giovedì 23 giugno 2011

SIMENON E LE DONNE: UNO SPECIALE PER LA PROSSIMA SETTIMANA

Da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, Simenon Simenon presenta un Speciale dedicato alle donne del romanziere. Le donne della sua vita. Le diecimila donne di cui raccontava a Fellini e le innumerevoli donne dei suoi romanzi, delle inchieste del commissario Maigret. I rapporti, le relazioni e i suoi sentimenti verso l'altro sesso da quando giovane reporter a La Gazette de Liége scorrazzava in moto per la città alla ricerca di notizie e di belle donne, a quando settant'enne si era ormai ritirato conla sua Teresa in una piccola casa rosa. L'arco di una vita che lo porta dalle passionali e focose storie della sua gioventù, come quella con Josephine Baker, alla pace dei sensi dopo una vità di intensa attività sessuale, ma con pochi e specifici rapporti affettivi. Le donne così importanti, nel bene e nel male nella sua vita, ad iniziare dalla madre Henriette, a quelle che erano delle indimenticabili protagoniste dei suoi libri. Un percorso che durerà un'intera settimana e che alla fine c farà conoscre un po'meglio e scrittore e magari apprezzare o almeno capire di più i suoi romanzi.

mercoledì 22 giugno 2011

SIMENON E "L'AFFAIRE PENSIONE"

"Al giorno d'oggi il mondo cambia ... Non c'è quasi più niente di sicuro, è tutto uno scombussolamento ... Ma una cosa non cambia, una sola: la pubblica amministrazione!... E alla fine c'è sempre la pensione, vale a dire la certezza che, qualunque cosa succeda, si potrà concludere decentemente la propria esistenza ...".Questa frase non è stata pronunciata oggi, e non è uscita dalla bocca di qualche compiaciuto impiegato statale alla vigilia della sospirata pensione, oppure da qualche politico in vena di promesse per cercare di aumentare il suo bacino di elettori.
L'ha scritta Simenon nella Francia dell'anteguerra, settantatre anni fa', in un suo romanzo "Touriste de bananes" (Gallimard 1938). Ovviamente Simenon in pensione non ci andò mai... l'ingente patrimonio accumulato, sin da quando aveva circa trent'anni, lo teneva...  al riparo da qualsiasi problema, anche se manteneva, almeno fino ad un certo punto, un tenore di vista decisamente molto sostenuto.
La pensione, quella che in francese si dice retraite (che letteralmente significherebbe ritirata) lo scrittore la intendeva proprio come una ritirata dalla vita che aveva condotto fino a settant'anni, quando iniziò a non trovare più l'état de roman che lo mettva in condizione di creare le sue opere, quando iniziò a non sopportare più le lussuose e principesche abitazioni che aveva sempre abitato (l'ultima faraonica ad Epalinges che si era fatta costruire a misura precisa delle sue esigenze), le diverse macchine costose, tutti i quadri di pittori famosi... Da quel momento ebbe bisogno di semplicità, di essenzialità. E in questo l'assecondava la sua compagnia della tarda età, Teresa, che con lui andò a vivere a Losanna in un appartamento di un gran palazzone, con pochi mobili e lo stretto indispensabile.
"Je suis à la retraite", amava rispondere. sì, insomma si era ritirato dal suo mondo ed ora viveva "A l'abrie de notre arbre" (cioè "al riparo del nostro albero" che poi era un titolo di uno dei suoi Dictées), riferendsi al grande cedro del Libano che troneggiava nel piccolo giardino dell'ultima casa della sua vita, una costruzione piccola, dai muri rosa, su un solo piano, non lontana dal lago di Losanna. Lì si era davvero ritirato Simenon e i titoli dei suoi Dicteès sono eblematici di questo suo stato Tant que je serais vivant (1978), La main dans la main (1979), Au delà de ma porte-fenetre (1978).
E altrettanto significativo è un passo di un'intervista rilasciata a Le Monde nell'81: "...Ormai passa tutto per il mio ufficio, qui non conservo nulla. Neanche una copia di un mio libro. Non ne sopporto nemmeno più la vista. Ho regalato i miei vestiti, i miei cappelli, tutta la mia roba ad una troupe teatrale di Losanna. I miei quadri (Cézanne, Picasso, De Vlamink...) sono ormai in un magazzino..."
Simenon era davvero in pensione.

martedì 21 giugno 2011

SIMENON. A SCUOLA DI POLIZIA

Il commissario Xavier-Guichard
- A proposito, mio piccolo Sim, potreste scrivermi una serie di articoli sulla polizia scientifica?
- Sì, ma con quale taglio?
- Ebbene, ascoltate...servirà a spiegare ai lettori del "Ric et Rac" i complessi ingranaggi della macchina giudiziaria...
- Per quando vi servono?
- Vi dò due-tre settimane, che ne dite? Ma attenzione, mi servono una decina di capitoli, e solidamente documentati!
- Perfetto, perfetto... Sono io il vostro uomo!
Questo breve colloquio ebbe luogo per telefono tra place des Vosges, l'abitazione di Simenon, e lo studio dell'editore Fayard nel febbraio del 1929.
L'abbiamo riportato perché questo è un passaggio nodale in quanto, da lì a un paio d'anni, Simenon  i sarebbe ritrovato a strutturare le inchieste del commissario Maigret.
E' vero che nella sua precedente produzione di romanzi popolari aveva scritto anche dei polizieschi, ma senza il rigore e la esatta conoscenza della macchina investigativa della polizia. Addirittura alcuni protagonisti erano degli investigatori privati o addirittura occasionali, per i quali certo non valevano gli schemi e i rituali della gendarmeria di stato.
Intanto non va scordato che nella sua esperienza giornalistica a La Gazette de Liége,  giovane redattore diciottenne, Simenon aveva pubblicato una serie di articoli proprio intitolati "Polizia scientifica" e che aveva anche seguito tutto il ciclo di conferenze del famoso dottor Locard, direttore del celebre laboratorio di Lione.
Tra le sue fonti di documentazione ci furono poi le memorie dell'allora popolare commissario Macé, ma anche le informazioni la sua amica giornalista, Claire Gonon, di cui lo stesso Simenon aveva sottolineato sulla rivista Détective "... la sola donna che scriva quotidianamente di cronaca giudiziaria e per di più in un grande giornale del mattino".
Tuttavia gli mancava ancora la conoscenza diretta. Tanto che, dopo l'uscita dei primi Maigret, l'allora direttore della Polizia Giudiziaria, il famoso Xavier-Guichard consigliò a Simenon, al fine di non scrivere cose inesatte, di fare un "tour de la Police Judiciaire". E in effetti il segretario del direttore gli fece visitare il grande palazzo, spiegandogli come realmente si svolgevano le inchieste, con quali procedure e quali strumenti venivano utilizzati.
Tutto questo finirà in una delle inchieste di Maigret, Le mémoires de Maigret (1951)
"... Vorrei parlare di Xavier-Guichard, dagli occhi maliziosi e dai lunghi capelli bianchi da poeta.
- Entrate Maigret.
La giornata era nuvolosa e buia e l'abat-jour verde sulla sua scrivania era acceso. Accanto a lui, in una poltrona  vidi un uomo che si alzò per stringermi la mano quando fummo presentati l'un l'altro.
- Il commissario Maigret. Monsieur Georges Sim, giornalista...
- No, non giornalista, romanziere, protestò il giovane uomo sorridendo...".
E così Siemenon a 47 anni fà incontrare un sè stesso giovane con il già maturo commissario Maigret. Magie della letteratura.

lunedì 20 giugno 2011

SIMENON. I TITOLI DA UN ROMANZO ALL'ALTRO

Chi ha letto buona parte (o tutta!) l'opera di Simenon, si sarà accorto che non sono solo certi temi ad essere ricorrenti. Questo è normale in moltissimi scrittori. Anzi spesso si dice (ma capita anche con i film per i registi) che scrivano sempre lo stesso libro. Anche in Simenon abbiano temi come il passaggio della famosa linea, le estreme conseguenze del destino, la paura della miseria, la comprensione senza il giudizio, etc. che si ripetono abbastanza spesso.
Qui invece pensiamo a quei soggetti che, in parte trasformati, poi in altri romanzi vengono ripresi appunto les reprises come le chiamava Simenon.
"...Parlo di un tema qualsiasi, ad esempio di un tema sulla medicina che non arrivo a capire del tutto... Mi capita di trattarlo in modo accennato in un Maigret e poi due mesi o due anni dopo di riprenderlo in un altro mio romanzo... - quindi Simenon chiarisce un'altro legame tra i romanzi e i Maigret che non é lo stile o il taglio narrativo, ma i temi - In fondo in Maigret vengono trattate le stesse disgrazie o le stesse tragedie degli altri romanzi, ma in modo più leggero...".
Se volessimo fare un'esempio quello che ci viene subito in mente è Cour d'Assises (1937) e Maigret aux assises (1959).
E questo poi capita, e anche abbastanza spesso, per i titoli, basta pensare alla Folle d'Itteville (1930) e La folle de Maigret (1970), le Crime du Malgracieux (1939) e Maigret et L'Inspecteur Malgracieux (1947)... ma anche le finestre vanno forte: La fenêtre ouverte (1939), La fenêtre des Rouet (1945), Les volets verts (1950), Au delà de ma porte-fenêtre (1977). Non male anche i fantasmi: Maigret et les fantômes (1963), Les Fantômes de Monsieur Marbre (1943), Les fantômes du chapelier (1949), come pure le chiuse sui canali: L'Ecluse n°14 (1932), L'Ecluse n°1 (1933), Le baron de l'ecluse (1954), e poi i fiamminghi con  Les Flamands (1931) e Chez les Flamands (1932). Terminiano questa specie di gioco con i titoli dove compaiono i vecchi: La vieille dame de Bayeux (1944), Maigret et la Vieille Dame (1950), Maigret et les Vieillards (1960), Le Vieillard au port-mine (1943) e Le club des vieilles dames (1943).

domenica 19 giugno 2011

SIMENON. DUE MOGLI E UNA COMPAGNA

Simenon con la prima moglia Régine Renchon, detta Tigy (belga), con la seconda Denyse Ouimet (canadese) e con la compagna Teresa Sburelin (italiana)

sabato 18 giugno 2011

SIMENON. DONNE? MEGLIO SENZA TRUCCO

L'attrice Keira Knightley prima e dopo il trucco, dalla rivista Cosmoplitan
Donne e Simenon. Il pensiero corre alle famose diecimila donne vantate dallo scrittore nella famosa intervista al suo amico Federco Fellini. Ma in realtà cosa piaceva delle donne allo scrittore?
Intanto iniziamo a dire che non apprezzava la bellezza delle attrici o delle dive dello schermo televisivo, che a suo modo di vedere avevano l'handicap di essere artificiali, troppo truccate, con acconciature affatto naturali e un tipo di vestiti  che le trasformavano in una sorta di bambole. Il tipo di donna insomma che gli uomini si girano a guardare sulla spiaggia o ai bar.
Certo queste sono considerazioni che Simenon faceva a settant'anni suonati. Quand'era giovane invece aveva perso la testa per una certa Josephine Baker che quanto ad acconciature, paillettes, lustrini e stravaganti vestiti (come il famoso gonnellino di banane), per quanto ridotti e a volte addirittura invisibili, non lesinava certo in trucco ed altri accessori appositamente pensati per far colpo sugli uomini.
Ma quelli, si dirà, erano costumi di scena, ma nella vita Josephine in che modo si truccava, come vestiva ?
D'altra parte va detto che la scelta delle sue donne, ad esempio delle mogli o delle compagne, da Tigy a Denyse a Teresa, è andata a figure femminili che non erano belle nel senso tradizionale del termine. Evidentemente ognuna di loro aveva qualcosa che colpiva Simenon, ma certo non si può dire che lo scrittore sia mai andato in giro a sfoggiare delle "bellone".
Lo scrittore in uno dei suoi Dictées parlava della bellezza della donna quando dormiva, o appena sveglia al mattino, perchè era naturale e tutte le imperfezioni e le semplicità di quei momenti lo emozionavano.
Ma leggiamo le sue parole:
"....Il viso di una donna addormentata... Ma non di quelle donne addormentate che si vedono sullo schermo del cinema o della televisone, con gli occhi carichi di mascara, con le labbra troppo lucide, la pelle senza imperfezioni grazie al trucco. No, io parlo di un viso reale di un donna com'è quando dorme profondamente. In quel momento è davvero lei stessa...".
Insomma questa propensione alla donna "nature" sembra per altro confermata dal fatto che quando incontrò Denyse, che diventerà la sua seconda moglie, lei si truccava. Simenon però ad un certo punto le impose di non truccarsi più. La voleva più naturale, meno artefatta possibile.
E continua nel suo Dictée:
"...La vera donna senza ritocchi, che magari la rendono più fotogenica, è più attraente ai miei occhi e questo spettacolo, ad esempio la mattina presto, non smette mai di stupirmi....anche se la sua pelle è un po' lucida per il sudore, se i suoi occhi sono turbati, io la trovo più bella così, i caplli arruffati e spettinati, liberi dalle ondulazione articiali del suo parrucchiere... Una donna felice che si sveglia con il viso che la natura le ha donato e che ancora non cerca di far colpo sugli altri, è uno spettacolo inestimabile che mi emozionerà sempre...

venerdì 17 giugno 2011

SIMENON. INCROCIO PERVERSO TRA ROMANZO E FILM

A giugno di ottant'anni fa' veniva pubblicata la settima puntata delle inchieste del commissario Maigret, La Nuit de carrefour (edizioni Fayard). Gli altri sei erano stati pubblicati, a ripetizione, tra febbraio e maggio del '31.
Simenon era lanciato in questa sua nuova avventura letteraria e stavolta porta il suo commissario in una landa sperduta, a contatto con un caso non semplice, che parte dall'omicido di un trafficante di diamanti e porterà ad un realtà criminale molto più complessa.
Lo sfondo come abbiamo accennato é di degrado e i personaggi, criminali o tipi oscuri, individui che sembrano essere in un modo e si rivelano tutt'altro. E poi la notte, il momento in cui succedono fatti importanti, in cui si sviluppano torbide relazioni in un'atmosfera da vero noir.
Il romanzo piace soprattutto a Jean Renoir, il regista e infatti non ci pensa due volte tanto che nell'aprile del '32 esce il film. Il primo attore che interpreta il commissario Maigret sul grande schermo è Pierre Renoir, fratello del regista.
Ma a dispetto del successo del  libro il film sembra nascere sotto cattivi auspici. Alla prima visione privata i produttori si dicono sconcertati, il film è confusionario e quasi incomprensibile, insomma tutt'altra cosa rispetto al copione. La verità che le scene da pagina 73 a pagina 90, per un inspiegabile mistero, non sono state girate e nessuno se n'é accorto. L'accaduto ha del grottesco.
Per Simenon e Renoir, la riproduzione della particolare atmosfera del romanzo era così predominante da causare un incidente così grave? Renoir abbozzò una difesa accampando la teoria che la mancanza di un paio di bobine del film avrebbe accresciuto il mistero e il fascino della pellicola.
C'è un terza versione. Che è quella di Simenon, il quale raccontò in seguito che Renoir stava separandosi dalla moglie Catherine Hessling ed era particolarmente depresso, beveva moltissmo ed era quasi sempre ubriaco. Ma probabilmente, disse anche lo scrittore, c'erano anche dei problemi di budget e quindi si era cercato di risparmiare in qualche modo. Ad ogni modo il film usci lo stesso e il pubblico fu conquistato soprattutto dalla sua atmosfera.
A distanza di quarant'anni Simenon commentava tutta la vicenda: "..."La Nuit de carrefour" resta un'esperienza completamente folle, alla quale però non posso che pensare con nostalgia. Ai giorni nostri quando tutto è organizzato nei minimi particolari, non si sarebbe mai potuto lavorare in quel modo...".

giovedì 16 giugno 2011

SIMENON. "LE MONDE" DE SIMENON IN SESSANTA ROMANZI

L'agenzia d'informazione France Press in una nota odierna ci informa di un'iniziativa molto interessante. Il quotidiano parigino Le Monde, infatti, da domani fino al 27 ottobre proporrà, ogni giovedì, ai suoi lettori una collana di venti volumi, che conterranno complessivamente sessanta romanzi di Georges Simenon.
L'iniziativa chiamata fin troppo facilmente "Le Monde de Simenon" è stata data nelle mani di Pierre Assouline, per quanto riguarda la selezione dei titoli, il loro commento, ma anche per la compilazione di una sezione biografica sul romanziere in ogni volume. Scelta più appropriata non poteva essere fatta, dal momento che Assouline é oggi riconosciuto il più autorevole e accreditato studioso/biografo di Simenon. Il primo volume proporrà i romanzi La fuite de Monsieur Monde (1944)  Maigret s'amuse (1956) e Strip tease (1958).
L'abbinamento quotidiano-libro inizierà quindi domani ad un prezzo di lancio che è quello del giornale più 4,90 euro, per poi stabilirsi sul prezzo normale di 9,90 euro. Il libro potrà essere acquistato anche disgiunto dal quotidiano. Particolare strano, mentre ci saranno una dozzina di siti telelvisivi, di giornali e agenzie di stampa francesi che danno questa notizia, sul sito LeMonde.fr, in homepage non abbiamo trovato né una notizia né uno spazio pubblicitario dedicato all'iniziativa che parte domani. Per trovare qualcosa siamo dovuti arrivare alla sezione Le Monde Boutique, all'interno di un box. Qui abbiamo appreso che per i non abbonati è possibile ordinare tutta la serie per 199 euro (185 se foste abbonati). L'indirizzo, per chi fosse intenzionato all'acquisto via internet è:
http://boutique.lemonde.fr/#xtor=AD-9

mercoledì 15 giugno 2011

SIMENON DETTA....DETTA... DETTA...

Come si dice, Simenon smise di scrivere nel 1972 quando, pubblicato quello che sarebbe stato l'ultimo Maigret (Maigret et monsieur Charles), si mise al lavoro sul suo nuovo romanzo, che si sarebbe dovuto chiamare Victor, ma, come forse mai nella sua vita, non cadde in état de roman, non ebbe alcuna ispirazione, non riusci a "mettersi nella pelle" di Victor... E quindi da qui la decisione che non avrebbe più scritto. Ma non scrivere non voleva dire interrompere la sua attività letteraria. Certo non era più un romanziere, ma poteva ancora essere uno scrittore. Scoprì quasi casualmente l'uso del registratore. "...a rue de Bourg comprai il modello più semplice di registratore - racconta Simenon appunto in uno dei suoi Dictées del '77 - Per me era una specie di giocattolo, una sorta di passatempo, come fare per esempio delle parole crociate...". Ma poi capì che quello poteva essere lo strumento per continuare. Certo non si trattava di narrare delle storie, di ragionare sul mondo e compiere analisi psicologiche, ma c'erano tante cose di sé che a settant'anni Simenon aveva ancora voglia di raccontare, voleva ancora esprimere certe sue opinioni, le riflessioni sulla sua vita e sulle sue esperienze. Insomma possiamo dire che iniziò una nuova fase, quella dei libri autobiografici, che somigliavano un po' ad un diaro quotidiano, un giornale intimo.
Iniziò nel 1973 e per sei anni andò avanti per un totale di ventuno Dictées (nel '74 dettò anche il famoso "Lettre à ma mère", che non rientra però nei titoli classificati Dictées). Anche in questa fase quindi un bel ritmo, ben più di tre all'anno.
L'intenzione era quella di intitolarli Mon magnétophone et moi, ma poi prevalse la sceltà più semplice ed  essenziale, come d'altronde era diventata semplice ed essenziale la vita di Simenon nella sua casetta al 12 di avenue de Figuiers.
Le parole dello scrittore sono chiare: "... Non è letteratura. Insomma si tratta solatanto di pensieri che passano nella testa di un vecchio uomo, più o meno giorno per giorno, e anche il resoconto di come impiego il tempo. In altre parole, niente di che, poiché tutto questo non appartiene a nessun genere..."
Eppure la sua foga, il suo ritmo con cui in quei sei anni si buttò su questa particolare forma di scrittura dimostra come in qualche modo non volesse comporre per i posteri, non ambiva ad una serie di titoli da far publicare postumi.
Erano, quelli che metteva nei Dictées, gli ultimi sprazzi di energia, la residua voglia di raccontarsi e l'estrema volontà di tenere ancora tirato il filo con i propri lettori. Ma andiamo a leggere come la vedeva Simenon:
"...Se ho scritto circa duecentoventi romanzi e se una volta ritiratomi dalla scrittura, ho continuato a dettare con tanto accanimento, significa che per me è un bisogno. Bisogno di che? Forse di cacciare i miei fantasmi..."

martedì 14 giugno 2011

SIMENON. MAIGRET E IL COMMISSARIO...RICHARD!

Jean Richard. Commissario? Sì, ma nella finzione dei telefilm trasmessi in Francia tra il 1967 e il 1990.
E' infatti stato il primo Maigret televisivo dei francesi...un attore particolare, diplomato al conseravatorio di arti drammatiche, aveva esordito nel cinema, riuscendo a recitare in un film diretto da Jean Renoir, ma poi il suo insopprimibile amore per gli animali ebbe la meglio e, dopo averlo portato ad essere il creatore del primo parco di divertimenti a tema in Francia (la Mer de sable), lo portò a creare uno zoo. Sempre il suo amore per gli animali lo portò ad avvicinarsi al mondo circense e a diventare addirittura direttore di un circo. Dopodiché tornò a calcare le tavole del palcoscenico in commedie musicali (una delle quali con Charles Aznavour). Ma il vero successo arrivò a cinquantun'anni. Gli venne offerta la parte  del commissario Maigret nella prima serie televisiva che la tv francese realizzò sul personaggio simenoniano.
Per oltre vent'anni e in 92 episodi Richard sarà la faccia di Maigret per milioni di spettatori francesi. La sua imponenza, la sua bonaria tranquillità e l'essere un accanito fumatore di pipa lo fecero scegliere tra altri attori, anche di livello, in lizza per quella parte.
A raccontare in parte questa storia, in Francia è uscito da poco un libro di Pierre Fenouillette, Jean Richard il rischia-tutto dello spettacolo (Éditions du Bastinguage - collana Arts et Société). Il libro viene pubblicato in occasione del decimo anniversario della sua morte ed è un modo per ricordare un volto tanto noto ai francesi, una biografia di un visionario, come recita una frase in copertina.
In Italia Gino Cervi aveva iniziato un paio d'anni prima ad interpretare Maigret alla tv, con sedici sceneggiati tra il '64 e il '72, già famoso, ma acquisendo una popolarità che forse nemmeno la serie cinematografica di "Don Camillo e Peppone" recitata insieme a Fernandel gli aveva procurato.
In Francia Richard continuò fino al '90, dopo gli successe Bruno Cremer, che lo interpretò "solo" in 54 episodi, tra il 1991 e il 2005.