venerdì 29 maggio 2020

SIMENON SIMENON. FROM JOSEPHINE TO MAIGRET

Two magazine projects that never came to life 

SIMENON SIMENON. DA JOSEPHINE A MAIGRET 
Due progetti di riviste che non sonmai venuti alla luce
SIMENON SIMENON. DE JOSEPHINE A MAIGRET 
Deux projets de magazine qui n’ont jamais vu le jour

Did you know that Simenon almost became a newspaper director? The first time when he was a young man in his 20sthe idea of creating a newspaper was related to his passion for the then most famous star in Paris, Josephine Baker. Although the Creole queen of the variety was surrounded by wealthy men, famous actors and influent politicians, this young dreamy Sim made inroads into her heart. For the novelist, who at the time was neither rich nor famous, this was a story that left its mark. In the enthusiasm of this relationship, Simenon had the idea of publishing a Josephine Baker Magazine, all dedicated to his lover. He involved in the project the journalist André de Foquiers, a famous worldly columnist, and also Paul Colin, an illustrator and graphic designer, with the objective to make a very luxury magazine. On the cover of the first issue there stood a big M, like “modern, monthly, mondial (worldwide)”. The enterprise was financed by Josephine Baker herself and the star’s impresario, Pepito Abatino. 
But the birth of the newspaper seemed to answer more to the sentimental needs of the two lovers than to precise editorial motivations, and thus there was only one issue made, all the more that the story between Georges and Josephine ended abruptly with Simenon's sudden departure from Paris to the Aix Island with his wife Tigy. Simenon had fled, because he had feared to become “monsieur Baker”. 
The second time occurred some years later on. In 1944, Simenon met Sven Nielsen, who at the time was a small publisher. The novelist was trying to find a way to leave Gallimard, the prestigious publishing house he had entered a dozen of years ago. Nielsen’s small firm pleased him and Nielsen himself, this “very timid, but with iron will” Swedish man pleased him even more. Both were convinced that they were made for each other. Simenon, with his “romans durs” and his Maigret novels would have made the Presses de La Cité take such a step up that twenty years of hard work would not have been enough to achieve it. Nielsen’s small publishing house lent itself perfectly to that control on his works to which Simenon had also aspired: covers, prints, rhythm of publication, launching… 
Among all the hypotheses that they explored, Simenon put forward the idea of a Maigret MagazineIt would have been one more tool to make a hen with golden eggs better, that is to say Maigret’s investigations, which allowed Simenon to write more difficult novels that were not necessarily intended for the general public and thus of limited print runs. The study for the magazine went rather forward, and they had come to divide the quotes (45% for Simenon, 45% for Nielsen and the remaining 10% for the New York literary agent Max Becker). 
But also this turned out to be more the fruit of professional infatuation from the part of the publisher and the writer than a project that would have an editorial validity. And also because Simenon at that time left for America, where he would stay for ten years. Nevertheless, the publishing partnership with Nielsen would be strong and go on until the novelist’s death. And the Maigret Magazine remained for both one of the many memories of their over forty years of collaboration. 

by Simenon-Simenon 

giovedì 28 maggio 2020

SIMENON SIMENON. ESSERE VELOCE GIOVA AD UNO SCRITTORE?

La velocità non è fretta, almeno non sempre...

SIMENON SIMENON. ÉCRIRE RAPIDEMENT EST-CE BON POUR UN ÉCRIVAIN?
La vitesse n'est pas l'urgence, du moins pas toujours...
SIMENON SIMENON. IS A FAST WRITING GOOD FOR A WRITER ?
Speed is not a hurry, at least not always ...



Qualche giorno fa', abbiamo scritto un post sulla lentezza del commissario Maigret, o  meglio della lentezza che il suo autore ha posto come uno degli elementi distintivi del suo famosissimo personaggio.
Oggi, quasi per contrappasso, invece parliamo della velocità dello scrittore. E' un tratto, questo della velocità, che già animava il movimento del Futurismo quando Simenon ancora pasticciava i fogli sui banchi della prima elementare. Ma quella era una sorta di furore che partiva dalla rapidità con cui si spostavano le prime macchine: automobili, aerei, navi, treni, per poi divenire una visione della vita che nel nuovo secolo, il 1900, portava la società a correre nelle scoperte scientifiche, nelle rivoluzioni sociali, nel susseguirsi delle guerre, ma anche produrre un bagliore che si rifletteva addirittura nelle arti.
Ma per Simenon le cose stavano in modo del tutto diverso. La velocità a lui riferita è un concetto che ci porta subito alla scrittura, alla sua capacità di compilare rapidissimamente, e in prima battuta, sia i romanzi brevi e i racconti del periodo popolare, come i Maigret, ma anche i romans durs.
Rispetto a quello che ci chiediamo nel titolo di questo post, possiamo dire che l'establishment letterario non vedeva, almeno allora, di buon occhio chi in una decina di giorni, o poco più, buttava giù un romanzo fatto e finito. Poi due o tre giorni per la revisione ed eccolo pronto per la stampa.
E Simenon, volente o nolente, di questo aveva creato una leggenda. Addirittura si racconta che, nel periodo della cosiddetta "letteratura alimentare", dettasse contemporaneamente a tre dattilografe tre storie diverse. Oppure si favoleggiava di quelle ottanta pagine che riusciva a battere a macchina in un giorno.
I critici parlavano di scrittura atletica, da recordman, ma chiaramente era un giudizio negativo su un'opera scritta così in fretta.
Per quanto riguarda il primo periodo possiamo anche capire tali valutazioni, Simenon vendeva le sue produzioni letterarie "a peso", e più ne produceva e più guadagnava. Ma da Maigret in poi non si può più parlare di fretta. Perché, almeno in Simenon, la velocità non è fretta. Quest'ultima è sinonimo di pressappochismo, superficialità, poca accuratezza. No. quella di Simenon è velocità. E' il dono di avere ben chiaro cosa dire, come scrivere in modo asciutto e semplice. E, nonostante questa rapidità, le sue opere sono contraddistinte da uno spessore psicologico, da una profondità che la fretta non permetterebbe. La sua scrittura non è ridondante e nemmeno troppo povera. Ogni termine è quello giusto. Qualsiasi personaggio è completo e profondo. Tutte le ambientazioni hanno il dono dell'equilibrio. Bastano poche pennellate per creare un clima adeguato alla situazione.
Nonostante queste qualità, per lungo tempo la critica si appuntò solo sulla presunta eccessiva velocità di scrittura, come fosse una sorta di peccato  originale che impediva di prendere sul serio le opere simenoniane.
E allora la risposta al quesito del titolo, sarebbe no. Ad uno scrittore non conviene essere veloce, o addirittura troppo veloce, nello scrivere. 
Ma Simenon se ne fregava... Esatto. Andava avanti con il suo ritmo. I primi Maigret uscirono uno al mese, quasi fossero un giornale periodico e non dei romanzi, seppur polizieschi. I romans durs venivano "liquidati" in circa una dozzina di giorni.
Così ci viene da supporre che la critica per lungo tempo rincorse un Simenon più veloce di lei, senza comprenderlo, forse anche un po' risentita del successo che via via arrideva allo scrittore e degli apprezzamenti che iniziarono ad arrivare anche da altri blasonati letterati. E poi, alla fine,  la critica riuscì a mettersi al suo passo. 
E Simenon ancora oggi è veloce e corre nelle classifiche dei libri più venduti, nelle riduzioni cinematografiche e televisive. Ma soprattutto, a nostro avviso, non ha mai smesso di correre della mente dei suoi lettori che, informatevi, quando iniziano un suo romanzo, non fanno in tempo ad iniziarlo che già sono alla fine. Ma certo che questo Simenon....

mercoledì 27 maggio 2020

SIMENON SIMENON. LA MAISON DE SIMENON - LIÈGE RUE LEOPOLD










Le vendredi 13 février 1930, Georges Simenon naît au 26 de la rue Léopold.
Il venerdì 13 febbraio 1930, Georges Simenon nasce al 26 di rue Léopold.
On Friday February 13, 1930, Georges Simenon was born at 26 rue Léopold

Liège 1900 - Rue Leopold

martedì 26 maggio 2020

SIMENON SIMENON. DU GAI-MOULIN AU CRIC-CRAC

Une tournée dans les boîtes de nuit avec Maigret 

SIMENON SIMENON. DAL GAI-MOULIN AL CRIC-CRAC 
Un giro nei locali notturni con Maigret
SIMENON SIMENON. FROM THE GAI-MOULIN TO THE CRIC-CRAC 
A tour in nightclubs with Maigret 


Comme le font remarquer Michel Carly et Christian Libens dans leur ouvrage La Belgique de Simenon, le cabaret de La Danseuse du Gai-Moulin, inspiré d’un local liégeois fréquenté par le jeune Simenon, va se retrouver décliné à de nombreuses reprises dans son œuvre. Dans le premier roman de la saga, Maigret pénètre dans un établissement au décor déjà caractéristique : le Pickwick’s Bar rue Fontaine, dessiné en quelques phrases : « Portier en bleu et or. Vestiaire. Tenture soulevée et bouffées de tango. ». Il y a un orchestre de jazz, un danseur mondain, une « professionnelle » qui veut s’asseoir à la table de Maigret, et que celui-ci renvoie d’un geste. Mais le commissaire n’échappera pas à la bouteille de champagne… Il y a aussi des serpentins, des balles de coton que les clients s’envoient à travers la salle. Le cadre est posé et on va en revoir les éléments dans maints romans ultérieurs. 
Le roman La Danseuse du Gai-Moulin s’ouvre dans la boîte de nuit, avec ses « banquettes de velours grenat », les miroirs sur les murs, le « marbre blafard des tables », la tenture de velours à l’entrée, mais aussi les musiciens et les danseuses plus ou moins entraîneuses. Tout ce qu’on va retrouver au Floria, au 53 de la rue Fontaine, dans Maigret : l’ex-commissaire y fait la connaissance de l’entraîneuse roubaisienne Fernande, commande une fine à l’eau au barman chinois, remarque le danseur mondain qui fait du trafic de cocaïne ; un portier déambule devant l’entrée, illuminée au néon et masquée par un rideau rouge ; à l’intérieur, les murs sont couverts de peintures rouges et vertes. 
Rue Pigalle, voici le Pélican, « avec son enseigne bleue au néon », la musique qu’on entend « à travers les rideaux de velours masquant l’entrée de la salle [….] étroite où des lampes voilées ne répandent qu’une lueur rougeâtre qui tourne au violet quand l’orchestre joue un tango ». (Félicie est là). Dans la même rue, on peut se rendre au cabaret sans doute le plus fameux de la saga, l’enseigne rouge du Picratt’s, avec les photographies des effeuilleuses à la devanture ; à l’intérieur, un bar en acajou près de la porte ; la pièce est « tout en longueur, basse de plafond, avec une estrade étroite pour les musiciens […] et, autour de la piste de danse, des cloisons hautes d’un mètre cinquante environ formaient des sortes de box », « les murs étaient peints en rouge, l’éclairage était d’un rose soutenu » (Maigret au Picratt’s). 
Dans La Colère de Maigret, le commissaire mène une enquête à Montmartre. « Le Lotus est tout en haut de la rue Pigalle, le Train-Bleu à deux pas, rue Victor-Massé, et le Saint-Trop’ un peu plus bas, rue Notre-Dame-de-Lorette ». Ce dernier a une devanture jaune et un cadre contenant « des photographies de femmes déshabillées » ; le portier est « un colosse à barbe blanche, un réfugié russe », et l’intérieur du cabaret baigne dans une lumière orange, tandis que le Train-Bleu a une décoration « imitant l’ambiance d’un pullman ». Au Lotusune fois franchie « la portière de velours rouge », on voit les murs mauves, les musiciens en smoking blanc, « une belle fille rousse, en grand décolleté », tandis que les garçons posent des seaux à champagne sur les tables. 
Dans Maigret et Monsieur Charles, le commissaire fait une véritable tournée des cabarets, mais cette fois on a changé de quartier et de standing. Le notaire Sabin-Levesque ne se met pas en chasse à Montmartre, mais « dans un périmètre déterminé, le plus élégant, le plus snob », aux alentours des Champs-Elysées. Ainsi, Monsieur Charles fréquente Le Chat Botté, rue du Colisée, où c’est un « portier galonné comme un amiral » qui ouvre la porte à double battant, doublée d’un « épais rideau de tentures rouges » ; comme au Picratt’s, comme au Gai-Moulin, « la salle était rouge. Tout était rouge, les murs, les plafonds, la garniture des sièges, d’un rouge légèrement orangé […] Le bar, par contre, était en stuc blanc ». Ensuite, Maigret suit la trace du notaire à La Belle Hélène, rue de Castiglione, qui est un cabaret « plus raffiné en apparence. Tout était dans les tons pastel et des violons jouaient une valse lente. »Les musiciens du Gai-Moulin et du Picratt’s jouaient du jazz, tandis qu’au temps de Monsieur Charles, lorsque le commissaire se rend au Cric-Crac, rue Clément-Marot, c’est « de la musique pop [qui] se déversait jusque sur le trottoir. La façade était peinte de toutes les couleurs, comme la salle où les couples étaient serrés sur la piste », et la « pièce, qui n’était pas grande, n’était éclairée que par un globe fait de petits miroirs qui tournait lentement au plafond ». La Danseuse du Gai-Moulin a été écrit en 1931, Maigret au Picratt’s en 1950 et Maigret et Monsieur Charles en 1972. Si la musique et parfois le décor des cabarets ont changé au fil du temps, il reste, immuable, la couleur rouge tentation… 

Murielle Wenger 

lunedì 25 maggio 2020

SIMENON SIMENON "REPORT". JEAN GABIN IMPÉRIAL COMMISSAIRE MAIGRET: LA PREUVE PAR TROIS


Premiere - 18/05/2020 - Thierry Cheze - Retour sur les trois films, diffusés la semaine dernière sur France 3 et C8, où le comédien a campé le héros créé par Georges Simenon. "Maigret tend un piège" de Jean Delannoy (1957). A Paris, Maigret enquête sur une série de meurtres commis selon le même mode opératoire et ayant eu pour victimes quatre femmes. Certain d’avoir à faire à un coupable très susceptible, le commissaire fait croire à son arrestation pour le pousser à sortir du bois.
Le commissaire Jules Maigret est né en 1931 sous la plume de Georges Simenon. Héros de de 75 romans et 28 nouvelles entre 1931 et 1972, il a aussi eu à de nombreuses reprises les honneurs du grand écran. Jean Gabin est ainsi le huitième comédien français à l’incarner, après notamment Pierre Renoir (La Nuit du carrefour), Harry Baur (La Tête d’un homme) et Michel Simon (Brelan d’as). Et connaît bien l’œuvre du Simenon...>>>

sabato 23 maggio 2020

SIMENON SIMENON "REPORT TV" - 1963, GEORGES SIMENON : "MAIGRET N'EST PAS INTELLIGENT MAIS INTUITIF"

INA - 15/05/2020 - Arte/Culture/Littérature - Sur C8, le 15 mai, la diffusion du film de Gilles Grangier "Maigret voit rouge", avec Jean Gabin dans le rôle du commissaire Maigret. En 1963, Georges Simenon, le créateur de ce héros littéraire acceptait de dressait le portrait de son flic préféré. Le 21 décembre 1963, dans l'émission Portrait souvenir de Roger Stéphane, l'écrivain Georges Simenon, l'auteur des Maigret dévoile la personnalité de son héros, telle qu'il l'a imaginée. Debout et la pipe à la main, il imite et mime certains comportements de l’enquêteur. D'emblée, il le décrit comme quelqu'un "qui extérieurement n'impressionne pas du tout, il poursuit, c'est un homme très ordinaire, d'une culture moyenne, même en dessous de la moyenne, mais qui a le sens de renifler l'intérieur des gens". Georges Simenon accepte de décrire comment Maigret doit se mouvoir. Il évoque ensuite son absence de sentimentalité. Il dépeint ses attitudes sur les lieux d'un crime, lors d'un interrogatoire, dans ses rapports avec ses inspecteurs, notamment son adjoint Janvier et avec Madame Maigret, "ils s'aiment assez pour supporter le silence." L'écrivain raconte notamment comment il conseilla l'acteur anglais Ruppert Davis qui ne comprenait pas la distance du commissaire envers son épouse. Enfin, Simenon évoque la relation du commissaire vis-à-vis de l'alcool, en rapport avec une époque où lui aussi buvait beaucoup, "j'ai pu changé mon comportement mais pas le sien", et vis-à-vis de la nourriture. "Sa part de sensualité à lui"...>>>

venerdì 22 maggio 2020

SIMENON SIMENON. I PRIMI DIECI ANNI

Ma chi ci avrebbe creduto?

LES DIX PREMIÈRES ANNÉES
Mais qui l'aurait cru?
THE FIRST TEN YEARS
But who would have believed it ?





Forse qualcuno lo sa, qualcuno forse no. Simenon-Simenon nel mese di novembre di quest'anno compirà dieci anni. Non siamo ancora al compleanno (niente auguri, please), ma siamo comunque entrati nell'anno del decennio e ci vengono in mente alcune considerazioni che, forse, potrebbero interessarvi. 
Si fa tanto parlare, soprattutto in questi tempi di epidemia, dell'incremento dell'uso delle tecnologie digitali, videotelefonate e call-conference che obiettivamente ci hanno aiutato nel lavoro e anche nei rapporti interpersonali. Questo blog si è dato fin dall'inizio tre obiettivi che ne hanno disegnato il profilo. Trattare di un unico scrittore, da diversi lati, vita, opere, i suoi personaggi, critiche, Maigret, eventi, etc... La quotidianità. Ogni giorno un post. C'era all'inizio chi scommetteva che non ci saremmo riusciti, che questa "pazzia" del giorno per giorno sarebbe durata qualche mese, i più ottimisti ci davano tempo un anno. E, terzo, linkarsi anche ai social media di allora, in un gioco di rimandi tra Facebook, Twitter, Flickr, Google+,Instagram... e il blog stesso.
Quello che si andava delineando era una grande biografia di Georges Simenon, ma che per la prima volta non solo non era scritta sulle pagine di un libro, ma si avvaleva di immagini video, slideshow, interazione con i visitatori, e di una caratteristica che né i libri cartacei, né gli e-book potevano permettersi. Una narrazione che poteva mutare ogni giorno, rinnovarsi, essere al passo con le novità, aggiornare i risultati di studi e di ricerche. E poi il contributo di collaboratori specialisti, appassionati, professionisti, critici e studiosi conferiva ogni giorno a questa narrazione una serie di diversi registri che permettevano di conoscere Georges Simenon da differenti punti di vista. 
E poi, dopo cinque anni, il salto alla pubblicazione in tre lingue: inglese e francese oltre all'italiano. Questo ha dato un respiro più internazionale al nostro blog. Anche perché, come abbiamo detto, Simenon-Simenon non era più compilato solo dal sottoscritto, ma si avvaleva di uno staff di varie nazionalità. E così iniziò ad essere un punto di riferimento per tutti gli appassionati del globo, anche perché non esisteva nessun blog (e non esiste nemmeno ora che scriviamo) con le nostre caratteristiche. 
Insomma abbiamo realizzato la prima biografia simenoniana (che ha riservato molta parte anche a Maigret) in digitale. Un risultato che non è contestabile e che in dieci anni ha affrontato il 99% delle tematiche riferite al romanziere. Ma vogliamo affermarlo chiaramente. Se non si fosse trattato del prolifico, poliedrico, eclettico, cosmopolita e longevo Georges Simenon, questa impresa non sarebbe stata possibile.