domenica 1 maggio 2011

SIMENON. IL FORZATO DELLA SCRITTURA

Siamo nell'agosto del 1931, da qualche mese è stato lanciato Maigret e Simenon inizia a godere di una certa popolarità. Ma, proprio in quel mese, un numero del settimanale Nouvelles littéraires dedica una pagina a George Sim, nella rubrica dal titolo Gli illustri sconosciuti.
L'estensore dell'articolo, che si firma G.Charensol, riporta anche delle dichiarazioni virgolettate dello scrittore, ma tutto fa pensare che si tratti più che di una vera intervista, di un pezzo, messo insieme per farlo apparire più come un "fenomeno" che non uno scrittore. Ma questo non deve stupire, perché era un atteggiamento abbastanza diffuso tra la critica nei confronti di quel Sim, che  aveva scritto un romanzo in una gabbia di vetro (lo si continuava a raccontare anche se poi non si era verificato), che sfornava romanzi brevi e racconti a ritmi industriali, che aveva una certa fama tra i fruitori di letteratura popolare.
L'articolo inizia con le parole di Simenon: "Siccome impiego in media quattro giorni per scrivere un romanzo, non è così strano che io ne abbia scritti già 280, con sedici pseudonimi diversi.... Mi alzo tutti i giorni alle cinque e alle sei sono già davanti alla mia macchina per scrivere... Ogni ora scrivo un capitolo... A mezzogiorno completamente abbrutito, mi butto sull'erba".
E' il periodo in cui Simenon viaggia per i canali di Francia, ma da quello che il giornale gli fa dire e quello che pubblica, sembra che lo scrittore ci viva sul suo battello, che invece non abbia una casa a Parigi, nell'elegante place des Vosges.
Poi l'articolo continua parlando del suo esperimento del romanzo foto-testo, con La folle d'Itteville, evidenziando l'esuberanza e il carattere espansivo di Simenon che lo renderebbero più simile ad un meridionale che ad un belga, e della sua strana vita avventurosa che lo porterebbe ad essere amico dei peggiori "squali", grossi e piccoli, di quei tempi.
E poi arriva ai Maigret. Parlando del personaggio del commissario  Nouvelles littéraires scrive " ... il suo Maigret, pur non avendo le qualità sceniche di una Sherlock Holmes, o di un Rouletabille è una creazione molto umana e che gli fa onore...". Ma gli concende una possibilità, quella che potrebbe fare di Simenon un successore di Leroux (Rouletabille) o di Leblanc (Lupin), a patto di non scadere nella produzione di serie, di non incorrere nella monotonia e di non cadere nelle ripetizoni. Insomma il giudizio è sospeso, anche se l'articolo conclude che, senza rischiare troppo di sbagliarsi, quello scrittore di romanzi popolari oggi, domani sarebbe potuto diventare un romanziere tout court.

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