare troppo nella strada, proprio quando i ragazzini inizieranno a  far vedere i loro giochi sui marciapiedi. [...] Non gli si lasciava il piacere di pensare, in quella mattina di Natale, alla vecchia coppia che ormai erano, senza persone di cui curarsi. [...] Andiamo a vedere Colette, decise [...] in un letto troppo grande per lei, un bambina dal viso serio, dagli occhi indagatori, ma  fiduciosi.» (Un Natale di Maigret)


28. Maigret and children 
“Hush! Don’t think about that. […] Don’t look in the street, later on, when kids would begin to show their toys on the sidewalks. […] He wasn’t given time to think, on this Christmas morning, about the old couple they were, with nobody to pamper. […] Let’s go and see Colette, he decided. […] in a too big bed for her, a little girl with a serious face, with questioning

Murielle Wenger


sabato 25 gennaio 2020

SIMENON SIMENON "REPORT" - LE CHAT, GEORGES SIMENON, CONCERT FICTION


La Maison de la Radio - 20/01/2020 - Dans le cadre de la collection initiée par France Culture et la Comédie-Française d’adaptations radiophoniques d’œuvres de Simenon, nous avons choisi Le Chat, un roman de Georges Simenon, publié en 1967, qui fut adapté au cinéma en 1971 par Pierre Granier-Deferre avec Jean Gabin et Simone Signoret.(25 février 2020 20h00).
Ce livre met en scène un couple de septuagénaires, Émile et Marguerite, mariés en secondes noces sans doute pour combler leur solitude. Une guerre s’est déclarée entre eux et ils ne se parlent plus, ne communiquent qu’à travers des notes sur des bouts de papier.
À mi-chemin entre littérature et théâtre, nous donnerons à entendre ce magnifique texte aussi bouleversant que Le Train que nous avions déjà créé au Studio 104 avec Guillaume Gallienne de la Comédie-Française...>>>

venerdì 24 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. LO SCANDALO IN TRE RIGHE

Era il 21 febbraio del 1977 e quelle parole partirono dalle pagine dell'Express, fecero il giro del mondo e ancora girano. Complice un'intervistatore un po' atipico il regista Federico Fellini

SIMENON SIMENON. LE SCANDALE EN TROIS LIGNES

C'était le 21 février 1977 et ces mots partirent des pages de l'Express, firent le tour du monde et tournent encore aujourd'hui. Avec la complicité d'un intervieweur un peu atypique, le réalisateur Federico Fellini

SIMENON SIMENON. SCANDAL IN THREE LINES
It was February 21, 1977 and these words came out from Express, went around the world and still tour nowadays. As accomplice, a somewhat atypical interviewer, director Federico Fellini 




"...Fellini, je crois que, dans ma vie, j'ai été plus Casanova que vous! J'ai fait le calcul, il y a un an ou deux. J’ai eu dix mille femmes depuis l’âge de treize ans et demi. Ce n’ést pas du tout un vice. Je n’ai aucun vice sexuel, mais j’avais besoin de communiquer...".

"Fellini credo che nella mia vita io sia stato più Casanova di voi! Ho fatto il calcolo, uno o due anni fa'. Ho avuto diecimila donne dall'età di tredici anni e mezzo. Non è affatto un vizio. Io non alcun vizio sessuale, ma ho bisogno di comunicare..." 

Queste le righe ritenute scandalose e che allora fecero più rumore su Simenon. Più delle centinaia di milioni di libri venduti in tutto il mondo e forse più dell'altrettanto rumorosa accusa di collaborazionismo con i nazisti. 
Anche perché queste furono parole pronunciate dallo stesso Simenon, durante un'intervista fattagli per l'occasione dal suo amico Fellini e indelebilmente immortalate nero su bianco sulle pagine del settimanale francese, nel febbraio del '77. 
Dagli anni '30 e fino ai '50, quando presumibilmente Simenon praticava quei comportamenti, il comune senso della pudore rendeva sconveniente ancora di parlare rapporti extra-coniugali, di divorzio, di liberazione della donna e men che meno di aborto. Anni in cui l'uxoricidio (almeno in Italia) veniva riconosciuto come delitto d'onore e giuridicamente considerato addirittura come attenuante dell'omicidio. Insomma il contesto culturale intorno alla donna non si era ancora liberato e intorno al sesso c'era una cappa costituita da un comune senso del pudore, da condizionamenti sociali, religiosi e da un'ancora non realizzata rivoluzione femminista (ma per questo bisognerà aspettare il '68). L'unica categoria che un po' si affrancava da tutto ciò erano le star del cinema, soprattutto quelle di Hollywood, per cui la morale comune sembrava non valere ed anzi erano comportamenti che fungevano da carburante per l'industria cinematografica e per quella editoriale che andava al suo seguito. Ogni scandalo si tramutava in maggiore visibilità per l'autore e di soldi per qualcuno. 
Ma l'intervista è del 77, ormai femminismo, parità di genere, liberazione della donna, libertà sessuale erano parole d'ordine acquisite e il comune senso del pudore, se vogliamo prenderlo a misura, aveva abbassato di molto l'asticella. Perché allora quella carica di stupore, di riprovazione e di scandalo in un mondo che ormai non avrebbe dovuto più stupirsi?
D'accordo diecimila è un numero davvero esorbitante. Forse è questo il punto. O forse il romanziere voleva épater le bourgeois
Il fatto probabilmente é che con quelle parole Simenon parlava dei diecimila rapporti quotidiani e con ogni tipo di donna, come se elencasse le case che aveva abitato o le auto che aveva acquistato. 
Ma tutto ciò, oltre ad un accusa di maschilismo che la maggioranza femminile sicuramente oggi gli imputerebbe, ci fa davvero capire qualcosa in più di Simenon? 
Qualcuno allora sentenziò subito che si trattava di una fanfaronata e per di più di cattivo gusto, strombazzata dallo scrittore solo perché collimava con la figura di un Simenon uomo degli eccessi. Troppi libri, scritti troppo in fretta, troppi spostamenti, sempre sovraesposto fin da giovane, periodo dal quale si portava dietro addirittura troppe false leggende, come quella di un romanzo scritto in una gabbia di vetro. 
Ma è anche vero che Simenon aveva più volte affermato che quel cliché del "fenomeno" non gli apparteneva e lui voleva essere ricordato solo per essere stato un buon romanziere.
Altri infatti interpretano quella sorta di confessione, magari un po' esagerata, ma come quella di un uomo che candidamente non aveva mai avuto remore a mettere in piazza la propria vita, le proprie convinzioni e i propri sentimenti. Un uomo dall'immagine pubblica, soprattutto fotografica (magari, fosse vissuto cinquant'anni dopo, sarebbe stato un uomo di tv?) ritratto in tutti i contesti, a tutte le età, con le sue mogli, le sue compagne i suoi figli, i suoi amici. Una sorta di biografia per immagini che insieme alle informazioni sulla sua vita e ai romanzi autobiografici ci restituisce un'immagine quasi tridimensionale dello scrittore, tra cui quella sessuale, che, per quanto singolare, lui considerava assolutamente naturale.
Uno scandalo in tre righe, che non è più tale, oggi che i cambiamenti di mentalità e di costume fanno suonare quasi auto-ironiche. Ma ormai è passato tanto tempo, tempo che affievolisce anche quel tipo di dichiarazioni, visto poi che nel frattempo abbiamo visto cose che allora nemmeno si immaginavano. E così oggi morto lui, morto Fellini, rimane nell'aria l'eco di quell'intervista che ormai costituisce solo una delle tessere di quel grande puzzle che fu la vita di Simenon.

giovedì 23 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. MAIGRET’S VICTORY AGAINST SANCETTE

Why the massive commissioner finally won against the dashing young inspector 
SIMENON SIMENON. LA VITTORIA DI MAIGRET CONTRO SANCETTE 
Perché il massiccio Commissario alla fine vinse contro il giovane ispettore focoso 
SIMENON SIMENON. LA VICTOIRE DE MAIGRET CONTRE SANCETTE 
Pourquoi le commissaire massif a finalement gagné contre le jeune inspecteur fringant 





Before he began to write the Maigret novels, Simenon made other attempts to create a detective serial. For example he invented inspector Sancette, also known as inspector 107, which made his appearance in 1929 in the novel Captain S.O.S. Then he was also the hero in four other novels written in 1929-1930: Matricule 12, Le Château des Sables rouges, L’homme qui tremble, Les Amants du malheur. In the same time, he appeared in fourteen short stories, published in the newspaper Ric et Rac from May 1919 until February 1930, as a series called Les Exploit de Sancette. Then Sancette became inspector G.7 in a collection of short stories entitled Les Treize Enigmes, released in the magazine Détective (and in 1932 they were published by Fayard). But the end of Sancette was near. In August 1931 came out another adventure of his, La Folle d’Itteville. Yet in the meantime the tornado Maigret had arrived, with already seven titles launched on the market… Success was in the air, and the approval of the public for the Chief Inspector was already a true reality. On the contrary, La Folle d’Itteville turned out to be a flop. Simenon had also written three other short stories with G.7: La Nuit des sept minutes, Le Grand Langoustier, l’Enigme de la “Marie-Galante”. They were published in 1933 in the newspaper Marianne, then in 1938 by Gallimard in a collection entitled Les Sept Minutes. As Lacassin wrote, this collection was “a tomb stone volume that constituted G.7’s burial. The author had already forgotten the out-of-use character”. Maigret had won… Let’s try to understand the differences and analogies between Sancette and Maigret. What do Sancette and Maigret have in common? Inspector 107 claimed in Captain S.O.S.: “a true policeman in a confessor to whom nobody will say anything and who has to find out everything! […] What interests me is the criminals’ mentality. […] When a crime is committed, […] I put myself in the place of the one who committed it. […] I try to have the same thoughts as he had.” In fact this looks like Maigret’s methods. And Sancette also eats in a bistro on place Dauphine. Young, cheerful, jovial, Sancette, a bachelor with blue eyes and red hair, is a good boy, and has nothing to do with the grumpy, massive and sometimes rude Chief Inspector, of whom he is obviously the antithesis. Yet both smoke the pipe. Sancette entered the police at eighteen, and thanks to his extraordinary flair to resolve cases, he will make an incredible career. He is the youngest in the Police Judiciaire, and they call him gamin (kid). Sancette has a conviction: if, in the first three days of the investigation, he can find a clue, as little as it can be, then the whole thing will be child’s play. Probably Simenon considered Sancette as a kind of “plan B”. In case of a possible disaster… that is to say in case of an editorial flop of Maigret, Sancette could have been the alternative… The outsider was ready. Why did Maigret finally win over Sancette? Maybe because of a certain depth found in the first, that is missing in the second? Probably the Chief Inspector’s characterization was more original and marked. On the contrary, even if Sancette’s character took a certain distance from the clichés of the detective novel in vogue at the time, in fact it was not so different. Sancette was young, brilliant and had many features in common with other protagonists of the literary genre. On the contrary, Maigret was a true break, a decisive turnaround that allowed the novelist to access to literature tout court, far away from the rules that then applied for detective novels. Maybe the Chief Inspector won because he was a character close to common people, with his humble origins, his years of experience in the police, his taste for simple things? Perhaps he won because in his investigations you could predict Simenon’s transformation from a popular novels writer into a novelist… Didn’t Maigret’s stories constitute the anteroom for this type of literature to which Simenon aspired since he was very young? 

by Simenon-Simenon

mercoledì 22 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. SIMENON-CINEMA




L’œuvre de Simenon est l’une de celles qui a connu le plus grand nombre d’adaptations au cinéma. Sans compter les romans Maigret, plus de 50 films ont été tirés des romans durs. Dans cette rubrique, nous vous proposons un choix parmi tous ces films

L’opera di Simenon è una di quelle che ha conosciuto il più gran numero di adattamenti cinematografici. Senza contare i romanzi di Maigret, più di 50 film sono stati tratti dai romans durs. In questa nuova rubrica, vi proporremo una scelta tra tutti i suoi film

Simenon’s work is one of those that have seen the largest number of cinema adaptations. Without counting the Maigret novels, more than 50 movies have been adapted from the “romans durs”. In this column, we propose a choice among all those films.







La Marie du port

D’après le roman éponyme. Réalisé par Marcel Carné, sur un scénario de Louis Chavance. Produit par Sacha Gordine. Sortie en mars 1950. Avec : Jean Gabin (Henri Chatelard), Nicole Courcel (Marie Le Flem), Blanchette Brunoy (Odile Le Flem), Claude Romain (Marcel Viau).


Tratto dal romanzo omonimo. Diretto da Marcel Carné, su una scenenggiatura di Louis Chavance. Prodotto dalla Sacha Gordine. Uscito nel marzo 1950. Con : Jean Gabin (Henri Chatelard), Nicole Courcel (Marie Le Flem), Blanchette Brunoy (Odile Le Flem), Claude Romain (Marcel Viau).


Based on the eponymous novel. Directed by Marcel Carné, from a screenplay by Louis Chavance. Producted by Sacha Gordine. Released on March 1950. With: Jean Gabin (Henri Chatelard), Nicole Courcel (Marie Le Flem), Blanchette Brunoy (Odile Le Flem), Claude Romain (Marcel Viau).

Murielle Wenger

martedì 21 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. UN BILAN AMERICAIN

A propos des dix ans de séjour de Simenon aux Etats-Unis

SIMENON SIMENON. UN BILANCIO AMERICANO
Sui dieci anni di soggiorno di Simenon negli Stati Uniti
SIMENON SIMENON. AMERICAN STOCKTAKING
About the ten years of Simenon's stay in the United States





Le 25 janvier 1955, Simenon termine le tapuscrit de Maigret et le corps sans tête. Le romancier y a évoqué un Paris nostalgique, un décor qui est bien loin de celui qu’il a sous les yeux depuis cinq ans, le Connecticut de Lakeville. Moins de deux mois plus tard, Simenon plie bagages pour emmener toute sa tribu dans un retour sur le Vieux Continent. Beaucoup de raisons ont été évoquées à ce départ : le mal du pays, une certaine déception face à une bataille américaine que le romancier n’a pas gagnée, un cycle de vie qui s’est clos et qui pousse l’éternel voyageur à trouver de nouvelles ambiances… Sans doute y a-t-il un peu de tout cela, et peut-être d’autres choses encore.
Quoi qu’il en soit, les dix ans d’Amérique ont constitué un tournant dans la vie et dans l’œuvre de Simenon. Sur le plan privé, il y a eu la rencontre de Denyse, la naissance de John et de Marie-Jo. Sur le plan professionnel, il y a eu une cinquantaine de romans rédigés, parmi lesquels une belle quantité de chefs-d’œuvre, dont La Neige était sale, pour n’en citer qu’un, et toute une série de romans Maigret, dont certains sont ceux où le romancier a évoqué avec le plus de puissance l’univers parisien du commissaire. La décantation des souvenirs, mêlée d’une certaine nostalgie, a sûrement joué son rôle.
Manifestement, la vie américaine a été vivifiante pour la création simenonienne, mais paradoxalement, et plusieurs biographes l’ont déjà relevé, l’Amérique, dans ses paysages et son mode de vie, n’ont été que rarement une source d’inspiration directe pour les romans. Michel Carly l’écrit très justement, dans son ouvrage Sur les routes américaines avec Simenon : « Presque tous les romans écrits à Lakeville sillonnent la France. […] Par nostalgie ou parce que la décantation américaine n’est pas encore réalisée ? […] les années qui ont suivi le séjour américain n’ont vu naître que deux rom ans situés sur ce continent. La « mine américaine » s’est, hélas, vite tarie. »
En effet, si on fait le compte des romans situés aux Etats-Unis, on s’aperçoit qu’ils ne représentent qu’une petite part dans l’œuvre (même si, évidemment, ce sont de grands romans). Deux romans Maigret : Maigret à New York et Maigret chez le coroner. Onze romans durs : Trois chambres à Manhattan, La Jument-Perdue, Le Fond de la bouteille, Un nouveau dans la ville, La Mort de Belle, Les Frères Rico, Feux rouges, Crime impuni, L’Horloger d’Everton, La Boule noire, La Main.
Dans ces romans, les paysages états-uniens sont présents, ils sont là comme une toile de fond, et l’American way of life y est plus d’une fois décortiqué. Ce sont donc des « romans américains » ; mais, en même temps, les thématiques qu’ils abordent sont de partout et, moyennant quelques modifications, l’intrigue pourrait tout aussi bien se dérouler ailleurs : la découverte de la passion amoureuse, la rivalité fraternelle, l’étranger qui débarque dans une communauté, les problèmes de couple, tout cela Simenon lui-même en a parlé dans d’autres romans situés ailleurs. Mais, bien sûr, l’Arizona a donné à certains de ces romans une couleur particulière, le puritanisme américain en a teinté d’autres d’une nuance spécifique. Et le fait d’avoir emmené à sa suite son héros commissaire, pour lui donner ses propres étonnements devant la découverte du Nouveau Monde, a peut-être contribué à ce que Simenon reprenne Maigret pour une longue nouvelle série de romans.
Si on devait faire le bilan de ce séjour de dix années en Amérique, sur le plan de la création simenonienne, on pourrait citer ce qu’en écrit Pierre Assouline : ces années américaines « n’auront pas modifié son style […] Mais en renouvelant son stock de couleurs et d’odeurs, de caractères et de paysages, elles lui auront permis d’offrir des prolongements inattendus à son imaginaire. »


Murielle Wenger

lunedì 20 gennaio 2020

“MAIGRET AND MONSIEUR CHARLES". THE DENOUEMENT HAS FINALLY ARRIVED

The Budapest Times - "Pietr the Latvian" was first published by Belgian author Georges Simenon in French in 1931 as "Pietr-le-Letton", and "Maigret and Monsieur Charles" came out as "Maigret et Monsieur Charles" in 1972. In the 41 years between, the original novels were translated from the French into many world languages and sold in the millions, making Simenon an author of considerable note. When it comes to the world's greatest fictional detectives, his Detective Chief Inspector Jules Maigret of the Police Judiciaire in Paris is up there with Sherlock Holmes, Hercule Poirot, Miss Marple, Nero Wolfe and ... well, add your favourite.
Penguin's plan for one of its most extensive and ambitious series launches ever was to reissue all 75 books in paperback chronologically one a month. And every book was to have what Penguin called an authentic new translation, to bring the reader closer than ever to Simenon's gritty originals. Penguin did not labour the point, but the fresh translations seemed to show that some of the previous translators had been a little, shall we say, fanciful in their efforts...>>>

domenica 19 gennaio 2020

SIMENON SIMENON. 28 NUANCES DE MAIGRET - 28 SFUMATURE DI MAIGRET - 28 SHADES OF MAIGRET


27. Maigret et les victimes
« Maigret ne suivait pas cette affaire-là sans une certaine émotion qu’il n’aurait pas aimé s’avouer. […] Et voilà qu’il s’attachait à celui-ci, si terne au début, à cet homme qu’il n’avait jamais vu […].Maigret avait l’impression de comprendre. […] Il l’avait quittée à regret cette maison où il avait fini par vivre en quelque sorte dans l’intimité de son pauvre type » (Non si uccidono così i poveri diavoli)

27. Maigret e le vittime
« Maigret seguiva quel caso con una certa emozione che non gli sarebbe piaciuto confessare […] E ecco che si affezionava a questo caso, così noioso all'inizio, a quell'uomo che non aveva mai visto […]. Maigret percepiva l’impressione di capire. […] A malincuore aveva lasciato questa casa dove aveva finito per vivere in un certo senso nell’intimità del suo povero tipo ”

27. Maigret and victims
“Maigret didn’t follow that case without a kind of emotion that he wouldn’t have wished to confess to himself. […] And now he got attached to this one, so dull at first, this man he had never seen […]. Maigret felt like he understood. […] He had reluctantly left this house where he had ended up by living in some way in the intimacy of his poor guy.” (Death of a Nobody)

Murielle Wenger



sabato 18 gennaio 2020

SIMENON SIMENON "REPORT" - FELLINI ET LES ARTS / CARISSIMO SIMENON - MON CHER FELLINI


Istituto Italiano di Cultura a Parigi - 14/01/2020 - Federico Fellini rencontre Georges Simenon, de 17 ans son aîné, pour la première fois à Cannes en 1960 lorsque le jury du Festival, présidé par Simenon, décerne à Fellini la Palme d’or pour son film La Dolce Vita. Neuf ans plus tard, malgré la divergence de leurs personnalités et de leurs univers, naît une intense correspondance entre ces deux géants de la littérature et du cinéma. Leur rencontre semblait prédestinée : il suffit à Fellini d’exprimer son admiration pour Simenon dans une interview pour que celui-ci lui témoigne dans une lettre son engouement pour ses films. Dans ces correspondances, Fellini lui écrit combien ses romans ont joué un rôle important dans son travail, lui fait part de ses rêves et de ses doutes pendant l’écriture
de ses films. Simenon, ému, lui livre ses points de vue, nourris par sa longue expérience. Cet échange épistolaire, qui a duré une vingtaine d’années, révèle des sentiments intenses, des réflexions singulières sur la vie et sur la création.
Nous écouterons ce soir ce dialogue intime et séduisant, à travers un choix de lettres lues par Thibault de Montalembert et Corrado Invernizzi, dans les rôles respectifs de Simenon et de Fellini...>>>