mercoledì 9 gennaio 2013

SIMENON. CHEZ KRULL, L'INTOLLERANZA VIENE DA LONTANO


Questa volta il nostro attachè Andrea Franco interviene con un post, già pubblicato tra i commenti, ma forse sfuggito ai più. Oggi lo riproponiamo nella sede e nel modo più adeguato.



Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Scritto nel '39, Chez Krull (1938 Gallimard - pubblicato in Italia nel '65 dalla Mondadori con l'appropriato e letterale titolo di "Casa Krull") è, a mio modo di vedere, uno dei migliori romanzi di Simenon in assoluto
L'azione si svolge in una città non precisata del nord della Francia, attorno ad un canale, con le chiatte e le chiuse...
Molti riferimenti però ci fanno pensare che, senza volerla nominare, Simenon si sia ispirato alla sua Liegi
Per altro in questo romanzo troviamo molte analogie con quello che considero  il Maigret migliore di sempre Chez les Flamands (1932 - Fayard).
In Chez Krull, una tranquilla famiglia di origine tedesca dirige una drogheria-bistrot quando arriva dalla Germania il cugino Hans, che avrà un modo di fare così sfrontato che causerà non pochi problemi ai Krull. Quando nel canale davanti a casa Krull viene trovato il corpo senza vita di una giovane ragazza violentata, i sospetti inevitabilmente cadono sugli stranieri.
In una crescente tensione, Simenon ci accompagna in un viaggio alla scoperta di una disgregazione di quella che sembrava una famiglia perfetta e nell'ostilità della gente del luogo verso gli stranieri che ricorda quella di un romanzo del periodo ("L'assassin", ambientazione simile, sempre nordica). Tutto ciò si riallaccia al post del 24 novembre sulla xenofobia denunciata piu volte da Simenon, come nel reportage Cargaison Humaines in cui si parla della povera gente armena e turca che viaggiava sui battelli in quarta classe ammucchiata.
Tornando a Chez Krull non posso far altro che consigliarvene la lettura. Non rimarrete delusi, le atmosfere sono quelle  classiche simenoniane e si può leggere qualche pagina in più rispetto alla lunghezza canonica dei romanzi del maestro belga.

martedì 8 gennaio 2013

SIMENON. RENDEZ-VOUS CON IL BORGOMASTRO IL 23

Tra meno di 20 giorni dovrebbe essere in libreria uno dei migliori romanzi dello scrittore. Uscirà infatti il Borgomastro di Furnes (Le Bourgmestre de Furnes - 1939 - Gallimard) che Adelphi comunica essere disponibile dal 23 di questo mese.
Si tratta di una storia che Simenon scrisse in Vandea a Nieul-sur-Mer e che racconta le vicende di Joris Terlinck il borgomastro del titolo, un tipo duro e intransigente, dalle origini umili che si è dunque fatto da sé, indurito dalle lotte  che nella vita ha dovuto molto spesso ingaggiare per giungere al posto che occupa. Il suo carattere brusco e burbero verso i familiari e sul lavoro ha una sola eccezione per la figlia malata di mente, che infatti circonda di premure e di affetto. Il romanzo continua narrando le lotte di Terlinck contro l'etablishment cattolico di Furnes e contro Léonard Van Hamme che ne è il rappresentante, e delle conseguenze nefaste che questa guerra porterà nelle vite di tutti.
La vicenda si svolge nella piccola cittadina di Furnes nelle Fiandre del Belgio, una comunità chiusa con le sue dinamiche quasi da villaggio, che dà la possibilità a Simenon di scavare tra le le tradizioni, gli odi, gli amori, le tradizioni cristalizzate dei personaggi e della comunità.
Un romanzo drammatico del periodo Gallimard e un Simenon d'annata che non va assolutamente perso.

SIMENON, DA BOLOGNA CON I... "SUOI" FILM

Tra la ricca produzione cinematografica tratta dai romanzi di Georges Simenon, la Cineteca di Bologna ha iniziato a pubblicare (e a proiettare) dei dvd di alcuni tra i titoli più interessanti. Citiamo un stralcio del comunicato stampa che illustra come la:
"...nuova collana, dedicata proprio al cinema da Georges Simenon, inizia con un Jean Gabin d’annata, ma non nei panni del commissario Maigret con: La verità su Bébé Donge, diretto nel 1952 da Henri Decoin, al quale questa nuova edizione restituisce otto minuti tagliati all’epoca in Italia, per ragioni di distribuzione...
-->
Il Dvd è accompagnato da un booklet con saggi di critici e studiosi simenoniani sul romanzo d'origine, sulla ‘vita cinematografica’ di Simenon e sul film presentato. Tra i prossimi titoli della serie: La notte dell’incrocio (1932) di Jean Renoir, Panico (1946) di Julien Duvivier , La ragazza del peccato (1958) di Claude Autant-Lara, Maigret e l’affare Saint-Fiacre (1959) di Jean Delannoy, L’orologiaio di Saint-Paul (1974) di Bertrand Tavernier”.

SIMENON SIMENON. UNA PAUSA PIU' LUNGA DEL PREVISTO, MA...

E' finita. Altro che due settimane! La pausa è durata ben di più, effettivamente. Ma adesso è finita. Simenon-Simenon torna da oggi con i suoi post quotidiani, le sue news, i suoi interventi, quelli degli attachés del suo Bureau. Insomma si riparte, con qualche piccola modifica, con una rinnovata voglia di intrattenere un legame con voi appassionati simenoniani e, ovviamente di conoscere sempre meglio il nostro amato Simenon.
Ringraziamo tutti queli che ci hanno comunque seguito in questo periodo (sono stati comunque sempre alcune migliaia) e speriamo che il nostro cerchio simenoniano si allarghi sempre più.

domenica 25 novembre 2012

SIMENON SOSPENDE PER UN PAIO DI SETTIMANE

Per una serie di motivi personali e tecnici Simenon Simenon da lunedì 26 per una quindicina di giorni sospederà la pubblicazione dei suoi post quotidiani.
Invitiamo tutti gli appassionati per approfittare di questa pausa per andare a leggersi uno degli 830 post che abiamo fin'ora pubblicato, o per spulciare tra la rassegna stampa internazionale, anche dei mesi scorsi. Può essere l'occasione per recuperare qualcosa che può essere sfuggito.
Torneremo quindi tra un paio di settimane con delle novità e che, speriamo, renderanno il sito più interessante e più completo. Rigraziamo tutti coloro che ci seguono assiduamente e che ormai costituiscono una piccola community simenoniana e ci auguriamo che in questo perodo continueranno a seguirci e a sostenerci. Quindici giorni passano presto e un arrivederci dopo questa breve pausa.

sabato 24 novembre 2012

SIMENON, GIA' NEL 1933 CONTRO LA XENOFOBIA

Recenti fatti di cronaca hanno fatto emergere una serpeggiante xenofobia che nella società a volte si fà più manifesta, alza la testa, si fà vedere e sentire, altre volte striscia nell'ombra e colpisce vigliaccamente facendo le sue vittime.
Simenon su questo punto aveva le idee chiare. Infatti già nel 1933 in "Cargaisons humaines, scriveva ad esempio: "...sono ormai lontani tempi in cui i paesi avevano bisogno di mano d'opera e accoglievano gli stranieri. Oggi per entrare  da qualche parte occorre provare di avere denaro e promettere che non si farà assumere. Chi si preoccupa per coloro che non parlano che l'armeno o il turco?...".
Quando Simenon nei suoi romanzi va in cerca del cosiddetto "uomo nudo" pensa probabilmente anche a questi derelitti in cerca di salvezza, di sopravvivenza che esprimono i bisogni primari dell'essere umano. Un lavoro, una casa, del cibo, potremmo dire in fondo di una dignità cui tutti gli "uomini nudi" del mondo avrebbero diritto.
Sitratta della sensazione di essere sgradito, isolato, a volte addirittura additato senz'altro motivo che la xenofobia, a volte intrecciata con l'omofobia e /o con il razzismo vero e proprio. E a questo proposito Simenon scrisse delle bellissime pagine ne Le Petit Homme d'Arkhanglelsk (1958). La storia di Jonas, un piccolo commerciante originario della Russia del Nord e di sua moglie che ad un certo punto lo abbandona. E lui per non rivelare la verità mente: afferma che è  partita. Ma questa menzogna ne porta altre e poi altre ancora. La gente non gli crede più, anzi sospetta che sia lui ad aver ucciso e fatto sparire la moglie. Ma quello che qui ci interessa è la consapevolezza di Jonas di essere diverso dagli altri che lo percepiscono come un corpo estraneo.
"... adesso tutto il Vieux Marché faceva blocco contro di lui, compresi forse quelli che non sapevano nulla della faccenda. Non lo meritava e non solo perché era innocente rispetto a qualsiasi cosa di cui lo potessero accusare, ma anche perchè si era sempre impegnato, discretamente, senza clamori, di vivere come loro, con loro, e di somigliare a loro. Credeva, fino a qualche giorno prima, di esserci riuscito a forza di pazienza e di umiltà. Perchè si era mostrato anche umile. Non si scordava nemmeno per un attimo di essere uno straniero, un ragazzo di un'altra razza nato nella lontana Arkhangelsk, che i casi della guerra e delle rivoluzioni avevano trapiantato nella piccola città del Berry...".
Jonas è il simbolo di ogni emarginazione e ghettizzazione del diverso e anche in questo caso Simenon ha saputo entrare nella pelle di chi sente solo contro tutti, solo per una questione di ...pelle.

venerdì 23 novembre 2012

SIMENON, UNO SCRITTORE COME UN ALTRO?


Il romanziere del '900. Certo questa definizione è corretta nei riguardi di Simenon che, come uomo, ha attraversato tutto il secolo scorso. Ma come
scrittore possiamo dire che la definizione sia altrettanto adeguata? Dipende dall'accezzione che le attribuiamo. Possiamo dire che Michelangelo Merisi da Caravaggio è un pittore del XVI secolo? Certo, se ci riferiamo agli anni che ha passato su questa terra e al luogo in cui è nato. Ma se analizziamo lui come artista e le sue opere, allora dobbiamo affermare che la sua pittura è universale e un'arte senza tempo, immortale. Ci sarà mai qualcuno nel futuro più lontano che potrà affermare che quei quadri non sono delle opere d'arte? Per quanto i gusti, i metri di valutazione, i contesti culturali, possano cambiare, non riusciamo nemmeno ad immaginare che possa venire non essere più considerato un geniale artista, ma un bravo tecnico nel mischiare colori...
Simenon scrittore, romanziere è sbarcato nel 2000 con cento anni sulle spalle, con 60 film tratti dai suoi romanzi (anzi l'ultimo è del 2008), in Italia quando escono i suoi titoli scalano le classifiche, ora anche in Spagna, grazie all'editore Acantilado riusciranno i Maigret in modo sistematico e il figlio di Georges, John, sta facendo un lavoro di promozione dell'opera simenoniana in Usa.
Questo è un segno. Sono passati una dozzina di anni dalla fatidica data del 2000 Simenon non è solo un autore ancora letto ma è vivo, è ancora un affare editoriale. I suoi libri si vendono sempre, nuove edizioni si sommano a quelle che sono già un oggetto di caccia da parte dei bibiofili.
Insomma é uno scrittore che ci spiazza che ci porta a conoscere l'uomo nei suoi romanzi, che ci diverte e ci appassiona con il suo commissario Maigret, non scordiamolo, ha intrattenuto con circa duecento tra romanzi e racconti a milioni di lettori di romanzi popolari.
No, decisamente Simenon non è uno scrittore come un altro. 

giovedì 22 novembre 2012

SIMENON. SI PARLA ANCORA DI UN FILM-MAIGRET MADE IN USA


Le Nouvel Observateur riporta oggi la notizia che John Simenon, figlio di Georges, è negli Usa per conto della Commission du Film d'Ile-de-France per promuovere una probabile produzione di un film su Maigret che potrebbe vedere, perchè no(?) dietro la macchina da presa William Friedkin, regista che ama moltissimo il romanziere. La trasferta a Los Angeles di John, che ricordiamo è nato in America nel '49 (primo figlio avuto da Denyse, un anno prima di divorziare da Tigy e di sposarla) e vi ha vissuto i primi sei anni della sua vita, serve anche a rinfrescare la memoria dei romanzi del padre.
Negli anni americani tra l'altro fuorono adattati un paio di romanzi di Simenon: L'homme de la tour Eiffel girato da Burgess Meredith nel '49 e Le Fond de la Bouteille (1956) per la regia di Henry Hataway.
Insomma qualcosa si sta muovendo e in poche settimana si torna a parlare di questa probabilità ed è già un segno. A John Simenon poi va riconosciuto che in questo periodo è attivissimo nel rivitalizzare il corpus delle opere simenoniane.
E' impegnato su più fronti: costituire una società che raccolga in un unica società (con sede a Liegi) tutti diritti del padre, realizzare un museo permanente su Georges Simenon, sempre a Liegi, e operando anche sul web con l'apertura del sito ufficiale di Georges Simenon.  Niente di strano quindi che si dia da fare per una produzione di un altro film (per ora sono una sessantina) trattto da un romanzo del padre, soprattutto per il suo background specifico in altre produzioni cinematografiche (Star Wars, Alien...).

martedì 20 novembre 2012

SIMENON, PINTER... L'ESSENZIALITA' PASSA PER MAIGRET

L'intervento di oggi è proposto da una delle nostra attachées, Giovanna Ferraris. Si tratta di un breve ma interessante post su un elemento che lega la scrittura del romanziere e lo stile delle famose copertine mondadoriane del grande Pinter.


Roma - dalla nostra attachée Giovanna Ferraris - Mi è capitato tra le mani, un vecchio Maigret, edito da Mondadori nel 1975 che avevo già letto tempo fa' nell'edizione di Adelphi Maigret e l'affittacamere. Ero in una bancarella di libri malridotti e mischiati alla rinfusa... tre pezzi un euro. So benissimo che è molto difficile trovare dei Simenon usati in queste bancarelle di libri vecchi. Allora lesta, lesta, l'ho infilato tra un manuale di cucina dei Fratelli Mellita e un libro della Signora in Giallo, ho pagato e sono andata via di corsa. Mi sono disfatta dei due volumi superflui e appena comoda a casa, mi sono gustata, prima della rilettura, questa bellissima copertina di Ferènc Pinter. Oltre che un'appassionata del commissario, sono anche un'ammiratrice di Pinter, del suo modo di fissare gli attimi, della sua abilità nel portare l'attenzione su particolari a prima vista banali, ma in effetti molto significativi. Devo dire che amo di più le copertina del secondo periodo, quelle appunto meno disegnate, dove il tratto si fa più rarefatto, dove i due o tre particolari raccontano una storia completa. Anche questa nostante si vedano solo le bretelle di Maigret riflesse in uno specchio, un portaspazzolino da denti, un lavandino e la pipa poggiata sul bordo.
Pochi tratti, dominanza di due colori, il celeste intenso, e il bianco. Si capisce benissimo che Maigret, in maniche di camicia sta facendo pipì. Ma l'immagine è elegante e raffinata, perché essenziale. A Pinter bastano due colori e alcuni semplici tratti, per relizzare un capolavoro di copertina. E questo mi ha fatto pensare alla scrittura di Simenon. Linguaggio sintetico, frasi brevi, pochi aggettivi, dialoghi secchi. Ma questo gli bastava per creare una vicenda, dare spessore ai personaggi e farci ritrovare in un certo ambiente.
Essenziale. Essenziale come Pinter, o se si vuole, Pinter è l'illustratore giusto per Simenon, perchè essenziale come lui.
Questà è una delle qualità dell'arte. Dire tutto, con le sole parole che servono, non una virgola di più. Usare il disegno e il colore necessari, solo quelli indispensabili a creare un'opera figurativa completa e alla quale non si può togliere una pennellata o aggiungere un tratto. Chissà se Simenon e Pinter si sono conosciuti? Forse il nostro specialista Andrea Franco, o anche Maurizio Testa, lo potrebbero scoprire.

lunedì 19 novembre 2012

SIMENON E ROTH. QUANDO E' ORA DI SMETTERE DI SCRIVERE...

Ne scrivevamo proprio l'altro giorno. Simenon smise di scrivere a neanche settant'anni. Neanche si fà per dire, visto che aveva iniziato quasi una cinquantina di anni prima.
In questi giorni un'altro grande della letteratura, il romanziere americano Philp Roth ha fatto sapere che non avrebbe scritto più. Già, una delle punte di diamante della letteratura contemporanea, anche lui vicino ai settant'anni, conclude coscientemente e senza motivi condizionanti la sua attività. In realtà sembra che fossero un paio d'anni che stesse ponderando questa decisione, ma afferma di averci voluto pensare con calma e a fondo per vedere se non fosse una decisione affrettata e dettata da motivi contingenti. Adesso è ormai certo di non voler più scrivere e la notizia è diventata ufficiale.
In realtà somiglia alla decisione che Simenon prese nel settembre del 1972, quando si rese conto che il suo famoso état de roman non funzionava più, anche se fu più improvvisa ed istintiva e la comunicazione ufficiale avvenne in un'intervista (al "24 Heures di Losanna / Henry Charles Tauxe) solo qualche mese dopo, nel febbraio dell'anno successivo.
Oggi il quotidiano La Repubblica riporta un articolo del NewYork Times News Service, a firma di Charles McGrath, dove sono citate alcune affermazioni del romanziere americano. Il suo ultimo romanzo Nemesi, uscito nel 2010 ha chiuso un'attività iniziata nel '53 a ventisei anni, con il racconto Addio Columbus.
Certo tra i due c'è una generazione di mezzo. Quando Roth nasceva, Simenon aveva già completato la sua  prima serie dei Maigret e iniziava a scrivere dei romanzi. Quando morì Simenon, Roth era ormai uno scittore affermato con il famoso Lamento di Portnoy già scritto nel 1969 ed una ventina di titoli al suo attivo. Nei dieci anni che Simenon visse negli States (1945-1955), Roth era impegnato ancora negli studi.
In definitiva non possiamo dire che tra i due scrittori ci siano delle analogie, tranne questa coincidenza. Roth ha scritto storie più autobiografiche, Simenon raccontava la vita degli altri vista da dentro i personaggi. Roth è stato spesso rimproverato per la sua scrittura cruda e a volte scurrile, Simenon era controllato ed essenziale. Roth ha scritto di media un titolo l'anno, per Simenon sia va dai cinque/sei dei primi anni ai tre dell'ultimo periodo.
Però un cosa ci ha colpito. Su La Repubblica di oggi abbiamo letto "... So che non riuscirò più a scrivere bene come scrivevo prima. Non ho più la forza di sopportare la frustrazione. Scrivere è una frustrazione, una frustrazione quotidiana, per non parlare dell'umiliazione - spiega Roth - E' come il baseball: due terzi del tempo sabgli... Non ce la faccio più ad immaginare di passare altre giornate in cui scrivi cinque pagine e le butti via. Non ce la faccio più...".
La stanchezza, l'insicurezza di non riuscire più a tenere quel livello... Ci vengono in mente le parole di Simenon che abbiamo pubblicato qualche giorno fa' "... ho cercato sempre di semplificare, di raccogliere le mie impressioni, di sopprimere l'inutile, di eliminare l'aneddoto. Poi poco prima dei miei settant'anni ho avuto l'impressione che non fossi più capace di andare avanti senza danneggiare la mia salute e forse anche il mio equilibrio mentale... A settant'anni ho deciso di non scrivere più romanzi. In fondo per paura. Ho intuito confusamente quale prezzo avrei pagato per le mie opere future. Sapevo che continuare a creare dei personaggi, a sforzarmi a metterli sulla carta, costituiva una sorta di suicidio...(vedi il post relativo).