martedì 5 aprile 2011

SIMENON. QUANDO CREDETTE (O FECE CREDERE) DI ESSERE QUASI MORTO

Lo spettro della morte cambia la prospettiva. Estate 1940. Simenon riceve un colpo violento al petto, dovuto alla percossa di un ramo nella foresta vicino Fontenay dove s'era recato a fare legna. I dolori del giorno dopo, e il dubbio di essersi rotto una costola, lo indussero a farsi una radiografia al petto.
Nessuna costola rotta, ma molte brutte notizie.
Il medico che aveva consultato gli diagnosticò un stato niente affatto tranquillizzante riguardo il suo cuore che riultava affaticato, stressato e logorato come quello di un vecchio. Difficilmente, secondo il medico, avrebbe potuto andar avanti per più di due anni.
La mente di Simenon tornò immediatamente alla sorte del padre Desiré che, proprio a causa del cuore, era morto a 43 anni dopo essersi ammalato tre anni prima. La storia praticamente pareva ripetersi. Georges all'epoca aveva 37 anni con la prospettiva di arrivare sì e no a 40. Una sorta di identificazione con il destino del paterno che gli faceva psicologicamente sentire la propria fine assai vicina.
Ovviamente gli fu vietato l'alcol, dovette smettere di fumare la pipa, sesso nemmeno a parlarne, cibo leggero e razionato. Quanto allo scrivere, visto lo stress che produceva in Simenon, gli fu intimato di sospendere immediatamente l'attività. Tutto questo con lo scopo di allungare un po' la speranza di vita.
Georges era atterrito. A casa la moglie Tigy si irrigidì nella propria tensione, la Boule scoppiò a piangere.
Il commento di Simenon al proposito fu significativo: " Sono stato l'uomo che ha fatto qualsiasi cosa, adesso mi si chiede di essere l'uomo che non farà nulla..."
Inizia a scrivere Pedigree de Marc Simenon (poi intitolato Je me souviens) per lasciare al figlio memoria dei suoi nonni. Ma questa è la versione che dà Francis Lacassine, uno dei suoi biografi, ma ci sono altri studiosi che danno versioni diverse. Per Pierre Assouline, invece Simenon già stava già scrivendo il libro che forse finì per condizionarlo. Simenon credette davvero di dover morire e, scrive Assouline quando riporta la versione di Simenon, che dovette aspettare tre anni, quando consultando il miglior cardiologo di Parigi, ebbe la certezza che il suo cuore era perfettamente sano e che il radiologo di Fontany era perfettamente incompetente. Altro biografo, Stanley G. Eskin, altra versione. Dopo il verdetto di Fontenay, passarono quattro anni e solo per caso, incontrando un medico ad una partita a bridge, gli fu consigliato di farsi visitare da un cardiologo che gli rivelerà il suo ottimo stato di salute. Per Patrick Marnham, invece Je me souviens sarà scritto come reazione alla pessima notizia, che però sarebbe stata subito smentita. Infatti racconta che Tigy, scettica, anche per la buona salute del marito e per il ritmo della sua attività fisica, non credeva ad una situazione così tragica. Tanto che decise di andara a consultare il famigerato radiologo, il quale parlò di un malinteso, affermando che il marito era in realtà in buona salute. Allora? Tutto inventato? E nel caso, perché? Sembra, sempre secondo Marnham, che la famosa visita dal cardiologo parigino non ebbe luogo dopo tre o quattro anni, ma subito, nell'autunno del '40. Questo viene confermato anche da Assouline che, quando ricostruisce la verità con testimonianze di chi gli stette accanto in quegli anni, compresi alcuni medici, accredita la versione per cui quello che fu una preoccupazione di qualche mese, nel racconto di Simenon diventa una sofferenza di anni.
Falso allarme quindi, dove la fantasia dello scrittore, l'influenza della vicenda paterna e forse anche la continua, forse in questo caso inconscia, necessità di essere al centro dell'attenzione concorsero tutti a creare questa immaginaria prossimità alla morte.
Anche perchè in quei famosi anni di angoscia e di inattività, dall'estate del '40 al '43, Simenon scrive tre Maigret e otto romans durs, tra cui Pedigree (gennaio 1943) davvero impegnativo. Inoltre, proprio in quegli anni, il suo stato di salute non gli impedisce di portare a termine fruttuosi trattative ed affari con la società di produzione Continental (quella di proprietà dei nazisti) vendendo vari soggetti per la sceneggiatura di diversi film.
Altro che inattività completa!

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