mercoledì 18 luglio 2012

SIMENON. MAIGRET E IL CASO DEL PORTO DELLE NEBBIE

La questione è nota da tempo, ma la riproponiamo perchè forse non proprio  tutti la conoscono. Si tratta del romanzo Il porto delle nebbie, titolo italiano.
Il primo romanzo così tradotto in Italia è di Pierre Mac Orlan, uno scrittore francese, al suo tempo abbastanza famoso, che nel 1927 scrisse Le quai des brumes, per Gallimard (editrice francese per cui notoriamente scrisse anche Simenon). Cinque anni dopo, sempre in Francia, uscì per Fayard Le port de brumes, nelle inchieste del commissario Maigret che nei primi diciannove titoli di Fayard, della prima serie, il nome Maigret non compare mai nel titolo) .
Mondadori prima e Adelphi poi lo pubblicarono nella serie delle inchieste del commissario con lo stesso titolo appunto di Maigret e il porto delle nebbie.  (anche se in francese tra "port" e "quai" una certa differenza c'è). Coincidenza vuole che in Italia Adelphi, oltre che di Simenon, sia anche l'editore di Mac Orlan e abbia quindi pubblicato (ora in seconda edizione) il succitato romanzo con il titolo Il porto delle nebbie.
A confondere ulteriormente le acque c'è una versione cinematografica per entrambe i romanzi. Ma anche qui le storie si intrecciano. Il film tratto dall'opera, di Mac Orlan è diretto nel 1938 da Macel Carnè, sceneggiato da Jacques Prévert e intepretato da Jean Gabin: due simenoniani di lusso nel mondo cinematografico francese. Il regista infatti dirgerà in seguito due film tratti da importanti romanzi di Simenon (La Marie du port - 1950 , proprio con Jean Gabin protagonista, e Trois Chambres à Manhattan - 1965). L'attore invece interpretò poi ben dieci pellicole tratte dai romanzi di Simenon (La Marie du port 1950 - La verité sur Bébé Donge 1952 - Le sang à la tete 1956 - Maigret tend un piège 1958 - En cas de malheur 1958 - Maigret et l'affaire Saint-Fiacre 1959 - Le Baron de l'écluse 1960 - Le Président 1961 - Maigret voit rouge 1963 - Le chat 1971).
Invece c'è un fim tratto dalla versione inglese dell'inchiesta di Maigret "L'homme de Londres", scritto  nel 1933, prodotto in Gran Bretagna nel 1947 (dalla Welwyn Film Studios), diretto da Lance Comfort, dal titolo Temptation Harbour (in francese "Le port de la tentation"). Il film, al contrario di quello di Carnè non fu distribuito in Italia.
Bene. Ora che avete le chiavi giuste andatevi a leggere i due libri e a gustarvi almeno il film di Marcel Carnè (quello di Comfort non crediamo sia reperibile), in un'abbuffata di porti e di nebbie. Tipici simenoniani.

martedì 17 luglio 2012

SIMENON. DIFFERENZE TRA LA TV DI STATO ITALIANA E QUELLA FRANCESE SU MAIGRET

Una breve nota. Questo testo è comparso oggi sul sito francese, Premiere /Tv riportando la notizia che segue e che riguarda il canale France 3, che sta trasmettendo una replica dei Maigret televisivi.
"In occasione del discorso in diretta dall'Assemblea Nazionale del Presidente della Repubblica tunisina, Moncef Marzouki, France 3 modificherà i suoi programi mercoledì 18 nel pomeriggio.... L'espisodio di Maigret previsto per le 15.05 non sarà dunque proposto ai telespettatori..."
Questo ricorderà qualcosa ai tanti lettori che continuano a protestare per quella che ormai non possiamo più chiamare sospensione, ma interruzione, della messa in onda su Rai 5 delle inchieste del commissario Maigret. L'emittente di Stato francese si è preoccupata di informare della variazione di programma i suoi telespettatori. Quella italiana no.
No comment.


lunedì 16 luglio 2012

SIMENON. IL PERCHE' UN SUCCESSO COSI' REPENTINO ANCHE ALL'ESTERO

Oggi riportiamo, per offrirgli maggior visibilità, l'interessante commento che la nostra attachée Murielle Wenger ha scritto ieri per il post "Simenon. La normalità di un commissario atipico". Per la prima volta daremo una versione italiana ed una francese dell'intervento




Simenon ha creato un personaggio unico nel mondo del romanzo poliziesco, che allo stesso tempo è un homme comme un autre in cui il lettore può identificarsi, ma anche un personaggio molto differente da quelli che i lettori del 1920-1930 avevano la possibilità di scoprire. Resto affascinata dal successo che Maigret ha avuto sino dal suo debutto, e non soltanto in Francia. Come si può spiegare che un poliziotto molto "normale", molto "franco-francese" (nonostante fosse inventato da un belga...) abbia trovato un tale successo anche all'estero? Come spiegare che le prime traduzioni dei romanzi di Maigret siano state redatte quasi contemporaneamente alla pubblicazione dei primi? Cosa faceva sì che questo personaggio "parlasse" immediatamente ai propri lettori sia che fossero, italiani, anglofoni o scandinavi? Osservando il fenomeno più da vicino, credo si possa dire che la maggior parte degli scrittori di romanzi polizieschi descrivano i loro eroi dall'esterno, con un certo distacco. Quando si leggono una delle avventure di Hercule Poirot o di Sherlock Holmes si possono trovare divertenti, brillanti nelle loro deduzioni logiche, ma non si sente una grande simpatia per loro... o in tutti i casi non ci verrebbe certo l'idea di identificarci con loro.
Con Maigret sì....
Ci si sorprende a pensare e a sentire come lui. E' la forza e l'arte di Simenon: egli non ci descrive il poliziotto che risolve elegantemente l'enigma, ma ci fa vivere il proprio personaggio "da dentro" e il confine tra l'autore che ci racconta come il suo personaggio sente le cose e questo stesso personaggio che ci  coinvolge con il suo modo di sentire, è davvero molto sottile. Se ci si sente così vicini a Maigret è perchè il suo autore, e il lettore con lui, lo vedono da una particolare angolazione, sono infatti tutte le numerose piccole annotazionie sulle sensazioni del personaggio che fanno provare per lui una tale simpatia: il suo modo di catturare gli odori, di prendersi un acquazzone, di accogliere un raggio di sole, il suo modo di vivere la vita che la sua normalità riesce a rendere molto umano. Quello che contribuì subito al suo successo, credo che non sia solamente il fatto che ognuno potesse identificarsi in un personaggio ordinario, molto diverso dai super-eroi che allora popolavano la letteratura, ma anche e soprattutto il fatto che nella sua apparenza banale, Maigret ha un modo tutto suo di rapportarsi alle proprie sensazioni, di "traspirare vita da tutti i pori" e di dare l'impressione a ciascun lettore, che qualsiasi vita, per quanto semplice possa apparire, contiene una sua poesia e un suo particolare valore... (Murielle Wenger)





PARCE QUE UN SUCCES AINSI IMMEDIAT MEME ALL' ETRANGER

Simenon a créé un personnage unique dans le monde du roman policier, qui est à la fois effectivement cet "homme comme un autre", en qui le lecteur peut s'identifier, mais aussi un personnage très différent de ce que les lecteurs de 1920-1930 avaient l'habitude de découvrir. Je reste fascinée par le succès que Maigret a eu dès ses débuts, et pas seulement en France. Comment peut-on expliquer que ce policier "banal", très franco-français (quoiqu'inventé par un Belge…) ait trouvé tout de suite un écho au-delà des frontières ? Comment expliquer que les premières traductions des romans de Maigret aient été faites quasiment dès leur parution ? Qu'est-ce qui faisait que ce personnage a tout de suite "parlé" à ses lecteurs, qu'ils soient italiens, anglophones ou scandinaves ? En y regardant de plus près, je pense qu'on peut dire que la plupart des écrivains de romans policiers décrivent leur héros "de l'extérieur", avec un certain détachement. Quand on lit une aventure d'Hercule Poirot ou de Sherlock Holmes, on peut les trouver amusants, voire brillants dans leurs déductions logiques, mais on ne se sent pas spécialement une très grande sympathie pour eux… ou en tout cas, il ne nous viendrait pas à l'idée de nous identifier à eux. Maigret, si… On se surprend à penser, à ressentir avec lui. C'est là la force et l'art de Simenon: il ne nous décrit pas comment le policier résout élégamment une énigme, mais il nous fait voir son personnage "de l'intérieur", et la frontière est souvent floue entre le narrateur qui nous montre comment son personnage ressent les choses, et ce personnage lui-même qui nous fait ressentir les choses avec lui. Si on se sent si proche de Maigret, c'est parce que son auteur, et le lecteur avec lui, l'abordent sous un autre angle: c'est par le nombre infini de petites notations sur le ressenti du personnage qu'on éprouve une telle sympathie pour lui: sa façon de renifler les odeurs, de subir une averse ou d'accueillir un rayon de soleil, et aussi sa façon de vivre une vie qui, par sa banalité même, nous le rend très humain. Ce qui a fait son succès dès le début, c'est, je crois, pas uniquement le fait que chacun pouvait s'identifier à un personnage ordinaire, très différent des "super-héros" qui peuplaient la littérature d'alors, mais aussi et surtout le fait que, dans son apparence banale, Maigret a eu une façon bien à lui de se mettre en accord avec ses sensations, de "respirer la vie par tous les pores", et de donner l'impression à chaque lecteur que toute vie, aussi ordinaire qu'elle paraisse, contient sa propre poésie et sa propre valeur… (Murielle Wenger)

SIMENON TORNA IN CLASSIFICA CON I COMPLICI

Altra uscita di un romanzo addirittura inedito in Italia e inevitabile affacciarsi del titolo nelle classifiche. Avevamo finto neanche un paio di settimane fa con la presenza di Maigret e il signor Charles, che ora si riparte con il romanzo I Complici. La prima rilevazione che citiamo è quella di NielsenBookscan pubblicata da TuttoLibri de La Stampa che vede entrare l'ultimo romanzo di Simenon proprio di decima posizione, ma lo piazza sesto nella sezione "Narrativa Straniera". Niente "Top Ten", secondo il sondaggio dell'Eurisko per  R Cult de La Repubblica di domenica dove I Complici si ritrovano in 7a posizione nel comparto "Narrativa Straniera". Invece, sempre Nielsen Bookscan, ma per La Lettura del Corriere della Sera, attribuisce a I Complici solo il sesto posto nella "Narrativa Straniera".
Per i libri cartacei venduti su internet, la classifica di IBS ci dice che L'ultimo romanzo di Simenon conquista la sedicesima posizione. Nessuna traccia dei titoli dello scrittore belga per quanto riguarda gli ebook venduti da Internet Book Shop.

domenica 15 luglio 2012

SIMENON. LA NORMALITA' DI UN COMMISSARIO ATIPICO

Ritratto di Maigret del grande Ferenc Pintèr
1932. New York Herald Tribune: " Simenon furoreggia Parigi, a ventotto anni ha già scritto ducento ottanta romanzi...". 1933 stesso quotidiano "...Pietr-le-Letton è una storia inconsistente... ma l'autore è suscettibile di miglioramenti con il passare del tempo...". Negli stessi anni il Saturday Review scrive per la Nuit de Carrefour "... la storia è meglio del detective..." Per il New York Times di positivo in Simenon c'è  " ... la sua cacità di saper costruire in alcune sue pagine un'atmosfera di suspense e di mistero...". E anche il Boston Evening Transcript sottilinea che il tratto saliente dello scrittore è quello della produzione: "...aver già scritto trecento romanzo a trent'anni..." E poi il Denver News che giudica l'opera di Simenon ben scritta e anche il Pittsburg Press lo valuta un buon scrittore.
Stesso tenore negli anni del lancio dei Maigret in Gran Bretagna. Il prestigioso Times Literary Supplement  giudicava "... storie ingegnosamente costruite e ben raccontate...". Il Sunday Dispatch puntava sul pittoresco, raccontando che "... Simenon scrive i suoi romanzi su uno yacht, di cui si serve come casa, al ritmo di uno in undici giorni...". L'Evening Chronicle metteva in guardia su quanto fosse sbagliato continuare a paragonare Georges Simenon a Edgar Wallace.
Insomma una buona accoglienza, ma non entusiastica. D'altronde erano due paesi che per versi differenti potevano vantare illustri padri del giallo. Gli Stati Uniti con Auguste Dupin di Edgar Allan Poe il capostipite indiscusso della letteratura gialla moderna, ma anche con il padri dell'hard-boiled Dashiell Hammett (Sam Spade) e  Raymond Chandler (Philip Marlowe). I britannici non erano da meno con il celeberrimo Sherlock Holmes di Conan Doyle e l'altrettanto famoso Hercule Poirot di Agatha Christie, ma anche con la sua Miss Marple.
Certo Simenon arrivava con il suo commissario Maigret e sparigliava un po' le carte del genere, anche se quelli citati non fossero certo investigatori omologati per metodi e comportamenti. Una cosa però costituisce una sorta di comune denominatore: sono tutti investigatori privati.
Il personaggio di Simenon è il primo funzionario statale. E' commissario capo della Brigata Omicidi, ma comunque sempre un dipendente della pubblica amministrazione francese, con tutte i regolamenti, le scartoffie e le gerarchie con cui anche un alto funzionario come Maigret deve bene o male convivere, mentre i "private-eyes" anglo-americani devono rispondere solo a sé stessi.
Poi nei casi succitati la polizia non ci fà mai una bella figura... l'investigatore privato è sempre un passo avanti, intuizioni, conoscenze, capacità di osservazione e di trovare prove che ai vari funzionari sfuggono. E poi hanno le mani libere.
Certo anche Maigret ogni tanto prende qualche scorciatoia, ma è un personaggio "normale", molto più vicino a chi legge di quanto lo sia uno Sherlock Holmes o un Philip Marlowe.  Di solito torna a casa a cena, ha una moglie che si preoccupa e si prende cura di lui. Maigret si ammala, questiona con i suoi superiori, la domenica pomeriggio va al cinema con la consorte, Insomma vive una vita molto più vicina a quella gente qualunque, la stessa che comprava (e compra) i libri delle sue inchieste e la stessa che poi spesso ne è anche la protagonista.
Insomma Maigret è davvero un homme comme les autres, come d'altronde aspirava ad esserlo Simenon, e anche per questo è entrato nel cuore di milioni di lettori in tutto il mondo. E continua a farlo.

sabato 14 luglio 2012

SIMENON, I COMPLICI. NON SOLO CARTA MA FORMATO TV ED EBOOK

Versione tedesca de I Complici
Di nuovo sull'ultima uscita di Simenon, il romanzo I complici, per completare l'informazione data nel post di giovedì. Intanto va detto che da questo libro furono tratti ben due film televisivi. Uno in Germania nel 1985 diretto dal regista slavo Stanislav Barabas (interpretato da Wolfang Buttner, Francesco Carneutti, e Lisa Kreuzer), intitolato Sonntag. 
L'altro invece era una produzione francese (Atlantic Production, TF2 e TF3). Realizzato nel 1999 dal regista Serge Moati, annoverava tra gli interpreti Bernard Valery, Sophie Broustal, Eva Darlan, Eric Civanyan. Un discreto film che però non fu mai distribuito  fuori del mercato francese.
Torniamo al romanzo vero e proprio. Infatti insieme alla versione cartacea, Adelphi ha pubblicato come di consueto anche il romanzo in formato ebook. Il formato è l'ePub che però richiede un lettore dotato di Adobe Digital Editions. Il romanzo pesa 723,7 KB e costa 10,99 euro se comprato su IBS, contro i 17 euro del formato tradizionale in libreria, mentre su IBS è a 14,45 (ma vanno aggiunti 2,30 euro per la spedizione). Fate le vostre scelte e i vostri i conti e decidete quale vi piace maggiormente o quale vi conviene di più.

venerdì 13 luglio 2012

SIMENON. LES INCONNUS DANS... L'ITALIE

Ancora un'interessante carellatam proposta dal nostro attaché Andrea Franco sui romanzi inediti in Italia. Chi volesse collaborare al Bureau-Simenon scriva a simenon.simenon@temateam.com


Roma - dal nostro attaché Andrea Franco Riporto qui di seguito la lista dei romanzi firmati Georges Simenon mai pubblicati in Italia, da nessun editore e in nessuna forma. Ho escluso tutti quelli scritti sotto pseudonimo, numerosi racconti inediti in italiano e i Dictés. Come vedrete dalla lista non mancano titoli interessanti che i lettori italiani non hanno ancora potuto apprezzare. Vi ritroviamo La maison de sept jeunes filles il quindicesimo romanzo scritto per Gallimard, oppure Le Train de Venise, un capolavoro, un classico simenoniano, tra l’altro unico romanzo in cui alcune vicende narrate nelle prime pagine si svolgano in Italia. E ancora, uno dei migliori romanzi di Simenon, La mort d’August, che trovo incredibile sia ancora inedito in Italia. Come si vede dalla lista, la maggior parte sono dell’ultimo periodo, molti sono ambientati a Parigi, alcuni sulla Costa Azzurra (Le confessional e Strip-tease) e La main addirittura negli Stati Uniti. Non mancano comunque quelli ambientati nella provincia francese e in Svizzera.
Un’ultima notazione, si tratta di romanzi editi tutti da Presses de La Citè, tranne i primi due pubblicati da Gallimard.

• La Maison de sept jeunes filles – 1941 (scritto a Neully-sur-Seine nel 1937)
• Oncle Charles s’est enfermé – 1942 (scritto a Nieul-sur-Mer nel 1939)
• Un nouveau dans la ville – 1950 (scritto a Tucson nel 1949 - uscito in Italia nel 1968 sul settimanale "Epoca" in sei puntate con il titolo "Il Forestiero", ma mai in un volume)
• Une vie comme neuve – 1951 (scritto a Shadow Rock Farm nel 1951)
• Strip-tease -1958 (scritto a Golden Gate nel 1957)
• Dimanche – 1958 (scritto a Noland nel 1958)
• La Vieille – 1959 (scritto a Noland nel 1959)
• Le Veuf – 1959 (scritto a Noland nel 1959)
• La Porte – 1962 (scritto a Noland nel 1961)
• Les Autres – 1962 (scritto a Noland nel 1961)
• Le train de Venise – 1965 (scritto a Epalinges nel 1965)
• Le Confessional – 1966 (scritto a Epalinges nel 1965)
• La Mort d’Auguste – 1966 (scritto a Epalinges nel 1966)
• La Main – 1968 (scritto a Epalinges nel 1968)
• Novembre – 1969 (scritto a Epalinges nel 1969)
• La disparition d‘Odile – 1971 (scritto a Epalinges nel 1970)
• La cage de verre – 1971 (scritto a Epalinges nel 1971)
• Les innocents – 1972 (scritto a Epalinges nel 1971)

giovedì 12 luglio 2012

SIMENON. E' ARRIVATO UN BEL... "COMPLICE" PER L'ESTATE

E' arrivato. Da qualche giorno é in tutte le librerie il romanzo che di solito l'Adelphi piazza tradizionalmente sul mercato nella bella stagione, alla vigilia delle vacanze. Il titolo scelto per questa estate 2012 è particolarmente interessante. Infatti si tratta di un inedito (cosa rara tra i romanzi di Simenon), mai preso in considerazione da Mondadori, nemmeno per la raccolta Tutti i romanzi di Simenon. Stiamo parlando de I Complici (Les Complices- Presses de La Cité - 1956), scritto nel 1955, anno in cui il romanziere si era sistemato di ritorno dagli Usa nella villa de Le Gatounière, a Mougins, nella regione della Provenza-Alpi-Costa Azzurra.
L'altro motivo per cui questo romanzo è degno di nota, è la sua rilevanza nell'opera simenoniana, benchè sia stato sempre trattato come un titolo di relativa importanza.
Ne I Complici tutto è da manuale. La storia, i protagonisti, l'atmosfera, il senso dell'ineluttabile, lo stile. Chi ha avuto la fortuna di leggere il romanzo in lingua originale, non può riconoscere tra l'altro l'ottimo lavoro fatto da Laura Frausin Guarino (per altro traduttrice di Simenon sin dai tempi di Mondadori). Il linguaggio è infatti fondamentale per questo romanzo in cui Simenon sembra aver dato il meglio di sè. Ad esempio, l'incipit è da manuale, non solo per la sua concisione e la brutalità (insieme al distacco) con cui descrive quel tragico attimo, ma anche perchè quella decina di righe hanno in sé tutte gli elementi che si svilupperanno nel romanzo e che ritroveremo addirittura nella conclusione.
Per questo motivo, veniamo meno ad una nostra consolidata abitudine: non pubblicare mai brani e soprattutto l'incipit di un libro. Ma questa volta faremo un'eccezione perché vogliamo analizzare questo pezzo di bravura di Simenon.
"Avvenne tutto in maniera  brutale, istantantanea. Eppure lui non se ne stupì. Ne si ribellò, quasi se lo aspettasse da sempre. Nel giro di pochi secondi, nel momento stesso in cui il clacson si mise ad urlargli dietro, lui seppe che la sciagura era inevitabile e che la colpa era sua. Ad inseguirlo, con il suo suono rabbioso e spaventato, non era quello di clacson normale, ma un muggito  lugubre e lacerante che sale di notte dai porti di nebbia. Vedere, nello specchietto retrovisore, la massa bianca e rossa di un enorme pullman che avanzava a tutta velocità e il volto contratto di un uomo brizzolato e rendersi conto che stava occupando il centro della carreggiata, fu tutt'uno. Non pensò neanche a liberare la mano che Edmonde continuava a tenere imprigionata tra le sue cosce. Non ne avrebbe avuto il tempo..."
Qui già si delinea tutta la storia. Si capisce che i due sono amanti che nella notte vengono da chissà dove. Si capisce che tra i due c'è un'intesa sessuale forte. La mano di lui (Lambert) tra le cosce di lei. E lei, Edmonde, non molla la presa, deve essere possessiva e dominante nel rapporto (anche se in realtà si saprà che si tratta della sua segretaria).
Lui invece è evidentemente un recessivo, un pavido "...non si ribellò..." e un fatalista "...quasi se lo aspettasse da sempre...". Ma forse qui Simenon vuole anche indicarci il suo atteggiamento di rassegnazione nei confronti del destino... Ma non andiamo troppo avanti.
Lambert sa subito, e intimamente, che la colpa di quel dramma è solo sua. Qualsiasi cosa succeda poi nella storia, non conta. Questo è un punto fermo che Lambert non potrà mai eludere, anche se tenterà di sopprimere, cancellare, eliminare quel ricordo terribile e il relativo senso di colpa. Ad iniziare dal suo primo comportamento: la fuga. E in seguito cercherà addirittura di convincersi di quanto sia stato ingiusto che quella disgrazia sia capitata proprio a lui.
Ma quell'autobus era pieno di bambini che sono morti tutti bruciati (tranne una) e rimarranno tutti sulla coscienza di Lambert.
Ma chi saprà mai nulla? Chi potrebbe parlare? Edmonde, presa dai rimorsi? Ma no, lei è una complice. Testimoni non ce ne sono (anche se poi ne spunterà fuori uno che non si saprà mai bene se sia in grado davvero di riconoscerlo).
Lambert, non si ferma non chiede soccorso, continua la sua strada, osservando per qualche attimo la scena di quella carneficina dallo specchietto retrovisore dell'auto. Fà finta che quella storia non lo riguardi, mentre cambierà la sua vità fino alle più estreme conseguenze. Edmonde tace, anche lei si comporta come non fosse successo nulla.
I  Complici, fa parte di quelle opere chiamate i romanzi del destino, come Les Gens d'en face, Malempin, La Vérité sur Bébé Donge, Les Autres, La Chambre bleue. Qui c'è un rispettabile borghese, Joseph Lambert, almeno nelle apparenze, titolare di una importante società che gestisce con il fratello, ha una moglie con cui i rapporti sono solo di facciata, la routine del suo lavoro e un'altra amante, più occasionale, Lea. Comunque Lambert non riesce e non può liberarsi con nessuno di quel peso. In più c'è la compagnia d'assicurazione che sta facendo delle indagine serrate per rintracciare il colpevole dell'incidente dove sono morti i quaranta bambini bruciati, nel rogo sviluppatosi dopo lo schianto.
La tensione, e non è un modo di dire, è davvero palpabile, e Simenon è al solito bravo a farci entrare nei tormenti di questo piccolo borghese al quale quell'attimo di distrazione riuscirà a cambiare la vita. E lo scrittore osserva, descrive i fatti, ci racconta una storia, ma non giudica. Certo, quaranta bambini morti sono un macigno che pesa quanto tutta la Terra e che alla fine non potrà che schiacciare monsieur Lambert.

mercoledì 11 luglio 2012

SIMENON, MAIGRET E LA CRISI ECONOMICA

Non se ne parla spesso. Ma il passaggio di Simenon dalla letteratura  popolare alla semi-letteratura, con il lancio del personaggio del commissario Maigret, coincise in Francia con una delle più gravi crisi economiche del paese. Si trattava di una conseguenza di quella americana del '29 e che scoppiò in Francia alla fine del 1930, durando grosso modo fino al 1935. 
Qualche numero? Il settore meccanico fece registrare un -31% , quello dei macchinari - 20%, il commercio estero calò più della metà, letteralmente a rotoli le industrie manifatturiere da quella automobilistica a quella tessile. Il reddito dell'agricoltura fu nel '34 di soli 17 miliardi di franchi (44,8 miliardi nel 1929).  I contadini lasciarono in massa le campagne per  trovare lavoro in città, mentre il monte salari degli operai, ad esempio quelli dell'industria estrattiva, scese del 38%.
Simenon in quel periodo se la passava tutto sommato molto bene. Infatti questo periodo critico coincise con il lancio della prima serie dei Maigret, una ventina di titoli,  che si rivelarono un successo editoriale e un notevole introito economico per l'autore che nel frattempo si era dedicato anche ai romans-durs, pubblicandone fino al 1935 una ventina prima con Fayard e poi con Gallimard.
Insomma in cinque anni publicò circa quaranta titoli: una media di otto all'anno. Per quanto anche l'industria editoriale risentisse della crisi, Simenon si mise controcorrente e lavorando anche duramente riuscì a tenere uno standard di vita decisamente elevato per l'epoca. Aveva una casa e uno studio a place des Vosges, possedeva un'imbarcazione, l'Ostrogoth, costruita appositamente per lui e fatta  per viaggiare in mare, lunga dieci metri, larga quattro e con una stazza di venti tonnellate. E di quegli anni sono i viaggi in tutta Europa, in Africa e poi su e giù per il mondo dalle Galapagos a New York, da Panama all'India, dalla nuova Zelanda al Mar Rosso.
Un giovane Simenon, anno 1930
Da tempo i coniugi Simenon hanno a servizio anche una femme de chambre, Henriette Liberge, ribattezzata da Simenon Boule, e per il suo lavoro lo scrittore si avvale spesso di più di  una segretaria. Insomma nulla a che vedere con le ristrettezze che Simenon aveva vissuto nella sua adolescenza a Liegi, dopo la malattia e poi la morte dell'amato padre Desiré, ma nemmeno con i primi anni parigini passati nei sottotetti di pensioncine di quarta categoria. Eppure nei suoi romanzi (ma anche nei suoi Maigret) spesso la protagonista è la povera gente quella che lavora dodici-quattordici ore per sopravvivere, gente nei confronti della quale non nasconde la propria simpatia, mentre si avverte un'insofferenza per una certa ricca borghesia, spesso chiusa nelle proprie convenzioni sociali, nei propri rituali e che non di rado si nasconde dietro una maschera di perbenismo e di rispettabilità. Altro che "uomo nudo"! 
Insomma vita da borghese innegabilmente ricco, ma con la testa e lo spirito a quella "piccola gente" che nella sua opera ha sempre goduto di un'attenzione particolare.

martedì 10 luglio 2012

SIMENON, DIRETTORE MANCATO DI DUE GIORNALI

Josephine Baker vista da Paul Colin
Grande romanziere, inventore di Maigret, lo scrittore faceva impazzire critici e letterati per la sua fulminea capacità nella stesura dei romanzi, per il fatto di essere il protetto di André Gide e di scrivere per Gallimard, ma al contempo per il fatto di essre il re del genere poliziesco, per altro con un personaggio assolutamente aldilà dei canoni del genere.
Insomma fuori tutti gli schemi, decisamente estraneo alla comunità letteraria del suo tempo, eppure in modo o in un altro riusciva sempre ad avere successo.
Lì dove però dovette arrestarsi e retrocedere un paio di volte nella sua vita, fu la creazione di un giornale di cui lui fosse il direttore.
La prima vlta che ci provò era molto giovane e l'idea del giornale non era del tutto estranea a quella pericolosa sbandata che a 24 anni aveva preso per la star più famosa di Parigi, Josephine Baker.
Nonostante la creola regina del varietà fosse contornata da ricchi personaggi, famosi attori e influenti politici, quel giovane, sognante "Sim" fece breccia nel suo cuore. Per lo scrittore, allora non certo nè ricco, né famoso, fu una storia che lasciò il segno. Nonostante fosse sposato, la passione per Josephine scoppiò con una forza tale da far traballare tutti i suoi progetti per la scrittura. Nell'entusiasmo del rapporto, Simenon ebbe anche l'idea di pubblicare il Josephine Baker Magazine, tutto dedicato alla sua amata. Nel progetto aveva coinvolto anche il giornalista André de Foquièrs, famoso articolista mondano e l'altrettanto quotato illustratore e grafico Paul Colin, con l'obiettivo di fare una rivista di gran lusso. Sulla copertina del numero zero campeggiava una grande M, come moderno, mondiale, modano e mensile. L'impresa venva finanziata dalla stessa Baker e da un certo Pepito Abatino, impresario della star. Ma la nascita del giornale sembrava rispondere più alle esigenze sentimentali dei due amanti che a delle precise motivazioni editoriali e quindi rimase fermo al numero zero, tanto più che la storia tra Georges e Josephine finì repentinamente con l'improvvisa partenza di Simenon da Parigi, destinazione l'Ile de Aix insieme alla moglie Tigy. Quasi una fuga, nel timori di diventare "monsieur Baker".
L'inesistente, probabile Maigret Magazine
L'altra occasione fu alcuni anni più tardi. Siamo nel '45, Simenon ha conosciuto Sven Nielsen un piccolo editore. Lo scrittore stava cercando il modo di sfilarsi dalle edizioni Gallimard, la prestigiosa casa editrice francese dove era entrato una decina d'anni prima. La piccola impresa di Nielsen gli piaceva e gli piaceva ancor di più quello svedese "molto timido, ma dalla volontà di ferro".  I due si studiarono e si convinsero di essere fatti uno per l'altro. Simenon con i suoi romanzi e i suoi Maigret avrebbe fatto fare a Presses de La Cité un salto tale di livello che non gli sarebbero bastati vent'anni di duro lavoro. Nielsen e la sua piccola editrice, si prestava alla perfezione a quel controllo sulle sue opere cui Simenon aveva sempre aspirato: copertine, tirature, ritmo di pubblicazione, lanci... Insomma tra tutte le ipotesi che espolorarono, Simenon tirò fuori dal cappello l'dea di un Maigret Magazine. Sarebbe stato una strumento in più per far rendere meglio una gallina dalle uova d'oro (le inchieste di Maigret) che permettevano a Simenon di scrivere romanzi più difficili non certo destinati al grande pubblico e quindi di limitate tirature. Lo studio del giornale andò piuttosto avanti e si era arrivati a dividere le quote (45% a Simenon, 45% a Nielsen e il restante 10% all'agente letterario newyorkese Max Becker). Ma anche questo si rivelò più il frutto  dell'infatuazione professionale dell'editore e dello scrittore che di un progetto che avesse un validità editoriale. Anche in questo caso Simenon partì ai primi di ottobre per l'America da cui farà ritrono dieci anni dopo. Ormai il sodalizio editoriale con Nielsen è forte e continuerà fino alla morte dello scrittore, ma il giornale su Maigret rimase per entrambe uno dei tanti ricordi della loro ultra quarantennale collaborazione.