sabato 17 marzo 2012

SIMENON SU aNOBII HA UN MIGLIAIO DI FANS

Forse lo sapete o forse no. Su aNobii, il più famoso ed interessante social-network dedicato ai libri, alle rencensioni dei libri e a tutto il mondo dei bibliofili, esiste un numeroso gruppo dedicato A Georges Simenon. E' stato ideato da "", nickname di una giovane donna italiana di 46 anni (di più non ci è dato sapere) agli inizi del 2008 ed ha ormai raggiunto un migliaio di aderenti (ad oggi per la precisione 953). Si scambiano consigli, sui libri da leggere, i neofiti chiedono consiglio agli appassionati di più vecchia data, vengono elencati i libri letti, quelli in lettura, i giudizi... Insomma una vera cuccagna per i simenoniani più incalliti.
Da queste pagine di Simeon-Simenon vorremmo lanciare un appello a "" (ma implicitamente anche ad aNobii) affinchè, sempre sia possibile, si crei una collaborazione e uno scambio di informazioni, di dati, di discussioni e di confronti che potrebbero arricchire entrambi. Perchè no?

venerdì 16 marzo 2012

SIMENON IN MEZZO AI CLASSICI

E' uno studio commissionato dal quotidiano francese Le Figaro alla GFK, un istituto di ricerca e sondaggi, per conoscere quella che viene chiamata "La Classifica dei classici". Cioè quanto abbiano venduto in Francia, negli ultimi otto anni, 2004-2012 (chissà poi perchè non dieci o dodici...), i classifici francesi e stranieri senza divisione di genere tra romanzi, teatro, poesia e saggi..
Un paio di giorni fa sono stati pubblicati i risultati: una vera Top Ten dei 50 autori classici più venduti con tanto di numero di copie.
In mezzo troviamo anche Georges Simenon, ormai evidentemnte considerato un classico, e diciamo in mezzo nel senso che su cinquanta autori il nostro s'insedia a metà classifica, piazzandosi al 26° posto con  poco meno di un milione di copie vedute (990.000).
Classifica dei classici, perchè dentro c'è veramente la crème del al crème della letteratura europea.
Il primo classificato è a esempio Guy de Maupassant  (3.790.000 copie), cui seguono Molière (3.400.000 copie) ed Émile Zola (2.900.000 copie). Qualche curiosità ci rimane su come la GFK abbia potuto rilevare le copie vendute in valore assoluto. Editori francesi più aperti all'informazione di quelli italiani? Infatti le classifiche che pubblicano i nostri quotidiani e i relativi inserti cuturali (realizzate da per lo più da Bookscan/Nielsen, Eurisko...), sono sempre in percentuali. Si fissa 100 per il primo e poi per gli altri si va a percentuali rapportate. I numeri totali non vengono mai fuori, da nessuna parte, e non sappiamo se l'autore X,  arrivato magari in vetta per un sola settimana e poi scivolato in fretta oltre i primi dieci, abbia venduto di più o di meno dello scrittore Y che magari è stato oscillante tra il quarto e l'ottavo posto, ma è rimasto nelle classifiche tre, quattro o addiritura cinque settimane. Ma questa è l'ennesima prova della poca trasparenza che regna in questo ambito dell'editoria italiana, Già perchè se il famoso Camilleri o l'insigne Umbreto Eco, vendono poche migliaia di copie, stracciati da uno di questi autori commerciali, volti dello spettacolo (soprattutto televisivo), beh lo "smacco" viene ammorbidito da questo modo far trapelare i dati.
Ma torniamo alla "Classifica dei classici" di Le Figaro. Ecco altri nomi:  il primo degli stranieri è Agatha Christie al 6°posto (2.650.000 copie); Shakespeare occupa soltanto l'undicesima posizione (1.510.000 copie); ultimo è Stendhal (610.000 copie). E' una classifica molto casalinga, un trentina degli autori classificati sono appunto francesi e  non figura nemmeno un italiano. Se volete saperne di più consultate "La Classifica dei classici" de Le Figaro.

giovedì 15 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI ATTACCHE'

• Siete appassionati di Simenon?  • Non vi accontentate di un commento • Volete dire la vostra su Simenon-Simenon? • Avete letto di recente o in passato un romanzo di  • Simenon di cui vi piacerebbe fare sapere la vostra opinione? • Volete dare un contributo, scritto, disegnato, fotografico, filmato su un qualsiasi argomento attinente a Simenon? • Avete scoperto qualcosa sullo scrittore che volete condividere con gli altri appassionati? • Insomma se avete una di questi requisiti potete farparte di una nuova sezione di questo blog: Le Bureau de Simenon-Simenon. Avrete la firma sui vostri contributi, il vostro nome sarà inserito nella lista pubblicata sul blog come Attaché au Bureau de Simenon-Simenon (BSS)
• Scrivete il vostro contributo, aggiungete la prima volta la richiesta di far parte del Bureau de Simenon-Simenon mandando una mail a:
simenon.simenon@temateam.com 

mercoledì 14 marzo 2012

SIMENON. "L'UOMO CHE VOLEVA ESSERE MAIGRET" E GLI SPACCIATORI DI...

Oggi una breve notazione su un fatto che riguarda, me, un libro scritto anni fa' e la più famosa creatura di Simenon, il commissario di Quai des Orfévres.
Il fatto è che, più di una decina d'anni fa', pubblicai un romanzo che si intitolava L'uomo che voleva essere Maigret (Robin Edizioni - 2000). Si trattava di un giallo che fu definito umoristico. E' la storia di tale Giulio Medrès, controllore dei biglietti dell'Atac (l'azienda dei trasporti pubblici di Roma), che fin da adolescente era un più che accanito lettore delle inchieste del commissario Maigret. Anzi diremmo meglio che era un lettore ossessivo-compulsivo dei Maigret, perchè quando aveva finito di leggerli tutti, ricominciava da capo. E questa pratica era andata avanti negli anni senza mai una sosta.
E per di più c'era una fortissma identificazione con il personaggio. Viveva infatti il proprio lavoro di controllore dei biglietti come fosse un incarico ispettivo e ancor più una sorta indagine psicologica nel capire chi dentro quel certo autobus fosse colpevole di non aver pagato il biglietto. E poi lui, che viveva a Roma, vedeva il Tevere e gli sembrava la Senna, l'isola Tiberina era per lui l'Ile de la Cité, l'Arco di Costantino era senz'altro l'Arc de Triomphe e così via.
Non riusciva a fumarla, ma aveva sempre con sè una pipa, o in tasca o fra i denti, ovviamente sempre spenta. Poi all'ultimo piano del suo palazzo viveva una vedova che a lui ricordava moltissimo M.me Maigret. E lui, nonostante fosse timido, goffo e impacciato, faceva quel che poteva per farsela amica... il suo sogno sarebbe stato quello di sposarla, anche se lui per primo, nonotante tutte le sue fantasie, si rendeva conto che era un fatto destinato a rimanere appunto un sogno.
Nel suo sentirsi investigatore "alla Maigret", inoltre coltivava da sempre più che un sospetto, una certezza: a Roma esisteva una centrale di falsari che metteva in circolazione dei biglietti dell'autobus contraffatti. Più volte aveva fatto periziare dei biglietti che, a suo dire non erano autentici, ma sempre con esito negativo. I suoi superiori non sapevano più come minacciarlo per togliergli questa fissa dalla mente che lo portava a seguire piste e a fare indagini che si risolvevano sempre in pasticci e talvolta in guai per l'azienda... Il romanzo ha poi un suo svolgimento che non sto qui a illustrare.
Invece a fronte di quanto vi ho raccontato vi riporto una notizia che l'Ansa ha battuto ieri pomeriggio.
ANSA - Roma 13 marzo - ore 16.56 - Un giro di falsi biglietti di bus messo su grazie a tre dipendenti Atac e alcuni esercizi commerciali compiacenti. A scoprirlo il nucleo tributario della Guardia di Finanza di Roma. Per ora sono indagate 14 persone. Individuati anche 13 esercizi commerciali compiacenti tra edicole, bar e internet point. La truffa riguarda alcune centinaia di migliaia di tickets per un valore di circa 500.000 euro. Le indagini sono partite da una denuncia fatta dai vertici dell'Atac.
Ma allora il povero Medrès, preso in giro da tutti, aveva invece ragione? Oppure io autore devo ritenrmi un po' responsabile. E se tra gli ideatori della truffa ci fosse un mio lettore? O qualcuno che ha fatto venire l'dea a chi poi l'ha messa in pratica?
Insomma per voi forse suonerà come un fatto di cronaca nera come tanti altri. A me. che dodici anni fa' scrivevo queste cose in un romanzo scherzandoci sopra, un po' mi fà pensare. E un po' mi fa anche ridere...
Certo falsari che non spacciano banconote da 100 euro, ma biglietti del tram da 1 euro davvero ci dà la misura dei tempi che viviamo e fà un po' pensare al Totò de La Banda degli onesti... Fossimo davvero tornati alla metà degli anni '50?

domenica 11 marzo 2012

SIMENON SCRIVE, MA E' MARIE-JO, QUESTA VOLTA

Marie-Jo, l'unica figlia di Georges. Delicata, fragile, sensibile. Troppo. Muore il 20 maggio 1978. Suicida. Dal Livre de Marie-Jo incluso da Simenon in Mémoires intimes.
  
Che solitudine stasera
Nel riprendere la strada
Nella notte nera e profonda
Della casa che ben conosco.
Nessuno che mi aspetti
E nessuno da aspettare
Solo musica da ascoltare
Musica per farmi cullare
Eun dio da ritrovare
Il solo a cui parlare.
Dovrei sapermi abituare
A questa pelle che mi porto dietro
Adattarmici almeno
Dimenticare che dentro ci sto male
Che solitudine stasera
E se cambiassi strada
Se sfuggissi a questa notte nera
Se trovassi un "altrove" da far mio?
Con qualcuno che mi aspetti
O qualcuno da aspettare
qualcuno da ascoltare
Qualcuno per farmi cullare
Un amore da ritrovare
Con il quale potermi mescolare.
Ma come buttarla via
Questa pelle che mi porto dietro?
E se non posso cambiarla
Me la porterò in valigia!
Che solitudine stasera
Che solitudine anche domani
Volevo conservare la speranza
L'ho persa, va bene anche così.          
 (Montparnasse- 1 marzo 1974)

sabato 10 marzo 2012

SIMENON. RENOIR, E LA STORIA DELL'INCROCIO TRA UN ROMANZO E UN FILM

"... Arrivò di corsa su una Bugatti rossa. Frenò rumorosamente, l'uomo pressapoco mio coetaneo saltò a terra... aveva un viso angelico... e mi baciò su entrambe le guance.... - con queste parole Simenon descrive l'arrivo di un signore che non conosceva -  Mi domandò immediatamente: Simenon... finalmente!... I diritti de 'La nuit du carrefour' sono liberi?...". Il signore, si scoprì, era addirittura il regista Jean Renoir e si riferiva ad uno dei primi Maigret. "... nessuno mi aveva ancora mai proposto di trasporre un mio romanzo per il cinema... Il cuore mi batteva forte e io gli risposì subito di sì (cioè che i diritti erano liberi. n.d.a)...".
Simenon tra l'altro era un grande ammiratore del cineasta, già allora molto famoso. Si può comprendere quindi l'emozione dello scrittore che a fine etate se ne stava a Ouistreham, nel Calvados, sul suo Ostrogoth, tutto intento alla stesura di un capitolo di un successivo Maigret.
Questo incontro lo ricorda  in uno de suoi Dictées del '77, quando ormai l'industria cinematorgafica aveva  già prodotto più di quaranta film tratti dai suoi romanzi e non solo in Francia.
Ma torniamo a quel giorno del '31 in cui si sentì offrire cinquantamila franchi per i diritti. Però quello che più piaceva allo scrittore era l'idea di Renoir di non voler produrre il film per una major, ma di essere lui stesso il produttore, finanziato da personaggi che non avevano nulla a che fare con il mondo del cinema.
Renoir e Simenon passano parecchi giorni a lavorare nella villa ad Antibes a lavorare a un ritmo forsennato per trasporre quel romanzo di cui il regista è particolarmente innamorato.
"... la mia ambizione era quella di rendere con le immagini il mistero di questa storia... E intendevo far prevalere l'atmosfera all'intrigo. Lo stile di Simenon evoca magnificamente il grigiore di questo incrocio  a cinquanta chilometri da Parigi. Non credo che esista sulla terra un luogo più deprimente - spiegherà il regista nel suo libro Ma vie et mes films nel '74 - Qualche casa, sperduta in un oceano di nebbia, pioggia e fango.... avrebbero potute essere state dipinte da Vlaminnck. Il mio entusiasmo per quell'atmosfera  era riuscita ancora una volta  a farmi dimenticare le mie convinzioni sul pericolo di trarre un film da un'opera letteraria...".
Maigret sarà interpretato dal fratello del regista, Pierre, il direttore della produzione sarà un'altro nome che avrà un futuro, Jacques Becker. Intanto la complicità tra Georges e Jean diventa un'amicizia che durerà una vita.
In realtà la lavorazione del fim avrà dei problemi, anche gravi, alcuni inspiegabili, come quelli che vennero fuori durante la proiezione dell'anteprima. Era infatti tutto così misterioso, troppo misterioso, addirittura incomprensibile, almeno agli occhi dei finanziatori che protestarono per la mancanza di chiarezza... In effetti nel montaggio sembra che due bobine fossero state smarrite... Ma Simenon in seguito dette un'altra versione. Jean Renoir stava passando un brutto periodo per la separazione dalla moglie Catherine Hessling, era spesso ubriaco e spesso non lucido... Insomma c'era un pezzo del copione che non era stato nemmeno girato! Secondo un'altra versione le scene mancanti non sarebbero state girate per mancanza di budget...
I finanziatori chiesero a Simenon di girare un'altra scena in cui lui  stesso sarebbe dovuto apparire sullo schermo per spiegare quello che mancava. Ma lui si rifiutò categoricamente anche se gli erano stati offerti altri 50.000 frnachi per quella performance.
Alla prima ci furono delle critiche feroci, l'atmosfera passò in secondo piano e l'accusa a Renoir fu quella di aver fallito la trasposizione di un opera difficile da rendere sullo schermo e di essere rimasto vittima della sua infatuazione. Il film fu un fiasco.
"... La Nuit de carrfour rimane un'esperienza del tutto folle - ricorderà nostante tutto Simenon - ma alla quale non posso pensare senza nostalgia... ai nostri giorni in cui tutto era così ben organizzato... non si potrà lavorare come allora...".

venerdì 9 marzo 2012

SIMENON E IL DOPPIO TRIANGOLO

In alto: Tigy, Georges, Boule. In mezzo: Georges e Denyse
Georges, Tigy, Boule. Georges, Denyse, Tigy. Due triangoli si intrecciano nella vita dello scrittore. Siamo in America dove i coniugi Simenon (Tigy e Georges) si sono trasferiti con il figlio Marc sin dal 1945.
Tra loro una relazione un po' stanca, che chiaramente non funziona più come vent'anni prima, anche per la gelosia di lei, ma che precipita il giorno in cui lei  scopre l'attività sessuale quotidiana del marito con Boule, la loro storica femme de chambre, a lui legata, oltre che da una continua relazione sessuale, da un grande affetto (e forse da parte di Boule anche d'amore?). In quel momento Georges prende la palla al balzo per rivelare alla gelosa consorte che la sua attività sessuale extra-coniugale non si limita alla loro femme de chambre, ma si estende quasi quotidianamente a molte altre donne. Tigy non accetta la situazione e vorrebbe la cacciata di Boule o altrimenti finirla lì. Ma poi, per il bene del figlio Marc, decidono insieme di continuare la convivenza. Il patto però è che ognuno farà un vita a sé, indipendente dal punto di vista sentimentale (e sessuale), entrambe liberi e svincolati.
In questa situazione i due si trovavano sin dal '45 e a quel tempo erano una ventina d'anni che Boule viveva con loro ed era ormai da tempo considerata a tutti gli effetti una della famiglia. Era ben strano che Tigy non si fosse mai accorta di nulla. La versione di Boule è diversa. A suo avviso invece sapeva tutto da diverso tempo ma, per ragioni imperscrutabili, faceva finta di niente. Sta di fatto che tra moglie e femme de chambre da allora si alzò un muro. E quando il precipitoso trasferimento in America della famiglia, impedì a Boule, per questioni di visto, di partire con loro, questa fu una liberazione per lei, ma una sofferenza per lui.
Riuscirà però a raggiungerli solo dopo qualche anno. Nel frattempo nella vita (e nella casa) di Simenon era però entrata Denyse, ufficialmente come segretaria-interprete personale di Georges. Viveva lì con loro. Non era la prima volta che succedeva e quindi questo non sembrava impensierire Tigy. Poi il romanziere cominciò ad avere un rapporto più che confidenziale anche a casa, lui e Denyse iniziarono a dividere lo stesso letto, quando facevano degli inviti, Georges inviava dei biglietti a nome suo, della moglie e di Denyse. In questo momento arrivò finalmente Boule, Tigy la vide come una potenziale alleata nei confronti di quella che ormai evidentemente non era più solamente un segretaria.
Ma Denyse era molto diversa da Tigy. Sapeva benissimo delle attività sessuali del suo futuro marito le assecondava e qualche volta addirittura le condivideva. E per esempio non aveva nulla da ridire quando Georges riprense i suoi rapporti quotidiani con Boule.
A questo punto Tigy si accorse che la partita era persa. Anche quel matrimonio di facciata si stava sgretolando e Georges le stava definitivamente scivolanndo via dalle mani. Era infatti il periodo di esaltazione del romanziere che era davvero innamorato di questa giovane canadese a volte ingenua come un'adolescente ma a volte navigata come una donna dalle mille esperienze.
Il primo triangolo fece spazio al secondo. E i due caposaldi furono ancora Georges e Boule.

giovedì 8 marzo 2012

SIMENON. I GUADAGNI DI UN GIOVANE SCRITTORE

Si dice che Ernest Hemingway all'epoca d'oro venisse pagato dai giornali un dollaro a parola. Realtà o leggenda? Anche questo faceva parte del suo personaggio, considerando che lo scrittore americano era molto attento alla sua immagine pubblica? E Simenon quanto guadganava? Delle sue cifre di romanziere ormai famoso, tradotto in una trentina di lingue, fonte per le scenaggiature di decine di film, ovviamente era calata un'ombra, anche se il suo trend di vita a volte parlava più chiaramente di una dichiarazione dei redditi
Quello che sappiamo invece sono le entrate del giovane Simenon, quello che sfornava racconti e romanzi popolari, quello degli anni '20 capace di scrivere fino ad 80 pagine al giorno o portare a termine cinque o sei racconti di genere, lunghezza e tipo diverso.
E d'altronde la Francia di quegli anni era un mercato ricchissimo per quelle edizioni vendute spesso a cinquanta centesimi, scritte e pubblicate per un pubblico certo non colto, ma che in quel modo veniva iniziato alla lettura e comunque formava una base solida per una industria editoriale in espansione.
Ad esempio, il solo Ferenczi, uno degli editori per cui in quegli anni Simenon lavorò di più, aveva sei collane dai nomi eloquenti: Le Petit Livre, Mon livre favori, Le livre épatant, Le petit Roman, Les Romans d'aventures. Con queste pubblicazione l'editore raggiungeva le 700.000 copie al mese. Copertine ammicanti o seducenti che dovevano parlare ai sensi o alla fantasia del lettore come faceva anche il titolo.
Ma a seconda delle tirature, del pubblico cui si rivolgeva, le lunghezze cambiavano. Ad esempio Le petit Roman arrivava a circa mille righe, Le Livre èpatant ne contava invece cinquemila.
Simenon impara ben presto che i romanzi d'avventura, a parità di tempo dedicato, sono meno convenienti di quelli sentimentali: con uno di questi, lungo circa 2000 righe e che scriveva in una mattinata riusciva a gadagnare 500 franchi. Invece per un romanzo d'avventura, di circa 10.000 righe che gli comportava tre giorni di lavoro, ricavava "solo" 1000 franchi. Beninteso anche questa era una quotazione ottima per quel tipo di mercato e il lavoro di Simenon era pagato davvero bene. Ma, visto il suo successo, Simenon iniziò capire che poteva trattare con gli editori e giocare al rialzo. E infatti iniziò a dettare le proprie condizioni tanto che pian piano riuscì a portare i prezzi ben più su: per un romanzo di 10.000 righe arrivò prima a 2000 franchi per poi attestarsi ad un prezzo medio di 2500.
Simenon stava imparando a scrivere di storie di ogni tipo, genere e lunghezza, ma nel frattempo apprendeva il meccanismo delle trattative con gli editori, cosa che allora si poteva permettere con editori tipo Margot, ma che poi avrebbe messo in pratica anche con mostri sacri come Gaston Gallimard (vedi il post del 20 novembre 2010 Braccio di ferro tra Georges Simenon e Gaston Gallimard).

mercoledì 7 marzo 2012

SIMENON, COSA FACEVA QUANDO NON SCRIVEVA?

Una domanda che forse sarà sorta spontanea a chi conosce meglio lo scrittore. Vista la velocità con cui Simenon scriveva i suoi romanzi, come passava il resto del tempo? Se, come sosteneva, scriveva un capitolo al giorno, anzi nello spazio di una mattina, poi il pomeriggio e la sera cosa faceva? E se per finire un romanzo gli occorrevano tra gli otto e gli undici giorni, per quanti ne scrivesse, come impiegava il tempo che gli restava? La sua media era di cinque/sei l'anno tra Maigret e romanzi, quindi uno ogni due mesi, due mesi e mezzo. Calcolando anche undici giorni per la stesura e tre quattro per la revisione arriviamo ad un paio di settimane, tra un opera e l'altra passavano quindi un mese e mezzo o due. Cosa faceva Simenon quando non scriveva? Beh, verrebbe da rispondere... à chercher la femme... si insomma le donne che, per quanto, diciamo così, essenziali e veloci fossero i suoi incontri, anche qui il numero e la cadenza giornaliera complessivamente occupavano un bel po' di tempo. Poi la famiglia soprattutto quando iniziò ad avere due o tre figli, una moglie e un ex-moglie da gestire. E poi gli affari, i contratti con gli editori, i diritti per le traduzioni all'estero e quelli per i film tratti dai suoi romanzi. Inoltre non dimenichiamo la sua attività  giornalistica, le inchieste e i reportage che i giornali parigini gli chiedevano. E a proposito delle richieste, con la popolarità arrivarono anche le interviste di quotidiani, settimanali, radio e poi anche della televisione.
Vista così la vita di Simenon sembra già diversa, anche fin troppo affollata di impegni. Ma lui come la viveva.
"... la mia vita è suddivisa in periodi di quindici giorni e in ogni periodo finisco completamente un romanzo  - spiega il Simenon dei primi anni, in un'intrevista del giugno del '31, quando siamo già nel dopo lancio dei Maigret - Scrivo un capitolo ogni mattina, non di più. Questo non mi richiede più di un' ora, un'ora e mezza; ma dopo sono svuotato per il resto della giornata...".
Ancora non parla in quel periodo di état de roman. Ha appena lasciato la letteratura su ordinazione, quella popolare per dedicarsi alla sua nuova  creatura letteraria, Maigret.
Simenon dovette rispondere molte volte all'aspetto che incuriosiva di più i giornalisti, il pubblico: così veloce e così bravo? O meglio come credere alla sua bravura se era così rapido nello scrivere?
E lui così rispondeva : "...batto a macchina io stesso, senza passare prima per un manoscritto... pochi ritocchi e modifiche. I miei libri sono scritti di getto. Lascio i miei protagonisti agire e la vicenda evolversi seguendo la logica delle cose...".
Fretta, no. Forse quel processo creativo in trance non è ancora consapevole?
Quasi un ventina d'anni dopo Simenon, in una lettera dall'America, lamenta: "...sapete ben che anche qui come dovunque i giorni non hanno che ventiquattr'ore, e che purtroppo il mio organismo reclama dieci ore di sonno e in più il movimento, quache ora d' attività esclusivamente fisica...  poi i contratti d'edizione in circa una ventina di nazioni.... ed ho una famiglia, soprattutto un figlio.... ricevo ogni settimana manoscritti di giovani autori... le mie frequentazioni sociali, per quanto ormai ridotte mi occupano ancora un po' di tempo... la corrispondenza... E infine di tanto in tanto mi concedo il lusso raro di quache ora di vuoto... di essere perfettamente vuoto e calmo..."