martedì 31 luglio 2012

SIMENON DA PICCOLO REPORTER A GRANDE INVIATO IN TUTTO IL MONDO

Un interessante excursus del nostro attaché Andrea Franco sui reportage del giornalista Simenon da tutto il mondo.Chi volesse collaborare al Bureau-Simenon scriva simenon.simenon@temateam.com
 
 
Roma - dal nostro attaché al Bureau Simenon Simenon, Andrea Franco.
Oggi voglio illustrare i reportage di Simenon sulla stampa. Sono in tutto 32, scritti, come avevo anticipato nel mio commento al post del 29 luglio, ogni volta che gira per i vari angolo del mondo. Nell'elenco, accanto al titolo dell'articolo è indicato il paese da dove l'ha scritto (se non é specificato, significa che gli articoli non si riferiscono ad una sola zona geografica), corredato della testata su cui è stato pubblicato e del relativo anno.
Sono davvero molto diversi, alcuni hanno punti in comune con romanzi di quel periodo ambientati alla zona geografica di appartenenza o contengono aneddoti molto simili ripresi poi in racconti (tipo "L'homme qui mitraillait les rats", ambientato in Colombia, pubblicato da Gallimard nella raccolta di articoli "La mauvaise etoile" del 1938, unico libro contenente l'edizione orginale dei reportage).
Ecco quindi gli articoli, presentati in ordine cronologico:
L'aventure entre deux berges - canali e fiumi della Francia - (Vu, 1931)
Escales nordiques (Norvegia e nord-Europa - (Le petit journal, 1931)
L'heure du negre - Africa (Voila, 1932)
Une première à l'ile de Ré - partenza dei forzati per la Guyana - (Voila 1933)
• La caravane du crime - seguito del precedente - (Détéctive 1933)
Police judiciaire - aneddoti poliziesci - (Police et Reportages,1933)
• Pays du froid, - nord-Europa (non pubblicato, 1933)
Les gangster du Bosphore - Turchia e Georgia (Police et Reportage, 1933)
Cargaison humaines - (Police et Reportages 1933)
Sa majeste la douane- Europa (Voila, 1933)
Europe 33 - Europa-centro-est, (Voila, 1933)
L'Afrique qu 'on dit mysterieuse - Africa (Police et Reportage, 1933)
Les grandes palaces europeens - alberghi internazionali - (Police et Reportage 1933)
• Chez Trotsky - intervista esclusiva - (Paris Soir, 1933 )
• Stavisky ou la machina a suicider (1934, Excelsior)
• Des crimes vont etre commis - inchiesta sulla giustizia francese - (Je sais tout, 1934)
A la recherche de l'assassin du Conseiller Prince - (Paris Soir, 1934)
Inventaire de la France - (Le Jour, 1934)
Peuples qui ont faim - est-Europa - (Le Jour, 1934)
Les coulisses de la police- (anedotti polizieschi - (Paris Soir, 1934)
Mare Nostrum ou la Mediterranèe en golette - Mediterrraneo - (Marianne 1934)
En marge des meridiens - (Mariannne, 1935)
Les gangster dans l'archipel des l'amour - Tahiti (Paris Soir, 1935)
Histoire du monde malade - (Le Jour, 1935)
Une drame mysterieux aux iles Galapagos - (Paris Soir,
1935 - questa inchiesta ha fortemente ispirato il romanzo Ceux de la soif)
Histoires de partout et d'ailleurs - (Courrier Royal, 1935/36)
Police secours - inchiesta sulla polizia parigina (Paris Soir, 1937)
Histoires du monde malade - Londra-New York-Canada - (France Soir, 1945)
L' Amerique en auto - nord-America - (France Soir, 1946)
Initiès et debutants ou les jeu de l'oie de visas - (Hebdo, 1946)
La femme en France - album fotografico - (
Les Presses de La Citè, 1958)
Andrea Franco

lunedì 30 luglio 2012

SIMENON. QUAI DES ORFEVRES... MAIGRET E' APPENA ARRIVATO


Dalla nostra attachée Cinzia Ciampolini, riceviamo la segnalazione di una vista del famoso Quai des Orfèvres, dove è sistemata (anche se ancora per poco) la Polizia giudiziaria parigina e dove lavora il commissario Maigret. La foto è del 1914. Secondo quanto racconta Simenon ne La prima inchiesta di Maigret, pubblicata nell'ottobre del '48, ma che lo scrittore colloca cronologicamente nell'aprile del 1913, alla fine della vicenda il nostro viene promosso da segretario di un commissario di quartiere ad ispettore nella sede centrale, proprio a Quai des Orfèvres. E quindi, quando è stata scattata questa foto, Maigret, pur non ancora commissario, aveva appena iniziato a lavorare nel sancta sanctorum cui aspiravano tutti i poliziotti in servizio a Parigi.

domenica 29 luglio 2012

SIMENON. SI'... VIAGGIARE, MA PERCHE'?

Una delle caratteristiche peculiari della vita di Simenon è stata, almeno tra i diciotto e i settant'anni non solo quella di spostarsi molto spesso come domicilio, ma anche quella di viaggiare molto. All'interno della stessa regione, nazione, continente si è sempre mosso, ha viaggiato di continuo per lavoro e per piacere. Il viaggio probabilmente era forse un modo di andare alla scoperta di elementi nuovi, il fascino di scoprire gente, abitudine, ambienti che poi sarebbero finiti in qualcuno dei suoi romanzi.
Nonostante Simenon fosse uno che nella vita era molto ordinato e non lasciava nulla al caso, va detto che i suoi viaggi non erano mai così programmati.
"... non so dove ci fermeremo per l'inverno... Cuba? Martinica? Texas? California? - scrive Simenon ad André Gide nel '46 - Non ha importanza... ma so che ogni volta che mi trovo in un'atmosfera nuova lavoro al meglio per un mese o due...". E ancora "... non bisogna mai informarsi prima sulle possibilità di un viaggio - scriveva nei primi anni '30 - sul posto si trova sempre quello che serve...".
Posti nuovi, stimoli nuovi. Questo è abbastanza ovvio per moltissimi scrittori, ma vale in particolar modo per Simenon che, non solo aveva una straordinaria capacità di inserirsi nella comunità del momento, ma anche una memoria prodigiosa che gli permetteva tre o quattro anni dopo di ritirare fuori quelle eseperienze e quei ricordi come fossero stati conservati ben ordinati in un archivio.
"... hanno detto che viaggio  per fuggire. E' falso. Sono alla ricerca dell'uomo, l'uomo di qualsiasi paese, l'uomo di tutti i climi, per scoprire cosa c'è di vero...".
E' l'ormai famosa ricerca dell' "uomo nudo", quello che secondo lo scrittore era identico dappertutto aldilà delle sovrastrutture culturali, sociali, razziali.
Ed é quello che lui stesso conferma al giornalista Paul Giannoli, nell'81, "... mi sono reso conto che l'uomo è lo stesso dappertutto, che tutto il resto e solamente turismo...".
D'altronde Simenon ce l'aveva con i turisti, forse identificati con quei curiosi superficiali, solo alla ricerca di qualcosa di diverso dal proprio tran-tran quotidiano, come si trattasse di andare a vedere la donna cannone al circo.
"... a volte sono tentato di prendere per la gola a quelli che se ne vanno in giro con la propria macchina fotografica, che comprano chincaglierie e spediscono cartoline..." Scrive infatti nel 1938.
La sua era la ricerca dell'uomo e non la ricerca di un'evasione vacanziera.

sabato 28 luglio 2012

SIMENON, IL CLASSICO DEI COMPLICI

La prima versione francese del 1952
Come annunciato ieri dalla nostra attachée Cristina de Rossi, oggi abbiamo potuto leggere su TuttoLibri de La Stampa la recensione  de I Complici, redatta da una vecchia volpe simenoniana, Bruno Quaranta, che conosce Simenon, come le sue tasche.
Quaranta tocca i nervi scoperti degli elementi drammatici del romanzo simenoniano che, come ci fa notare, è stato il primo scritto al ritorno nel vecchio continente dopo dieci anni di America.
Certo, ci vuole poco a far venir voglia di leggere Siemenon, ma il recensore di questa volta sa bene quali corde toccare, quelle che vanno a far vibrare gli animi degli appassionati e che sfrugugliano quelle dei "colpevoli" che non conoscono ancora Simenon, o almeno il Simenon dei romans-durs.
Una notazione d'obbligo, in merito ad un articolo di domenica scorsa, apparso su La Lettura del Corriere della Sera, in merito ai romazi longseller o classici e di cui abbiamo lungamente scritto. Beh, alla redazione di TuttoLibri non devono aver dubbi. Infatti la suddetta recensione è collocato sotto la testatina "Classico/1" (e che precede Classico/2 che parla di Manhattan Transfer di Dos Passos).
Bene, sappiamo che, almeno in quel di Torino, Simenon è considerato un classico. E voi ch ne dite?

venerdì 27 luglio 2012

SIMENON: DOMANI I SUOI COMPLICI FINISCONO SULLA STAMPA

Una interessante anticipazione viene dalla nostra attachée Cristina De Rossi. Chi volesse collaborare al Bureau-Simenon può scrivere all'indirizzo mail simenon.simenon@temateam.com


Domani sull'inserto TuttoLibri, tradizionalmente abbinato a La Stampa del sabato, uscirà una recensione dell'ultimo romanzo di Georges Simenon "I Complici". Il titolo che appena uscito è entrato in classifica, è ormai in libreria da un mese. Ricordiamo che l'Adelphi edita anche una versione in ebook in vendita sul proprio sito (ma anche su IBS, Amazon)... al prezzo di 10,99 euro (rispetto al quello di copertina del volume cartaceo (in Biblioteca Adelphi 591) fissato in 17 euro, ma acquistabile ora su internet con uno sconto del 15% (14,45 euro).
Cristina De Rossi

giovedì 26 luglio 2012

SIMENON. IL LEGAME FORTE TRA I MAIGRET E I ROMANZI

La continguità tra i romanzi di Simenon e le inchieste del comissario Maigret. Stavolta ci piace riportare in proposito le parole di uno di più quotati studiosi simenoniani. Si tratta del più volte citatato Bernard de Fallois, che in un suo saggio del 1961,  "Simenon" (Bibliotheque ideale/Gallimard) introduceva il concetto di romanzo simenoniano: "... il romanzo scopre il suo soggetto, colma le due lacune tipiche del romanzo poliziesco. Quando l'eroe entrava in scena il delitto era già stato commesso: quando Maigret comincia, è già tutto finito. Ma d'altro canto, quando Maigret ha finito, tutto comincia: bisogna riuscire a capire, ad affrontare il giudizio... Adesso (Simenon) non si ripropone più di risalire dal colpevole all'uomo, ma di seguire la strada inversa, di raccontare come un uomo diviene colpevole...".
In questa ottica quella contiguità tra i Maigret e i romanzi di cui parlavamo all'inizio appare evidente. Come d'altro canto era evidente che il passaggio dalla semi-letteratura alla letteratura tout court, anche in Simenon, non poteva realizzarsi dalla sera alla mattina. E' piuttosto un processo, e qui parliamo dell'essenza delle sue opere, che si matura gradatamente. L'interesse per l'uomo e per il suo destino, tipico dei romanzi simenoniani, ha le sue radici nei rapporti tra Maigret e i suoi "colpevoli" che infatti più che giudicare voleva comprendere.
E' vero, come afferma De Fallois che nei romanzi il percorso è inverso, ma il triangolo tra l'uomo, il colpevole e il suo destino è sempre lo stesso.
"...Ecco perché, pur cambiando genere, il romanzo non cambia necessariamente forma - continua a spiegare De Fallois - Resta breve, tende lo stesso a condensare, ad accorciare, a far precipitare il ritmo del racconto. Smentendo così la convenzione secondo la quale il romanzo prolifera, accumula e sembra non poter finire mai...".
Già, perchè per quanto possa sembrare di secondo piano, la questione della lunghezza dei romanzi di Simenon, è stata, per non breve tempo, uno dei punti che veniva rimproverato allo scrittore. Tranne rare eccezioni, difficilmente i suoi titoli vanno oltre le duecento/duecentocinquanta pagine... poco più dei Maigret. Le aspettative di molta critica erano invece quelle di un'opera di un numero di pagine importante, come se potesse essere quello a consacrarlo grande romanziere.
Ma proprio su questo Simenon faceva chiarezza, rispondendo a Brasillach "... io non scriverò mai il grande romanzo, perché é tutta la mia opera ad essere un mosaico...".
E in effetti è l'insieme delle opere di Simenon che ci dà la statura del romanziere, quelle opere che tutte insieme sono in fondo il suo grande romanzo.

mercoledì 25 luglio 2012

SIMENON. AUTODIFESA: NESSUN FILO-NAZISMO NEI MIEI "AFFARI" CON LA CONTINENTAL-FILMS

"...verso il mese di dicembre 1940, un signore di cui ho dimenticato il nome, venne a propormi l'acquisto dei diritti cinematografici del mio romanzo pubblicato prima della guerra, "Les Inconnus dans la maison" per conto di una società, la "Continentale" e vi posso assicurare che in quel momento non sapevo assolutamente che si trattasse di una società creata dai tedeschi...".
Questa l'autodifesa che Simenon metteva in campo in una lettera spedita dall'Arizona nel 1949 a Maurice Garçon (giurista, romanziere, avvocato dell'Accademia Goncourt e membro dell'Accademia di Francia).
La Continentale, come la chiama Simenon, era in realtà nata per il volere di Joseph Goebbels, allora ministro della propaganda del regime nazista al potere in Germania. Ovviamente ambiva a tenere sotto controllo tutto il comparto cinematografico europeo, a stimolare certi modi di pensare e di censurarne altri. Inoltre grazie alle proprie notevoli disponibilità finanziarie, nelle intenzioni del suo creatore, doveva addirittura competere e vincere sull'imperante cinematografia di Hollywood, made in Usa.
In tutto questo Simenon tiene un profilo basso e spiega a Garçon che "... solo diverse settimane dopo ho saputo che si trattava di un'azienda franco-tedesca...  -  in realtà società francese, ma con capitali nazisti - Poi la Continentale volle acquisire diritti, per un secondo film, di un mio racconto, "Annette e la dame blonde", e io non mi rifiutai..."
Qui c'è un'ammissione di colpa. Ha già saputo che si tratta di un compagnia nazista, anche se diretta dal francese Alfred Greven, e dopo la prima vende anche una seconda volta altri diritti. Non sembra ci possano essere scusanti di qualche tipo. La difesa di Simenon è per altro deboluccia:
"...non si trattava di un lavoro, non ha mai lavorato al montaggio o a qualsiasi altra fase di produzione del film. Io mi sentivo in quell'occasione come un commerciante qualsiasi che non può rifiutarsi di vendere la propria merce. E ritenevo, e lo credo ancor oggi, che quei signori sarebbero andati avanti lo stesso con le loro intenzioni, anche se io mi fossi rifiutato... Un'altro motivo per cui accettai, era la speranza di ottenere, grazie a questi affari, un lasciapassare che mi avrebbe permesso di raggiungere la zona libera...".
Insomma un film in più o in meno nel catalogo della Continental-Films, a modo di vedere di Simenon, non era un gran danno, se confrontato alla possibilità di andarsene con la famiglia nella zona libera. Anche perchè, aveva affermato più volte lo scrittore, c'erano molti attori e registi francesi che giravano con la "Continentale".
E conclude la sua autodifesa "... La Continentale non mi ha mai dato granché. I diritti che mi sono stati pagati, e che io non ho nemmeno contrattato, erano molto lontani da quelli che percepisco oggi per gli stessi film....".
Sarà. Ma quest'ombra, che non tocca il romanziere, certo non mette in buona luce l'uomo.

martedì 24 luglio 2012

SIMENON A CUBA NON INCONTRA HEMINGWAY?

Cuba. L'Avana alla fine degli anni '40, quando vi arrivò Simenon

Era gennaio del 1947. Simenon da quasi sette anni viveva ormai negli Stati Uniti e forse, pensando che si trattasse di un trasferimento definitivo, gli venne la fantasia di richiedere un visto di soggiorno definitivo, al posto di quello provvisorio. Ma per ottenerlo, doveva richiederlo da un paese estero. Siccome in quel periodo viveva in Florida, a Bradenton Beach (Sarasota), decise di unire l'utile al dilettevole e andare a visitare Cuba che, a bordo di uno di quei piccoli aerei turistici, era a non più di un paio d'ore di viaggio.
Simenon credeva di recarsi al consolato, presentare la domada per il soggiorno, poi dare un'occhiata alla città, una bella cena cubana e il giorno dopo ritirare il suo permesso e tornare così a Bradenton Beach.
Mai previsione fu più sbagliata. Per espletare quella pratica ci volle un mese e perché Simenon era un personaggio tutto sommato famoso e che aveva delle consoscenze, altrimenti...
Ma che Cuba trovo lo scrittore?
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, nel '47 governava il nazionalista Ramon Grau San Martin, eletto nel 1944 con un ampio sostegno elettorale, giovandosi più che altro degli effetti della politica democratica del precedente governo.
La Cuba di Fidel Castro  è ancora lontana e per ora l'Havana è un centro di biscazzieri, trafficanti di droga, mafiosi americani, casinò, alberghi di lusso... la facciata è tutta luci e mondanità, mentre nell'isola i contadini affondano nella miseria e nell'ignoranza.
Simenon fà in tempo a conoscere gli aspetti più foclorisitici dell'isola che in quel periodo ospitava un'altro grande della letteratura, Hernest Hemingway, che si era preso una vacanza lì per disintossicarsi dall'alcol e per riprendersi fisicamente dalle fatiche del suo periodo di "inviato dal fronte" in Francia e in Germania, per il quale ricevette la Stella di Bronzo proprio in quel 1947, dall'ambasciata americana a Cuba.
Non c'è traccia di un incontro dei due, anche se la loro stima reciproca era cosa già risaputa.
Hemingway aveva detto: "Se siete bloccati dalla pioggia mentre siete accampati nel cuore dell’Africa, non c’è niente di meglio che leggere Simenon, con lui non vi sarebbe importato di quanto sarebbe durata..."
E Simenon di contro aveva definito, nel 1945, "... Ernest Hemingway, uno dei più autentici romanzieri di questo periodo...".
Lo scrittore francese  in quel mese sperimentò un caldo più bruciante di quello della Florida, le ubriacature colossali della non-ancora-moglie Denyse, che una sera stava quasi per affogare nel mare, nuotando verso il largo sotto i fumi dell'alcol. E poi i bordelli dell'Avana, dove monsieur Georges arrivava spesso accompagnato da madame Denyse e dove sembra che scegliessero coppie di ragazze per delle performance in quattro.
Come detto sopra il tutto durò un mese. Dopo un'innumerevole quantità di cablogrammi tra l'Avana e Parigi, alla fine si risolse la questione e Simenon potè ripartire con il suo permesso in tasca. Ebbe un moto di pietà, per tutti quelli che aspettavano i documenti ben prima di lui e rimanevano ancora lì ad attendere e partendo confessò che quasi si vergognava ad andarsene via così. 

lunedì 23 luglio 2012

SIMENON, LONGSELLER O CLASSICO, STA BENE IN CLASSIFICA

Incidente e incendio di un bus con 40 bambini, tragico inizio de I complici
A proposito di quello che dicevamo ieri e dell'ultimo romanzo uscito di Simenon "I Complici", facciamo un sintetico report di come è sistemato nelle classifiche della settimana. Sabato scorso TuttoLibri de La Stampa, lo posizionava fuori della top ten (dove l'avevamo trovato la settimana scorsa) e all'8° posto della sezione "Narrativa straniera"  (elaborazione Nielsen Bookscan). Domenical'inserto La Lettura del Corriere della Sera gli attribuiva la stessa posizione nello stesso settore (la società rilevazione è sempre la medesima).ù
Sempre ieri, La repubblica nel suo spazio RCult lo dava al 9° posto dei romanzi tradotti secondo i dati forniti da Eurisko.
Su Internet Book Shop piazza I complici al 20° posto dei libri più venduti sul web.  Per gli ebook registriamo all'84° posto nella classifica Feltrinelli un Maigret: Cécile è morta.

domenica 22 luglio 2012

SIMENON SIMENON. POLEMICA DOMENICALE CON REPUBBLICA E CORSERA

Sedetevi comodi e sistematevi al meglio, che oggi sarà un po' lunga.
Qualche polemica ogni tanto, ci sta bene. E stavolta, domenica, alla consueta lettura degli inserti culturali dei quotidiani e delle loro pagine dedicate alla letteratura, siamo rimasti per lo meno perplessi da quanto affermato in due interventi. 

Uno è di Ida Bozzi (giornalista delle pagine letterarie della RCS Quotidiani) apparsa sull'inserto La Lettura di oggi dal titolo Longseller si nasce, classici si diventa (Caratteri/pag.12). Il secondo, L'élite di massa, è stato redatto da Pietrangelo Buttafuoco (giornalista che divide la sua penna tra "Il Foglio" e "La Repubblica"). Partiamo dall'articolo de La Lettura.
Un sommario ci spiega che "La formula (segreta) del successo é un mix di passaparola e valore". La Bozzi la prende alla lontana, iniziando da una bella citazione di Seneca ("praesens tempus brevissimus est" da "De Brevitate vitae") per introdurre il tema della sempre più breve vita del libro: uscita, esposizione in libreria, ritiro dal commercio, mancata ristampa dei titoli esauriti... Ma esistono le eccezioni. E a tale proposito la Bozzi fà l'esempio de Il sentiero dei nidi di ragno - 1947, del nostro Italo Calvino, che la scorsa settimana era al 16° posto (ma di quale classifica? Forse quella de La Lettura?) e de Il Piccolo Principe - 1943, questa settimana al 1° posto nella sezione narrativa per ragazzi". Poi fa spiegare ad Antonio Riccardo (direttore-per-l'editoria-di-catalogo-libri-trade del gruppo Mondadori...sic!) che si può creare un best-seller, ma è assai più difficile costruire un long-seller, se manca la sostanza, figuriamoci un classico.
Ma su questo non avevamo dubbi. E, credo, neanche voi.
Questa distanza fra bestseller e longseller ci è fatta confermare anche da un "sociologo dell'editoria", Giuliano Vigini, che ci intrattiene sulla più ovvia delle considerazioni: l'infuenza che la casa editrice con la sua attività può avere sulla durata e/o sul successo di un titolo.
Poi la Bozzi continua ad elencare, a mo' di esempio, altri longseller, la serie di Geronimo Stilton, Susanna Tamaro e poi cita Volo e Camilleri come fenomeni (longseller o bestseller? Non specifica.) E poi è il turno di Elisabetta Sgarbi (direttore editoriale Bompiani) che a proposito del Il Piccolo Principe spiega finalmente l'arcano: "E' la grazia misteriosa che tocca alcuni classici della letteratura. Un mistero che va cercato nel testo e non fuori di esso".
Ora sì che siamo arrivati al nocciolo del problema.
La Bozzi se la cava chiudendo "...Longseller si nasce, ma con cura, dunque. E chissà che anche altri libri, se lasciati sugli scaffali delle librerie più a lungo, e accompagnati in modo analogo, non possano avere potenzialità simili"...
In conclusione un bestseller può o non può diventare un longseller, aspirare a diventare un classico è molto più difficile, ma non impossibile. 
Finale aperto quindi, ma qui non siamo né in un romanzo e nemmeno in un film. Doveva essere un articolo-saggio che, a stare al titolo, avrebbe dovuto spiegarci come e se da longseller si può diventare classici e qual è il meccanismo.
A lettura finita delle quasi ottomila battute non ne sappiamo né di più, né di meno. Inoltre, come i nostri lettori possono ben immaginare, l'aver ignorato Simenon, come bestseller e/o come classico è a nostro avviso una grave omissione.
Già, proprio dall'altra settimana l'ultimo romanzo di Simenon (I complici), scritto nel '55, è entrato nelle classifiche (TuttoLibri, La Lettura RCult, IBS) nella top ten come nelle sezioni "narrativa straniera". E vogliamo parlare dei Maigret? Titoli degli anni 30 e '40 che entrano "regolarmente" in classifica ogni volta che vengono (ri)pubblicati? Romanzi che dopo 70/80 anni ancora competono con le novità promozionate e spinte in ogni modo dalle case editrici? E quante edizioni hanno avuto i romanzi di Simenon e le inchieste di Maigret dal '32 ad oggi, prima con Mondadori e poi con Adelphi? Solo per l'editrice di Calasso (oggi 100% RCS) si possano citare ben 18 edizioni dell'inchiesta di Maigret Il porto delle nebbie pubblicato nel '32 in Francia (uscito in Italia nel 1933) e addirittura 22 (!) del romanzo L'uomo che guardava passare i treni, dato alle stampe da Gallimard nel 1938 (uscito in Italia nel '52). Se questo non è un esempio di come possano essere giudicati certi romanzi, longseller o classici, gentile signora Bozzi... Poi, per carità ognuno sceglie per i propri articoli gli esempi che vuole, ma se poi lascia fuori quelli che potrebbero davvero essere emblematici sul dilemma "bestseller o classico", beh allora se ne debbono accettare le conseguenze.
E le conseguenze sono, almeno da parte nostra, la sensazione di un articolo che non chiarisce l'interrogativo di partenza... forse anche per una non adeguata scelta degli esempi. E i lettori di Simenon-Simenon cosa ne pensano? Leggete l'articolo e poi fateci sapere la vostra opinione. 
E adesso prendete fiato e passiamo all'articolo di RCult, quello di Buttafuoco, il cui titolo L'élite di massa è un ossimoro probabilmente scelto da un caporedattore per far effetto (come dovrebbe fare ogni buon titolo). Ma da solo non dice nulla e così nel corposo (graficamente) sommario è spiegato "Autori di consumo che diventano glamour. Oggetti seriali che sembrano esclusivi. Ecco come alcuni marchi dall'Adelphi alla Apple, creano un stile speciale, per tutti" (RCult/pag.40).
"L'elitismo (non l'etilismo) dato in aspersione alla moltitudine". Questa la summa di Buttafuoco che vuole spiegare come le gocce di quanto di elitario (e quindi di qualità... "l'alto") "sembra" esserci sul mercato, vadano a posarsi su quanto costituisce il consumo di massa (quindi di poca o nessuna qualità... "il basso") per conferire status (l'esempio dei libri Adelphi che si trovano fotografati sugli scaffali delle librerie nei cataloghi dei mobilifici low-cost). Stiamo necessariamente banalizzando perchè un'analisi adeguata del complesso e concettoso testo di Buttafuoco, per altro espresso con un scelta linguistica davvero d'élite, porterebbe via una settimana di post e oggi siamo già molto lunghi... forse troppo. Veniamo quindi alla parte che ci interessa in questo mare magum di enunciazioni enciclopediche, psicosociologiche, marketing-sociali, para-filosofiche... E' quella in cui si tratta appunto della già citata Adelphi che "...discende dal proprio Olimpo di eccellenza per accomodarsi tra gli Inferi dei grandi numeri. Senza peraltro dismettere di qualità, anzi. Adelphi infatti è il marchio che dà titolo ai titoli... Ed è una caratteristica propria di questo catalogo riuscire a restituire il successo ad autori dimenticati e orbi di gloria altrove.... Abili (quelli dell'Adelphi, n.d.a) nell'operazione inversa, prendere libri di basso consesso e farne un blasone (ieri con Simenon e oggi con Fleming e la saga di 007)....".
Ci fermiamo qui perchè abbiamo l'impressione che il paginone che RCult ha dedicato alla forbita-furbetta prosa di Buttafuoco serva solo ad infiorettare la spiegazione di una manovra che il marketing sta realizzando da anni: vestire i consumi di massa in scelte mascherate dal glamour del consumo d'élite. Un'operazione (spesso di co-marketing) anche culturale che sta ormai da anni permeando la mentalità sociale e modellando i comportamenti delle masse (ma ora la crisi morde e tutte queste tesi rischiano di essere sorpassate e di non spiegare più adeguatamente la realtà).
Ma torniamo ad Adelphi e Simenon. Caro Buttafuoco, crediamo che tu sia ancora uno dei pochi a considerare le opere di Simenon libri di "basso consesso" (o consenso, forse?). Ormai la critica è addirittura orientata a non fare più grandi distinzione nemmeno tra i Maigret e i romanzi. Tutte cantonate? Da Andrè Gide che negli anni 30/40 ne parlava come il Balzac del '900, alle critiche più che positive di Miller, di Morand, di Mauriac, di Hemingway, di Jung, di Fellini... Insomma, pensare che sia stato addirittura il marchio di Adelphi a nobilitare in Italia gli scritti di Simenon, che venivano pubblicati sin dal 1932, mi pare una provocazione alla... Buttafuoco...
E  che non suoni, da queste pagine, una difesa d'ufficio. Simenon ha scritto cose meritevoli ed altre di minor valore, diciamo anche non riuscite. Ma non è stata un'operazione commerciale-editoriale-d'immagine a posizionare il romanziere nel posto che occupa nella valutazione dei critici e in quella dei suoi non pochi lettori. Spazio ai commenti.