domenica 18 marzo 2012

SIMENON E "MES MAISONS", IL ROMANZO MAI SCRITTO SULLE SUE CASE

" Mi è tornato in mente leggendo in un giornale che ho avuto trentantre case durante la mia esistenza, cosa esatta, avendone io fatto un conto... Mi sono domandato perché non avessi scritto un libro sui miei diversi domicili. Mi sarebbe piaciuto molto, ma avrei rischiato di essere lungo e poi avevo già scritto buona parte delle cose che quel libro avrebbe dovuto contenere..."
Ma di che sta parlando Simenon? O meglio, cosa sta dettanto, nel luglio del '78, al suo registratore? E' una riflessione sulle sue abitazioni, di cui si è molto parlato, soprattutto del perchè cambiava domicilio così frequentemente.
"... se mai dovessi scrivere "Mes Maisons"si scoprirà che le ho lasciate tutte nello stesso modo, senza che io possa fornire una spiegazione ragionevole della mia partenza... Non credo che avrei la pazienza di raccontare le mie case. Ce ne sono state davvero troppe e sono solo quattro anni che ho conosciuto la mia ultima, la più piccola, che io sento della taglia giusta e adeguata per viverci in due..."
L'ultimo riferimento è fatto alla piccola costruzione con giardino al 12 di rue des  Figuiers a Losanna.
Ma oggi siamo qui proprio per scoprire quello che, in vari suoi scritti, Simenon  stesso ha detto delle sue case.
Per esempio per la sua prima viene tirata in ballo in un dialogo de Les Mémoirese de Maigret (1950) in cui il commissario parla con lo scrittore stesso presumibilmente nel 1932.
"- ... ho quindi seguito il consiglio di mia moglie E' esatto, per un certo numero di mesi abbiamo abitato a Place des Vosges. Ma non avevamo i nostri mobili. 
Simenon partiva per l'Africa dove avrebbe dovuto trascorrere circa un anno.
- Perché aspettando la fine dei lavori non vi sisteate nel mio appartamento di place des Vosges?
E così lì abbiamo abitato, al 21 per la precisione, senza che ci si possa rimproverare di... infedeltà nei confronti del nostro vecchio boulevard..."
Facciamo un salto indietro all'anno prima. Siamo a Marsilly, vicino a La Rochelle.
"... alla fine mi sono sistemato, verso il 1931 a La Richardère, una sorta di residenza nobile di campaga, che chiamavano così, suppongo, perchè aveva una torre. Mi sono dato da fare per ammobiliarla. Questa volta mi sono rivolto ad un falegname. Ho scelto nel suo cortile le tavole di quercia ben stagionate Il mio ufficio ne era rivestito completamente con uno spessore di cinque centimetri. Ripartenza. Tour d'Europa, di nuovo a La Richardiére e poi il giro del mondo. Poi ho voluto sistemarmi nella foresta d'Orléans in una vecchia abbazia cistercense, dove andavo molto spesso a cavallo, ma ben presto ho trovato che la foresta fosse lugubre...".
Questo lo scriveva in Des traces de pas, il secondo dei suoi Dictées, nel 1974. Ma vediamo come continua.
"...era il 1936... abitavo nel castello de la Cour-Dieu nella foresta d'Orléans, l'abbazia cistercense fiancheggiata da un chiesa in rovina. Ho afittato un terreno di cacca di diecimila chilometri quadrati. Avevo fatto arrivare i miei cavalli. Cavalcavo quasi tutti i giorni. Pioveva e io mi annoiavo parecchio..."
Poi è la volta di Porquerolles, l'isola davanti a Hyères, vicino Tolone.
"...Porquerolles ritorna pesso nei miei sogni e soprattutto nelle immagini che mi passano davanti agli occhi prima di addormentarmi. Percepisco tutta l'importanza che la scoperta di questa piccola isola del Mediterraneo ha avuto nella mia vita.. Quando ci sono arrivato per la prima volta (1934 n.d.a.) il mio entusiasmo era alle stelle. Tutto era nuovo, la vegetazione, la macchia e le insenature tra le rocce dalle acque profonde e chiare, la popolazione costituita in gran parte di pescatori napoletani e genovesi che erano emigrati qui. Quello che mi rimane è Porquerolles, dove ho avuto una casa per cinque  sei anni e dove avevo acquistato un "pointu", la barca da pesca del posto. Avevo un marinaio. Passavamo delle notti in mare. E nel pomeriggio si giocava a bocce con gli abitanti...".
Dalla semplicità della sua casa da pescatore nell'isola, alla sofisticata residenza parigina di un quartiere bene. Siamo nell'anno seguente il 1935.
"...Paris, Boulevard Richard Wallace, proprio davanti a Bagatelle e quindi al Bois de Boulogne. Un ponte, quasi davanti a noi, ci separava da Puteaux. Non era nel Bois che andavo a fare le mie passeggiate, ma nelle vie a quell'epoca popolari e misere di Puteaux. Per contro il moblio del mio appartamento molto grande era stato concepito più o meno su dei miei disegni. Questa volta il mio studio era rivestito di librerie che andavano dal pavimento al soffitto, in ebano ben lucidato. La sala da pranzo, moderna, era in palissandro, i muri della camera da letto tapezzati di seta gialla e bottoni dorati e i mobili ricoperti di autentica pergamena..."
Nell'autunno del '38 Simenon è di nuovo in cerca. E' tornato in Vandea.
"...Non cercavo più un piccolo castello. Al contrario volevo una casa semplice e rustica, come dicevo a quei tempi, una casa della nonna dove chiunque avrebbe voluto aver passato le vacanze d'estate. E 'per questo che mi sono sistemato a Nieul-sur-Mer..."
Saltiamo l'America, per questioni di lunghezza, e torniamo nel vecchio continente, quando Simenon decise infine di stabilirsi in Svizzera. Siamo nel 1957.
"...la mia prima casa è stato un vecchio castello del XVI° secolo, a Echandens, non particolarmente bello, dove dei mobili moderni sarebbero stati fuori posto. Per il mio studio ho cercato e trovato dei mobili inglesi, firmati Adam, che sono ancora nel mio appartamento della torre (l'appartamento di Losanna, in avenue de Cour n.d.a.)...".
E veniamo alla sontuosa villa che Simenon fece costruire secondo il suo gusto e le sue esigenze, molto funzionale, ma il cui lato estetico suscitò più d'una perplessità.
"... lasciai il mio castello di pietra grigia a Enchandes ed avevo ancora tre figli con me, tutti giovani, il più grande, Marc, viveva e lavorava a Parigi. Bisognava sistemarli tutti. Ogni ragazzo era abituato ad avere il suo bagno per evitare le perenni dispute tra loro. Occorreva ospitare anche la bambinaia perchè Pierre doveva avere ancora tre anni. Inoltre serviva il posto per la mia segreteria, per i miei archivi e infine anche per il personale di servizio. Da poco avevo anche un autista perchè non mi fidavo più molto di me nel vedere in tempo i segnali sulle vie e sulle strade. Quasi sempre in état de roman, pensavo a tutt'altro che a girare a destra o a sinistra. Ho scelto Epalinges perchè era vicina al Golf Club dove allora andavo quasi tutti i giorni. E, tanto che c'ero, inclusi nella casa anche una piscina coperta. E siccome non mi era mai costruito una casa, avendo sempre vissuto in abitazioni e castelli di passaggio, mi sono preso il gusto di cercare di raggiungere, fin nei minimi dettagli, la perfezione...".
La realtà sarà ben diversa, questa grande villa di Epalinges, che probabilmente nelle intenzioni dello scrittore  doveva essere la sua dimora definitiva, lasciò su Simenon un brutto ricordo e di fatto ci abitò per una decina d'anni (dal '63 al '72). Entrò con una moglie, Denyse, tre figli John, Marie-Jo e Pierre, la femme de chambre Teresa e ne uscirono solo lui e Teresa, diventata nel frattempo la sua compagna. E per qualche anno vissero in un appartamento all'ottavo piano di un palazzone di Losanna, al 155 di avenue de Cour.
Ma sentiamo come continua Simenon questo immaginario "Mes Maisons", questa volta da Vent du Nord, Vent du Sud, un altro Dictè del 1975.
"... quel grande baraccone di Epalinges che avevo concepito con tanto amore, aveva finito per pesarmi molto sulle spalle e allora comprai, in una delle torri di Losanna, quasi vicino al lungolago, un appartamento da dove, in finestra, vedevo una piccola casa rosa che infine fu messa in vendita e dove mi stabilii - scrive Simenon - Ora, nella mia piccola casa rosa, costruita nel 1750 circa, e che è classificata monumento storico, cosa ho scelto come mobili? Dei mobili scandinavi, in non so di quale materiale... dei mobili bianchi fabbricati in serie. Non ci sono materie naturali, salvo le poltrone in vero cuoio..." . E aveva descritto la sua ultima abitazione in un altro Dictè, Les Petits Hommes (1974), lì dove vivrà inieme a Teresa per quindici anni, fino alla propria morte.
"... Ebbene, dopo settantun'anni ho la mia camera, per vivere, per pensare, per leggere e per amare.
Non credo di averla descritta. E' al piano terra di una piccola casa con una grande vetrata, più due finestre, che danno su un giardino, non molto grande, ma che mi è sufficiente e dove si trova il più bell'albero di Losanna (il famoso cedro del Libano n.d.a.)...".

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