lunedì 16 luglio 2012

SIMENON. IL PERCHE' UN SUCCESSO COSI' REPENTINO ANCHE ALL'ESTERO

Oggi riportiamo, per offrirgli maggior visibilità, l'interessante commento che la nostra attachée Murielle Wenger ha scritto ieri per il post "Simenon. La normalità di un commissario atipico". Per la prima volta daremo una versione italiana ed una francese dell'intervento




Simenon ha creato un personaggio unico nel mondo del romanzo poliziesco, che allo stesso tempo è un homme comme un autre in cui il lettore può identificarsi, ma anche un personaggio molto differente da quelli che i lettori del 1920-1930 avevano la possibilità di scoprire. Resto affascinata dal successo che Maigret ha avuto sino dal suo debutto, e non soltanto in Francia. Come si può spiegare che un poliziotto molto "normale", molto "franco-francese" (nonostante fosse inventato da un belga...) abbia trovato un tale successo anche all'estero? Come spiegare che le prime traduzioni dei romanzi di Maigret siano state redatte quasi contemporaneamente alla pubblicazione dei primi? Cosa faceva sì che questo personaggio "parlasse" immediatamente ai propri lettori sia che fossero, italiani, anglofoni o scandinavi? Osservando il fenomeno più da vicino, credo si possa dire che la maggior parte degli scrittori di romanzi polizieschi descrivano i loro eroi dall'esterno, con un certo distacco. Quando si leggono una delle avventure di Hercule Poirot o di Sherlock Holmes si possono trovare divertenti, brillanti nelle loro deduzioni logiche, ma non si sente una grande simpatia per loro... o in tutti i casi non ci verrebbe certo l'idea di identificarci con loro.
Con Maigret sì....
Ci si sorprende a pensare e a sentire come lui. E' la forza e l'arte di Simenon: egli non ci descrive il poliziotto che risolve elegantemente l'enigma, ma ci fa vivere il proprio personaggio "da dentro" e il confine tra l'autore che ci racconta come il suo personaggio sente le cose e questo stesso personaggio che ci  coinvolge con il suo modo di sentire, è davvero molto sottile. Se ci si sente così vicini a Maigret è perchè il suo autore, e il lettore con lui, lo vedono da una particolare angolazione, sono infatti tutte le numerose piccole annotazionie sulle sensazioni del personaggio che fanno provare per lui una tale simpatia: il suo modo di catturare gli odori, di prendersi un acquazzone, di accogliere un raggio di sole, il suo modo di vivere la vita che la sua normalità riesce a rendere molto umano. Quello che contribuì subito al suo successo, credo che non sia solamente il fatto che ognuno potesse identificarsi in un personaggio ordinario, molto diverso dai super-eroi che allora popolavano la letteratura, ma anche e soprattutto il fatto che nella sua apparenza banale, Maigret ha un modo tutto suo di rapportarsi alle proprie sensazioni, di "traspirare vita da tutti i pori" e di dare l'impressione a ciascun lettore, che qualsiasi vita, per quanto semplice possa apparire, contiene una sua poesia e un suo particolare valore... (Murielle Wenger)





PARCE QUE UN SUCCES AINSI IMMEDIAT MEME ALL' ETRANGER

Simenon a créé un personnage unique dans le monde du roman policier, qui est à la fois effectivement cet "homme comme un autre", en qui le lecteur peut s'identifier, mais aussi un personnage très différent de ce que les lecteurs de 1920-1930 avaient l'habitude de découvrir. Je reste fascinée par le succès que Maigret a eu dès ses débuts, et pas seulement en France. Comment peut-on expliquer que ce policier "banal", très franco-français (quoiqu'inventé par un Belge…) ait trouvé tout de suite un écho au-delà des frontières ? Comment expliquer que les premières traductions des romans de Maigret aient été faites quasiment dès leur parution ? Qu'est-ce qui faisait que ce personnage a tout de suite "parlé" à ses lecteurs, qu'ils soient italiens, anglophones ou scandinaves ? En y regardant de plus près, je pense qu'on peut dire que la plupart des écrivains de romans policiers décrivent leur héros "de l'extérieur", avec un certain détachement. Quand on lit une aventure d'Hercule Poirot ou de Sherlock Holmes, on peut les trouver amusants, voire brillants dans leurs déductions logiques, mais on ne se sent pas spécialement une très grande sympathie pour eux… ou en tout cas, il ne nous viendrait pas à l'idée de nous identifier à eux. Maigret, si… On se surprend à penser, à ressentir avec lui. C'est là la force et l'art de Simenon: il ne nous décrit pas comment le policier résout élégamment une énigme, mais il nous fait voir son personnage "de l'intérieur", et la frontière est souvent floue entre le narrateur qui nous montre comment son personnage ressent les choses, et ce personnage lui-même qui nous fait ressentir les choses avec lui. Si on se sent si proche de Maigret, c'est parce que son auteur, et le lecteur avec lui, l'abordent sous un autre angle: c'est par le nombre infini de petites notations sur le ressenti du personnage qu'on éprouve une telle sympathie pour lui: sa façon de renifler les odeurs, de subir une averse ou d'accueillir un rayon de soleil, et aussi sa façon de vivre une vie qui, par sa banalité même, nous le rend très humain. Ce qui a fait son succès dès le début, c'est, je crois, pas uniquement le fait que chacun pouvait s'identifier à un personnage ordinaire, très différent des "super-héros" qui peuplaient la littérature d'alors, mais aussi et surtout le fait que, dans son apparence banale, Maigret a eu une façon bien à lui de se mettre en accord avec ses sensations, de "respirer la vie par tous les pores", et de donner l'impression à chaque lecteur que toute vie, aussi ordinaire qu'elle paraisse, contient sa propre poésie et sa propre valeur… (Murielle Wenger)

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