lunedì 31 ottobre 2011

SIMENON. PREZIOSE INFORMAZIONI DA ANDREA FRANCO

Exploit Comics - n.32 - Grande formato - 1984
Oggi vogliamo dare risalto, anche se in ritardo di un buona decina di giorni, al contributo di uno dei più competenti e informati visitatori di Simenon Simenon. Si tratta di Andrea Franco che ci segue davvero quotidianamente e che ci indirizza spesso informazioni utili tramite i commenti ai post (non mancate mai di leggere i commenti ai post... potreste pedervi delle chicche come questa).
Andrea, ci consentirà di chiamarlo così amichevolmente, in merito al nostro post del 12 ottobre Simenon. Maigret, fumo e fumetti ci fornisce maggiori informazioni sulle pubblicazioni sulle strips pubblicate su Maigret in Italia. Ecco il suo testo con diverse indicazioni... manna per i collezionisti.

Vi riporto le  informazioni che ho scritto su una pagina web da me curata
LE INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET
Edizioni "LA FRECCIA" ROMA 1959
I Serie - Mensile £.80
n° 1 - 1/2/1959 - La ragazza morta
n° 2 - 1/3/1959 - Il cane giallo
n° 3 - 1/4/1959 - I gangsters
n° 4 - 1/5/1959 - Il revolver di Maigret

LE INCHIESTE DEL COMMISSARIO MAIGRET
Edizioni "AMERICANE - LA FRECCIA" ROMA 1963
II Serie - Quindicinale £. 100 / 120
n° 1 - 01/6/1963 - Racchiude: Il revolver di Maigret / La ragazza morta
n° 2 - 30/6/1963 - Racchiude: Il cane giallo / Maigret e i gangsters

E' evidente che non si tratta di una seconda serie ma della ristampa dei 4 albi editi nel 1959.

LES ENQUETES DU COMMISSAIRE MAIGRET
EDITION NUIT ET JOUR
Maigret et l'affaire Nahour (1969)
Le pendu de Saint Pholien (annunciato)

COLLECTION MAIGRET
Edizione originale francese: Lefranq - Le Rocher

COLLEZIONE MAIGRET A FUMETTI
Arnoldo Mondadori Editore
n° 1 - 1992 Maigret et son mort Bentornato Maigret - s.n. - 1993 - (£.16.000)
n° 2 - 1993 Maigret tend un piége La trappola di Maigret - s.n. - 1994 - (£.17.000)
n° 3 - 1994 Maigret chez les Flamands - - -
n° 4 - 1994 Maigret et la danseuse du Gai-Moulin - - -
n° 5 - 1997 Maigret et le corps sans tete Maigret e il corpo senza testa - annunciato

(A cura di Andrea Franco)

domenica 30 ottobre 2011

SIMENON. ULTIME NOVITA' EDITORIALI IN FRANCIA

Avvincente la storia dello scenario principale delle incheiste del commissario Maigret. Il famoso indirizzo 36 Quai des Orfèvres, sede della polizia giudiziaria parigina che è alla vigilia di due avvenimenti importanti: l'anniversario dei 100 anni  di attività e il suo trasferimento verso una sede più periferica dove verranno riunite tutte le varie attivita della polizia della capitale francese. Questo libro Histoire du 36 illustrée è un'occasione per celebrare l'anniversario e per conservare la memoria anche fotografica di un secolo di questo edificio, reso celebre nel mondo grazie al personaggio di Simenon, il celeberrimo commissario Maigret che proprio da lì paritva per le sue indagini. (Cluade Cancès e Charles Diaz, Editions Jacob-Duvernier). Altre interessanti iniziative editoriale sono quelle che accompagnano la mostra allestita a L'Historial de la Vendée (Les Lucs-sur-Boulogne).
La prima è Georges Simenon. Parcours d'un écrivan belge edito dall'Editions Racine "Florilège & Musée  des Lettres et Manuscrits (144 pagine - 29,90 euro). La seconda invece è propriamente il catalogo della mostra  e infatti si intitola De la Vendée aux quatre coins du monde, un poderoso volume di 280 pagine (Somogy édition d'art -  35 euro)
La rivista Plume di questo mese dedica la copertina e quattordici pagine ad uno speciale centrato sullo scrittore, sempre in occasione dell'esposizione a L'Historial de la Vendée. Viene pubblicato un articolo di Jean Christophe Huber "Aux sources du rituel" e un intervista a John, figlio dello scrittore. Per richiedere la rivista andate all'indirizzo di Plume.


sabato 29 ottobre 2011

SIMENON. C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA

15 ottobre 1945, sbarco a New York. Una svolta epocale nella vita di Simenon, più sul piano personale che su quello letterario. Andata con un cargo della compagna svedese Cunarad Line. Ritorno il 19 marzo 1955 sbarcando in Francia sul transatlantico Liberté.
Qualcuno ha azzardato l'ipotesi che quei dieci anni in Usa (iniziati con un fuga per motivi politici dalla Francia), ma con un grande entusiasmo, si erano a poco a poco trasformati in una mezza sconfitta, perchè Simenon non sarebbe riuscito a sfondare, come avrebbe voluto proprio nella patria dei grandi romanzieri, come lui la considerava. Forse sarà così, ma la sua fama in Europa e non solo, continuò a crescere, la sua produzione non conobbe soste e la sua vita personale fu, per così dire, davvero poco noiosa. 
Qualche numero? Scrisse in quei dieci anni 27 Maigret e 23 romans-durs (ritmo: quasi sei titoli l'anno, circa due al mese). Nello stesso periodo uscirono ben 13 film tratti dai suoi romanzi. Cambiò in tutto una decina di abitazioni tra il Canada e l'America, dal nord al sud. Quegli anni lo videro sposato a due donne, Tigy la prima moglie con cui era arrivato e Denyse, la seconda con cui ripartì. Ovviamente in mezzo (Reno, giugno 1950) ci fu un divorzio e un matrimonio, ma non solo. Arrivò con un solo figlio, Marc, e ripartì con tre figli (si aggiunsero Johnny e Marie-Jo) entrambe avuti da Denyse. 
Gli spostamenti in Usa erano epici. Si poteva parlare di una "carovana Simenon": lo scrittore, la seconda moglie ma anche la prima  (che doveva seguirlo e abitare vicino a lui obbligata da alcune clausole del contratto di divorzio), la femme de chambre Boule, l'istitutrice e i suoi tre figli. Una carovana appunto di otto persone.
Sul piano editoriale, al suo arrivo era un autore della scuderia Gallimard e al ritorno nel vecchio continente era "l'autore" di Presses de la Cité, del suo editore e amico Sven Nielsen con cui pubblicherà fino alla morte.
La comunità letteraria americana gli tributò diverse onorificenze, i giornali gli dedicarono copertine, interviste e speciali, la radio si occupava frequentemente di lui, ma per quanti sforzi facesse, Simenon non si sentiva americano fin dentro le ossa. Lui che era entrato nella pelle di centinaia di personaggi dei suoi romanzi non riuscì a spogliarsi dei suoi abiti europei per diventare un vero americano.
O forse non era poi quello che voleva veramente "...non sono diventato un cittadino americano per una ragione  - rispondeva Simenon ad una domanda del giornalista Bernard Pivot nel novembre dell'81, quindi con tutta la distanza e il necessario distacco da quei dieci anni - Io non credo alle nazionalità. D'altronde è per questo che non mi sono mai naturalizzato francese quando me lo proposero, sin dal 1936...". 
Questa risposta ci convince poco. Simenon aveva un mentalità, un'educazione, una sensibilità e una maturazione come scrittore tutte europee. La metamorfosi in statunitense, a oltre quarant'anni, (sia pure con dieci anni a disposizione) non era cosa facile. E riteniamo che, benchè quelli siano stati anni importanti e per certi versi fondamentali per la sua vita e anche per la sua professione di scrittore, non riuscirono comunque ad essere così condizionanti, tali da trasformarlo in un vero yankee.

venerdì 28 ottobre 2011

SIMENON. IL COLLEZIONISTA DI INDIVIDUI

No. Non é il protagonista di un film horror e nemmeno il suo titolo. E' semplicemente Simenon. O meglio quello che lo scrittore diceva di sé "... ho voluto vivere, costi quel che costi, tutte le vite possibili...". Da qui il concetto di collezione di individui, di contatti, ma soprattutto di esperienze, perchè sosteneva che non basta osservare, occorre vivere in prima persona ambienti, situazioni, frequentare e avere contatti umani.
Ed è quello che, con il suo continuo spostarsi da un capo all'altro del mondo, Simenon faceva quando non scriveva (ma spesso non smetteva nemmeno in viaggio) e, se ci pensate bene, è quello che fà fare anche a Maigret. Il commissario si trova a frequentare nelle sue inchieste, stimati borghesi e poveri diavoli, persone per bene e deliquenti per necessità. Non sempre si tratta di ambienti e persone che gli sono familiari e non di rado deve affrontare delle situazioni in cui non si ritrova " ...Quando si trovava improvvisamente faccia a faccia con un ambiente nuovo, con gente di cui non sapeva nulla - spiega Simenon - sembrava che aspirasse meccanicamente la vita che aveva intorno a sé al fine di esserne imbevuto come una spugna...".
In effetti già altre volte abbiamo incontrato queste corrispondenze tra i metodi  di Simenon di scrivere e quello di Maigret d'indagare. Daltronde si tratta di una proiezione del metodo che lo scrittore utilizzava nei suoi romanzi sul modo di indagare del commissario. Addirittura potremmo persino dire, che aldilà della trama di ogni singolo romanzo, quello di Simenon seguiva un modo "poliziesco" d'indagine durante la preparazione dei suoi scritti. L'elemento da cui traeva ispirazione e attorno cui girava per giorni, potrebbe essere l'analogo dell'indizio cui il commissario cerca di dare un senso L'appuntarsi nomi, luoghi, rapporti tra i personaggi,  dsulle buste gialle prima di inziare a scrivere, corrisponde alla fase in cui Maigret si documenta sulla vittima, sui sospettati, sui testimoni prima di cominciare l'inchiesta. E non ultimo, il non sapere dove il romanzo e i suoi personaggi l'avrebbero portato, somiglia molto all'incertezza dell'investigatore che all'inizio ha davanti a sé un notevole ventaglio di eventualità.
Ma questo non significa che Maigret sia Simenon. Lo scrittore si definiva addirittura un ladro di storie e di vite. S'infilava nella pelle di qualcuno, ma di solito era un personaggio o una tipologia di persona che conosceva molto bene per averlo frequentato e, nei suoi viaggi, faceva una vera e propria scorta di scenari, di personaggi, di situazioni. E più si conosce la sua vita e più si capiscono i protagonisti delle sue storie, gli ambienti, le mentalità... E Simenon Simenon cerca proprio di riuscire in questo: far conoscere di più l'uomo il personaggio,  il padre, il marito, l'amante... in modo che quando leggerete il prossimo titolo di Simenon abbiate qualche strumento in più per capire il perché di certe scelte e le motivazioni di certe conclusioni.

giovedì 27 ottobre 2011

SIMENON. UNA NUOVA FACCIA PER UN NUOVO MAIGRET ?

Un nome un volto. Almeno qui in Italia. Gino Cervi era Maigret, come Luca Zingaretti è Montalbano e, per chi se lo ricorda, Ubaldo Lay era il tenente Sheridan.
Per Maigret c'è stato un tentativo di riportarlo sul piccolo schermo, lo fece Canale 5 nel 2004 con la faccia di Sergio Castellitto. Due puntate. Ne erano previste di più ovviamente, invece arrivò un stop per il flop.
Non vogliamo addentrarci qui, in una analisi del perchè di quell'insuccesso, ci basta ricordare le parole di Aldo Grasso, famoso critico tv de Il Corriere della Sera, con cui chiudeva una critica di quel tentativo: "...Sarà per un'altra volta.". Vorremmo volare superficiali e affermare che a Castellitto mancava non il talento (in altre occasioni inidscutibilmente dimostrato), ma le fisique du rôle, come appunto dicono i francesi.
Un personaggio come Maigret, non può prescindere innanzitutto da un fisico massicio, da un'espressione burbera e da un modo naturale di fumare la pipa. Si dirà, ma queste sono solo caratteristiche esteriori, ben altro serve per rendere televisivamente (o cinematograficamente) il famoso commissario. Ma è come se il Nero Wolfe di Rex Stout, lo vedessimo longilineo, infilato in un completo taglia 48.
Maigret, il suo personaggio e la sua psicologia partono dalle sue caratteristiche fisiche, sono la base della sua personalità come se questa si riflettesse in alcuni" fondamental" fisici. La paciosità e la bonarietà di Maigret, non possono prescindere dalla sua mole, dalla sua espressione certe volte un po' imbambolata (Simenon stesso dice letteralmente "Maigret non è intelligente, è intuitivo"). La fisicità nel caso del commissario è un tratto ineludibile.
Si potrebbe obiettare che i commissari televisivi francesi, Jean Richard prima e Bruno Crèmer poi, non fossero così legati a questo modello fisico. E allora? E qui entra l'immaginario personale e collettivo. Quanti di quelli che hanno iniziato a leggere le storie di  Montalbano prima dello sceneggiato tv, non  hanno fatto, come noi, un salto sulla sedia vedendo per la prima volta il personaggio in televisione come uno Zingaretti robusto e calvo? Per chi scrive, il commissario di Vigata era minuto, magro e con una massa di capelli nerissimi... insomma un vero siciliano. Oggi succede il contrario, Ogni volta che leggiamo un romanzo di Camilleri, vediamo Montalbano con la faccia e il corpo di  Zingaretti.
Ma questo succedeva anche a Simenon che, dopo aver visto al cinema Jean Gabin nei panni di Maigret, affermava che ogni volta che si metteva a scrivere un inchiesta del commissario aveva in mente la figura dell'attore.
Torniamo all'Italia. Grazie al grande successo della serie con Cervi e alle bellissime copertine che Mondadori fece disegnare a Ferenc Pintér, in cui il commissario aveva le fattezze dell'attore, per diverse generazioni di italiani Maigret era Gino Cervi. E si spiega, almeno per quella fascia di pubblico, il tiepido successo riscosso dalle serie francesi proposte nelle nostre televisioni: la mancata sovrapposizione di un nuovo interprete televisivo al prototipo di quello originale.
Sarebbe divertente fare un gioco. Quale potrebbe essere oggi un attore italiano, ma anche straniero, che potrebbe avere i requisiti fisici per interpretare Maigret? Riportare il commissario in televisione, soprattutto in questi tempi di remake, non dovrebbe essere impossibile, anche se per la tv l'esperienza negativa con Castellitto, pesa come un macigno: il confronto con Cervi é risultato perdente. Come potrebbe essere perdente un nuovo attore confrontato al Gabin cinematografico.
Certo per un nuovo Maigret in tv non basterebbe le fisique du rôle, ma anche un regista all'altezza di Mario Landi, uno sceneggiatore del calibro di Diego Fabbri e un delegato alla produzione come Camilleri, come al cinema non sarebbe sufficiente Gabin, ma occorrerebbe anche un cineasta come Jean Delannoy o come Gilles Grangier.
Ma quello che vi proponiamo è solo un gioco. Scegliete tra gli attori d'oggi il vostro Maigret ideale (segnalatecelo in un commento o all'indirizzo di posta simenon-simenon@temateam.com). Noi in un prossimo post cercheremo di fare altrettanto...  vediamo cosa esce fuori!

mercoledì 26 ottobre 2011

SIMENON. IL MISTERO DEL GATTO

Epalinges 1966. Simenon nella sua grande villa presso Losanna è ormai quasi solo. Sono più di due anni che Denyse, la sua seconda moglie ha lasciato definitivamente la famiglia. I figli, ormai grandi, sono lontano per seguire ognuno la propria strada. Rimangono solo Nicolas, il più  piccolo ancora in età scolare, e Teresa che è ormai diventata la sua nuova compagna di vita. Non c'è più la "grande famiglia", con moglie, ex moglie, femme de chambre, istitutrice e figli  al seguito, quella degli anni americani è solo un lontano ricordo. Lo scrittore ha passato la sessantina, ma non è certo quello che si può definire un anziano. Ancora scrive ad un ritmo che altri si sognano, si occupa dei suoi diritti, viaggia ancora per l'Europa (in Olanda dove hanno eretto una statua in onore di Maigret o a Parigi per curare il suo lavoro editoriale), concede interviste, scrive articoli.... ma qualcosa sta cambiando.
In quell'anno, ai primi di ottobre, finisce di scrivere un romanzo. E' una storia un po' strana sono due vecchi coniugi che si odiano, incattiviti dalla vita e da una convivenza in un appartamento che è diventato un ring per uno scontro continuo. I due si insultano, anzi si scrivono insulti, dal momento che non si parlano nemmeno più, e comunicano con dei bigliettini. I due ultrasettantenni si provocano a vicenda, ognuno con i comportamenti e le azioni più sgradevoli all'altro. Una vita d'odio in una casa d'inferno. E Simenon è magistrale, capace con un stile asciutto e crudo di rendere la tragedia di questi due individui, che rappresentano un po' l'uomo nudo, quello che non ha più nulla da nascondere, che nemmeno non vuole nasconderlo. Il titolo Le Chat prende lo spunto da un fatto scatenante nella narrazione. La sparizione del gatto del protagonista Emile, il quale è convinto che sia stata la moglie a farlo sparire o ad ucciderlo... ed era quanto di più caro avesse... E da lì parte la rappresentazione della degenerazione della coppia che Simenon porta avanti lucido e implacabile fino alle estreme conseguenze. Verrebbe da pensare che questa storia potrebbe essere ispirata dalla sua infelice esperienza matrìmoniale con Denyse, la seconda moglie, ma, come ebbe a spiegare anche lo stesso Simenon  anni più tardi, veniva dal ricordo dei suoi genitori, rimproverando ad una madre ormai morta e riferendosi al rapporto con il padre "... non avete tardato a diffidare uno dell'altro, lui ti ha incolpato di aver sperato che lui morisse per godere da sola la sua pensione... Nella casa di rue de l'Einseignement, dove non c'erano più affittuari, restaste soli faccia a faccia, due stranieri, se non due nemici...".
Per la cronaca sul famoso calendario sono segnati i giorni in cui scrisse questo romanzo, dal 29 settembre al 5 ottobre, dunque i soliti sette giorni, più 4 giorni, dal 17 al 20 ottobre per la revisione. E la prima stesura fatta a mano, fu convertita con la macchina per scrivere: "... con la penna ci si sente troppo scrittori - spiegò poi Simenon - induce all'eleganza del linguaggio alle belle immagini...".
Più che mai da questo romanzo in poi Simenon aveva intenzione di togliere quella "letteratura" che lui ancora percepiva, e di cui voleva sbarazzare la sua opera come dichiarò in un'intervista a Sigaux e de Fallois "...ho cercato ne Le Chat e nei romanzi successivi di togliere tutto il pittoresco, di eliminare quella atmosfera tanto citata a proposito dei miei romanzi precedenti, per mantenere davvero solo l'essere umano...".
Ci sarebbe da parlare anche della versione cinematografica, quell'indimenticabile pellicola realizzata nel 1971 da Pierre Granier-Deferre con due splendidi interpreti, Simone Signoret e Jean Gabin. Ma questa è un'altra storia e ne parleremo in un post dedicato.

lunedì 24 ottobre 2011

SIMENON VOLTA L'ULTIMA PAGINA

Giovedì 7 settembre 1989. La notizia è che Georges Simenon é morto. Le agenzie hanno battuto la notizia il giorno prima. In ritardo. Teresa, la sua compagna, ha fatto appena in tempo a far cremare il corpo dell'ottantaseienne romanziere (che si è spento nella notte di lunedì 4) e a spargere le sue ceneri nella loro casa di rue des Figuiers, lì dove Simemeon aveva disperso quelle della figlia Marie-Jo, morta suicida una decina d'anni prima. Erano le volontà del suo Georges: non far sapere nulla a nessuno, nemmeno ai figli, non prima di essersi ricongiunto con la terra de suo giardino, all'ombra del suo amato grande cedro del Libano.
Solo La Suisse, riesce ad anticipare la notizia, grazie alla soffiata di un impiegato dell'ospedale. Gli altri giornali, francesi, belgi, e di tutto il mondo escono con la notizia il giorno 7. Alcuni fanno titoli a più colonne in prima pagina, altri organizzano speciali con interviste, commenti, ricordi. Il titolo che abbiamo dato a questo post é quello che pubblicò Liberation, ma il tenore era lo stesso anche per quelli degli altri giornali, delle radio e delle televisioni.
E in quel frangente, soprattutto in Francia ci furono molti commenti di intellettuali, politici, registi, scrittori.
L'allora capo dell'Eliseo, Francois Mitterand, volle sugellare la statura mondiale dello scrittore "...alla confluenze di diverse culture, Georges Simenon ci lascia un'opera che è divenuta patrimonio collettivo dell'umanità...". E il suo ministro della cultura Jack Lang ne sottolineò l'aspetto umano "...é un grande uomo, molto semplice, che scompare...".
Il famoso scrittore di noir Leo Malet non nascose la sua ammirazione: "...era un genio, sia per l'immensa produzione che per l'interessa suscitato dai suoi libri. Spero che gli sia tributato un omaggio pari al suo talento...".
Il regista Jean Dellanoy che aveva portato sul grande schermo diversi film tratti dai romanzi di Simenon dichiarò "... l'amavo moltissimo. Perdiamo un grande autore. Io lessi cinquanta Maigret quando ne scelsi due con Jean Gabin nel ruolo del commissario Maigret...". Il famoso giornalista culturale , Bernard Pivot, ribadì la statura letteraria di Simenon "...è stato un divoratore di vita. Il suo genio consisteva nel trasporre sul foglio bianco quello che aveva osservato durante la sua vita. Non è stato il più grande scrittore, ma uno dei più grandi...".
Altro cineasta che si era cimentato con i film dai romanzi simenoniani Bertrand Tavernier "...uno scrittore straordinario, molto profondo che ha donato dei capolavori al cinema francese...".
Dal 4 ottobre 1989 si creò di fatto un grande vuoto per lettori, scrittori, registi, intellettuali e per la cultura tutta.

domenica 23 ottobre 2011

SIMENON. IL GATTO SALE E L'ASSASSINO SCENDE

Ci fidiamo delle classifiche dei giornali della televisione, di internet? Sì, no, insomma... In fondo in fondo è un gioco? Non proprio, ma... quanto ad affidabilità sono un po' come i sondaggi delle intenzioni di voto, quando incombono le elezioni politiche. Direte voi, ma quelle sono appunto su "intenzioni" e come tali mutevoli, questi sono dati di libri già venduti. Dati quindi oggettivi, almeno così dovrebbe essere. Ma ricordiamoci sempre che sono sondaggi, e gli istituti che li realizzano, consultano qualche centinaio di libererie, ma non sappiamo quante grandi e quante piccole, in che parte facenti parte di  catene e in che parte indipendenti, poi, se sono definite librerie, non dovrebbero essere conteggiati i libri venduti, nelle edicole, ai supermercati, negli autogrill, in quei negozi che vendono film, musica, libri. E infine non bisogna dimenticare gli ormai numeri rilevanti dei titoli venduti on line. (Amazon, Internet Book Shop, BOL...).
Tutta questa tiritera per dire che delle quasi tremila librerie italiane, nel migliore dei casi, quelle che vengono prese in considerazione da questi sondaggi è quasi un terzo (che di per sé sarebbe già un bella percentuale come campione statistico), ma poi bisognerebbe analizzare la composizione del campione satistico e confrontarlo con l'universo analizzato e, per esempio, accertare se le caratteristiche del primo corrispondono a quelle del secondo. Ma questo nessuno ce lo dice. E inoltre abbiamo parlato degli altri punti vendità, molto diversi tra loro, che complicano ancora di più la fedeltà del campione esaminato rispetto all'universo di tutti gli esercizi commerciali che vendono libri.
Insomma non diciamo di prendere queste classifiche proprio come un gioco, magari anche divertente, ma certo considerarle come uno punto di riferimento e/o uno spunto per fare delle "belle chiacchierate" sui libri.
Come d'altronde facciamo noi su questo sito all'uscita di un titolo di Simenon.
Questa settimana ci occupiamo delle due classifiche pubblicate ieri (sabato 22/9) da TuttoLibri de La Stampa e oggi (domenica 23/9) da Il Corriere della Sera nella sezione Cultura. Uno dei motivi per cui vogliamo accostare i due quotidiani dipende dal fatto che per entrambe i quotidiani la società di sondaggi che elabora le classifiche è la stessa: la Nielsen Bookscan con un giorno di sfasamento nel periodo di rilevazione: La Stampa 9-15 ottobre 2011, Il Corriere 10-16 ottobre.
Risultati. Su La Stampa Simenon è presente nella sezione "Tascabili" con un Maigret e l'omicida di rue Popincourt che scende dal primo al terzo posto e con il romanzo Il Gatto (Le Chat - 1967) rieditato nella collana economica Gli Adelphi (già pubblicato nel secondo volume de I romanzi nel 2004) e che debutta al quinto posto.
Stessa società, quasi stesso periodo (non ci dicono se con lo stesso campione),
su Il Corriere della Sera di oggi nella sezione "Narrativa straniera" vediamo l'inchiesta del commissario all'undicesimo posto e il romanzo Il Gatto al tredicesimo.
Classifiche comunque non comparabili  perché nel quotidiano torinese le classifiche si fermano al decimo posto (e per esempio i titoli di Simenon non appaiono nella sezione "Narrativa Straniera"), mentre quelle del Corsera arrivano al ventesimo. Inoltre nel quotidiano milanese non troviamo la sezione "Tascabili" che invece è presente su La Stampa.

venerdì 21 ottobre 2011

SIMENON. OPERAZIONE MAIGRET... A CATANIA?

Non siamo a Quai des Orfévres, ma a piazza S. Nicolella. Niente atmosfera brumosa dell'Ile de La Cité, ma il soleggiato clima del sud. Non c'entra St.Germaine de Prés, ma il quartiere di San Cristoforo. Nessun morto, ma spaccio di cocaina. Eppure l'operazione condotta giorni fa dalla Guardia di Finanza  è stata da loro denominata Operazione Maigret. Siamo a Catania e non a Parigi.
Forse qualche collegamento con narcotrafficanti francesi, marsigliesi magari, penserete voi. Siete sulla strada sbagliata... tra i vari arrestati ci sono solo dei Zappalà, dei Carambia, dei Paratore, dei Privitera... nessun Duchamp, Sauteil o Parassin.
E allora, direte voi cosa c'entra Maigret?
La risposta ce la fornisce il quotidiano Catania Oggi che spiega nella conclusione dell'articolo dedicato all'operazione della GdF catanese "...grazie all'impegno profuso dalle fiamme gialle, che hanno eseguito una difficilissima indagine tradizionale, da qui il nome " Maigret", infatti non sono state eseguite intercettazioni telefoniche o ambientali, ma esclusivamente servizi di appostamento e pedinamento, protratti per lunghi periodi, si è riusciti a sgominare una banda di spacciatori".
Voila. Ecco risolto il mistero dell'Operazione Maigret.

mercoledì 19 ottobre 2011

SIMENON. I GIORNI DEL CALENDARIO

Il fastidioso malessere, l'ispirazione, l'état de roman, gli appunti sulle buste gialle, i lunghi elenchi di nomi e cognomi... e potremo continuare con i rituali che precedevano la stesura di un romanzo di Simenon. Ma ce n'é uno che invece seguiva tutto il romanzo e ne fissava per così dire concretamente la stesura. Si trattava delle croci che lui segnava sul calendario (famoso uno della compagnia aerea americana TWA), una per ogni giorno in cui lo scrittore  scriveva il romanzo di turno.
Sappiamo che Simenon impiegava circa tra i sette e i dieci giorni per completare un romanzo. E quotidianamente  segnava in rosso la casella del giorno. E poi, una volta finito, dopo qualche giorno di pausa, in blu quelli dedicati alla revisione.
In questi casi c'è sempre la tentazione di attribuire a questo tipo di abitudini un particolare significato. Ma d'altra parte, come succede non di rado, può trattarsi di un gesto senza nessun significato profondo, ad esempio un modo di fissare visivamente il lavoro svolto. L'avrebbe potuto fare su una di quelle famose buste gialle, oppure segnarlo su un agenda da tavolo o annotarlo su un tacquino tascabile.
In realtà il calendario era appeso al muro e probabilmente ben visibile ogni volta che alzava lo sguardo dalla macchina per scrivere.
Simenon lo sappiamo era un tipo scrupoloso e preciso, forse quell'immediato richiamo al punto in cui si trovava il suo lavoro poteva costituire un punto di riferimento o una conferma. Quarto o sesto giorno? Ottavo o nono? Così sapeva senza pensare, senza fare calcoli quanto aveva scritto e quanto doveva ancora scrivere (non va dimenticato che, affermava di sapere perfettamente, nelle diverse età, se l'état de roman sarebbe durato dieci, nove o otto giorni).
Così l'immagine dello scrittore si arricchisce di una nuova caratteristica, che fa discutere.
Come potete vedere all'inizio di questo post, c'è anche una foto che lo ritrae davanti ad uno di questi calendari e forse non è nemmeno la sola. Simenon si preoccupava di lasciare una traccia anche di questo rito. C'è anche da pensare che fosse una tessera di un puzzle sapientemente costruito ad uso e consumo della stampa e del pubblico. D'altronde non è la prima volta che sottolineiamo la capacità di Simenon di saper curare assai bene la sua immagine di personaggio e di scrittore, quasi al limite di quella che ai nostri tempi si definirebbe una strategia di marketing.
E gli specialisti di oggi potrebbero spiegarvi che anche un calendario può avere la sua buona importanza, se usato nel modo adeguato.