mercoledì 20 aprile 2011

SIMENON VISTO DA MAIGRET

Abbiamo scritto in un precedente post della lettera che Simenon scrisse nel '79 al suo personaggio più famoso, Maigret, apparsa sul giornale L'illustré de Lausanne, in cui si scusava per aver interrotto la serie delle sue inchieste senza nemmeno salutarlo e ringraziarlo. Allora Simenon, a settantasei anni, avverte un sentimento d'affetto nei confronti di un compagno con cui aveva diviso una considerevole parte della sua vita (dal 1931 al 1972). Questa era stata preceduta non proprio da una lettera, ma da uno vero e proprio libro (Les Mémoires de Maigret -1951) in cui è il commissario a parlare del suo autore. Simenon fa il ventriloquo insomma, dà la sua voce a Maigret che è un personaggio che lui ha creato e lo fa parlare di sè come se fosse un terzo che esprimesse un giudizio sullo scrittore. Insomma un specie di gioco che funziona, perchè in quarant'anni d'inchieste Maigret ha preso la consistenza di un personaggio quasi reale, e non solo nell'immaginario collettivo dei lettori, ma forse anche nella mente di Simenon. Il pretesto è l'incontro dei due a 36, Quai des Orfèvres.
Ecco qualche stralcio di questi ricordi raccontati da Maigret.
"... La giornata era così scura che l'abat-jour verde del commissario Xavier Guichard era accesa. Di fianco a lui, su un poltrona, vidi un giovane uomo che si alzò per tendermi la mano, quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret, M. Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere - protestò il giovanotto, sorridendo.
Xavier-Guichard sorrise anche lui.....".
L'incontro era avvenuto.
"...Il commissario (Xavier-Guichard) mi parlava mi parlava molto seriamente, come si trattasse di un affare di una certa importanza o di un personaggio di riguardo.
- M. Sim, per i suoi romanzi, ha bisogno di conoscere il funzionamento della Polizia Giudiziaria. Come ha appena finito di dirmi, una buona parte dei drammi umani si svolgono proprio in questa sede. E mi ha spiegato anche che non sono tanto le tecniche della polizia che desidera apprendere, quanto l'ambiente in cui queste operazioni si svolgono..."
Ed ecco l'interesse più per l'atmosfera e l'aria che si respirava a 36 Quai des Orfèvres, che non ai metodi d'indagine usati dai poliziotti.
"...Io (Maigret) davo delle occhiate di sfuggita a quel giovnotto che non doveva avere più di veniquattr'anni, magro, capelli abbastanza lunghi, e il meno che potessi dire di lui era che pareva non avere dubbi su nulla, e ancor meno su sé stesso...."
E  Sim così inizia a seguire il commissario nelle sue attivita quotidiane, che così racconta.
"- Se volete, potremmo iniziare dal servizio antropometrico.
- A meno che questo non vi disturbi troppo, preferirei iniziare dall'anticamera.
Fu la prima sorpresa. D'altronde me lo chiedeva gentilmente, e per di più con uno sguardo disarmante, spiegandomi.
- Capitemi, vorrei seguire il percorso che i vostri "ospiti" seguono normalmente...."
La visita dura dei giorni e il commissario e il giornalista... cioè il romanziere, iniziano a scambiarsi anche delle informazioni non professionali, andando più sul personale, come se si fosse instaurata tra i due una certa confidenza.
Insomma un gioco di specchi, in cui però è interessante vedere come Simenon si racconta attraverso il filtro di Maigret e con oltre vent'anni di mezzo.

martedì 19 aprile 2011

SIMENON. PEDIGREE E ANDRE' GIDE

Ci pensava da tempo. Da quando aveva scritto Le Testament Donadieu (1937). Lanciato ormai nella letteratura ed entrato in Gallimard, la casa editrice più raffinata di Francia, anelava ad un'opera che lasciasse il segno, un romans, un journal, delle mémories... Non aveva ancora ben chiaro cosa, anche se pian piano si faceva strada l'idea di una grande opera che fosse un ritorno al mondo della sua infanzia. Siamo nel '40 è scoppiata la guerra e Simenon si è ritirato, nel suo castello a Fontanay-le-Comte, quasi isolato al mondo. E' il periodo in cui dopo che un medico avendogli scoperto una grave anomalia al cuore, gli aveva dato un paio d'anni di vita o poco più (diagnosi rivelatasi poi falsa). Lo spettro della morte (vero o creduto) è un'altro fattore importante di quel periodo. In più c'era la sollecitazione di André Gide a concentrarsi su un opera importante.
Autunno del '40. La coincidenza di questi fattori, fà scattare in Simenon quel famoso declic e si butta a corpo morto su quello che sarà poi Pedigree. Sa da dove partirà, ma non sa quell'impresa dove lo porterà e cosa quell'opera sarà alla fine.
L'intenzione dichiarata all'editore è quella di " ...un canzone di gesta della piccola gente, quelli che fanno quello che gli si dice, senza che sappiano dove andranno a finire e che provano lo stesso ad andare da qualche parte, e che si ostinano, arrampicandosi, e cadendo, aggrappandosi, disperandosi e poi sperando nuovamente... Partirò dal 1903 e arriverò... non si fino a quando... La mia  personale esperienza conterà poco, ma tutto sarà tragicamente vero, nomi compresi..."
Una prima stesura ancora non completa viene inviata all'editore senza neanche una rilettura. Forse Simenon è timoroso, ha perso qualcosa dell'entusiasmo iniziale. Ora iniziano ad affiorare i dubbi. Si sente come un debuttante e in qualche senso lo è per il tipo di opera che ha avuto l'ambizione di scrivere. E non è più sicuro di quello che ha creato.
In questi momenti di smarrimento, il non ancora quarantenne scrittore, si rivolge al suo maestro, Gide, che sembra l'unico in grado di capirlo e di dargli sicurezza. In una lettera gli chiede, però, un'analisi spietata:
"...Non è che scrivendo per il mio piacere,  per il gusto di liberarmi infine di ogni regola, ma anche dell'affanno di una pubblicazione immediata, sarò arrivato a scrivere solo per me stesso e vicende che hanno sapore e valore soltanto per me?... Forse dovreste riportarmi alla realtà...So che sarete sincero. Ve lo domando. Vi supplico....". Nel frattempo Gallimard ha girato la bozza a Gide.
Tutti sono in attesa delle sue parole.
"Mi è piaciuto il tono. I personaggi si stagliano immediatamente, la voglia di conoscerli maggiormente, di seguirli si rinnova ad ogni pagina - commenta Gide - Attendo con impazienza il seguito".
Ma a lettura finita il suo giudizio sarà impietoso. "E' toccante, ma confuso. Come non mai, è con le migliori intenzioni che si fa della cattiva letteratura". E ancora "...senza sostanza, senza arte... - e rivolgendosi all'editore - si rischia di andare incontro ad una catastrofe."
La posizione di Gide è molto severa, ma la sua stima per Simenon riamane, anche se si chiede "Ora quello che ci si aspetta da Simenon è di capire com'è diventato quello che è oggi; ma forse lui stesso non sarà capace di farlo".
Insomma parere negativo. Ora si tratta di farlo sapere a Simenon, questo è il problema di Gide e di Gallimard. L'editore decide per la via diretta. Gli fa pervenire la relazione integrale di Gide. Per Simenon è un colpo micidiale, ma è un buon incassatore, ribatte che è una prima stesura, materiale ancora grezzo che ha bisogno di essere rielaborato e integrato. Questa vota non scrive in état de romans, pianifica, organizza, non chiude tutto in dieci giorni... la strada e lunga e non si è dato scadenze. E infatti, in un modo assolutamente inconsueto, lavora per un anno intero al libro. Gide ne fà, a più riprese, una puntigliosa revisione. Il libro verrà faticosamente terminato, Simenon ha dato il meglio di sé stesso, di più non avrebbe potuto.
Gide chiuse la questione dichiarando che " Simenon vale più della sua reputazione". Gallimard alla fine pubblicherà il libro a guerra finita, nel '48.
Aldilà della sua riuscita artistica, Pedigree è sicuramente un libro che ha lasciato un segno, ha influenzato Simenon, positivamente, costringendolo a prendere maggior coscienza di sé e liberandosi anche di certi fantasmi che lo perseguitavano.

lunedì 18 aprile 2011

SIMENON RACCONTA COME NASCE MAIGRET

Georges Simenon intervistato dalla televisione canadese, nella trasmissione Prèmier Plan, parla di come è nato il personaggio di Maigret, dei suoi contrasti con l'editore Fayard e del lancio della serie delle inchieste del commissario di 36 Quai des Orfèvres.

domenica 17 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET SBARCA SULLA TV ITALIANA

Era appena passato Natale. E anche Santo Stefano. Domenica 27 dicembre 1964 gli italiani sintonizzati su Rai Uno alle 21 assistettero alla prima puntata dell'adattamento televisivo delle inchieste del commissario Maigret.
Fu un successo. Circa quindici milioni di telespettatori seguirono "Un'ombra su Maigret" tratto dall'opera  di Georges Simenon, Cécile est morte (Gallimard 1942). La trasposizione tv prevedeva una seconda puntata venerdì 1 gennaio 1965 ed una finale la domenica 3. E fu il primo di quattro serie (1964/65 - 1966 - 1968 - 1972), per un totale di sedici sceneggiati e trentacinque puntate.
Insomma una bella produzione Rai che ebbe picchi d'ascolto di 18,5 milioni che contribuì non poco a far conoscere il commissario siemenoniano in Italia, anche se le sue inchieste erano apparse già nel 1932 per il tipi dell'Arnaldo Mondadori Editore (allora a Verona), nella collana I libri neri. Poi c'era stata anche una riduzione  televisiva antecedente che non aveva lasciato il segno, quella di Liberty Bar nel 1960, tratta da un lavoro teatrale andato in scena a Roma al Ridotto dell'Eliseo.
Ma torniamo alla serie che diede popolarità al commissario Maigret.
Gli ingredienti c'erano tutti perchè fosse un successo. Maigret era, come dire, un personaggio telegenico (tanto che oltre che in Francia ci furono sceneggiati prodotti anche in Inghilterra, Belgio, Germania e in altri paesi europei fino alla Russia ed extra-europei come il Giappone).
Telegenia a parte, dietro c'era la scrittura e la struttura narrativa di Simenon, sulla quale inseriva, tra gli sceneggiatore, un drammaturgo come Diego Fabbri,
un regista televisivo e cinematografico come Mario Landi, il tutto supervisionato da un tale Andrea Camilleri, allora delegato di produzione della Rai.
E poi c'era il cast che, oltre ad attori fissi nei ruoli come Andreina Pagnani in M.me Maigret, costituito attori di teatro anche di grosso calibro. Ecco qualche nome che dirà qualcosa agli ultracinquantenni, Mario Maranzana (ispettore Lucas), Franco Volpi (il giudice Comelieau), Giusy Raspani Dandolo, Andrea Checchi, Ugo Pagliai, Gian Maria Volontè, Marina Malfatti, Silvano Tranquilli, Ileana Ghione, Arnoldo Foà, Marisa Merlini, Cesco Baseggio, Vittorio Sanipoli, Angela Luce, Guseppe Pambieri, Oreste Lionello, Loretta Goggi.
Fu un fenomeno che coinvolse tutta l'Italia. Non solo ascolti altissimi, ma consguenze anche su altri fronti. Allora i cinema, pur di non perdere gli spettatori, quando era programmato Maigret, disponevano dei televisori in sala e, finita la puntata, tornavano a proiettare film. E la pipa? Bene, uno dei decani dei venditori di pipe a Roma, ricorda come in quel periodo ci fu un incremento di vendite delle pipe per il gran numero di neofiti evidentemente condizonati dalla moda Maigret. Insomma una serie tv che a distanza di 45 anni ancora attrae, visto che, tornata in edicola con una collezione di dvd, è andata esaurita.

sabato 16 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET NON MOLLA IN CLASSIFICA

Maigret non molla la classifica. Parliamo come al solito di quella riportata da Tuttolibri de La Stampa di oggi. L'amico d'infanzia di Maigret  tiene infatti da qualche settimana la classifica tra la terza e la quinta posizione nella sezione della narrativa straniera.
L'inchiesta del commissario fu scritta da Simenon e pubblicata da Presses de la Cité nel 1968 con il titolo originale L'Ami d'enface de Maiget.

SIMENON. COMPLMENTI!

Gide, Faulkner, Symons, LeCarré, Camus, Miller, Fellini, Sepulveda
C'è una lunga lista di corrispondenza con i personaggi di spicco della cultura del suo tempo da Fellini, a Gide, da Chaplin a Henry Miller. in fondo all'epoca era (telefono e telegrafo a parte) l'unico mezzo di comunicare e nelle lettere ci si poteva dilungare, approfondire i concetti, inviare dei saluti o anche esprimere dei complimenti.
E di complimenti Simenon ne riceveva, soprattutto da un certo periodo in poi, non pochi.
Abbiamo detto in qualche post precedente che Dashiell Hammett (anche se non in una lettera) gli aveva fatto un gran complimento affermando che Simenon gli ricordava Edgard Allan Poe. André Thérive, critico letterario e giornalista, scrive su Temps:" Credo proprio di aver appena letto un capolavoro allo stato puro (Le locataire - Gallimard 1934)... Io protesterò sempre quando si accuserà Simenon di scrivere male. Scrive bene, cioè giusto, come necessita. Leggete Les Pitard (1935), un libro straordinario, così complesso e così semplice, e dite se la parola perfezione non è la più esatta per definirlo...".
Nel '32 Robert Brasillach, in un articolo, Pro e contro il romanzo poliziesco, loda la capacità di Simenon, anche nei Maigret, di descrivere un canale, di approfondire uno stato psicologico, e di sapere rendere così bene situazioni come la decadenza e l'avvilimento. Marcel Aymé, scrittore e drammaturgo, lo definisce addirittura "un Balzac senza lungaggini".
Le soddisfazioni arrivano anche dall'estero dove l'inglese Julian Symons, esperto critico in letteratura poliziesca, scrive così dell'opera simenoniana: "... E' più facile ammirare che amare i sui libri, romans durs o Maigret che siano. Il loro creatore é, in un certo senso, il più straordinario fenomeno letterario di questo secolo, ma il suo talento é più quello di un chirurgo letterario piuttosto che quello di un grande creatore...". E poi ci sono le frasi dei grandi.
Ad esempio Albert Camus: "Non avrei scritto Lo straniero se non avessi letto la Vedova Couderec". E André Gide, che l'aveva definito il Balzac del '900 affermò: "E' il più  grande di tutti... il più vero romanziere che abbiamo in letteratura...". E ancora il suo amico americano Henry Miller: "C'è una tenerezza che non trovo frequentemente tra gli scrittori francesi. Sarà il lato belga?...". Invece William Faulkner affermava "Adoro leggere Simenon. Mi fa pensare a Checov". Il regista Fellini, che era legato alla scrittore da una grande amicizia e anche da un idem sentire, sottolineava: "L'amico più grande che ciascuno vorrebbe avere, un compagno sul lavoro e nella vita, un punto di riferimento che non viene mai meno e che ti dà forza". E anche ai giorni nostri romanzieri come John le Carré spiega che Simenon: "E' uno scrittore a suo agio sia con la realtà che con la fantasia, con la passione e con la ragione. E soprattutto ispira quella particolare confidenza che i lettori riservano ai romanzieri che venerano". Anche Luis Sepulveda ha fatto notare che "Nulla vale un'inverno in compagnia di una buona scorta di cognac e dell'opera completa di Simenon". 

SIMENON. TRE EDITORI PER LA VITA

FAYARD
Da quando Simenon si gettò nell'avventura di Maigret, superata la fase della lettura popolare e "alimentare", la sua vita letteraria ebbe tre editori di riferimento che per motivi diversi svolsero un ruolo fondamentale per lo scrittore. Fayard fu quello che gli editerà le prime diciannove inchieste di Maigret. Fu un vero "passaggio della linea" per Simenon. Come diceva lui stesso, intanto era il passaggio alla semi-letteratura, poi costituì il decollo della sua popolarità e l'inizio di guadagni davvero consistenti. Con Gallimard ebbe invece la sua consacrazione nel mondo della letteratura alta e non solo in Francia. Con Nielsen trovò un amico con cui aveva una notevole intesa e il quale investì moltissime delle sue risorse  sullo scrittore Simenon.
Il rapporto tra Arthème Fayard, produttore cinematografico di successo, inventore del settimanale Candide era iniziato ai tempi dei romanzi popolari ed era abbastanza amichevole.
"... Arthème era un bell'uomo, tempie brizzolate... un tipo che aveva del fiuto... era un uomo di successo - ricorda Simenon in uno dei suoi Dictées - molto sicuro di sé stesso, che esprimeva  giudizi anche 'tranchant' su tutto quello che riguardava il giornalismo o la letteratura..."
GALLIMARD
L'altro editore era il mitico Gaston Gallimard. L'uomo che aveva fondato la casa editrice diventata un'icona per la cultura letteraria francese. I due divennero amici, un bel rapporto che durò anche quando Simenon decise di abbandonarlo. La NRF, la Nouvelle Revue Francaise di Gallimard divenne un marchio leggendario, una sorta di miele che attirava i letterati dell'epoca come api. E poi  giocò un ruolo importante nella letteratura "polar" con la rivista Detective e la collana di libri Serie Noire che furono un punto di riferimento per il genere e non solo in Francia.
"In realtà Gaston Gallimard era un timido, ma io pure ero altrettanto timido, ed é il motivo per cui ho potuto trattare con lui in un modo così autoritario - Simenon racconta come firmò il suo contratto con il patron - Il risultato è che un'ora dopo il nostro accordo era firmato... io non sono più tornato, salvo eccezionalmente, negli uffici di rue Sébastien-Bottin. E' lui che ogni anno, allo scadere del nostro contratto, veniva a trovarmi a Nieul-sur-mer. Una solida amicizia si instaurò poco dopo tra noi. Io d'altronde la condivido ancora oggi con suo figlio Claudio, che allora era un adolescente...
NIELSEN
Anche Sven Nielsen, figlio e nipote di librai danesi, che era venutoa Parigi, fatto la gavetta ed era rrivato ad acquistare Les Presses de La Cité, che comprendeva sette case editrici e che poi divenne il suo editore esclusivo finoala morte, fu un suo grande amico.
"Io gli ero molto affezionato, allora viaggiavo ancora e quindi spesso io andavo a Parigi e lui veniva a Losanna e avevamo dei lunghi discorsi che ci prendevano molto - Simenon ricorda nei suoi Dicteés - Ci scrivevamo ogni settimana per un lungo periodo, lettere che mi arrivavano regolarmente il sabato o il lunedì..."

giovedì 14 aprile 2011

SIMENON. ANCHE PER LUI ADELPHI CONTA SUGLI SCONTI

In tempi di crisi "sconto" è un termine che risuona frequentemente quasi come il "compra adesso e pagherai dopo". Mentre quest'ultima formula non è utilizzata in editoria, lo sconto sta invece prendendo piede. Certo, sempre limitamente ad alcune collane e per un periodo di tempo ben preciso. Ad esempio l'Adelphi ha deciso di rinunciare ad un 25% dei suoi incassi sui titoli delle collane tascabili, a favore degli eventuali acquirenti, fino al 16 maggio (operazione iniziata la settimana scorsa). Si tratta di un bel lotto di titoli quasi mille (972 per la precisione). Ma la notizia che qui ci interessa e che ben 85 sono romanzi e Maigret di Simenon.  Troverete i titoli delle opere simenoniane scontate alla fine del post. Un'occasione per fare incetta soprattutto delle inchieste del commissario che, manco a dirlo, fanno la parte del leone. Ma magari per chi si è addentrato da poco nell'universo simenoniano è un occasione per fare un po' di scorta. In fin dei conti anche quella del libro è un'industria come quella dei saponi, certo compri cinque e paghi quattro suona un po' "detersivo", ma oltre alle tasche, alla fine fa bene alla mente e allo spirito. Ecco i titoli:



  1. L'amico d'infanzia di Maigret
  2. Maigret e il produttore di vino
  3. Maigret a Vichy
  4. Maigret è prudente
  5. Maigret e il caso Nahour
  6. L'orologiaio di Everton
  7. Maigret e il fantasma
  8. Il ladro di Maigret
  9. Maigret si difende
  10. Memorie intime
  11. La pazienza di Maigret
  12. Maigret e il barbone
  13. Maigret e le persone per bene
  14. Maigret e i vecchi signori
  15. Maigret perde le staffe
  16. Maigret e il cliente de sabato
  17. Maigret e il ladro indolente
  18. Maigret si confida
  19. Maigret si mette in viaggio
  20. Gli scrupoli di Maigret
  21. Maigret si diverte
  22. Maigret in Corte d'Assise
  23. Maigret e i testimoni recalcitranti
  24. La casa sul canale
  25. Maigret e la giovane morta
  26. Maigret e il ministro
  27. Maigret prende un granchio
  28. Maigret e il corpo senza testa
  29. Maigret si sbaglia
  30. La neve era sporca
  31. La trappola di Maigret
  32. Maigret e l'uomo della panchina
  33. Maigret ha paura
  34. Lettera al mio giudice
  35. Maigret a scuola
  36. Maigret e la stangona
  37. La rivoltella di Maigret
  38. Maigret, Lognon e i gangster
  39. L'amica della signora Maigret
  40. Maigret e l'affittacamere
  41. Pioggia nera
  42. Le finestre di fronte
  43. La furia di Maigret
  44. Le memorie di Maigret
  45. Maigret al Picratt's
  46. La prima inchiesta di Maigret
  47. La verità su Bébé Donge
  48. Maigret va dal coroner
  49. Félicie
  50. Cécile è morta
  51. Il morto di Maigret
  52. Maigret a New York
  53. Maigret e la vecchia signora
  54. I Pitard
  55. L'uomo di Londra
  56. L'ispettore Cadavre
  57. Il mio amico Maigret
  58. Le vacanze di Maigret
  59. Firmato Picpus
  60. Maigret
  61. I sotterranei del Majestic
  62. La chiusa n.1
  63. La casa del giudice
  64. Carissimo Simenon • Mon cher Fellini
  65. Il cavallante della "Providence"
  66. Liberty Bar
  67. Pedigree
  68. L'ombra cinese
  69. All'insegna di Terranova
  70. Il crocevia delle tre vedove
  71. Il caso Saint-Fiacre
  72. La casa dei fiamminghi
  73. Un delitto in Olanda
  74. Il cane giallo
  75. La balera da due soldi
  76. Il Pazzo di Beregrac
  77. Una testa in gioco
  78. Il porto delle nebbie
  79. Il defunto signor Gallet
  80. La ballerina del Gai-Moulin
  81. Pietr il Lettone
  82. L'impiccato di Saint-Pholien
  83. Betty
  84. L'uomo che passava guardare i treni
  85. Lettera a mia madre

mercoledì 13 aprile 2011

SIMENON INTERVISTATO DA BERNARD PIVOT

Intervista storica quella di Bernard Pivot, l'autore e conduttore della celeberrima trasmissione televisiva culturale francese Apostrophe, allo scrittore Georges Simenon di cui qui vi proponiamo un estratto, tratto da Youtube.

SIMENON. TITOLI, PUZZLE, FANTASIA...

"Je me souviens... Les inconnus dans la maison, la maison du canal... des traces de pas... et le suspect!".
Oncle Charles s'est enfermé derrière les volets verts de la chambre bleu. Les inconnues de la maison comme l'ombre chinoise ou la tete d'un homme?... Le frères Rico? Les Pitard?... Ou les fantomes du chapelier? Il etait au bout du rouleau, aprés (les) quatres jours du pauvre homme chez les Flamands quand Cécile est morte. Après le rapport du gendarme et la fuite de monsieur Monde, a quoi bon jurer? Quand vient le froid, la neige était sale et, en cas de malheur, le déménagement est le chemin sans issue.
L'homme qui regardait passer les trains est un homme comme un autre, un nouveau dans la ville qui, comme le clients d'Avrenos, ceux de la soif, voit le fond de la bouteille. Il est le prisonnier de la rue, il est le client le plus obstiné du monde du Liberty Bar mais avec un coupe de vague il arrive, après le haut mal, à un vie comme neuve ou il y encore des noisetiers.

E' un gioco, non sappiamo quanto divertente, ma abbiamo voulto tentare. Scrivere un testo a volte un po' surreale, a volte un po' ermetico, con delle licenze poetico-lessicali costruito però con i titoli dei romanzi di Simenon. Per facilitarvi il compito del riconoscimento abbiamo messo in rosso le parole aggiunte che servono a dare un vago senso compiuto al tutto. Qui di seguito potrete leggere la traduzione in italiano. Bilancio. Su 365 parole di testo, 26 le abbiamo aggiunte noi, poco più del 23%, le altre 339 sono proprio quelle dei titoli dei romanzi e dei Maigret di Simenon.

"Io mi ricordo... gli sconosciuti nella casa, la casa del canale... delle tracce di passi ... e il sospetto!". Zio Charles si era rinchiuso dietro le persiane verdi della camera azzurra. Gli sconosciuti nella casa come l'ombra cinese o la testa di un uomo?... I fratelli Ricò? I Pitard?... O i fantasmi del cappellaio? Era allo stremo, dopo (i) quattro giorni del pover'uomo dai Fiamminghi, quando Cecilia è morta. Dopo il rapporto del gendarme e la fuga del signor Monde, a che serviva giurare? Quando viene il feddo, la neve era sporca e, in caso di disgrazia, la fuga é una strada senza uscita.
L'uomo che passava guardare i treni è un uomo come un'altro, uno nuovo nella città che, come i clienti d'Avrenos, quelli della sete, vede il fondo della bottiglia. E' il prigioniero della strada, é il cliente più ostinato al mondo del Liberty Bar, ma con un colpo di vento arriva, dopo il grande male, ad una vita come nuova dove esistono ancora i nocciòli.

martedì 12 aprile 2011

SIMENON. SODDISFAZIONI MADE IN USA

La permanenza decennale di Simenon negli Stati Uniti, oltre a dargli spunti per continuare a ritmo serrato la sua produzione di romanzi e di Maigret, gli regalò più di una soddisfazione.
Possiamo iniziare dal paragone fatto dal Dashiell Hammett  sul Los Angeles Times a proposito del suo La neige était sale (1948) : "...perché é intelligente (Simenon). Per certi versi mi fa pensare a Edgard Poe...". Ottobre 1949, Little Brown, l'editore dell'Ellery Queen's Magazine, gli assegna il primo premio per il racconto poliziesco. Per Simenon è una graticazione notevole, anche per non era  in lizza, e quindi totalemtne inaspettto, una sorta di riconsocimento alla sua letteratura di genere.
Nel 1952 viene accolto dalla Accademy of arts and Letters e successivamente nominato addirittura Presidente della Mystery Writers of America. Questo conferma quello che scrisse il giornalista Brendam Gill nel ritratto di Simenon sul New Yorker:"...E' amato da quelli che cercano verità estreme, e non da quelli immobili in una normalità destabilizzante. E' preferito dagli intellettuali, ma i lettori dei tascabili nutrono nei suoi confronti la medesima considerazione che hanno per Spillane o Caldwell...".
Interviste e commenti lusinghieri escono anche sul New York Times, sul Saturday Review, su Life e su Look. Insomma l'europeo Siemenon colpisce e conquista l'America colta che con le sue attenzioni lo coccola. E per lo scrittore è importante, molto importante, almeno a stare a quello che aveva scritto in Problèmes du roman nel 1943 "...gli americani, che sono forse i più autentici romanzieri di questo periodo..."

lunedì 11 aprile 2011

SIMENON VA AL CINEMA. SUBITO.

I romanzi di Simenon, si sa, sono risultati assai adeguati al linguaggio cinematografico, oltre che molto telegenici. Ad oggi sono oltre sessanta film in vari paesi i cui soggetti sono tratti dai suoi romanzi e dai Maigret .
L'avventura nel cinema iniziò molto presto e con l'ingresso dalla porta principale, visto che il regista si chiamava Jean Renoir. Era il 1932 il film La nuit de Carrefour tratto dall'omonima inchiesta di Maigret. Quello che stupisce è la velocità di realizzazione tipica delle creazioni che riguardano Simenon. Il libro lo scrisse nell'aprile del 1931. Fayard glielo pubblicò nel luglio dello stesso anno. Il film debuttò nelle sale nell'aprile del 1932. Nemmeno nove mesi dopo l'uscita del libro e appena ad un anno dalla fine della sua scrittura. Insomma sempre lo stesso ritmo infernale della macchina Simenon.
Infatti, stesso anno, il 2 luglio, esce Le chien jaune, stavolta diretto da Jean Tarride, scritto invece nel marzo del '31, pubblicato il mese sucessivo. La catena di montaggio tiene sempre lo stesso ritmo. Per il terzo occorre aspettare ben sette mesi. Febbraio 1933, La tête d'un homme, altro nome di spicco alla regia, Julien Duvivier, uscito però con "calma", quasi tre anni dopo essere stato scritto e quasi due dopo la sua pubblicazione. Ma come avrebbero detto i giovani francesi di qulache decennio fa', ce n'est qu'un debut....
Il cinema lo affascinava, però l'opinione sull'ambiente di Simenon era piuttosto severa. Così il set.
"...Una folla fatta di gente che nella vita fà il rigattiere, lo scroccone, il banchiere o di brava gente che si agita, correndosi incontro, discutendo e affaccendandosi intorno ad un libro, che trasformeranno in soggetto, poi in sceneggiatura e quindi (ma non sempre) in un film... - racconta lo scrittore in un articolo del '32 - E poi un'altro tipo di persone, di cui nessuno conosce il mestiere, che legge, cancella, consiglia, stabilisce dei dialoghi, taglia scene e personaggi...". E infatti dopo questo terzo film occorrerà aspettare dieci anni per veder proiettata un pellicola tratta da un suo romanzo (La maison des sept jeunes filles - Albert Valentin - 1942).
"Io firmo un minimo di cinque contratti a settimana. Cinque produttori, in dieci giorni si battono per avere i diritti de La Chambre blue, un romanzo di cui si è parlato troppo poco - rispondeva Simenon in un'intervista del 1981 - Altri quattro si disputano Le fantome du chapelier che deve essere realizzato da Chabrol con Aznavour...."  E' fin troppo evidente che la storia di Simenone e il cinema è troppa lunga e complessa per ridurla in un post. Ci torneremo sopra, magari con altri post o magari come abbiamo fatto per Maigret, dedicandogli uno speciale per tutta una settimana. Seguiteci.
"

domenica 10 aprile 2011

SIMENON FA IL CASTELLANO

La Richardière
1931. Maigret è lanciato. Simenon è uno scrittore non ancora famosissimo, ma certamente affermato. Ormai alle spalle da un po' di anni la storia con Josephine Baker e il menage coniugale con Tigy, la sua prima moglie, e con Boule la sua femme de chambre e amante si è stabilizzato. Continua scrivere la serie di Maigret, ha finito il suo primo roman dur, Le rèlais d'Alsace (1931) e decide di lasciare Parigi, anche se non vende la casa di Place des Vosges. La sua abitazione sarà La Richardière, una residenza di campagna di nobili, costruita nel XVI secolo su una stradina che va da Marsilly a Nieul, vicino a La Rochelle. Qui Simenon sembra trovare la sua dimensione ideale, scrive, gioca a fare il gentelmen-farmer (anche se dalle testimonianze dei locali è chiaro che si capiva subito che era un cittadino) e si gode l'atmosfera provinciale.
Una costruzione, solida, come piacevano a Simenon, con un torretta, un cortile interno e tanto spazio, anche per il suo studio e per l'atelier di Tigy, che ancora dipingeva.
"Una cosa mi attraeva molto de La Rochelle - racconta Simenon -  come d'altronde ho scritto in molti miei romanzi. Ho trovato nella regione de La Rochelle, soprattutto verso il nord, esattamente la stessa luminosità dell'Olanda, una luminosità del cielo alla Vermeer. Una luminosità eccezionale".
Chateau de Terre-Neuve Simenon e il figlio Marc





Parliamo di La Richardière e della regione de La Rochelle perchè si tratta di una zona importante nella geografia simenoniana. Sia per quanto riguarda la sua vita (ci passò una decina d'anni), ma nche perché la ritroviamo nei suoi scritti, insomma un periodo, quello dell'anteguerra, fondamentale anche per lo scrittore. A La Richiardière compilò undici romanzi tra il '32 e il '33 e due Maigret e poi in quell'anno entrò in Gallimard. Nel '38 si spostò lì vicino, a Nieul-sur-mer, e poi nel '40, all'inizio della guerra, al castello Terre-Neuve di Fontenay-le-Comte. Qui gli inquilini erano aumentati perché nel frattempo (1939) era nato Marc il suo primogenito. E' un vero imponente castello rinascimentale, con statue colonne e, anche se in era affitto, Simenon si sentiva un vero castellano. In questi anni vanno ricordati, tra gli altri, romanzi di primissimo livello come Le bourgomestre de Fournes (1938), Les Inconnus dans la maison (1939), La veuve Couderec (1940), La fenêtre des Rouet (1942), per non parlare degli otto Maigret.

sabato 9 aprile 2011

SIMENON. PIOVONO LE CRITICHE

Non tutto è sempre stato facile per Simenon. Soprattutto all'inizio quando la sua fama nella letteratura popolare  lo condizionava pesantemente sulla produzione dei Maigret, i cui più accaniti critici ritenevano fosse un polar che non rispettava le regole del genere e che sarebbe risultato poco gradito a chi cercava quel tipo di letteratura.Poi quando il successo della serie delle inchieste del commissario fu palpabile ed indiscutibile, e Simenon prese a scrivere quelli che lui chiamava romans durs, gli veniva consigliato più o meno sarcasticamente di tornare alla letteratura poliziesca, perché quella del romanzo non era davvero la sua strada.
Ma ci voleva ben altro per smontare Simenon, che aveva convinto Fayard a pubblicare i Maigret anche se l'editore era convinto che ci avrebbe rimesso un bel po' di soldi.
Robert Brasillach nel '32 su L'Action Francaise commentava: "Più attento , liberato dal suo pubblico, dalle sue strutture che era obbligato a utilizzare, se monsieur Simenon scrivesse meno velocemente, chissà se ci regalerebbe un giorno un romanzo che ci sorprenderebbe?.... Semmai monsieur Simenon acquisisse la cultura letteraria che gli manca, siamo sicuri che non potremmo attenderci qualcosa da lui?..."
Non passano due anni che dal 'piano' Fayard Simenon sale diversi gradini ed entra dalla porta principale alla maison Gallimard, accompagnato nientemeno che da André Gide. Ma le critiche sono anche di ordine... economico. Infatti il patron Arthéme Gallimard gli rimprovera: "...E' certo che l'aver abbandonato da parte vostra il genere poliziesco (Maigret) ha diminuito, come era facile prevedere, la vendita dei vostri libri...".
Anche l'uscita di titoli importanti come "Il testamento Donadieu" (1937) suscita delle critiche. Su Le Figaro André Rousseax scriveva:"...La frittata alla cipolla ha fatto carriera. Il piccolo bistrò diventa così un ristorante alla moda... E' un 'capolavoro' grezzo, una specie di 'capolavoro' sospeso. Così si scopre l'oro in certe sabbie. Occorre soltanto sapere se l'oro potrà essere mai estratto un giorno da queste sabbie..."
Ancora nel '38 altre rampogne economiche, gliele rivolge ancora Gallimard: "...Pensate che se faccio un bilancio del Simenon alla NFR, devo constatare che vi ho versato a tutt'oggi 500.000 franchi di diritti, non ammortizzati dalle vendite, e che i costi industriali rappresentano altri 400.000 franchi e che così arrivo ad un deficit totale di circa un milione...".
E anche nel '45, quando è negli Stati Uniti, arrivano staffilate come quelle  di Andrè Billy su La Bataille:" Su cosa scherza Simenon? Cosa lo autorizza a proferire sciocchezze così gravi? Il romanzo classico dopo di lui, sarebbe il romanzo-crisi, e il romanzo-crisi starebbe al romanzo, come la drammaturgia di Shakespeare sta al teatro?...".
Ma nemmeno questo spaventa Simenon che risponde a tutti: "Io sono un romanziere. E resterò un romanziere. Ho lasciato i reportage e le pubblicazioni delle mie opere sui giornali, perchè tengo prima di tutto alla mia completa indipendenza... Venderò le mie opere quando vorrò, al prezzo che riterrò equo, perché solo io sono responsabile della mia reputazione...".
E, come è noto, alla fine ebbe ragione lui, sui critici e sugli editori.

venerdì 8 aprile 2011

SIMENON. DA POLICE MAGAZINE A DÉTECTIVE

Lo abbiamo già detto, spesso negli anni '30 i romanzi di Simenon uscivano in anteprima in "feuilletton". Cioè a puntate sui giornali, prima che rilegati in un libro. Questo può sembrarci strano oggi, ma non lo era certo per quei tempi, anzi si trattava di una prassi ben consolidata. Dalla letteratura russa a quella francese non c'erano quasi eccezioni. Qui però vogliamo puntare l'attenzione su un tipo di pubblicazioni, che avevano il loro analogo negli Stati Uniti, anche lì negli anni '30, i cosiddetti pulp-magazine, giornali con una veste editorale modesta, una grafica, come si dice, urlata, dove però pubblicavano quelli che poi sarebbero diventati i padri dell'hard-boiled-school, su Black Mask, gente come Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Cornwell Woolrich. In Francia Georges Simenon scriveva sui due più famosi corrispondenti francesi di questi pulp-magazine come Police Magazine e Détective. Erano anche qui giornali con copertine ad effetto, con la solita miscela donne-poliziotti-malviventi, riviste con molte foto e su cui si parlava di fatti di cronaca nera, ma dove venivano anche pubblicati in anteprima, e a puntate, i romazi. Qui vediamo un'esempio della copertina di Police Magazine con La folle d'Ittiville.
Détective invece era una pubblicazione di Gallimard, che risentiva dell'autorevolezza della casa editrice, ma che stuzzicava lo stesso la curiosità della gente sugli omicidi e spesso chiamava a scrivere su casi irrisolti anche firme famose come quella di Simenon. Una letteratura popolare, nella quale ovviamente Simenon si muoveva a suo agio, che avvicinava comunque molta gente alla lettura e poi magari alla lettura dei libri della "Série Noir"(sempre di Gallimard). Questo a conferma che, continuando la tradizione dell'800 di Balzac, c'era in Francia anche nel '900 una letteratura non alta, ma che allargava la base dei lettori che poi man mano raffinavano il loro palato e magari pian piano passavano a letture pù impegnative. Al contrario dell'Italia dove la letteratura popolare è quasi sempre stata segnata a dito dagli intellettuali e non mai avuto respiro per esapandersi. Con la conseguenza che la letteratura alta è rimasta tradizionalmente patrimonio per pochi e l'Italia si è ritrovata ad essere uno dei paesi in cui si legge di meno. Ma questa è un'altra storia.

giovedì 7 aprile 2011

SIMENON IN "ETAT DE ROMANS" E MAIGRET "EN TRANSE"?

Sappiamo che Simenon prima di scrivere un romanzo passava un periodo di lieve malessere, che poi si tramitava in état de romans (detto anche "état de grace"), cioé quello stato di vuoto che gli permetteva di far posto al protagonista del suo romanzo e così iniziava la sua convivenza con lui. E quando ha iniziato a scrivere le inchieste di Maigret forse istintivamente ha messo in testa al commissario un siestema di indagare che non era molto dissimile.
"Ci siamo il capo è in trance". Questo è un'affermazione che leggiamo nei Maigret e che viene pronunciata dai suoi ispettori che commentano la fase preliminare allo stato in cui il loro capo inizia a immedesimarsi nei personaggi che gravitano intorno al reato o ai sospettati. Quando sarà in grado di pensare e reagire come loro, saprà in quale direzione avviare l'inchiesta e allora il colpevole non avrà più molto tempo.
Insomma la creazione di un romanzo un po' come la preparzione di un'inchiesta. Metodi analoghi anche perchè sono simili le motivazioni. Simenon cerca il perché i suoi protagonisti si comportino in un quel determinato modo e li portino poi alle estreme conseguenze. E pure Maigret non é solo interessato a chi ha commesso il reato, ma molto di più al perché, a quali sono i motivi che hanno portano quell'individuo a quel gesto.
Qui non si tratta tanto di analogie tra Simenon e Maigret, quanto piuttosto di un modo di concepire la scrittura che non differisce granché quando l'autore si accinge a comporre un roman dur o un Maigret. D'altronde lo confessa anche lo stesso Simenon in un 'intervista a Bernard Pivot : "... alla fine ho un po' confuso,  e sono andato più in là con i miei personaggi, Maigret con gli altri... i romanzi...".
Questo anche se, nelle dichiarzioni ufficiali dell'autore, i seriali continuavano ad essere "semi-letteratura", che lui scriveva per divertirsi, gli altri erano invece "letteratura" che gli costavano sforzi e una gravosa concentrazione.

SIMENON CI METTE LA FACCIA... IN COPERTINA

Un personaggio tanto famoso e così a lungo come Georges Simenon, è normale che abbia avuto dedicate molte copertine, soprattutto quelle dei settimanali e dei magazine che spesso si interessavano allo scrittore, ma sovente puntavano a soddisfare la curiosità dei lettori in merito alla sua movimentata vita privata, alle sue uscite mondane, ai suoi trionfi e alle sue tragedie. Insomma come ogni personaggio pubblico oneri e onori e paparazzate o servizi concordati facevano parte della sia vita e di quelli che gli vivevano accanto.Qui di seguito riportiamo qualche esempio di prime pagine dedicategli










mercoledì 6 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET, MAGRITTE E' O NON E' UNA PIPA?

"Ceci n'est pas une pipe". Chi non conosce questa allocuzione divenuta famosa perchè messa dall'autore come didascalia del famoso dipinto La Trahison des images (1928) di Magritte (belga pure lui)? Maigret-Magritte, una pipa che non è un pipa e un commmissario che la fuma continuamente. La fuma così tanto da essere talmente connaturata al personaggio da permetterle di rappresentare il tutto con una parte. Basta la pipa per pensare a Maigret? E allora nemmno questa é una pipa? E' solo una forma che ci rimanda all'idea del personaggio? E' personaggio lei stessa, quindi. E allora é vero, non è più una pipa.
Non è un gioco di parole, né un circolo artificioso. Ma una riflessione che ci sottopone Alain Bertrand nel suo Georges Simenon (1988) dove afferma "...Boutade? Punto d'incontro, semmai. Perché lo scrittore approfitta del rapporto metonimico stabilito nel corso della serie tra il commissario e questo attributo per appropriarsi per analogia dell'allocuzione di Magritte....". Ma se la pipa è Maigret, la pipa è anche Simenon.
Qualcuno ha fatto caso che, salvo in quelle scattate da bambino, nelle fotografie di Simenon non manca mai una pipa? O è in bocca allo scrittore, oppure in mano, altrimenti é lui a posare davanti ad una parte della sua collezione di pipe o a quelle tutte in fila già pronte e caricate sul suo tavolo di scrittura. Simenon era molto attento alla comunicazione, figuriamoci a quella visiva. Le fotografie dovevano sempre suggerire qualcosa di quel suo istante di vita, del posto in cui si trovava, di chi era vicino a lui in quel momento e, diciamo noi, del suo maniacale rapporto con la pipa.
E' davvero difficile trovare una foto in cui si faccia beccare senza un pipa che almeno gli spunti dal taschino.
Nel '78 in un'intervista, unidici anni prima di morire, confidò "...Ho iniziato a fumarla a tredici anni e non ho più smesso...". Il che significa che a settantacinque anni erano già 63 anni che fumava la pipa. Come poteva allora un personaggio come Maigret nascere senza pipa?

martedì 5 aprile 2011

SIMENON. MA QUANTE PAGINE PER UN ROMANZO?

Oggi non è più un tabù. Forse è il frutto una spinta dell'industria editoriale, più che l'esigenza espressiva degli autori contemporanei? Su questo andrebbe fatta una riflessione più profonda in una sede più idonea di questa. Ci riferiamo alla lunghezza dei romanzi. Ormai 500/600 pagine sono quasi la regola e se non proprio la regola sicuramente una media per i libri che affollano le librerie. Non sono un'eccezione nemmeno le 800/900 pagine. E addirittura il superamento del muro delle 1000 pagine non sono più casi che si contano sulle dita di una mano.
A questa regola però, ai suoi tempi, non scappò neanche uno come Simenon che con Mémoires intimes (più Le livre de Marie Jo) arrivò poco oltre le 1200 pagine. Ma fu davvero un'eccezione. Di solito i suoi romans durs sono tra le 150 e le 200 pagine, con poche punte fino a 250 pagine ed oltre. A parte Mémoires intimes, vanno fuori media Long cours (1935) con 380 pagine e Le testament Donadieu (1936) con oltre 390.
Però come dicevamo sopra, la stragrande produzione simenonia dei romans durs  si attesta tra le 150 e le 200 pagine. E, nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di romanzi cui non manca nulla: trama, atmosfera, personaggi, considerazioni, descrizioni, dialoghi... insomma tutto quello che serve, né di più, né di meno, e tutto ad un certo livello, spesso ad alto livello. E sono quelli che gli hanno valso il riconoscimento della critica e la celebrità tra il pubblico e che ancora oggi, ad ogni riedizione, costituiscono dei titoli da classifica, non solo Francia, ma anche da noi, in Italia, e pure in altri paesi.
Però in Simenon c'era talvolta il sogno di scrivere in modo diverso, romanzi differenti, magari anche di maggior respiro, come afferma in una lettera del '62 al suo editore, Sven Nielsen, in cui specifica "...Per esempio sogno da molto tempo di scrivere un romanzo davvero lungo pieno di personaggi che s'incrociano. E' probabile che non lo scriverò mai. E' come credere che io sia stato costruito per correre su una certa lunghezza, per esempio i cento metri, se non addirittura i 60 metri, come per gli junior!..."

SIMENON. QUANDO CREDETTE (O FECE CREDERE) DI ESSERE QUASI MORTO

Lo spettro della morte cambia la prospettiva. Estate 1940. Simenon riceve un colpo violento al petto, dovuto alla percossa di un ramo nella foresta vicino Fontenay dove s'era recato a fare legna. I dolori del giorno dopo, e il dubbio di essersi rotto una costola, lo indussero a farsi una radiografia al petto.
Nessuna costola rotta, ma molte brutte notizie.
Il medico che aveva consultato gli diagnosticò un stato niente affatto tranquillizzante riguardo il suo cuore che riultava affaticato, stressato e logorato come quello di un vecchio. Difficilmente, secondo il medico, avrebbe potuto andar avanti per più di due anni.
La mente di Simenon tornò immediatamente alla sorte del padre Desiré che, proprio a causa del cuore, era morto a 43 anni dopo essersi ammalato tre anni prima. La storia praticamente pareva ripetersi. Georges all'epoca aveva 37 anni con la prospettiva di arrivare sì e no a 40. Una sorta di identificazione con il destino del paterno che gli faceva psicologicamente sentire la propria fine assai vicina.
Ovviamente gli fu vietato l'alcol, dovette smettere di fumare la pipa, sesso nemmeno a parlarne, cibo leggero e razionato. Quanto allo scrivere, visto lo stress che produceva in Simenon, gli fu intimato di sospendere immediatamente l'attività. Tutto questo con lo scopo di allungare un po' la speranza di vita.
Georges era atterrito. A casa la moglie Tigy si irrigidì nella propria tensione, la Boule scoppiò a piangere.
Il commento di Simenon al proposito fu significativo: " Sono stato l'uomo che ha fatto qualsiasi cosa, adesso mi si chiede di essere l'uomo che non farà nulla..."
Inizia a scrivere Pedigree de Marc Simenon (poi intitolato Je me souviens) per lasciare al figlio memoria dei suoi nonni. Ma questa è la versione che dà Francis Lacassine, uno dei suoi biografi, ma ci sono altri studiosi che danno versioni diverse. Per Pierre Assouline, invece Simenon già stava già scrivendo il libro che forse finì per condizionarlo. Simenon credette davvero di dover morire e, scrive Assouline quando riporta la versione di Simenon, che dovette aspettare tre anni, quando consultando il miglior cardiologo di Parigi, ebbe la certezza che il suo cuore era perfettamente sano e che il radiologo di Fontany era perfettamente incompetente. Altro biografo, Stanley G. Eskin, altra versione. Dopo il verdetto di Fontenay, passarono quattro anni e solo per caso, incontrando un medico ad una partita a bridge, gli fu consigliato di farsi visitare da un cardiologo che gli rivelerà il suo ottimo stato di salute. Per Patrick Marnham, invece Je me souviens sarà scritto come reazione alla pessima notizia, che però sarebbe stata subito smentita. Infatti racconta che Tigy, scettica, anche per la buona salute del marito e per il ritmo della sua attività fisica, non credeva ad una situazione così tragica. Tanto che decise di andara a consultare il famigerato radiologo, il quale parlò di un malinteso, affermando che il marito era in realtà in buona salute. Allora? Tutto inventato? E nel caso, perché? Sembra, sempre secondo Marnham, che la famosa visita dal cardiologo parigino non ebbe luogo dopo tre o quattro anni, ma subito, nell'autunno del '40. Questo viene confermato anche da Assouline che, quando ricostruisce la verità con testimonianze di chi gli stette accanto in quegli anni, compresi alcuni medici, accredita la versione per cui quello che fu una preoccupazione di qualche mese, nel racconto di Simenon diventa una sofferenza di anni.
Falso allarme quindi, dove la fantasia dello scrittore, l'influenza della vicenda paterna e forse anche la continua, forse in questo caso inconscia, necessità di essere al centro dell'attenzione concorsero tutti a creare questa immaginaria prossimità alla morte.
Anche perchè in quei famosi anni di angoscia e di inattività, dall'estate del '40 al '43, Simenon scrive tre Maigret e otto romans durs, tra cui Pedigree (gennaio 1943) davvero impegnativo. Inoltre, proprio in quegli anni, il suo stato di salute non gli impedisce di portare a termine fruttuosi trattative ed affari con la società di produzione Continental (quella di proprietà dei nazisti) vendendo vari soggetti per la sceneggiatura di diversi film.
Altro che inattività completa!