domenica 22 luglio 2012

SIMENON SIMENON. POLEMICA DOMENICALE CON REPUBBLICA E CORSERA

Sedetevi comodi e sistematevi al meglio, che oggi sarà un po' lunga.
Qualche polemica ogni tanto, ci sta bene. E stavolta, domenica, alla consueta lettura degli inserti culturali dei quotidiani e delle loro pagine dedicate alla letteratura, siamo rimasti per lo meno perplessi da quanto affermato in due interventi. 

Uno è di Ida Bozzi (giornalista delle pagine letterarie della RCS Quotidiani) apparsa sull'inserto La Lettura di oggi dal titolo Longseller si nasce, classici si diventa (Caratteri/pag.12). Il secondo, L'élite di massa, è stato redatto da Pietrangelo Buttafuoco (giornalista che divide la sua penna tra "Il Foglio" e "La Repubblica"). Partiamo dall'articolo de La Lettura.
Un sommario ci spiega che "La formula (segreta) del successo é un mix di passaparola e valore". La Bozzi la prende alla lontana, iniziando da una bella citazione di Seneca ("praesens tempus brevissimus est" da "De Brevitate vitae") per introdurre il tema della sempre più breve vita del libro: uscita, esposizione in libreria, ritiro dal commercio, mancata ristampa dei titoli esauriti... Ma esistono le eccezioni. E a tale proposito la Bozzi fà l'esempio de Il sentiero dei nidi di ragno - 1947, del nostro Italo Calvino, che la scorsa settimana era al 16° posto (ma di quale classifica? Forse quella de La Lettura?) e de Il Piccolo Principe - 1943, questa settimana al 1° posto nella sezione narrativa per ragazzi". Poi fa spiegare ad Antonio Riccardo (direttore-per-l'editoria-di-catalogo-libri-trade del gruppo Mondadori...sic!) che si può creare un best-seller, ma è assai più difficile costruire un long-seller, se manca la sostanza, figuriamoci un classico.
Ma su questo non avevamo dubbi. E, credo, neanche voi.
Questa distanza fra bestseller e longseller ci è fatta confermare anche da un "sociologo dell'editoria", Giuliano Vigini, che ci intrattiene sulla più ovvia delle considerazioni: l'infuenza che la casa editrice con la sua attività può avere sulla durata e/o sul successo di un titolo.
Poi la Bozzi continua ad elencare, a mo' di esempio, altri longseller, la serie di Geronimo Stilton, Susanna Tamaro e poi cita Volo e Camilleri come fenomeni (longseller o bestseller? Non specifica.) E poi è il turno di Elisabetta Sgarbi (direttore editoriale Bompiani) che a proposito del Il Piccolo Principe spiega finalmente l'arcano: "E' la grazia misteriosa che tocca alcuni classici della letteratura. Un mistero che va cercato nel testo e non fuori di esso".
Ora sì che siamo arrivati al nocciolo del problema.
La Bozzi se la cava chiudendo "...Longseller si nasce, ma con cura, dunque. E chissà che anche altri libri, se lasciati sugli scaffali delle librerie più a lungo, e accompagnati in modo analogo, non possano avere potenzialità simili"...
In conclusione un bestseller può o non può diventare un longseller, aspirare a diventare un classico è molto più difficile, ma non impossibile. 
Finale aperto quindi, ma qui non siamo né in un romanzo e nemmeno in un film. Doveva essere un articolo-saggio che, a stare al titolo, avrebbe dovuto spiegarci come e se da longseller si può diventare classici e qual è il meccanismo.
A lettura finita delle quasi ottomila battute non ne sappiamo né di più, né di meno. Inoltre, come i nostri lettori possono ben immaginare, l'aver ignorato Simenon, come bestseller e/o come classico è a nostro avviso una grave omissione.
Già, proprio dall'altra settimana l'ultimo romanzo di Simenon (I complici), scritto nel '55, è entrato nelle classifiche (TuttoLibri, La Lettura RCult, IBS) nella top ten come nelle sezioni "narrativa straniera". E vogliamo parlare dei Maigret? Titoli degli anni 30 e '40 che entrano "regolarmente" in classifica ogni volta che vengono (ri)pubblicati? Romanzi che dopo 70/80 anni ancora competono con le novità promozionate e spinte in ogni modo dalle case editrici? E quante edizioni hanno avuto i romanzi di Simenon e le inchieste di Maigret dal '32 ad oggi, prima con Mondadori e poi con Adelphi? Solo per l'editrice di Calasso (oggi 100% RCS) si possano citare ben 18 edizioni dell'inchiesta di Maigret Il porto delle nebbie pubblicato nel '32 in Francia (uscito in Italia nel 1933) e addirittura 22 (!) del romanzo L'uomo che guardava passare i treni, dato alle stampe da Gallimard nel 1938 (uscito in Italia nel '52). Se questo non è un esempio di come possano essere giudicati certi romanzi, longseller o classici, gentile signora Bozzi... Poi, per carità ognuno sceglie per i propri articoli gli esempi che vuole, ma se poi lascia fuori quelli che potrebbero davvero essere emblematici sul dilemma "bestseller o classico", beh allora se ne debbono accettare le conseguenze.
E le conseguenze sono, almeno da parte nostra, la sensazione di un articolo che non chiarisce l'interrogativo di partenza... forse anche per una non adeguata scelta degli esempi. E i lettori di Simenon-Simenon cosa ne pensano? Leggete l'articolo e poi fateci sapere la vostra opinione. 
E adesso prendete fiato e passiamo all'articolo di RCult, quello di Buttafuoco, il cui titolo L'élite di massa è un ossimoro probabilmente scelto da un caporedattore per far effetto (come dovrebbe fare ogni buon titolo). Ma da solo non dice nulla e così nel corposo (graficamente) sommario è spiegato "Autori di consumo che diventano glamour. Oggetti seriali che sembrano esclusivi. Ecco come alcuni marchi dall'Adelphi alla Apple, creano un stile speciale, per tutti" (RCult/pag.40).
"L'elitismo (non l'etilismo) dato in aspersione alla moltitudine". Questa la summa di Buttafuoco che vuole spiegare come le gocce di quanto di elitario (e quindi di qualità... "l'alto") "sembra" esserci sul mercato, vadano a posarsi su quanto costituisce il consumo di massa (quindi di poca o nessuna qualità... "il basso") per conferire status (l'esempio dei libri Adelphi che si trovano fotografati sugli scaffali delle librerie nei cataloghi dei mobilifici low-cost). Stiamo necessariamente banalizzando perchè un'analisi adeguata del complesso e concettoso testo di Buttafuoco, per altro espresso con un scelta linguistica davvero d'élite, porterebbe via una settimana di post e oggi siamo già molto lunghi... forse troppo. Veniamo quindi alla parte che ci interessa in questo mare magum di enunciazioni enciclopediche, psicosociologiche, marketing-sociali, para-filosofiche... E' quella in cui si tratta appunto della già citata Adelphi che "...discende dal proprio Olimpo di eccellenza per accomodarsi tra gli Inferi dei grandi numeri. Senza peraltro dismettere di qualità, anzi. Adelphi infatti è il marchio che dà titolo ai titoli... Ed è una caratteristica propria di questo catalogo riuscire a restituire il successo ad autori dimenticati e orbi di gloria altrove.... Abili (quelli dell'Adelphi, n.d.a) nell'operazione inversa, prendere libri di basso consesso e farne un blasone (ieri con Simenon e oggi con Fleming e la saga di 007)....".
Ci fermiamo qui perchè abbiamo l'impressione che il paginone che RCult ha dedicato alla forbita-furbetta prosa di Buttafuoco serva solo ad infiorettare la spiegazione di una manovra che il marketing sta realizzando da anni: vestire i consumi di massa in scelte mascherate dal glamour del consumo d'élite. Un'operazione (spesso di co-marketing) anche culturale che sta ormai da anni permeando la mentalità sociale e modellando i comportamenti delle masse (ma ora la crisi morde e tutte queste tesi rischiano di essere sorpassate e di non spiegare più adeguatamente la realtà).
Ma torniamo ad Adelphi e Simenon. Caro Buttafuoco, crediamo che tu sia ancora uno dei pochi a considerare le opere di Simenon libri di "basso consesso" (o consenso, forse?). Ormai la critica è addirittura orientata a non fare più grandi distinzione nemmeno tra i Maigret e i romanzi. Tutte cantonate? Da Andrè Gide che negli anni 30/40 ne parlava come il Balzac del '900, alle critiche più che positive di Miller, di Morand, di Mauriac, di Hemingway, di Jung, di Fellini... Insomma, pensare che sia stato addirittura il marchio di Adelphi a nobilitare in Italia gli scritti di Simenon, che venivano pubblicati sin dal 1932, mi pare una provocazione alla... Buttafuoco...
E  che non suoni, da queste pagine, una difesa d'ufficio. Simenon ha scritto cose meritevoli ed altre di minor valore, diciamo anche non riuscite. Ma non è stata un'operazione commerciale-editoriale-d'immagine a posizionare il romanziere nel posto che occupa nella valutazione dei critici e in quella dei suoi non pochi lettori. Spazio ai commenti.

3 commenti:

  1. Sono letteralmente basito da quanto letto,
    simenon viene tradotto,pubblicato e venduto(nonchè apprezzato)da + di 80 anni
    I libri citati come longseller posso dire,nella mia limitata esperienza personale,che quasi nessuno compra.i bestseller(o cosiddeti tali)spesso vendono un numero di copie che sfiora il ridicolo e dopo un mese che sono usciti nessuno piu si interessa a loro.a rimetterli in vendita a metà prezzo dopo sei mesi,un anno o due si fatica moltissimo a venderne una copia.
    sull altro articolo in cui si afferma che simenon sarebbe un autore di basso consenso(!)non so proprio cosa dire,mi limito a scrivere che chi l ha scritto non dev essere ben informato.certo che,come era gia successo tempo fa,leggere di un paragone tra maigret e il bond di fleming mi fa inorridire

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  2. Non mi pare ci sia molto da aggiungere a quanto detto dai Signori Maurizio e Andrea, ma solo da condividere.
    Dimenticare Simenon parlando di "longseller" mi sembra incredibile: ma prima di scrivere su un argomento non ci si dovrebbe documentare? A me a scuola hanno insegnato così!
    Non seguo molto le classifiche, solo quella del Corsera, ma anche solo consultando questa classifica ci si rende conto che da anni ogni nuovo Simenon entra sempre nei libri più venduti.
    Non commento nemmeno l'altro articolo: assolutamente indifendibili le opinioni dell'articolista.
    Sulla pubblicazione dei Bond di Fleming, infine, non ho capito bene l'operazione dell'Adelphi, ci devo riflettere, per ora non inorridisco!
    Saluti
    Guido

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  3. preciso che non ho nulla contro fleming,semplicemente mi sembra impossibile cercare similitudini tra lui e simenon solo perchè la adelphi ora pare lo voglia pubblicare(o lo sta gia pubblicando,non so)nella collana in cui per anni è stato ospitato(ma con i racconti lo sarà ancora,a partire da ottobre)maigret

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