venerdì 9 agosto 2013

SIMENON, COME GLI ERA LEGATA MARIE TRINTIGNANT ?


Dieci anni fa'. Forse eravamo un po distratti. Allora si celebravano i 100 anni dalla nascita di Simenon. Ma dieci anni fa' moriva un'attrice francese, figlia di una grande attore. Stiamo parlando di Marie Trintignant, che morì in seguito alle percosse del suo allora fidanzato Bertrand Cantat, leader dei Noir Désir, in una lite avvenuta a Vilnius (Russia) dove l'attrice si trovava sul set di un film. Sottovalutando il trauma, Maire fu portata in ospedale solo il giorno dopo, dove prima fu riscontrato un edema cerebrale, dove poi cadde in coma e infine, nonostante una corsa disperata in Francia e un operazione in extremis, morì il primo agosto del 2003.
Dieci anni fa'.
Intanto il suo compagno-omicida, scontati i dieci anni che gli erano stati inflitti, ora é fuori di galera e ricomincia ad incidere un album che uscirà a breve.
Ma cosa c'entra la Trintignant con Simenon?
Beh, intanto diciamo che Maire Trintignant è, a nostro avviso, l'interprete di una delle più toccanti trasposizioni sullo schermo dei romanzi di Simenon: Betty. E Marie fu una Betty molto convincente, diretta da un regista del calibro di Calude Chabrol e al fianco di Stéphan Audran. Il film uscito nel '92 riporta il dramma del romanzo: Betty, una donna alcolizzata e dal passato misterioso. Ci sono delle terribili analogie con le circostanze in cui l'attrice è morta, maturata anche questa sotto il segno dell'alcol. La sua vita sembra un po' un romanzo di il padre è l'attore Jean Louis Trintignant), ma dalle frequentazioni un po' particolari. Quando muore lascia quattro figli maschi, ognuno con un padre diverso... Un personaggio un po' ribelle, che nella relazione con il cantante dei Noir Désir ha trovato un tragico destino cui non si è potuta o non si è voluta sottrarre.
Simenon, questa donna fragile, di buona famiglia (
L'altro legame con Simenon è proprio il padre Jean-Louis, anche lui inteprete di Le Train, film del '73, con la regia di Pierre Granier-Deferre, recitato accanto a Romy Schneider.
Ancora un'ultima piccola nota. Marie Trintignant era nata a Neuilly sur Seine luogo caro a Simenon che vi ambientò una ventina di indagini del commissario Maigret e qualche romans-durs.

giovedì 8 agosto 2013

SIMENON OGGI A NEW YORK: TRIBUTO AI SUOI ROMANZI SULLO... SCHERMO


Oggi a New York alle 19.00 locali, s'inaugura Cine Simenon la manifestazione-omaggio al coté cinematografico dell'opera di Simenon. Parte infatti questa sera all'Anthology Film Archives, nell'East Village a Manhattan, una retrospettiva di quattordici film, tratti da altrattanti romanzi di Simenon.
L'iniziativa proporrà, nei pomeriggi e nelle sere d'agosto, più volte e ad ore differenti, la proiezione di questi film fino al 31 del mese.
E' un evento importante. Non solo focalizzato sui romanzi di Simenon, ma anche sulla seduzione che hanno esercitato sulla cultura cinematografica e che hanno dato origine alle trasposizioni su grande schermo (ma anche su quelli televisivi) delle sue opere. Per la cultura statunitense, si sa, il cinema non è solo l'espressione artistica nazionale, ma anche un po' lo specchio del paese. Questo per dire in quale considerazione gli americani possano tenere quella letteratura che consente la nascita di bei film. E con Simenon da questo punto di vista siamo nell'occhio del ciclone. E non a caso quotidiani come The New York Times, o pubblicazioni cult come The Village Voice, hanno dato un certo risalto all'iniziativa. Simenon-Simenon ve l'aveva già anticipata in un post del 19 luglio, perchè questa attenzione al Simenon-cinematografico è un evento assai importante, soprattutto perchè costituisce un termometro dell'attenzione da parte di un pubblico, quello americano, sempre distratto da continue novità letterarie e cinematografiche, quasi sempre made in Usa e molto spesso di esordienti lanciati con una potenza che solo l'industria culturale statunitense può permettersi.
Bene, che per quasi un mese si possano rivedere vecchie e meno vecchie pellicole tratte dai Maigret e dai romans-durs simenoniani, ci pare un'ottima notizia.
Andiamo a vedere ora quali sono i film proposti, dall'Anthology Film Archives.
Stasera si debutta con La Marie du Port, tratto dall'omonimo romanzo scritto nell'ottobre del 1937 e pubblicato da Gallimard l'anno seguente.
Il film uscì nelle sale nel marzo del 1950, diretto da Marcel Carné e interpretato da Jean Gabin, Nicole Coursel e Blachette Brunoy
Ecco l'elenco degli altri film in programma.
The Clockmaker  tratto da L'Horologer d'Everton, scritto in America, pubblicato nel giugno del 1954 (Presses de La Cité), portato sullo schermo da Bertrand Tavernier, nel cast troviamo Philipe Noiret, Jean Rochefort, Jacques Denis.
Three rooms in Manhattan (1965) adattamento cinematografico di Trois Chambres à Manhattan, scritto nel 1947 in Canada, dove alla regia ritroviamo Marcel Carné, e tra gli interpreti Annie Girardot, Maurice Ronet, Gabriele Ferzetti
The man of the Eifel Tower (1950), tratta dall'inchiesta di Maigret La tete d'un homme (altro titolo: L'homme de la Tour Eifel) pubblicato nel 1931 da Fayard. Nella versione cinematografica il regista é Burgess Meredith, Maigret è impersonato da Charles Laughton, nel cast troviamo anche Franchot Tone e Patricia Roc.
A man's neck (1933), dal Maigret La tete d'un homme (1931) edito da Fayard, portato sullo schermo da Julien Duvivier con Harry Bauer, Valery Inkijinoff,Gina Manés.
The Man from London, tratto dal romanzo L'Homme de Londres (Fayard 1933), uscito nel 1943 per la regia d'Henry Decoin con Fernand Ledoux, Jules Berry, Suzy Prim.
Monsieur Hire, tratto dal romanzo, Les fiancelles de Mr. Hire (Fayard 1933), è un remake di un fim del 1947, Panique, diretto da Julien Duvivier e tratto dallo stesso romanzo. Quella del 1989 è diretta da Patrice Leconte, con Michel Blanc, Sandrine Bonnaire, André Wilms.
A life in the balance (1955) da un racconto breve di Simenon (qui Andrea ci potrà essere d'aiuto? n.d.r.) fu diretto da  Harry Horner e nel cast troviamo Ricardo Montalban, Anne Bacroft, Lee Marvin.
The bottom of the bottle (1956) tratto dal romanzo Le fond de la bouteille (1949, Presses de La Cité), portato sullo scherma da Henry Hathaway con Joseph Cotten, Van Johnson e Ruth Roman nel cast.
Betty (1992) dall'omonimo romanzo dell'ottobre del 1960, con alla macchina da presa Claude Chabrol e nel cast Marie Tritignant, Stéphan Audran e Jean- François Garreaud.
The brothers Rico (1958) dal romanzo del 1952 Les Fères Rico (Presses de la Cité) portato sullo schermo dal regista Phil Karlson, con Richard Conte, Dianne Foster, Argentina Brunetti.
Red lights (2003) dal romanzo Feux rouges pubblicato nel 1953 e portato sullo schermo da Cédric Kahn con Jean-Pierre Darroussin e Carole Bouquet.
The last train (1973) tratto dal romanzo Le train del 1961, con la regia affidata a Pierre Granier-Deferre con Romy Schneider, Jean Louis Tritignant, Régine.

mercoledì 7 agosto 2013

SIMENON, C'ERANO UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ITALIANO.../3

E siamo arrivati all'italiano. Quello che di solito, nelle barzellette ci fà la figura del più sfortunato o del più furbetto (diciamo così...). Questa volta però non è così. Perchè l'italiano in questione si chiama Federico Fellini. Il più giovane dei tre (nato a Rimini nel 1920), regista cinque stelle, o meglio cinque Oscar, che già nella propria definizione "... sono un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo..." preconizza due analogie di non poco conto. La concezione della propria arte creativa come un'attività artigianale proprio come piaceva sottolineare a Simenon: "... sono come un artigiano che a fine lavoro, fà le consegne...". E poi quel "..io non ho niente da dire..." che fa pensare che ci fosse qualcosa al di fuori di lui che lo guidasse nella realizzazione dei suoi film. Così come Simenon dichiarava di non saper scrivere se non in état de roman, quella trance creativa che, sosteneva, era altro da lui. Dopo la guerra, nel '45 Fellini iniziò la sua attività per il cinema scrivendo sceneggiature per registi come Rossellini o Germi. Nel '50 debuttò come regista insieme a Lattuada con il film Luci del Varietà, e poi come unico regista titolare de Lo Sceicco Bianco, in cui fu aiutato da Antonioni per il soggetto e da Flaiano per la sceneggiatura. Lo sceicco sarà un giovane Alberto Sordi. E poi la consacrazione con 8½ e La Dolce vita al concorso di Cannes nell'edizione del Festival cinematografico del 1960.  Quell'anno il presidente era un certo... Georges Simenon, refrattario alle tradizioni e alle consuetudini e soprattutto impermeabile a quelle "raccomandazioni" che arrivavano da molto in alto. Il film di Fellini piacque davvero a Simenon, ma ancor più gli piacque l'uomo. Possiamo dire che tra i due scoccò un vero e proprio colpo di fulmine. Uno si dichiarava entusiatico amiratore dei film dell'altro. E questi esternava la sua passione per i romanzi di quello. Insomma nonostante fossero due personaggi diversi anche nei loro moduli espressivi, nelle tematiche e nel modo di lavorare, di età diversa (tra i due correvano poco meno di vent'anni), erano pieni di ammirazione per le rispettive opere. Al Festival di Cannes Simenon s'impose contro tutto e tutti e riuscì a far vincere a Fellini La Palma d'Oro con la Dolce vita.
Dal 1960 iniziò un'amicizia, che si sviuppò più attraverso una fitta corrispondenza che con degli incontri. Anzi il loro carteggio finì quasi tutto in un libro Carissimo Simenon, Mon cher Fellini, curato e introdotto da Claude Gauteur nel 1997.
E questa a nostro avviso è la più chiara e illuminante esposizione della loro tipologia di rapporto. Molto stretto e molto empatico tanto da far scrivere a Simenon "... siete probablmente la persona al mondo con la quale sento i legami più stretti nell'ambito della creatività...".
Fellini non era da meno. " ... ho letto nell'edizione Adelphi " L'uomo che guardava passare i treni" che non conoscevo e che ho trovato stupendo. Bravo, grande Simenon! Non smetti mai di sorprendermi  e di essere lo stimolo più straordinario e potente...".
Insomma i complimenti si sprecano. E coinvolgono anche la moglie di Fellini.
"...ieri sera alla televisione svizzera ho assistito alla proiezione di "Ginger e Fred" - scrive Simenon - Che spettacolo smagliante! E Giulietta che bravura mozzafiato! Erano tutte le Giuliette in una...".".
Di contro Fellini gli aveva precedentemente scritto che "... Giulietta ha letto  la prima copia di "Lettera a mia madre" e si é commossa fino alle lacrime...". Insomma un'amicizia e un'ammirazione che li portò a quella famosa intervista a Fellini che il settimanale francese L'Express commissionò a Simenon, in occasione dell'uscita nel '76 di Casanova del regista riminese. Fu lì che venne fuori quella che forse è la leggenda che resisterà di più, avendo Simenon scritto, visto che era in tema con il film, che a quel momento aveva posseduto circa diecimila donne.
La notizia fece il giro de mondo, corroborata dai tanti "si dice" e dalle dichiarazioni esplicite di Simenon (... faccio sesso, più volte al giorno, così naturalmente...). Si attaccò allo scrittore come uno stereotipo, ma lui non dette mai peso più di tanto alla cosa, dal momento che quell'esuberanza per lui non era né un vanto né una vergogna, ma il suo esplicito e naturale  comportamento sessuale quotidiano.
Ultima notazione, che interessa da vicino noi italiani. Se le opere di Simenon vengono editate in Italia dall'Adelphi, è opera di Fellini che inistette non poco e questo è uno dei motivi che convinse Simenon, già incline a lasciare Mondadori, ad affidarsi a quella allora piccola ed elitaria casa editrice.

martedì 6 agosto 2013

SIMENON, C'ERANO UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ITALIANO.../2

Ieri il francese, oggi l'americano. Che poi americano non è proprio. Nato a Londra (1889), si trasferì negli States nel 1913, quando ebbe il primo contratto con una casa di produzione cinematografica (prima aveva lavorato nei circhi, negli spettacoli itineranti e a teatro). Lì fece la sua fortuna, lì nacque il personaggio di Charlot che fu osannato da tutte le platee del mondo. Ma dopo quarant'anni di vita e lavoro sul suolo degli Usa, nel '52, la commissione McCarthy lo classificò come "non idoneo" a vivere negli Usa e vietandogli di rimetterci piede (in quel momento Chaplin stava facendo una crociera). Tornò quindi in Europa, appena un paio d'anni prima di Simenon e si stabilì proprio in Svizzera.
Simenon conobbe Chaplin negli Usa, nel '48, quando partecipò iniseme a Denyse ad un ricevimento organizzato dal console francese al Romanoff, un ritrovo molto esclusivo di Los Angeles. Lì ebbe occasione di conoscere oltre a Charlie Chaplin anche sua moglie Oona. Per Simenon fu un gran piacere dal momento che era sempre stato un ammiratore di questo regista/attore che lo aveva fatto  sognare e commuovere. I due simpatizzarono subito e Simenon non può nascondere la sua ammirazione per Oona, al punto che poi avrebbe scritto "... Teresa è per me quello che Oona è per Charlie. Oona è una delle rare donne che avrei voluto sposare, se solo l'avessi incontrata prima...". I due sono entrambe presi dal lavoro, tutti e due alle seconda moglie (Simenon si sposerà con Denyse dopo un paio d'anni), entrambe artisti erranti.
L'amicizia tiene e anche dopo anni, in Svizzera, si scambieranno visite reciproche con mogli e bambini. Simenon ci tiene a sottolineare le analogie che li collegano. Come l'interruzione delle rispettive attività, Chaplin girò l'ultimo suo film nel '66 (La contessa di Hong-Kong, con Marlon Brando e Sophia Loren) ad unidici dalla prpria scomparsa, come qualche anno più tardi, nel '72, Simenon scrisse il suo ultimo libro (Maigret et M. Charles).
La loro non fu un'amicizia intellettuale, ma molto concreta. Pranzi, bevute, grandi chiacchierate scherzando sulla loro fama e sulle lettere ricevute dai loro fans, mentre i loro figli giocavano insieme.
Lo stesso Simenon in uno dei suoi Dictées scrisse però  "... esiste pertanto una differenza tra noi. Lui è capace la sera in poltrona, solo con Oona accanto, di rivedere i suoi vecchi film. Io non sono mai stato capace di rileggere uno dei miei romanzi. Perché? Non so. Forse lui è soddisfatto della sua opera, mentre io non lo sono della mia. Avrei voluto andare ben oltre nella conoscenza dell'uomo. Lui l'ha avuta d'istinto già dai suoi inizi, e così ha potuto dare tutto..."
segue domani: L'italiano Fellini

lunedì 5 agosto 2013

SIMENON, C'ERANO UN FRANCESE, UN AMERICANO E UN ITALIANO.../1

No, non è una barzelletta degli anni '60. Anche se in quel periodo se ne raccontavano diverse di questo tipo con tre o quattro individui di nazionalità diverse. Stavolta però niente da ridere. Trattando di Simenon, incrociamo nella sua vita un trio di famosi registi che erano anche suoi amici.
Stiamo parlando di Jean Renoir, francese, di Charlie  Chaplin, americano e di Federico Fellini, italiano .
Si tratta di tre registi che, ognuno a suo modo, ha fatto la storia del cinema in epoche diverse e in contesti differenti, ma tre cineasti di quelli che, se non fossero esistiti, l'arte cinematografica sarebbe probabilmente diversa da quello che è. Insomma tre nomi che ebbero un rapporto particolare con Simenon e con cui condivisero moltie eperienze.
Iniziamo oggi da Renoir, di cui Truffaut disse "... è il più grande regista del mondo...", ed Eric Rhomer scrisse "...Renoir contiene tutto il cinema...". Quasi coetanei Simenon e Renoir (1894-1979), si conobbero nel '23 quando il regista raggiunse all'improvviso lo scrittore nel Calvados, dov'era in vacanza. Come racconta il romanziere. "...arrivò di corsa con la sua sontuosa Bugatti, un gran sorriso stampato sulle labbra e una copia de "La nuit de carrefour" sotto il braccio ...". Era l'inizio di una grande amicizia fatta di stima e rispetto reciproco, che ebbe modo di svilupparsi anche negli Usa dove Renoir emigrò nel 1941 e dove pochi anni dopo sarebbe arrivato anche Simenon (incontri a New York, Los Angeles, Tucson...). Ed entrambe negli anni cinquanta fecero ritorno in Europa (Renoir nel '51 e Simenon nel '55). Insieme realizzarono la prima uscita sul grande schermo del commissario Maigret  La nuit de carrefour (1932), poi la loro amicizia visse d'incontri personali, di progetti di lavoro non andati in porto e di un particolare entusiasmo contagioso che li legava in modo che potremmo definire fraterno. Fino a 75 anni, Renoir conservò la speranza di portare un'altro romanzo di Simenon sullo schermo. Ad esempio, fu colpito dal romanzo Il ya encore des noisetier in cui si immedesimò talmente con il protagonista che pensava addirittura di interpretare la sua parte. Maggior segno di ammirazione Simenon non avrebbe potuto chiedere...
segue domani: L'americano Chaplin

domenica 4 agosto 2013

SIMENON SCENDE, MA TIENE DA OLTRE UN MESE


Siamo ormai in agosto, e sono cinque settimane che il Faubourg di Simenon rimane in classifica. E' il gioco che facciamo ogni domenica, in prossimità delle nuove uscite di Simenon con Adelphi, per la curiosità di vedere come i gusti del pubblico si vadano orientando. Ma prima di parlare della classifica di Faubourg, vogliamo spendere qualche parola su un'altro romanzo di Simenon che sfoggia una bella performance e per di più in versione ebook.  Parliamo de Le signorine di Concarneau, che ha conquistato il primo posto nella Top 50 di Internet Book Shop. E lo ha fatto ad un prezzo nemmeno tanto promozionale per un libro in digitale (9, 90 euro). Per un titolo uscito a febbraio è una sorta di ritorno di fiamma e l'ennesima dimostrazione che, anche il pubblico più aperto alle novità tecnologiche, apprezza la letteratura simenoniana.
Ma torniamo sulla carta con Faubourg. Iniziamo con l'inserto TuttoLibri de La Stampa di ieri che ci mostrava una perdità di posizione nella classifica della narrativa straniera dal 6° al 7° posto. Invece su l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, oggi in edicola, il romanzo di Simenon lo troviamo sempre tra gli stranieri in posizione extremis nella 19 piazza. La top ten della narrativa straniere della sezione RCult de La Repubblica oggi non è stata pubblicata, riteniamo che la rubrica sia andata in vacanza. Ma la settimana scorsa nessuno l'aveva scritto. Mentre su La Lettura di oggi c'è l'avviso che fino al 1° settembre niente classifiche.
Torniamo sul web, con i libri cartacei lì più venduti. Sulla piattaforma IBS lo troviamo un po' indietro, al 38° posto. Anche su Feltrinelli.it resiste, ma anche qui perdendo posizioni e attestandosi sulla 19a. Nulla da settimane su Amazon e su Rizzoli.it.
Ultima notazione. La rubrica "La Pagella" di Antonio D'Orrico questa settimana (su La Lettura) recensisce Faubourg  con il titolo: Un grande Simenon. Però manca Maigret. Voto: 7,5.