lunedì 10 maggio 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - LA VILLE NATALE DE L'ÉCRIVAIN GEORGES SIMENON VA-T-ELLE ENFIN LUI CONSACRER UN ESPACE MUSÉAL?


Today in Liège - 04/05/2021 - rédaction - Cela fait plus de 30 ans que le plus célèbre écrivain liégeois est décédé. Liège, sa ville natale ne dispose d’aucun espace qui soit dédié à celui qui est encore aujourd’hui l’un des auteurs de langue française les plus traduit au monde (en 55 langues). Quelques tentatives, qui ne tenaient pas la route, ont échouè [...]. Depuis plus de 20 ans est évoquée l’idée de la création d’un musée qui lui serait dédicacé à Liège, relève aujourd’hui le conseiller communal (MR) Fabrice Drèze. En 1976, l’Université de Liège créait son Centre d’études « Georges Simenon », auquel le romancier a donné de son vivant ses archives littéraires et son bureau. En 2013, pour conserver et augmenter cette collection de référence relative à l’œuvre et à la vie de Georges Simenon, John Simenon a donné le solde des archives de l’écrivain à la Fondation Roi Baudouin, qui a créé un Fonds en son sein qui se porte garant d’en assurer la pérennennité...
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domenica 9 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.12 - L'APPUNTAMENTO DI QUESTA SETTIMANA - LE RENDEZ-VOUS DE CETTE SEMAINE


Basta un nonnulla per ritrovarsi dalla parte sbagliata della società e correre incontro ad un destino ineluttabile. Questo é “il passaggio della linea” dove si varca quel confine che raramente fa la fortuna di certe persone ma che di solito le spinge nell’ambito dei reietti, rifiutati di quell’ambiente cui facevano parte da tempo e destinati ad una misera vita . E il destino la fa da padrone.

Franchir la ligne, passer d’une sphère sociale à une autre ; quelles en sont les conséquences pour les protagonistes ? Simenon analyse ce sujet dans plusieurs de ses romans durs.

Avec Maigret, Simenon crée un personnage qui lui permet de décrire un grand nombre de milieux, peignant, dans la saga du commissaire, un vaste tableau de la société.

Anche Simenon passò più volte la linea. Fino ai settant’anni fu un crescendo di successi, notorietà, ricchezza. Ma arrivò anche per lui il momento in cui non si sentiva più a suo agio tanto da trasferirsi dalla hollywoodiana villa di Épalinges ad un appartamentino di un caseggiato popolare. E la sua vita diventò come quella di chiunque altro

sabato 8 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND N.13 -L IL PASSAGGIO DELLA LINEA - LE PASSAGE DE LA LIGNE


Il passaggio della linea può significare il superamento dei limiti, quando un uomo si trova fuori dalla comunità dei suoi simili, perchè ha commesso un omicidio. Ma questo si riferisce anche alla salita della scala sociale, quando si lascia la propria condizione d’origine per accedere ad altre sfere. E Simenon ha sperimentato lui stesso questo passaggio

Le passage de la ligne peut signifier le franchissement des limites, lorsqu’un homme se retrouve en-dehors de la communauté de ses semblables, parce qu’il a commis un meurtre. Mais cela fait aussi référence à la montée dans l’échelle sociale, lorsqu’on quitte sa condition d’origine pour accéder à d’autres sphères. Et Simenon a expérimenté lui-même ce passage

giovedì 6 maggio 2021

SIMENON SIMENON WEEKEND - DOMANI PASSERETE LA LINEA.... DEMAIN VOUS PASSEREZ LA LIGNE...


Domani, come al solito, sarà on line il nuovo numero di 
SIMENON SIMENON WEEKEND, il n. 12,
e tratterà di uno dei tempi principali della letteratura simenoniana, che sarà approfondito sia da un punto di vista di quanto è successo nella sua vita, che da quello che ha scritto nei suoi romanzi. Un altro appuntamento monografico che riempirà il weekend dei nostri lettori più appassionati, che avranno la possibilità di riflettere e analizzare una delle tematiche centrali della narrativa di Georges Simenon.


Demain, comme d'habitude, le nouveau numéro de SIMENON SIMENON WEEKEND sera en ligne. Le numéro 12 traitera de l'un des thèmes principaux de la littérature simenonienne, qui sera approfondi tant du point de vue de ce qui est arrivé dans la vie du romancier, que de ce qu'il a écrit dans ses romans. Un nouveau rendez-vous monothématique qui occupera le week-end de nos lecteurs les plus passionnés, qui auront la possibilité de réfléchir et d'analyser une des thématiques centrales de l’œuvre de Georges Simenon.


SIMENON SIMENON - E SE 95 ANNI FA' FOSSE USCITO IL "JOSEPHINE BAKER MAGAZINE"?

La storia é nota. alla fine di aprile di 95 anni fa' sarebbe dovuto uscire il primo numero di una rivista esclusivamente dedicata a Josephine Baker, la star che dal suo debutto con la Revue Nègre nell'ottobre del 1925 fece impazzire Parigi e tutti i parigini. Simenon arrivato in città da nemmeno tre anni, e all'inizio della sua carriera, era un frequentatore (forse nemmeno tanto assiduo) dei cabaret e dei teatri e gli capitò di assistere ad un spettacolo della Baker.
Colpo di fulmine e soprattutto scelta della star molto particolare, visto che le ronzavano intorno decine di uomini d'affari, nobili facoltosi, politici... e invece la sua scelta cadde su un giovane scrittore in erba che nessuno conosceva perché pubblicava i suoi libri sotto pseudonimo. Fu una relazione che, soprattutto per la fama raggiunta all'epoca dalla Baker, non era facile mantenere segreta e che suscita più di un'interrogativo sulla moglie dello scrittore. Come Tigy poteva non sapere? Anche perché la storia andò avanti per un paio d'anni circa e vedeva un Simenon assai coinvolto. La moglie ignorava o faceva finta di non sapere (come d'altronde sarebbe successo anni dopo, quando fece finta di scoprire la relazione di Georges con la loro femme de chambre, Boule, cosa che invece conosceva da tempo e che tirò fuori in quel momento perché allora era suo interesse). Non sappiamo, ma questa potrebbe essere un'ipotesi plausibile che spiegherebbe il comportamento di Tigy.
Il ciclone Baker, sconvolse il giovane scrittore sessualmente, sentimentalmente e lo vide indaffarato anche nel seguire gli affari dell'amante e talmente infatuato da progettare una pubblicazione tutta dedicata a Josephine! Ma nomi di collaboratori che a vario titolo avevano dato la loro disponibilità al progetto, caddero ad uno ad uno e Simenon si ritrovò a svolgere le funzioni di editore, direttore, redattore... l'unico che lo seguì in questa pazzia fu il suo amico illustratore Paul Colin che preparò il layout del giornale, studiò la grafica della testata Josephine Baker Magazine e alcuni annunci pubblicitari
L'abbiamo chiamata pazzia perché non sappiamo cosa di preciso Simenon potesse avere in testa, in termini editoriali, oltre quel numero zero, come non si sa che cosa ne pensasse la diretta interessata. Lui forse, sconvolto dalla passione creola, non aveva le idee molto a fuoco. Per Josephine, abituata alle stravaganze più eccentriche che pullulavano intorno a lei, l'idea di un giornale con il suo nome le sembrava forse una semplice conseguenza del suo successo.
Insomma da parte di Simenon e Colin il lavoro ferveva nella preparazione del numero zero. Ma tutto questo avveniva nella fase finale della relazione, causa: il raffreddamento della passione da parte di Simenon, un po' per il soprannome di "segretario della Baker" con cui iniziavano ad indicarlo e un po' per le voci che iniziavano a girare"... Simenon è diventato il cavalier servente della Baker...". Lo scrittore stesso iniziò a temere che se quella storia fosse andata avanti ancora un po', lui, ancora non certo famoso, rischiava di diventare Mr. Baker.
Ma se invece il numero zero fosse stato completato? Nella improbabile ipotesi che avesse trovato un editore e una serie di collaboratori, l'allora sconosciuto nome di Simenon, sarebbe stato comunque un'appendice di quello della Baker che allora era al massimo della celebrità e della fama. 
Una volta uscito, quanto sarebbe durato il giornale?... probabilmente tanto quanto il successo della soubrette, tanto quanto sarebbe iniziato il tramonto della Baker, per l'età, per l'arrivo sulla scena parigina di nuove star, per abitudine...? E chi mai avrebbe continuato a comprarlo? A quel punto la moglie di Georges avrebbe scoperto (o fatto finta di scoprire) la tresca e magari lo avrebbe lasciato? E la reputazione che Simenon si stava faticosamente ritagliando tra le testate e le riviste popolari si sarebbe prosciugata? E il famoso "programma Simenon" come apprendistato a tappe per arrivare dalla letteratura che chiamava alimentare ai romans durs,  rischiava di arenarsi?


Queste domande dovevano girare vorticosamente nella testa di Georges e forse tutti quegli interrogativi rimettevano in moto un po' di senso pratico (e critico) che faceva percepire più nitidamente la sua relazione con la Baker, con tutto quello che le girava intorno e le possibili conseguenze... Come la smodata passione per la star aveva fatto divampare il sacro fuoco della rivista, così il ritorno con i piedi a terra e la sua determinazione nel diventare un romanziere, ne decretò la fine con la rinuncia al progetto. E questo fu un segnale, dal momento che da lì iniziò il tramonto della relazione tra Josephine e Georges. Seppellito il Josephine Baker Magazine, la star continuò a mietere successi, anche senza giornale. Simenon lasciò Parigi, ma si rituffò totalmente nella scrittura. E Tigy, ignara o consapevole del tutto, conservò il marito.

mercoledì 5 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - DESTINO, LEGGE E GIUSTIZIA

"...Credo che non esistano dei colpevoli. L'uomo è un essere talamente poco attrezzato per affrontare la vita che parlare di una sua colpa è quasi farne un superuomo. Come può essere colpevole? Io ce l'ho molto di più con con capo di stato che sacrifica tutto per la sua piccola gloria, più di quanto non ce l'abbia con un clochard sotto un ponte che, alla prima occasione, ruba un portafoglio... mio Dio, è assolutamente naturale... come non ce l'ho con un malvivente di Marsiglia... o con i córsi arrivati a Parigi. Tutta questa gente non può scegliere, conduce la vita che inevitabilmente la Società ha imposto loro fin dalla nascita..."Chi parla è Simenon. Chi stuzzica questo suo nervo scoperto è Francis Lacassin in una delle sue numerose interviste allo scrittore.Come abbiamo avuto occasione di ripetere più volte, Simenon non si faceva scappare occasione per ribadire la sua convinzione che la vita di certi uomini fosse quasi predestinata. E qui si parla di clochard, diseredati, dei reietti della società. Ma questa sua convinzione tocca anche individui più fortunati e ben più su nella scala sociale. Ad esempio parlando dei Maigret e più in generale della macchina della giustizia, lo scrittore ricorda ".... i suoi (di Maigret) scontri con certi giudici istruttori, mondani e venerabili che a quel tempo erano reclutati nella classe borghese, e che iniziavano il loro lavoro senza conoscere nulla degli uomini, facendo leva unicamente sui precetti borghesi che erano stati loro inculcati. E allora, che tipo di giustizia volete che tutto questo produca?...". E qui Simenon, oltre a ribadire che anche personaggi come i giudici procedono su dei binari predeterminati, introduce un'altro concetto: si può esercitare la giustizia senza conoscere a fondo gli uomini, il loro retroterra, le motivazioni dei loro comportamenti e, come conseguenza di quanto detto prima, a quel punto è giustizia incolpare e condannare un uomo che non aveva, secondo lo scrittore, altra scelta?Ma qui entriamo in una problematica su cui la filosofia, la sociologia, la psicologia e la letteratura si interrogano da secoli: l'uomo è un essere predestinato o ha il potere sovvertire i condizionamenti cui, da quando, nasce viene sottoposto? Sull'argomento sono stati scritti un numero sterminato di libri, sono state formulate talmente tante teorie da nomi di tale livello, che non saremo certo noi, in queste poche righe ad aggiungere nemmeno qualche parola in merito.Approfondiamo invece quello che Simenon pensava in proposito, che poi è racchiuso, se vogliamo banalizzare, in quel soprannome affibbiato al commissario Maigret, "l'accomodatore di destini".
E in merito ai cosiddetti delinquenti sottolinea "per loro la delinquenza è assolutamente naturale, vi sono nati e cresciuti.... quando all'età di nove o undici anni, sulla strada, già ricevono delle coltellate, cosa pretendete che diventino? La delinquenza è del tutto naturale...".Ma la critica di Simenon, dopo aver colpito i giudici, si estende dalla responsabilità del criminale alla punizione che poi la società organizza per quesi individui. E si scaglia contro metodi che ritiene ripugnanti. "...Oggi si fanno delle campagne contro gli animali in gabbia. E gli uomini in gabbia, allora? Perché noi, ancora oggi, mettiamo degli uomini in stanze non più grandi di una gabbia di un leone, a volte anche più piccola, e anche quella con delle sbarre. L'idea che si possa riservare un tale trattamento ad un essere umano mi rivolta, mi fa ribollire il sangue...".
Così Simenon alla fine degli anni sessanta.

martedì 4 maggio 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR" - MAIGRET E IL CASO DEL PORTO DELLE NEBBIE

La questione è nota da tempo, ma la riproponiamo perché forse non proprio tutti la conoscono. Si tratta del romanzo Il porto delle nebbie, titolo italiano.
Il primo tradotto con tale titolo in Italia è di Pierre Mac Orlan, uno scrittore francese, al suo tempo abbastanza famoso, che nel 1927 scrisse Le quai des brumes, per Gallimard (editore francese per cui notoriamente scrisse anche Simenon). Cinque anni dopo, sempre in Francia, uscì per Fayard Le port de brumes, nelle inchieste del commissario Maigret, dato che nei primi diciannove titoli di Fayard, della prima serie, il nome Maigret non compare mai nel titolo) .
Mondadori prima e Adelphi poi lo pubblicarono nella serie delle inchieste del commissario con lo stesso titolo appunto di Maigret e il porto delle nebbie. (anche se in francese tra "port" e "quai" una certa differenza c'è). Coincidenza vuole che in Italia Adelphi, oltre che di Simenon, sia anche l'editore di Mac Orlan e abbia quindi pubblicato (ora in seconda edizione) il succitato romanzo appunto con il titolo Il porto delle nebbie.
A confondere ulteriormente le acque ci sono versioni cinematografiche per entrambe i romanzi. Ma anche qui le storie si intrecciano. Il film tratto dall'opera, di Mac Orlan è diretto nel 1938 da Macel Carnè, interpretato da Jean Gabin, sceneggiato da Jacques Prévert: i primi due simenoniani di lusso nel mondo cinematografico francese. Il regista infatti dirigerà in seguito due film tratti da importanti romanzi di Simenon (La Marie du port - 1950 , proprio con Jean Gabin protagonista, e Trois Chambres à Manhattan - 1965). L'attore invece interpretò poi ben dieci pellicole tratte dai romanzi di Simenon (La Marie du port 1950 - La verité sur Bébé Donge 1952 - Le sang à la tete 1956 - Maigret tend un piège 1958 - En cas de malheur 1958 - Maigret et l'affaire Saint-Fiacre 1959 - Le Baron de l'écluse 1960 - Le Président 1961 - Maigret voit rouge 1963 - Le chat 1971).
Invece c'è un film tratto dalla versione inglese dell'inchiesta di Maigret L'homme de Londres, scritto nel 1933, prodotto in Gran Bretagna nel 1947 (dalla Welwyn Film Studios), diretto da Lance Comfort, dal titolo Temptation Harbour (in francese Le port de la tentation). Il film, al contrario di quello di Carnè non fu distribuito in Italia.
Bene. Ora che avete le chiavi giuste andatevi a leggere i due libri e a gustarvi almeno il film di Marcel Carnè (quello di Comfort non crediamo sia reperibile), in un'abbuffata di porti e di nebbie. Tipici simenoniani.

lunedì 3 maggio 2021

SIMENON SIMENON - 120° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI GINO CERVI

3 maggio 1901, nasce a Bologna, Luigi figlio di un famoso critico teatrale, Antonio Cervi, e animatore della scena culturale del tempo. Luigi (diventato Luigino e poi Gino) dunque ha vissuto, fin dai primi anni, un'atmosfera molto particolare in casa, con letterati, intellettuali e discussioni infinite anche molto accese, tanto che una volta il padre dovette intervenire per rappacificare Carducci con D'Annunzio la cui disputa stava prendendo brutte pieghe.
Gino seguirà, fin dalle scuole elementari, il padre nelle sale teatrali, conoscendo di persona attori e registi, ma anche figure della cultura come Pascoli e Testoni. E, inevitabile conseguenza, quando arrivò al liceo, iniziò a frequentare le filodrammatiche. Diplomato, dopo la morte del padre, la sua carriera teatrale decollò. Nel '25 recita nei "Sei personaggi..." sotto la direzione di Pirandello e continua le sue performances a teatro fino al '35, quando debuttò al cinema con due film: Amore di Bragaglia e Aldebaran di Blasetti. Da allora arrivarono successi sia dalle tavole del palcoscenico che dal grande schermo, collaborando con registi come Zavattini, Camerini, Fellini (allora soggettista e sceneggiatore). Nel dopoguerra vinse il Nastro d'Argento e la Coppa Volpi come miglior attore al Festival del Cinema di Venezia nel 1945 con il film Monsù Travet di Mario Soldati.
Il grandissimo successo, nonostante i trionfi e la fama, arrivò nel '52, come al solito, con un'opera popolare, produzione italo-francese diretta da Julien Duvivier, Don Camillo e l'onorevole Peppone, a fianco di Fernandel, film che furoreggiò in Italia e in Francia. La storia (poi divenuta una serie di cinque film), tratta dai romanzi di Giovannino Guareschi, fotografano le vicende di un paesino della bassa emiliana, Brescello, dove un parroco zelante e coriaceo sostenitore della Democrazia Cristiana (Fernandel) e un sindaco convinto comunista del PCI (Cervi), si fronteggiano in un susseguirsi di vicende tragicomiche che rappresentvano bonariamente lo scontro di due ideologie che si verificava realmente in Italia.
Ma adesso facciamo un bel balzo, perché se dovessimo parlare di tutte le tappe importanti della carriera di Cervi, avremmo bisogno di almeno tre/quattro post.
E' Gino Landi, regista televisivo, a proporgli all'inizio del 1964 d'interpretare per conto della Rai il commissario Maigret. Cervi accetta e da professionista inizia a prepararsi. Si legge tutte le inchieste del commissario simenoniano, fa un trasferta a Parigi, che per altro già conosceva bene, durante la quale nella quale andò a trovare anche l'ex-commissario Massu (quello cui Simenon s'ispirò per Maigret), e così in primavera è pronto a girare per tutta l'estate i primi quattro sceneggiati. Si ritrova a recitare con l'attrice Andreina Pagnani nel ruolo di Mme Maigret, un'attrice che aveva affiancato al teatro fin dal 1939 in numerose rappresentazioni. Il 27 dicembre debutta la prima puntata (Un'ombra su Maigret). Il grandissimo successo lascia sorpresi un po' tutti, dal regista, all'interprete, agli sceneggiatori tra cui spicca Diego Fabbri e ad Andrea Camilleri, allora delegato di produzione della Rai. 
Mai tanto successo per Cervi. Servizi televisivi, copertine di giornali, la pubblicità che lo reclama, le interviste, addirittura le copertine dei libri di Mondadori adottarono la sua faccia per raffigurare il commissario. E' un evento eccezionale, anche per gli ascolti che per quel debutto arrivano a oltre tredici milioni di telespettatori. E così sarà anche per la seconda serie nel '66 con quasi quattordici milioni di spettatori, come per la terza nel '68. Il quarto e ultimo ciclo nel '72 fece schizzare il numero di telespettatori a diciotto milioni e mezzo.
Insomma per la tv di quegli anni fu un fenomeno mediatico come non ce n'erano mai stati. I cinematografi mettevano in sala degli apparecchi tv, altrimenti gli spettatori sarebbero rimasti a casa per vedere il Maigret di Cervi. In quegli anni, dicono gli esperti del settore, si vendettero pipe e tabacchi come mai era successo (nemmeno poi con il Presidente Pertini o l'allenatore della nazionale di calcio Bearzot). Quindici episodi (alcuni in più puntate) in otto anni, scolpirono l'immagine del Maigret-Cervi nell'immaginario collettivo degli italiani, la generazione del boom economico, ma l'imprinting fu così forte che questo fenomeno influenzò anche qualche generazione successiva.
Il Messaggero di Roma pubblicò un pezzo di Angelo Gangarossa che diceva che"... Cervi si era calato in Maigret con tutte le scarpe e i calzini..." L'attore mandò un biglietto di ringraziamento al giornalista in cui scriveva "... ha ragione, il fatto è che nella mia lunga carriera non mi sono innamorato mai di un personaggio, come di questo. Io a Maigret voglio un bene dell'anima. Mi piace tutto di lui, anche quello che mangia e quello che beve. Forse Maigret é un oriundo emiliano...".
Purtroppo Gino Cervi morì il 3 gennaio a 73 anni, proprio alla vigilia di girare un nuovo sceneggiato per la tv, sempre con la regia di Mario Landi... fosse vissuto più a lungo avremmo avuto una quinta serie delle inchieste del commissario Maigret?