mercoledì 14 novembre 2012

SIMENON. ADDIO AL "MOSTRO " DI EPALINGES?

                                       Foto by Le amis de Georges Simenon

Non che fosse una bellezza. Forse pratica per le personali esigenze di Simenon che se l'era fatta costruire su dei suoi disegni e affinchè fosse il massimo della funzionaità per sé e per la sua famiglia. Ma che non era un capolavoro di architettura non solo l'avevano dicharato molti professionisti del campo, ma l'avevano notato anche i suoi visitatori (che pure ne rimanevano impressionati) e coloro che passavano lì davanti.
Stiamo parlando della famosa villa di Epalinges finita di costruire alla fine del 1963 e dove lo scrittore visse fino al 1972.
Nemmeno dieci anni per l'unica casa che in tutta la vita si era fatto costruire. Addirittura dieci anni, per uno come lui che, fino ad allora, aveva cambiato in media un'abitazione ogni due anni.
La notizia è che sarà abbattuta. O per lo meno queste sono i progetti di chi ha acquistato, fin dal 2008 la villa, da tempo disabitata e poi occupata dai quelli che gli svizzeri chiamano gli splatter. L'acquirente è un italiano, l'uomo d'affari Luigi D'Amato che l'ha acquistata con il progetto di tirar su una serie di costruzioni a scopo abitativo. Un affare di 30 milioni di euro, escluso l'acquisto della villa e del terreno, e una sostanziale accettazione della popolazione e dell'aministrazione locale.
Alla notizia hanno dato un certo risalto le agenzie di stampa e la tv francesi, i quotidiani svizzeri e ovviamente internet, dove ha fatto subito il giro.
Quello che qui ci interessa non è tanto il fatto in sè. Certo quel decennio fisso sempre nella stessa casa fu un record per il romanziere, anche se a questa permanenza fece riscontro una  sorta di disgregazione della famiglia Simenon. Sono infatti gli anni in cui il distacco con la seconda moglie Denyse fu definitivo. Poi anche i figli, diventando grandi se andarono a vivere per lo più a Parigi o a studiare all'estero. Alla fine, se non fosse per Teresa, entrata  in casa Simenon come femme de chambre (consigliata dalla moglie di Arnoldo Mondadori) e diventata nel frattempo la sua compagna fino alla sua morte, sarebbe stato davvero solo. Ma comunque si senti ugualemnte talmente solo che decise, nel 1972, di metterla in vendita e trasferirsi in un appartamento all'ottavo piano di un condominio a Losanna. Anche da un punto di vista letterario gli anni passati a Epalinges significarono sedici Maigret e altrettanti romans-durs (ritmo blando per Simenon: poco più di tre titoli l'anno, ma é ormai nella decina tra i sessanta e i settanta), è anche il luogo dove si consumò il suo addio alla scrittura, dopo il blocco avuto con il romanzo mai nato, Victor
Insomma Epalinges non è certo una residenza dai gran bei ricordi, ma certo per gli appassionati simenoniani, benché criticabile nell'estetica, si trattava di un simbolo. Noi (che le abbiamo viste tutte e due) preferiamo ricordare Simenon nella sua ultima abitazione, in quella piccola "casa rosa" come la chiamava lui, quella al numero 12 di rue de Figuiers, con quel piccolo giardino e quel bellissimo cedro del libano che, con la sua maestosa chioma, sembrava voler proteggere lo scrittore quando si sedeva lì all'aperto.
E poi la casa di Simenon è ormai nelle milioni di case dove abitano milioni di lettori dei suoi libri, sparsi in tutto il mondo, che li conservano gelosamente e continuano tutt'oggi a leggerli e rileggerli.
Vedi Simenon. La villa bunker di Epalinges

martedì 13 novembre 2012

SIMENON A NOVEMBRE

Non è solamente uno dei suoi romanzi, Novembre (1969 - Presses de La Cité), ma costituisce una delle sue produzioni letterarie che rappresenta l'eccezione che conferma la regola. Lo spiega benissimo Simenon.
"... Novembre è uno dei rari romananzi che ho ripreso a scrivere dopo aver gettato il primo capitolo. Ho scritto il capitolo iniziale, ho sentito che non funzionava, che non sarei andato da nessuna parte, mi sono fermato. L'ho gettato nel cestino della carta. L'ho fatto in piccoli pezzi....".
Per una fuoriserie della scrittura come Simenon, bloccarsi al primo capitolo è davvero inusuale. Tutta la consueta preparazione, l'état de roman, le sue ore programmate, gli appunti sulle buste gialle... Niente. Verrebbe da dire: anche Simenon è un uomo e non può ogni volta fare centro, anzi così é più umano, addrittura più simpatico, meno superuomo delle letteratura...
E, a sentire quello che confida il romanziere in merito a questo episodio a De Fallois e Sigaux, l'anno successivo, viene quasi da compatirlo.
"... mi spuntarono due o tre grosse lacrime perché dicevo tra me e me ' E' definitivo, non sarò più capace di nulla'. E' assolutamente vero. Mi sono messo a cercare un altro soggetto. Avevo bisogno di scrivere, ma non trovavo nulla. Allora mi sono detto: e se invece di scrivere in terza persona vedendo il tutto dalla parte dei personaggi, a scrivere in prima persona fosse la ragazza, andrà tutto meglio. In effetti il romanzo andò avanti da solo. Come vedete a volte è soltanto una questione di tecnica...".
Simenon si conferma ancora un volta l'dentificazione con il protagonista, questo scrivere in prima persona cos'è se non mettersi quanto più possibile nella pelle dell'altro?  E' la storia di una famiglia povera e cupa, con un sfondo di vite grigie, di questioni di sesso tra padre e fliglio, della sparizione di una persona e di una ragazza protagonista che porta dentro di sé un terribile segreto, che le costerà la rinuncia alla sua vita, annullandosi nel tentaivo di salvare la famiglia.
Il dramma non può evidentemnte essere raccontato, ma va sottolineata la preponderanza delle figure femminili, ognuna delle quali segue un destino diverso: chi muore, chi rinuncia a tutto, chi si macchia di orrende colpe che la perseguiteranno per tutta la vita. Ancora una volta il maledetto destino si accanisce su gente povera, stronca delle vite che potrebbero riscattarsi e che, chi in un modo chi in un altro, tutti "passano la linea"... seguendo fino alle estreme conseguenze il proprio destino. 
Ancora una volta è la bravura di Simenon che ci fa entrare nella vita di tutti i giorni dei componenti di questo nucleo familiare che, pur vivendo letteralmente gomito a gomito, sanno poco o nulla dei loro familiari, tutti cercano di evadere da quella situazione, ma quando qualcuno sta per riuscirci, c'è un maledetto impiccio che lo riporta a fondo. E questa non è un'indagine del comissario simenoniano, non c'è nessun Maigret che possa in qualche modo "aggiustare i destini".   

lunedì 12 novembre 2012

SIMENON E QUANTI SCRITTORI... SIMENONIANI?

Qualche tempo fa in un blog ci siamo imbattutti nelle esternazioni di un certo Ulmo in merito alla sue opinioni su Georges Simenon. "Sono un appassionato di gialli e polizieschi da sempre - scrive Ulmo -  Adoro Agatha Christie, Andrea Camilleri, Arthur Conan Doyle, John Connolly, John Grisham e altri... ma detesto profondamente lo stile di Simenon (che trovo tremendamente piatto e noioso) e la sua "creatura", il commissario Maigret (probabilmente la persona che più odierei se mi ci dovessi imbattere)... Insomma quest'Ulmo aveva (e probabilemente le avrà ancora) molto chiare le sue idee su Simenon. Evidentemente non possiamo essere d'accordo con lui, ma rispettiamo la sua opinione, anche se è universalmente ormai riconosciuto che la statura letteraria di Simenon è ben più elelvata degli scrittori che vengono citati.
Ma i gusti, si sa, sono gusti e non possono essere criticati.
Anche perchè d'altra parte c'è la critica che evidenzia come nei personaggi di vari autori sia rintracciabile una certa influenza e/o somiglianza con lo stile, con i personaggi e il tipo di storie di Simenon. Oppure sono gli autori stessi a rivendicare il loro debito, come scrittori, nei confronti di Simenon. Si spingono a volte aldilà della semplice ammirazione e, in modo più o meno dichiarato, rivendicano a vario titolo una vena simenoniana. E cominciano a non essere pochi e, a volte a nostro avviso, raramente a proposito. Così siamo andati a vedere quello che negli ultimi tempi (e non solo) è stato scritto o dichiarato in tal senso. Qui di seguito, citiamo solo qualcuno tra i vari esempi che si potrebbero elencare, alcuni tratti da articoli, altri da dichiarazioni.
  
Corriere della Sera -  A proposito di Roberto Costantini e del suo libro Alle Radici del Male (9 novembre - Francesca Visentin) si legge "... grandi passioni e conflitti, i protagonisti sono tratteggiati con dettagli anche introspettivi e psicologici, un po’ come nei libri di Simenon, dice lo scrittore..."

La Repubblica -  Giancaro De Cataldo scrivendo del romanzo Ischia di Gianni Mura, cita il protagonista Jules René Magrite "... all'eroe di Simenon lo accostano la mole massiccia, i baffi (che però qui a un certo punto subiranno una sorta di sacrificio rituale), una certa scontrosa e riflessiva bonomia che ne fa una riuscita sintesi fra il duro Jean Gabin e il più rassicurante Gino Cervi..."

Ansa - Presentando La preda di Irene Nemirovsky in una nota (Paolo Pietroni - 8 novembre) ricorda che i protagonisti "... vivono giornate senza speranza e coltivano ambizioni sbagliate senza sentimenti e con visioni utilitaristiche, sino a un finale di fallimento e miseria morale, anche i personaggi di certi romanzi della Nemirovsky stessa (e a questo proposito, per spiegarsi, qualcuno fa il nome di Simenon)...".

Contrepoints - Xavier Vic, commentando "14" di Jean Echenoz, dice tra l'altro  "...E' bella questa scena che apre il libro, su questa Vandea nel mese di agosto, questa Francia semplice e provinciale: questi giri in bicicletta, questo personaggio uscito da un romanzo di Simenon..."  ,

Oregon Live - Barabara Tom, recensendo il romanzo The Twenty-Year Death di Ariel S. Winter, sottolinea come la storia "... imbocca lo spirito di Georges Simenon, l'autore belga della serie francese del commissario Maigret..."

Tutti i colori del giallo - Dall'intervista di Luca Crovi a John Banville:
 L.C. - Molti l’hanno definita il Simenon d’Irlanda? Trova calzante questa definizione e quanto si sente affine allo scrittore belga?
J.B. - Sono stato definito il Simenon di Irlanda? Ne sono lusingato. Ma non potrei mai raggiungere l’economia e l’immediatezza del suo stile, che sono le grandi doti di Simenon come scrittore. È in grado di impostare un’intera scena nello spazio di un paio di righe, che è un dono magico e il segno del suo genio. Mi sento vicino a lui come temperamento, intendo artisticamente. Egli è estremamente realistico, lucido, spassionato e disincantato, qualità a cui aspiro nei miei libri noir...

Sherlock Magazine - Pietro de Palma ci parla di Stanislas André Steeman. "... Chi si ricorda oggigiorno di Stanislas André Steeman? Pochi. Eppure un tempo fu assai famoso e, nel corso degli anni, in Italia sono stati pubblicati parecchi suoi romanzi. Fu paragonato addirittura a Simenon, di cui condivideva l’origine vallone, e chiamato il Simenon belga...".
 
Corriere della Sera - Antonio Troiano scrivendo di Renato Olivieri - "...E i personaggi che popolano le pagine di Olivieri Ambrosio vengono da un mondo di uomini soli, emarginati e sconfitti.
"Ho sempre letto i grandi scrittori di gialli, ma il mio vero maestro - precisa Olivieri - é stato Georges Simenon. L' ho amato e lo amo moltissimo, e devo dire che pochi sono in grado di raccontare le cose come lui sa fare. Confesso che quando Simenon dice "sta piovendo", a me viene da prendere l' ombrello. Di Simenon amo la straordinaria capacita' di raccontare, di trasmettere sensazioni, odori, emozioni. E' un maestro insuperabile...".

E ancora...

Gianrico Carofiglio, magistrato e fortunato artefice del legal thriller all’italiana con i romanzi, editi da Sellerio, che hanno per protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, ha dichiarato il proprio debito nei confronti, soprattutto, della scrittura di Simenon e dei romanzi che non hanno Maigret come protagonista.

Andrea Camilleri ha tra l'altro affermato: ...oltretutto a Maigret devo anche la mia tecnica di scrittore, che è la stessa di Simenon...".

Henning Mankell, autore della serie dell'ispettore Kurt Wallander,  è stato considerato a livello internazionale l'erede di Simenon per la maestria che mostra nel restituire le atmosfere della provincia svedese.

domenica 11 novembre 2012

SIMENON. RUE PIGALLE, PRIMO SE TASCABILE

Rue Pigalle avanza e conquista la prima posizione nelle classifiche di TuttoLibri de La Stampa (Nielsen Bookscan 10/11/12) e de La Repubblica Cult (Eurisko 11/11/12) nelle rispettive sezioni Tascabili. ma si affaccia anche nella classifica Narrativa Straniera de La Lettura del Corriere della Sera (Nielesen Bookscan 11/11/12) dove lo ritroviamo alla nona posizione.
Per quanto riguarda la vendita su internet, IBS lo segnala al 17° tra i 100 più venduti. Niente da dire sul versante ebook, dal momento che questo titolo è per ora disponibile solo in versione cartacea.
Per chi non l'avesse notato, proprio in versione ebook, sono disponibili invece le inchieste del commissario Maigret dal n° 36 al 40 (Maigret e l'affittacamere - L'amica della signora Maigret - Maigret e la Stangona - Maigret, Lognon e i gangster - La rivoltella di Maigret) al prezzo di 19,99 euro.

sabato 10 novembre 2012

SIMENON: OPERE E DOCUMENTI... TUTTI INSIEME

Nei primi di novembre del 1977, grazie alla donazione di Simenon dei suoi manoscritti e dei suoi archivi, e all'ospitalità e all'organizzazione dell'Università di Liegi, voluta dal professor Louis Piron, nasce presso la biblioteca il Fonds Georges Simenon. E' una tappa fondamentale per la costruzione di una docmentazione sull'opera dello scrittore, un primo punto di riferimento per ricercatori, studiosi e critici, e dove inizia un'importante opera di conservazione e catalogazione non solo degli scritti del romanziere, ma anche di tutto le opere a lui dedicate.
Ne fà direttamente cenno, lo stesso Simenon in uno dei suoi Dictés, A l'abri de notre arbre ( Presses de La Cité -1977). "...ho ricevuto una lettera da Liegi che mi ha riempito di gioia, lo ammetto. Era un po' che mi domandavo che cose ne sarebbe stato dei miei manoscritti, dei nastri registrati, delle mie interviste alla radio e alla televisione, etc... La soluzione infine è arrivata. Certo esiste un 'Fonds Simenon' alla biblioteca di Leningrado, ma si tratta di uno solo dei miei manoscritti originali. Tutti gli altri andranno all'Università di Liegi che sta creando, in accordo con il rettore e varie personalità, un 'Centro Studi Georges Simenon'...conterrà tutti i documenti che mi riguardano e non correrò così il rischio di vedere un giorno i miei manoscritti venduti ad un asta pubblica...".
Già, dopo tanto scrivere, per circa cinquant'anni, era comprensibile che tutta quella mole di documenti trovassero una collocazione, per così dire, istituzionale (oggi curata da
"...non è un mero orgoglio personale che mi anima. E' la soddisfazione di sapere che tutto il lavoro.... si ritroverà a disposizione di coloro che sono interessati, nella mia città natale...".
Questa opera oggi è continuata dal figlio John che, come abbiamo già illustrato il 14 aprile in Simenon. Dove andranno a finire i suoi diritti, sta cercando da una parte di riunire tutti i diritti letterari, cinematografici, televisivi e di altro tipo in una società unica che avrà sede proprio a Liegi e dall'altra sta cercando di realizzare un museo permanente a Liegi dedicato alla figura del padre (v. Simenon. 2015, un museo permanente a Liegi), oltre ad aver messo on-line il primo sito ufficiale di Georges Simenon.

giovedì 8 novembre 2012

SIMENON: SOSTIENE TIGY...

"... adesso si tratta di far accettare a Fayard, la sua idea della collezione poliziesca Maigret, di cui propone la presentazione, la copertina e il prezzo di sei franchi."
E' Tigy, la prima moglie di Georges che racconta il retroscena della nascità editoriale del personaggio Maigret e lo fa con uno stile più stringato e asciutto di quello del marito. Quasi telegrafico. Lo troviamo nel libro Souvenirs curato per Gallimard dalla nipote Diane (figlia di Marc) che ha raccolto e ordinato anno per anno diari, riflessioni, ricordi.
Siamo nel 1930 ".... Fayard ha firmato il contratto, ma prevede un fallimento. Il fatto è che Georges ha preso degli acconti non da poco su dei romanzi popolari. Adesso Fayard vuole quelle copie da vendere per rientrare del denaro sborsato..."
Simenon era di avviso contrario e avrebbe vouluto saldare il debito con le rendite di Maigret. Ma forse perché non credeva che da quel commissario sarebbero arrivati dei guadagni e forse perchè era indisipettito per aver infine ceduto alla proposta di Simenon per quello strapalato detective, che sarebbe dovuto uscire addirittura una volta al mese... Insomma pretese dallo scrittore che portasse a termine il numero di romanzi popolari pattuiti. La cifra di cui si discute non sono  proprio bruscolini, si tratta di 30.000 euro. Il ragionamenento di Simenon è che un capitolo di Maigret sarebbe costato molto più di ventimila righe di un romanzo popolare e il rimborso per Fayrad sarebbe stato più rapido. Ma l'editore da quella parte non ci sentiva, non voleva pasticci: prima chiudere il conto con i popolari e poi aprire il capitolo Maigret.
Simenon era furioso.
"... partiamo per Concarneau. Villa Le Roches Blanches - è ancora Tiy che ricorda -  Venti pagine dattilografate al giorno é un record. Ma Georges se l'é legata a un dito..."
E' un lavoro massacrante quello cui si sottopone lo scrittore. Altre fonti parlano sempre del suo ritiro a Concarneau, ma sarebbe stata non una villa, ma una baracca nella vicina Finistère, dove avrebbe scritto durante i tre mesi di permanenza non venti, ma addirittura ottanta pagine ad una media di undici ore al giorno.
Di quel periodo Simenon racconta che comunque "... Maigret viveva in me e lo vedevo come un personaggio in carne ed ossa, conoscevo il suono  della sua voce...la sua fgura fino alla punte della scarpe.Mentre io scrivevo furiosamente, lui era lì che fumava la sua pipa aspettando. Avevamo fiducia tutti e due..."
Conclude Tigy descrivendo la festa del lancio.
"...una grande festa alla Boule Blache, una boite notturna a Montparnasse: Le Bal Antropométrique. Sala decorata da Paul Colin, Don e Vertès. La Parigi che conta è invitata tutta. E' un successo. All'entrata ciascuno deve compilare una vera scheda antropometrica. Damia (una star dell'epoca) firma con le sue labbra rosse. Georges Sim, che ha ripreso il suo nome di Simenon, scrive dediche a tutto spiano. Molti articoli sui giornali...".