sabato 24 marzo 2012

SIMENON, CON DENYSE MEMOIRES A LUCI ROSSE

Simenon non ha peli sulla lingua. Almeno a quasi ottant'anni quando scriveva Mémoires intimes. Stiamo parlando  di sesso, soprattutto per quanto riguarda quello con Denyse.  Ecco come il romanziere descrive uno dei primissimi incontri in un albergo.
"... Nuda, era ancor più magra di quanto avessi immaginato. Aveva i seni da ragazzina e una larga cicatrice rosso vivo le attraversava i ventre.
Mi gettai su di lei e l'avevo appena penetrata che già gemeva e tremava tutta. Il gemito divenne grido e probabilmente lo sentirono anche nella camera vicina. Alla fine scossa da un spasmo stalunò gli occhi tanto che ne vidi solo il bianco e mi spaventai.
Avevo consociuto molte donne e non ne avevo mai visto una godere così. Per un attimo mi domandai se fosse tutto vero, e non avevo torto  a dubitarne percché mi ci vollero più di sei mesi prima di sentirla godere realmente..."
Quella che diventerà la seconda M.me Simenon è molto diversa dalla prima, e già dai loro primi incontri lei cerca di impressionare Simenon con quei suoi contorcimenti, ma il suo interesse per il sesso era vreale e su un livello completamente diverso rispetto a quello di Tigy.
Ma vediamo dell'altro. Ad esempio quando Simenon ci descrive il viaggio a Cuba fatto nel '47.  
"...un pomeriggio io e D. decidemmo di fare una capatina in una delle tre case di appuntamenti. Chissà, forse abbiamo bevuto qualche daiquiri... fatto sta che D., perfettamente a suo agio, guarda con ammirazione una nera statutaria dal bellissimo corpo nudo.
-Perchè non sali in camera con lei?
_ Già, perchè no?
Ma non sapevo che D. sarebbe stata presente e che non si sarebbe accontentata di fare da spettattrice..."
Denys ha capito bemissimo che lasciare la briglia da quel lato al marito, anzi assecondarlo, era il modo migliore di tenerlo stretto a sè. Basta vedere anche quando sarà sua moglie il suo atteggiamento accondiscente nei confronti della relazione sessuale quotidiana che Simenon aveva con Boule.
La carica sessuale dei coniugi Simenon ha modo di estrinsecarsi anche in crociera. Stavolta siamo nel 1952 e si tratta di una contessina "bella bionda grassottella", dalla scollatura generosa e qualche bicchiere di troppo.
I primi approcci sono con Georges, ballano insieme, si strusciano sotto il tavolo e, a fine serata lo scrittore le dice:
"- Perché non viene a ragiungerci nella nostra cabina?
- Dice sul serio?
- Ma certo!...
A fine serata Simenon rivede Denyse cui racconta il flirt e lei chiede:
"- Devi rivederla?
- No. Pare che ci sia un marito. Comunque le ho detto che se ne ha voglia può venire da noi
- Credi che verrà?
Eccome se viene e fa persino un'entrata sensazionale. A passo di danza lascia cadere il vestito sotto il quale c'è solo il suo corpo roseo e tutto curve. Non  perdo tempo, la penetro e la faccio godere una, due volte, mentre D. si spoglia. Ma quando la contessa sente che anch'io sto per godere, mi respinge dolcemente:
- No! Qusto è per lei
D. è pronta ,
Ed è tutto...."

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

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venerdì 23 marzo 2012

SIMENON. IL ROMANZO E' SCRITTO, MA USCIRA' IL....

Georges Simenon e Sven Nielsen di Presses de La Cité
I primi esempi che saltano agli occhi sono quelli dei primi Maigret. stiamo parlando di quel décalage che spesso si verificava tra la scrittura di un romanzo o di un 'inchiesta del commissario di Quai des Orfèvres e la loro pubblicazionie.
Torniamo ai primi Maigret.
Secondo l'informata e documentatisma bibliogrfia di Francis Lacassin Pietr-le-Letton fu finito a settembre del 1929 e publicato nel maggio 1931, sei mesi dopo. Stessa sorte per M.Gallet décédé terminato nell'estate del 1930 e pubblicato a febbraio 1931. E potremo continuare con il Charretier de la Providence, stesso intervallo. Ma per L'homme de la Tour Eiffel Simenon terminò la stesura nel settembre del 1930 e per la pubblicazione dovette aspettare esattamente un anno. Ma qui sappiamo che tra Simenon e il suo editore c'era stato un duro scontro per far partire i Maigret, di cui Fayard non era assolutamente convinto, tanto che, a mo' di deterrente (!), impose allo scrittore di consegnargli sei titoli completi, prima di lanciare la serie. Bazzecole per uno come Simenon.
Sicché, quando fu il momento del debutto, Simenon ne aveva già scritti diversi. Basti pensare che dal 20 febbraio 1931, con il lancio durante la festa alla Boule Blanche, alla fine dell'anno, uscirono dieci (si avete letto bene 10) inchieste del commissario Maigret in altrettanti mesi. La cadenza di un mensile!
Mentre per Le fou de Bergerac scritto nel marzo del 1932, ci fu una pubblicazione lampo: addirittura il mese dopo.
Altri come Vente à la bougie fu scritto nel '39, ma pubblicato ormai da Presses de La Cité nel 1950. Ma qui di mezzo c'era stato il periodo con Gallimard, poi la guerra, il trasferimento negli Usa... Insomma tranne eccezioni il tempo tra fine stesura ed uscita oscillava mediamente tra i quattro e i sei mesi  (non bisogna scordare che nel periodo 'Presses de La Cité', durato 34 anni, 1947- 1981, Simenon era anche un azionista della casa editrice).
Per i romanzi i tempi di Fayard erano decisamente veloci fino ad arrivare, per titoli come Les Fiancailles de M. Hire o Le coupe de Lune, ad un paio di mesi tra consegna all'editore e uscità in libreria.
Con Gallimard, altro standard. I primi romanzi attesero anche due anni prima di vedere la pubblicazione ('Les Demoiselles de Concarneau' finito nella primavera del '34, uscì nell'ottobre del 1936 e anche '45° à l'ombre' finito nel '34 arrivò in libreria nel '36). E pensate, Faubourg aspettò adirittura tre anni (scritto nel '34, uscito nel '37).
Come dicevamo con il passaggio a Presses de La Cité le cose cambiarono molto. Tanto per parlare di un libro d'attualità (l'ultimo pubblicato da Adelphi) Le Destin de Malou, finito a febbraio del '47 nell'atunno dello stesso anno era già negli scaffali delle librerie.

mercoledì 21 marzo 2012

SIMENON, DALLA SUA MATITA A QUELLE DEGLI ALTRI

Caricature e ritratti: in basso a sinistra uno di Maurice de Vlaminck, uno della moglie Régine Rénchon e sempre in basso, tutto a destra, uno di Jean Cocteau



















































































Una manciata di disegni tra i tanti che artisti, caricaturisti e disegnatori del tempo fecero di Georges Simenon. E' singolare che, nello schizzo di Jean Cocteau, Simenon non venga ripreso con la pipa, né in bocca, né in mano. Questa è una caratteristica rara anche e soprattto nei ritratti fotografici. Un'immagine di Simenon senza pipa è un po' una rarità per i colleziositi di foto del romanziere. Comunque cappello, pipa e occhiali anche se appaiono e spariscono restano i tratti esteriori che contraddistinguono Simenon. E se anche questo fosse un modo di caratterizzarsi, di trasmettere ai suoi lettori e non solo un'immagine uguale e ben contraddistinta? Vediamo che i disegni riprendo lo scrittore in varie età, ad esempio il ritratto eseguito dalla moglie Tigy ci visualizza un Simenon molto giovane, nella caricaura di Gibo (in alto al centro) c'é l'immagine di lui in vecchiaia.

martedì 20 marzo 2012

SIMENON. LA SCOPERTA DI "GABO" PER UN MAIGRET D'ANNATA

Appena una settantina di pagine. Un piccolo formato (11,5x18), un editore importante, Tusquets di Barcellona, edito nel 1994. Il libro è di Gabriel Garcia Marquez e presenta un racconto che introduce un altro racconto. La vicenda, narrata in prima persona, riguarda una lettura fatta molti dall'autore anni addietro, nel 1949, un racconto poliziesco di cui non ricorda nè l'autore, nè il titolo. Dopo molti anni a Parigi incontra in bar un uomo che gli ricorda qualcosa di quel racconto e allora gli torna la fantasia di rileggerlo. Ma purtroppo non ricordando titolo e autore è costretto ad una sorta di indagine a ritroso nella memoria e nel tempo, facendosi addirittura aiutare, nella finzione del racconto, da Jorge Luis Borges e da Julio Cortázar. Pian piano si fa luce e, tra le nebbie del passato, si intravedono due nomi, prima quello di Maigret e quindi naturalmente quello di Simenon. Il racconto, svela Cortázar "...si chiama 'L'homme dans la rue' e fà parte di una raccolta intitolata 'Maigret e le petit Cochons sans queue'...". E infatti in questo piccolo libro segue poi il racconto di Simenon che in realtà ha un titolo e una genesi un po' diversa da quella che "Gabo" fa rivelare a Cortázar. Infatti il racconto cui fà riferimento é parte di una raccolta di novelle poliziesche intitolata per la precisione Les Petits Cochons sans queue, un'antologia di racconti polizieschi apparsi in diversi giornali tra il '39 e il '50. Furono poi raccolte in un libro edito nel' 50 da Presses de La Cité, ma il titolo originale del racconto simenoniano (scritto a Nieul-sur- Mer nel 1939) era Le Prisonnier de la rue con protagonista Maigret, divenuto L'homme dans la rue solo nell'antologia del '50.
A questo punto possiamo svelare il titolo del libro, o meglio i titoli, che sono poi quelli dei due racconti: El mismo cuento distinto di Marquez e El hombre en la calle di Simenon. Il racconto di Gabo" è particolarmente gustoso e costituisce un'introduzione di lusso all'inchiesta del commissario Maigret. Inoltre il libro presenta (quanta roba in così poche pagine!.... il pensiero non può non correre a certi tomi attuali che per dire poche cose impiegano centinaia di pagine...) due appendici. La prima Georges Simenon Habla del comisario Maigret, tratta da una breve presentazione che Simenon aveva scritto nel '53 per un produttore cinematografico. La seconda, Maigret habla de Georges Simenon (alias Georges Sim) è invece tratta da Le memories de Maigret (1950). Insomma un piccolo gioellino, ovviamente in spagnolo, ma è abbastanza comprensibile anche a chi ha solo qualche rudimento della lingua iberica. Il libro è fuori catalogo (sul sito di Tusquets Editores infatti non lo trovate). Su Amazon ci sono degli stock da tre volumi intorno ai 90 dollari.

lunedì 19 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

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domenica 18 marzo 2012

SIMENON E "MES MAISONS", IL ROMANZO MAI SCRITTO SULLE SUE CASE

" Mi è tornato in mente leggendo in un giornale che ho avuto trentantre case durante la mia esistenza, cosa esatta, avendone io fatto un conto... Mi sono domandato perché non avessi scritto un libro sui miei diversi domicili. Mi sarebbe piaciuto molto, ma avrei rischiato di essere lungo e poi avevo già scritto buona parte delle cose che quel libro avrebbe dovuto contenere..."
Ma di che sta parlando Simenon? O meglio, cosa sta dettanto, nel luglio del '78, al suo registratore? E' una riflessione sulle sue abitazioni, di cui si è molto parlato, soprattutto del perchè cambiava domicilio così frequentemente.
"... se mai dovessi scrivere "Mes Maisons"si scoprirà che le ho lasciate tutte nello stesso modo, senza che io possa fornire una spiegazione ragionevole della mia partenza... Non credo che avrei la pazienza di raccontare le mie case. Ce ne sono state davvero troppe e sono solo quattro anni che ho conosciuto la mia ultima, la più piccola, che io sento della taglia giusta e adeguata per viverci in due..."
L'ultimo riferimento è fatto alla piccola costruzione con giardino al 12 di rue des  Figuiers a Losanna.
Ma oggi siamo qui proprio per scoprire quello che, in vari suoi scritti, Simenon  stesso ha detto delle sue case.
Per esempio per la sua prima viene tirata in ballo in un dialogo de Les Mémoirese de Maigret (1950) in cui il commissario parla con lo scrittore stesso presumibilmente nel 1932.
"- ... ho quindi seguito il consiglio di mia moglie E' esatto, per un certo numero di mesi abbiamo abitato a Place des Vosges. Ma non avevamo i nostri mobili. 
Simenon partiva per l'Africa dove avrebbe dovuto trascorrere circa un anno.
- Perché aspettando la fine dei lavori non vi sisteate nel mio appartamento di place des Vosges?
E così lì abbiamo abitato, al 21 per la precisione, senza che ci si possa rimproverare di... infedeltà nei confronti del nostro vecchio boulevard..."
Facciamo un salto indietro all'anno prima. Siamo a Marsilly, vicino a La Rochelle.
"... alla fine mi sono sistemato, verso il 1931 a La Richardère, una sorta di residenza nobile di campaga, che chiamavano così, suppongo, perchè aveva una torre. Mi sono dato da fare per ammobiliarla. Questa volta mi sono rivolto ad un falegname. Ho scelto nel suo cortile le tavole di quercia ben stagionate Il mio ufficio ne era rivestito completamente con uno spessore di cinque centimetri. Ripartenza. Tour d'Europa, di nuovo a La Richardiére e poi il giro del mondo. Poi ho voluto sistemarmi nella foresta d'Orléans in una vecchia abbazia cistercense, dove andavo molto spesso a cavallo, ma ben presto ho trovato che la foresta fosse lugubre...".
Questo lo scriveva in Des traces de pas, il secondo dei suoi Dictées, nel 1974. Ma vediamo come continua.
"...era il 1936... abitavo nel castello de la Cour-Dieu nella foresta d'Orléans, l'abbazia cistercense fiancheggiata da un chiesa in rovina. Ho afittato un terreno di cacca di diecimila chilometri quadrati. Avevo fatto arrivare i miei cavalli. Cavalcavo quasi tutti i giorni. Pioveva e io mi annoiavo parecchio..."
Poi è la volta di Porquerolles, l'isola davanti a Hyères, vicino Tolone.
"...Porquerolles ritorna pesso nei miei sogni e soprattutto nelle immagini che mi passano davanti agli occhi prima di addormentarmi. Percepisco tutta l'importanza che la scoperta di questa piccola isola del Mediterraneo ha avuto nella mia vita.. Quando ci sono arrivato per la prima volta (1934 n.d.a.) il mio entusiasmo era alle stelle. Tutto era nuovo, la vegetazione, la macchia e le insenature tra le rocce dalle acque profonde e chiare, la popolazione costituita in gran parte di pescatori napoletani e genovesi che erano emigrati qui. Quello che mi rimane è Porquerolles, dove ho avuto una casa per cinque  sei anni e dove avevo acquistato un "pointu", la barca da pesca del posto. Avevo un marinaio. Passavamo delle notti in mare. E nel pomeriggio si giocava a bocce con gli abitanti...".
Dalla semplicità della sua casa da pescatore nell'isola, alla sofisticata residenza parigina di un quartiere bene. Siamo nell'anno seguente il 1935.
"...Paris, Boulevard Richard Wallace, proprio davanti a Bagatelle e quindi al Bois de Boulogne. Un ponte, quasi davanti a noi, ci separava da Puteaux. Non era nel Bois che andavo a fare le mie passeggiate, ma nelle vie a quell'epoca popolari e misere di Puteaux. Per contro il moblio del mio appartamento molto grande era stato concepito più o meno su dei miei disegni. Questa volta il mio studio era rivestito di librerie che andavano dal pavimento al soffitto, in ebano ben lucidato. La sala da pranzo, moderna, era in palissandro, i muri della camera da letto tapezzati di seta gialla e bottoni dorati e i mobili ricoperti di autentica pergamena..."
Nell'autunno del '38 Simenon è di nuovo in cerca. E' tornato in Vandea.
"...Non cercavo più un piccolo castello. Al contrario volevo una casa semplice e rustica, come dicevo a quei tempi, una casa della nonna dove chiunque avrebbe voluto aver passato le vacanze d'estate. E 'per questo che mi sono sistemato a Nieul-sur-Mer..."
Saltiamo l'America, per questioni di lunghezza, e torniamo nel vecchio continente, quando Simenon decise infine di stabilirsi in Svizzera. Siamo nel 1957.
"...la mia prima casa è stato un vecchio castello del XVI° secolo, a Echandens, non particolarmente bello, dove dei mobili moderni sarebbero stati fuori posto. Per il mio studio ho cercato e trovato dei mobili inglesi, firmati Adam, che sono ancora nel mio appartamento della torre (l'appartamento di Losanna, in avenue de Cour n.d.a.)...".
E veniamo alla sontuosa villa che Simenon fece costruire secondo il suo gusto e le sue esigenze, molto funzionale, ma il cui lato estetico suscitò più d'una perplessità.
"... lasciai il mio castello di pietra grigia a Enchandes ed avevo ancora tre figli con me, tutti giovani, il più grande, Marc, viveva e lavorava a Parigi. Bisognava sistemarli tutti. Ogni ragazzo era abituato ad avere il suo bagno per evitare le perenni dispute tra loro. Occorreva ospitare anche la bambinaia perchè Pierre doveva avere ancora tre anni. Inoltre serviva il posto per la mia segreteria, per i miei archivi e infine anche per il personale di servizio. Da poco avevo anche un autista perchè non mi fidavo più molto di me nel vedere in tempo i segnali sulle vie e sulle strade. Quasi sempre in état de roman, pensavo a tutt'altro che a girare a destra o a sinistra. Ho scelto Epalinges perchè era vicina al Golf Club dove allora andavo quasi tutti i giorni. E, tanto che c'ero, inclusi nella casa anche una piscina coperta. E siccome non mi era mai costruito una casa, avendo sempre vissuto in abitazioni e castelli di passaggio, mi sono preso il gusto di cercare di raggiungere, fin nei minimi dettagli, la perfezione...".
La realtà sarà ben diversa, questa grande villa di Epalinges, che probabilmente nelle intenzioni dello scrittore  doveva essere la sua dimora definitiva, lasciò su Simenon un brutto ricordo e di fatto ci abitò per una decina d'anni (dal '63 al '72). Entrò con una moglie, Denyse, tre figli John, Marie-Jo e Pierre, la femme de chambre Teresa e ne uscirono solo lui e Teresa, diventata nel frattempo la sua compagna. E per qualche anno vissero in un appartamento all'ottavo piano di un palazzone di Losanna, al 155 di avenue de Cour.
Ma sentiamo come continua Simenon questo immaginario "Mes Maisons", questa volta da Vent du Nord, Vent du Sud, un altro Dictè del 1975.
"... quel grande baraccone di Epalinges che avevo concepito con tanto amore, aveva finito per pesarmi molto sulle spalle e allora comprai, in una delle torri di Losanna, quasi vicino al lungolago, un appartamento da dove, in finestra, vedevo una piccola casa rosa che infine fu messa in vendita e dove mi stabilii - scrive Simenon - Ora, nella mia piccola casa rosa, costruita nel 1750 circa, e che è classificata monumento storico, cosa ho scelto come mobili? Dei mobili scandinavi, in non so di quale materiale... dei mobili bianchi fabbricati in serie. Non ci sono materie naturali, salvo le poltrone in vero cuoio..." . E aveva descritto la sua ultima abitazione in un altro Dictè, Les Petits Hommes (1974), lì dove vivrà inieme a Teresa per quindici anni, fino alla propria morte.
"... Ebbene, dopo settantun'anni ho la mia camera, per vivere, per pensare, per leggere e per amare.
Non credo di averla descritta. E' al piano terra di una piccola casa con una grande vetrata, più due finestre, che danno su un giardino, non molto grande, ma che mi è sufficiente e dove si trova il più bell'albero di Losanna (il famoso cedro del Libano n.d.a.)...".

sabato 17 marzo 2012

SIMENON SIMENON, IL "BUREAU" E I SUOI "ATTACHES"

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SIMENON SU aNOBII HA UN MIGLIAIO DI FANS

Forse lo sapete o forse no. Su aNobii, il più famoso ed interessante social-network dedicato ai libri, alle rencensioni dei libri e a tutto il mondo dei bibliofili, esiste un numeroso gruppo dedicato A Georges Simenon. E' stato ideato da "", nickname di una giovane donna italiana di 46 anni (di più non ci è dato sapere) agli inizi del 2008 ed ha ormai raggiunto un migliaio di aderenti (ad oggi per la precisione 953). Si scambiano consigli, sui libri da leggere, i neofiti chiedono consiglio agli appassionati di più vecchia data, vengono elencati i libri letti, quelli in lettura, i giudizi... Insomma una vera cuccagna per i simenoniani più incalliti.
Da queste pagine di Simeon-Simenon vorremmo lanciare un appello a "" (ma implicitamente anche ad aNobii) affinchè, sempre sia possibile, si crei una collaborazione e uno scambio di informazioni, di dati, di discussioni e di confronti che potrebbero arricchire entrambi. Perchè no?

venerdì 16 marzo 2012

SIMENON IN MEZZO AI CLASSICI

E' uno studio commissionato dal quotidiano francese Le Figaro alla GFK, un istituto di ricerca e sondaggi, per conoscere quella che viene chiamata "La Classifica dei classici". Cioè quanto abbiano venduto in Francia, negli ultimi otto anni, 2004-2012 (chissà poi perchè non dieci o dodici...), i classifici francesi e stranieri senza divisione di genere tra romanzi, teatro, poesia e saggi..
Un paio di giorni fa sono stati pubblicati i risultati: una vera Top Ten dei 50 autori classici più venduti con tanto di numero di copie.
In mezzo troviamo anche Georges Simenon, ormai evidentemnte considerato un classico, e diciamo in mezzo nel senso che su cinquanta autori il nostro s'insedia a metà classifica, piazzandosi al 26° posto con  poco meno di un milione di copie vedute (990.000).
Classifica dei classici, perchè dentro c'è veramente la crème del al crème della letteratura europea.
Il primo classificato è a esempio Guy de Maupassant  (3.790.000 copie), cui seguono Molière (3.400.000 copie) ed Émile Zola (2.900.000 copie). Qualche curiosità ci rimane su come la GFK abbia potuto rilevare le copie vendute in valore assoluto. Editori francesi più aperti all'informazione di quelli italiani? Infatti le classifiche che pubblicano i nostri quotidiani e i relativi inserti cuturali (realizzate da per lo più da Bookscan/Nielsen, Eurisko...), sono sempre in percentuali. Si fissa 100 per il primo e poi per gli altri si va a percentuali rapportate. I numeri totali non vengono mai fuori, da nessuna parte, e non sappiamo se l'autore X,  arrivato magari in vetta per un sola settimana e poi scivolato in fretta oltre i primi dieci, abbia venduto di più o di meno dello scrittore Y che magari è stato oscillante tra il quarto e l'ottavo posto, ma è rimasto nelle classifiche tre, quattro o addiritura cinque settimane. Ma questa è l'ennesima prova della poca trasparenza che regna in questo ambito dell'editoria italiana, Già perchè se il famoso Camilleri o l'insigne Umbreto Eco, vendono poche migliaia di copie, stracciati da uno di questi autori commerciali, volti dello spettacolo (soprattutto televisivo), beh lo "smacco" viene ammorbidito da questo modo far trapelare i dati.
Ma torniamo alla "Classifica dei classici" di Le Figaro. Ecco altri nomi:  il primo degli stranieri è Agatha Christie al 6°posto (2.650.000 copie); Shakespeare occupa soltanto l'undicesima posizione (1.510.000 copie); ultimo è Stendhal (610.000 copie). E' una classifica molto casalinga, un trentina degli autori classificati sono appunto francesi e  non figura nemmeno un italiano. Se volete saperne di più consultate "La Classifica dei classici" de Le Figaro.