giovedì 5 maggio 2011

SIMENON. IL FILM NON E' UN ROMANZO

Tre camere à Manhattan con A. Girardot e M. Rouet
Semaine Spécial
CINEMA SIMENON
2/8 maggio

Charlie Chaplin, Jean Gabin, Federico Fellini, Jean Renoir,  solo per  citare i più famosi. Gente di cinema e amici di Simenon il quale aveva quindi una certa confidenza con la gente dell'ambiente. Poi il suo appartamento di avenue Richard-Wallace era in una palazzina dove al pian terreno c'era casa di Pierre Brasseur, al primo piano c'era un produttore, al terzo piano abitava Henry Decoin e al quarto addirittura Abel Gance. Ma nonostante ciò non si può dire che il suo rapporto con il cinema fosse idilliaco.
"Soprattutto per chi ha scritto il libro - sosteneva sovente Simenon - è difficile essere soddisfatti di quello che il regista porta sullo schermo. Il film sarà tutt'altra cosa rispetto al romanzo da cui è tratto, non migliore o peggiore, ma saranno due cose diverse come diverse sono la musica e la scultura".
Questo oggi potrebbe sembrare ovvio, ma questa riflessione era fatta da un Simenon poco più che trentenne, dopo aver visto le prime tre trasposizioni sul grande schermo dei suoi romanzi.
E infatti cinquant'anni dopo confermava in un'intervista "...Dite bene, non ho visto che tre di un'ottantina tra film e telefilm tratti dai miei romanzi... Prendiamo Maigret, perchè hanno fatto molti Maigret... come volete che qualcuno veda Maigret tale e quale ce l'avevo in testa io quando l'ho creato?.....Vedere i miei personaggi del tutto sfigurati e differenti da quello che erano è talmente snervante che allora me ne andai e da allora non vado mai a vederli...".
Però il cinema rendeva, spesso più dei libri e Simenon vendette i diritti di molti dei suoi romanzi: alcuni flop, altri grandi successi. Ma l'idea che qulcuno mettesse mano nella sue storie, cambiasse i propri personaggi non lo digeriva. Comunque se ne doveva esser fatto una ragione, ma forse più che per motivi prettamente economici, perché si rendeva perfettamente conto che il film poteva essere il migliore strumento di pubblicità per i suoi romanzi. E se c'era un prezzo da pagare, lo avrebbe pagato.

martedì 3 maggio 2011

SIMENON. JEAN GABIN L'ATTORE GIUSTO?

Semaine Spécial
CINEMA SIMENON
2/8 maggio

Tra gli attori più famosi possiamo dire che Jean Gabin, tra i film tratti dai romanzi di Simenon, tiene saldamente il primo posto. Abbiamo dedicato proprio a queste pellicole un approfondito post il 29 dicembre del 2010 (http://www.simenon-simenon.com/2010/12/simenon-e-jean-gabin.html)  he vi sonsigliamo di andarvi a rileggere. Ma in questo speciale ci tenevamo a tornare su questo attore che ha rappresentato uno snodo essenziale tra letteratura simenoniana e il grande schermo. Da sempre Gabin era stato un preferito di Simenon tanto da dichiarare: "...interpreterebbe bene alcuni miei personaggi: é un grande attore, anche se mi dispiace che sembra abbia dimenticato come si sorride...Vorrei vederlo nei suoi momenti gioviali e allegri, accanto ai momenti duri e drammatici...". Gabin all'epoca era ancora, forse un po' troppo legato ad interpretazioni, drammatiche, con vicende che lo presentavano come un personaggio duro e sfuggente.
Il sogno di Simenon si avvera nel '50 quando Gabin interpreta La Marie du port, romanzo scritto nel '37, pensando ad una vicenda che potesse essere adatta per il cinema. Ma poi l'attore interpreterà diversi film tratti dai suoi romanzi e dai Maigret, tanto che negli anni '60 era considerato l'attore simenoniano per eccellenza.
"... ora non penso a Maigret che attarverso Gabin e Delannoy (il regista) - commentava ironicamente Simenon dopo la visione di Maigret tende un piège (1958) - E' molto spiacevole. Per il mio prossimo libro verranno a chiedermi i diritti d'autore!...".
Ma la stima era reciproca. Nella biografia Gabin (1987) di André Brunelin troviamo scritto "...più che la presenza di Autant Lara dietro la cinepresa, quello che invogliò Jean, almeno all'inizio, a fare En cas de malheur fu che la sceneggatura era tratta da un romanzo del suo autore-idolo, Georges Simenon..."

lunedì 2 maggio 2011

SIMENON. ALL'INCROCIO TRA ROMANZO E FILM

Semaine Spécial
CINEMA SIMENON
2/8 maggio

1931, Ouistreham (Clavados). Jean Renoir scende dalla sua monumentale Bugatti. E' arrivato fin lì per incontrare Simenon. I due sono amici da quasi un decina d'anni. Il regista però questa volta ha in mano una copia de La nuit de carrefour, da poco pubblicata. E' lavoro, non amicizia. In ballo c'è un film. E' la prima volta che Simenon entra in contatto in modo, per così dire, professionale con il mondo del cinema.
I due, aldilà del rapporto amichevole, si stimano e Renoir è convinto che il film sia già centrato e definito nel romanzo. Insomma lui già lo vede. Simenon da parte sua non può che buttarsi a capofitto in questa nuova avventura, in un lavoro per lui del tutto sconosciuto, per di più in un debutto insieme ad un amico come Renoir.
I due decidono di buttare giù una bozza di copione. Si chiudono per diversi giorni in un villa a Cap d'Antibes e lavorano duro.
Simenon e Renoir sono d'accordo. Il regista vuole che la trama non prenda il sopravvento sull'atmosfera "...La mia ambizione è di rendere con le immagini il mistero di questa storia misteriosa. Voglio subordinare l'intrigo all'atmosfera. Il libro di Simenon evoca meravigiliosamente il grigiore di questo incrocio ad un cinquantina di chilometri da Parigi. Non credo che esista sulla terra un luogo più deprimente. Qualche rara casa, sperduta in un oceano di nebbia, di fango e di pioggia....".
Le parole del regista fanno pensare ad un noir ante-litteram. L'aria cupa e pesante di questa storia di un omicidio che si svolge intorno all'incrocio delle Tre Vedove, né é un esplicito richiamo.
Film di famglia Renoir. Oltre Jean, figlio del pittore Pierre-Auguste Renoir,  Pierre Renoir, fratello del regista, interprete di Maigret, Marguerite al montaggio, Claude assistente-operatore. Ma va ricordaoa anche che alla direzione della produzione c'era un nome che farà storia nel cinema francese: Jacques Becker.
Insomma come inizio Simenon non poteva lamentarsi.
A film finito, alla soddisfazione dei realizzatori (emozione e commozione) si contrappose lo scetticismo dei produttori (film incomprensibile e oscuro), portando ad inevitabili contrasti. Uno dei produttori chiese al regista se nell'anteprima visionata non mancasse per caso una bobina. Copione alla mano e film sullo schermo... venne trovato il buco. Nella sceneggiatura c'erano oltre dieci pagine di cui non era stato girato nemmeno un metro di pellicola!
Come era stato possibile? Renoir non era un regista di primo pelo, all'epoca aveva già una dozzina di pellicole al suo attivo. E Simenon? Non era certo uno che non padroneggiasse le regole delle connessioni narrative. Come era potuto succedere? Simenon dette in varie occasioni diverse spiegazioni. Renoir si stava separando dalla moglie ed era sovente depresso e/o ubriaco e in una sessione saltò a piè pari un certo numero di sequenze. Il taglio di queste lo attribuì in altra occasione al budget limitato... Insomma mentre l'atmosfera del film era perfetta, emozionante e misteriosamente attraente, la trama era quasi indecifrabile.
Secondo Renoir: "Dal punto di vista del mistero, i risultati oltrepasseranno le aspettative, questo dovuto al fatto che, essendosi perse due bobine, il film diventa, per così dire, incomprensibile anche allo stesso suo autore".
I produttori pur di salvare il lavoro, arrivarono ad offrire a Simenon 50.000 franchi per apparire in primo piano, nei momenti in cui nel film si verificavano dei salti logici, e spiegare a parole quello che non era possibile vedere. Lo scrittore rifiutò decisamente e il film uscì lo stesso nelle sale. La critica parlò di fallimento di Renoir e il pubblico restò disorientato. Un flop che avrebbe atterrato chiunque, ma Renoir e Simenon avevano le spalle grosse, tanto da pensare già al successivo film, tratto da Le Chien jaune.

domenica 1 maggio 2011

SIMENON. IL FORZATO DELLA SCRITTURA

Siamo nell'agosto del 1931, da qualche mese è stato lanciato Maigret e Simenon inizia a godere di una certa popolarità. Ma, proprio in quel mese, un numero del settimanale Nouvelles littéraires dedica una pagina a George Sim, nella rubrica dal titolo Gli illustri sconosciuti.
L'estensore dell'articolo, che si firma G.Charensol, riporta anche delle dichiarazioni virgolettate dello scrittore, ma tutto fa pensare che si tratti più che di una vera intervista, di un pezzo, messo insieme per farlo apparire più come un "fenomeno" che non uno scrittore. Ma questo non deve stupire, perché era un atteggiamento abbastanza diffuso tra la critica nei confronti di quel Sim, che  aveva scritto un romanzo in una gabbia di vetro (lo si continuava a raccontare anche se poi non si era verificato), che sfornava romanzi brevi e racconti a ritmi industriali, che aveva una certa fama tra i fruitori di letteratura popolare.
L'articolo inizia con le parole di Simenon: "Siccome impiego in media quattro giorni per scrivere un romanzo, non è così strano che io ne abbia scritti già 280, con sedici pseudonimi diversi.... Mi alzo tutti i giorni alle cinque e alle sei sono già davanti alla mia macchina per scrivere... Ogni ora scrivo un capitolo... A mezzogiorno completamente abbrutito, mi butto sull'erba".
E' il periodo in cui Simenon viaggia per i canali di Francia, ma da quello che il giornale gli fa dire e quello che pubblica, sembra che lo scrittore ci viva sul suo battello, che invece non abbia una casa a Parigi, nell'elegante place des Vosges.
Poi l'articolo continua parlando del suo esperimento del romanzo foto-testo, con La folle d'Itteville, evidenziando l'esuberanza e il carattere espansivo di Simenon che lo renderebbero più simile ad un meridionale che ad un belga, e della sua strana vita avventurosa che lo porterebbe ad essere amico dei peggiori "squali", grossi e piccoli, di quei tempi.
E poi arriva ai Maigret. Parlando del personaggio del commissario  Nouvelles littéraires scrive " ... il suo Maigret, pur non avendo le qualità sceniche di una Sherlock Holmes, o di un Rouletabille è una creazione molto umana e che gli fa onore...". Ma gli concende una possibilità, quella che potrebbe fare di Simenon un successore di Leroux (Rouletabille) o di Leblanc (Lupin), a patto di non scadere nella produzione di serie, di non incorrere nella monotonia e di non cadere nelle ripetizoni. Insomma il giudizio è sospeso, anche se l'articolo conclude che, senza rischiare troppo di sbagliarsi, quello scrittore di romanzi popolari oggi, domani sarebbe potuto diventare un romanziere tout court.

sabato 30 aprile 2011

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

SIMENON. COMPRENDERE E NON GIUDICARE

Il suo personaggio più famoso, il commissario Maigret è stato soprannominato il riparatore di destini. Perché aveva un modo di approcciarsi al colpevole, se volete, più sociologico che poliziesco. Gli indizi, le prove, le testimonianze gli davano un profilo dell'assassino. Ma come quell'uomo era arrivato a un tale punto? Quanto gli eventi, l'ambiente in cui era vissuto, o addirittura il caso, avevano condizionato il suo comportamento, le sue azioni? Maigret è stato concepito così perchè il suo creatore aveva una serie di convinzioni su come andasse gestita la giustizia. Ed era interessato all'uomo più che all'assassino o al delinquente di turno e al perchè aveva fatto quel gesto. Era magari un individuo che aveva passato la linea, ma quando, perché, cosa aveva fatto scattare quel momento? E così il commissario Maigret, entro certi limiti, e quando si accorgeva di non aver a che fare con criminali incalliti, sapeva chiudere un occhio, o non ricordarsi di una testimonianza... Insomma gli capitava di aggiustare le cose, nella consapevolezza, lui un commissario-capo della brigata omicidi, che la legge a volte non aveva nulla a che fare con la giustizia.
E d'altronde Simenon aveva dichiarato a Roger Stéphane: "...sono stato educato con il Vangelo e 'non giudicherai il prossimo tuo' è quello che mi è rimasto dentro... invece non se ne parla mai abbastanza, e quello é per me un comandamento molto importante...". 
D'altronde Simenon l'aveva ripetuto più volte che per lui i tribunali dovrebbero essere presieduti da medici e psicologi che, a suo avviso, sono maggiormente in grado di giudicare gli uomini, almeno più dei magistrati.
E arrivava addirittura ad affermare "... E allora, siccome si fanno degli stage in tutti i mestieri, bisognerebbe che, prima di giudicare gli altri, i magistrati passassero sei mesi in un prigione, come detenuti".

venerdì 29 aprile 2011

SIMENON. MAIGRET E IL SOUFFLE' AL TERRANOVA

Dalla scrittura alla cottura. Già, perché oggi parliamo di cucina, cucina francese, e che, ovviamente ha a che fare con Simenon, o meglio con Maigret. Non credo ci sia nessuno che ignori quanto sensibile fosse il commissario ai piaceri della tavola. Certo niente cibi sofisticati, le sue origini di campagna avevano lasciato un imprintig. Cucina semplice, ma gustosa, quella che cuoceva sui fornelli della povera gente, delle famiglie di provincia, nelle portinerie dei grandi palzzi parigini. E poi anche le brasserie, i bistrot i petits restaurants fanno parte integrante del personaggio e delle sue inchieste. Non a caso nel 1974 uscì in Francia Le cahier de recettes de Madame Maigret firmato da Robert J. Courtine uno dei più prestigiosi cuochi d'allora, e con una rara prefazione dello stesso Simenon. I due si conoscevano e lo scrittore apprezzava lo chef perché nelle sue ricette andava a ricercare le origini tradizionali, i piatti semplici dei contadini o dei pescatori da cui derivavano. Il libro in realtà è invece una raccolta delle ricette per poter realizzare i piatti che Simenon cita nelle varie inchieste di Maigret o quelli che Courtine stesso immagina che Maigret potebbe ordinare.
Oggi quindi si cucina.
Quella che vi proponiamo è una ricetta che è tratta da Au rendez-vous des Terre-Neuvas (1933), una delle prime inchieste del commissario, che in questo caso di reca (insolitamente con la moglie... ma ricordate che M.me Maigret è proprio di quella regione, l'Alsazia) a Fécamp, una cittadina di mare, sullo stretto della Manica, vicino Rouen. Il capitano di un piccolo naviglio è stato ucciso.
Città di mare, porto, osteria del porto che si chiama Convegno dei Terranova e dà il titolo all'inchiesta. Nel primo capitolo vediamo i coniugi Maigret, che alloggiano al l'Hotel de la Plage, avviarsi per la cena proprio all'osteria.
Courtine, anche se Simenon nel romanzo non lo specifica, immagina che abbiano ordinato e gustato dei Soufflé del Terranova.
Vero o no, la ricetta è sfiziosa e ve la proponiamo. Chi si avventurasse a realizzarla, poi ci faccia sapere il suo giudizio.
Courtine consiglia di far ben dissalare un kg. di baccalà per un intero giorno. Poi metterlo a cuocere in una pentola d'acqua che però non deve però mai bollire. Come dice lo chef, "l'acqua deve avere un leggero fremito, ma non deve bollire". Poi, a fuoco bassissimo, lasciarlo così per un decina di minuti.
Poi il pesce va sgocciolato ben bene, e su un piatto (caldo!) va, ben spellato, pulito di tutte le spine e infine sminuzzato. Il pesce così conciato va ora a cuocere ancora, stavolta in una pentola il cui fondo è stato strofinato con dell'aglio. Poi un pizzico di sale, uno di pepe, un'idea di noce moscata e un velo di tartufi finemente tritati.
Due cucchiai di panna liquida serviranno a legare il tutto. Risultato: un impasto denso ed omogeneo. Il tegame con il suo contenuto finiscono a bagno-maria.
Altra pentola per la salsa per soufflè. Stavolta vi serve una casseruola, versatevi due rossi d'uovo, 8 cc. di besciamella, sbattete e fate cuocere a fuoco lento.
Adesso dedicatavi ad una sorta di spuma detta salsa Marinella. Quattro albumi, montati a neve, un po' di besciamella, due tuorli sbattuti con dell'acqua e, alla fine, 20 cc d'olio intiepidito.
A parte dovete aver tenuto pronte quattro focaccine di pasta frolla salata (ma vanno bene anche delle fette di pane adeguatamente tostato). Posate sopra con delicatezza il baccalà (che, ricordate vero?... è ancora a  bagno-maria), due cucchiaiate per ognuna. Ricopritele con la salsa per soufflè e con una fine pioggia di parmigiano grattugiato.
A questo punto, pensate di aver finito? No. Infatti ora il tutto va messo in forno (220°) per una decina di minuti.
Adesso è terminata. O quasi. Mettete i soufflé su dei piatti (caldi ovviamente), poi spargetevi sopra un velo di salsa Mirella... et voila! Siete giunti al traguardo e potete servire. E che i vostri ospiti ve ne siano grati! Perché nel frattempo avete utilizzato ameno sette tra pentole recipienti, avete iniziato a dissalare il baccalà il giorno prima e avete passato circa una mezza giornata in cucina, per quattro soufflé.... Ma saranno davvero squisiti.
Buon weekend e buon appetito!

SIMENON. "SEMAINE SPECIAL CINEMA" - 2/8 MAGGIO

Semaine spécial
CINEMA SIMENON
2-8 maggio

Da lunedì 2 maggio a domenica 8, dedicheremo una settimana al tema "Simenon e il cinema". Non solo ai film tratti dai suoi romanzi, ma anche il suo rapporto con il mondo del cinema, con gli attori, con i registi, il cinema francese, Hollywood, da Jean Gabin a Jean Renoir, da Chaplin a Fellini, a Simone Signoret a Brigitte Bardot. E ovviamente non potrà mancare Maigret in formato grande schermo

giovedì 28 aprile 2011

SIMENON. I ROMANZI DI NOVANT'ANNI FA'

Spesso per semplificare, il periodo belga di Simenon è connotato come quello giornalistico, con la sua breve e fulminea carriera nella Gazette de Liège. Allo scrittore Simenon pensiamo dopo il suo trasferimento a Parigi, quando iniziò la sua scalata al mondo della letteraura.
Invece già adolescente, ancora a Liegi, ma già con lo pseudonimo di Georges Sim, aveva al suo attivo un romanzo umoristico sulla società di Liegi Au Pont des Arches scritto nel 1920, ma uscito con una tiratura di 1500 copie nel gennaio dell'anno successivo e, sempre nell '21, Jehan Pinaguet, romanzo che però rimane inedito.
Il nostro scrittore ha 17/18 anni dà come sottotitolo al primo "piccolo romanzo umoristico sui costumi dei cittadini di Liegi". Ottanta pagine, edito da Bénard (quasi più uno stampatore che un editore vero e proprio), il romanzo si divide in dodici capitoli e si avvale delle illustrazioni di un suo amico. La trama si svolge attorno ad una famiglia il cui marito somiglia un po' al padre di Simenon e un po' al direttore del giornale dove lavora. La moglie invece è tutta sua madre, difetti compresi. Il Pont des Arches del titolo è il nome della rivendita di mangimi e medicine per animali. Nella fmiglia c'é anche uno zio che è convinto di aver trovato la formula di pillole purgative per i piccioni. Ma l'impresa si rivelerà un disastro e solo con un escamotage riuscirà a rimediare e a dare così al romanzo la possibilità di un happy end. Il giudizio del Simenon maturo sarà spietato su quest'opera, nonostante la giovane età e l'inesperienza, tanto che si rifiutò sempre di farlo ripubblicare.
L'altro, Jehan Pinaguet, è la storia di un uomo semplice, come recita il sottotitolo, che lo scrittore segue nelle sue peregrinazioni, nei sui diversi lavori, nei suoi alti e bassi, un classico personaggio da romanzo di apprendistato. Questo invece fu pubblicato, ma settant'anni dopo e postumo, nel 1991.