L'intervento di oggi è proposto da una delle nostra attachées, Giovanna Ferraris. Si tratta di un breve ma interessante post su un elemento che lega la scrittura del romanziere e lo stile delle famose copertine mondadoriane del grande Pinter.
Roma - dalla nostra attachée Giovanna Ferraris - Mi è capitato tra le mani, un vecchio Maigret, edito da Mondadori nel 1975 che avevo già letto tempo fa' nell'edizione di Adelphi Maigret e l'affittacamere. Ero in una bancarella di libri malridotti e mischiati alla rinfusa... tre pezzi un euro. So benissimo che è molto difficile trovare dei Simenon usati in queste bancarelle di libri vecchi. Allora lesta, lesta, l'ho infilato tra un manuale di cucina dei Fratelli Mellita e un libro della Signora in Giallo, ho pagato e sono andata via di corsa. Mi sono disfatta dei due volumi superflui e appena comoda a casa, mi sono gustata, prima della rilettura, questa bellissima copertina di Ferènc Pinter. Oltre che un'appassionata del commissario, sono anche un'ammiratrice di Pinter, del suo modo di fissare gli attimi, della sua abilità nel portare l'attenzione su particolari a prima vista banali, ma in effetti molto significativi. Devo dire che amo di più le copertina del secondo periodo, quelle appunto meno disegnate, dove il tratto si fa più rarefatto, dove i due o tre particolari raccontano una storia completa. Anche questa nostante si vedano solo le bretelle di Maigret riflesse in uno specchio, un portaspazzolino da denti, un lavandino e la pipa poggiata sul bordo.
Pochi tratti, dominanza di due colori, il celeste intenso, e il bianco. Si capisce benissimo che Maigret, in maniche di camicia sta facendo pipì. Ma l'immagine è elegante e raffinata, perché essenziale. A Pinter bastano due colori e alcuni semplici tratti, per relizzare un capolavoro di copertina. E questo mi ha fatto pensare alla scrittura di Simenon. Linguaggio sintetico, frasi brevi, pochi aggettivi, dialoghi secchi. Ma questo gli bastava per creare una vicenda, dare spessore ai personaggi e farci ritrovare in un certo ambiente.
Essenziale. Essenziale come Pinter, o se si vuole, Pinter è l'illustratore giusto per Simenon, perchè essenziale come lui.
Questà è una delle qualità dell'arte. Dire tutto, con le sole parole che servono, non una virgola di più. Usare il disegno e il colore necessari, solo quelli indispensabili a creare un'opera figurativa completa e alla quale non si può togliere una pennellata o aggiungere un tratto. Chissà se Simenon e Pinter si sono conosciuti? Forse il nostro specialista Andrea Franco, o anche Maurizio Testa, lo potrebbero scoprire.
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RispondiEliminaMi risulta che simenon e pinter non si incontrarono mai sebbene,per contratto,simenon avesse il diritto di visionare le illustrazioni di pinter prima che venissero realizzate per diventarne copertina ed a lui spettasse la decisione finale sulla loro pubblicazione.
RispondiEliminala migliore copertina di pinter simenoniana è,secondo me,quella che fu realizzata per romanzi polizieschi e di guerra apparso nel 1966 e contenente
Gli sconosciuti in casa,Il treno,Il passeggero del"Polarlys",Il clan degli Ostendesi,La trovata di La Souris e La neve era sporca