giovedì 17 luglio 2014

SIMENON SIMENON. I NEMICI DEL COMMISSARIO MAIGRET

Il primo nemico di Maigret fu Arthème Fayard. L'editore di Simenon che cercò in tutti i modi, tra la fine degli anni '20 e i primi dei '30, di non far esordire quel commissario nella sua prduzione editoriale. Diciamo che potrebbe essere addirittura accusato di tentato infanticidio, visto che fece di tutto di far soccombere il "neonato" protagonista del romanziere. Ma Simenon si batté come un leone ed ebbe la meglio su Fayard, riuscì a far vivere Jules Maigret, a farlo crescere e a costruirgli una più che invidiabile posizione.
Un'altro nemico importante in ordine di tempo fu, paradossalmente, lo stesso autore che considerava quella dei Maigret una parentesi, una sorta di ponte che lo doveva condurre dalla letteratura popolare su commissione, che aveva costituito la sua prolifica produzione fino a tutti gli anni '20, alla letteratura dei romans-romans. Per cui, terminati i primi diciannove titoli previsti dal contratto con Fayard, pensava di archiviare il personaggio, il genere, e la letteratura seriale per dedicarsi a quella con la "L" maiuscola. Da giugno del 1933 a luglio del 1938, Simenon quindi non scrisse un Maigret per cinque anni, nonostante le preghiere degli editori, prima di Fayard e poi di Gallimard. Simenon può quindi essere accusato di sequestro di persona aggravato dalla lunga detenzione per di più in luogo sconosciuto.
Il terzo nemico di Maigret non ha un volto preciso, o meglio non ha un solo volto. Si tratta di tutti coloro che a partire dai critici ai giornalisti, da alcuni letterati a certi maitre à penser, relegarono le inchieste del commissario Maigret in una sorta di letteratura di evasione e quindi in qualche modo di serie B. Come se scriverlo si fosse trattato di un semplice passatempo non solo per l'autore, ma anche per chi lo leggeva. Questo vuol dire confinare il personaggio in una dimensione che non é la sua, che gli stava (e gli starebbe tutt'ora) davvero stretta e soprattutto significa fare confusione tra alcuni elementi non certo secondari.
E' fin troppo ovvio che, essendo una letteratura di genere e per di più seriale, quella dei Maigret é una letteratura vincolata da paletti molto ben precisi. Ma ad un'analisi un po' più approfondita tra il linguaggio, i temi trattati, il ritmo narrativo, le valenze psicologiche dei personaggi, le atmosfere dei Maigret e quelli dei romans non c'é tutta questa differenza qualitativa. E soprattutto con il passare degli anni le differenze si affievoliscono sempre più. Qui l'accusa é certamente quella di diffamazione reiterata e spesso a mezzo stampa.
Il quarto e utimo nemico che citiamo in questo succinto elenco è Victor. Come si sa, Victor non è mai esistito. Sarebbe dovuto essere il protagonista del romanzo che Simenon si apprestava a scrivere il 20 settembre del 1972 dopo aver terminato a febbraio dello stesso anno Maigret et M. Charles. Una seduta andata a vuoto, poi una seconda, quindi una terza e quindi la decisione di non scrivere più. Simenon ha 69 anni, avrebbe ancora tempo e risorse per scrivere, magari lasciando passare un po' di tempo... magari dedicandosi a Maigret e ritrovando poi pian piano quell'état de romans perduto... chissà? Ma in pochi giorni la decisione è presa. Victor non riesce e lui smette di essere un romanziere, uno scrittore e un autore. Di questa decisione ne fà le spese il povero Maigret le cui inchieste forse avrebbero potuto continuare ad essere scritte ancora per anni. Invece per colpa di Victor, che nemmeno esisteva, e quindi per colpa di un fantasma... di un ectoplasma Maigret muore. Qui non ci sono dubbi l'accusa è di omicidio. Stabilirà la corte se volontario o preterintenzionale...

mercoledì 16 luglio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET TRA I SEGRETI DELLE CHIUSE E DEI CANALI

L'edizione Oscar Mondadori del 74. Copertina di Pinter
14-28 Luglio 1968. La Rai trasmette La chiusa. E' la riduzione telelevisiva in tre puntate del romanzo di Georges Simenon L'ecluse n°1 (pubblicato nell'aprile del '33).
L'estate del famoso anno della contestazione giovanile, mentre i giovani invadevano le piazze e occupavano scuole e università, gli adulti (e i ragazzini) erano incollati a seguire il quarto episodio della terza serie de Le inchieste del commissario Maigret... in totale circa 14 milioni di spettatori a seguire le indagini di Gino Cervi nei panni del famoso commissario simenoniano.
In Italia il romanzo era stato tradotto per la prima volta nel '34.
Qui di seguito il video delle tre puntate. La prima puntata (quella del 4 luglio) e invitiamo gli appassionati a godersi una serata d'estate come quelle di quarantasei anni fa'.
Buona visione.




martedì 15 luglio 2014

SIMENON SIMENON. UNA STORIA CHE INZIA MALE E FINISCE PEGGIO... UN NOIR?


Georges Simenon, Henry Hathaway, Van Johnson, Joseph Cotten. Un romanziere, un regista e due famosi attori dello star-system americano di allora. Un poker d'assi per The bottom of the bottle, la trasposizione cinematografica di uno dei romanzi del periodo americano, Le fond de la bouteille, finito dallo scrittore nell'agosto del 1948, a Tumacacori (Arizona) ai confini con la frontiera messicana, e poi pubblicato nel febbraio del '49.
L'ambiente in cui viveva lo scrittore e quello in cui si svolge la drammatica vicenda si sovrappongono. E' una fascia di terra dove americani, messicani, indiani meticci, trafficano in stupefacenti, auto rubate e vivono di altre losche attività. L'ambiente non può non far venire in mente quello del celeberrimo film di e con Orson Wells, The touch of Evil (L'infernale Quinlan), uscito nel 1958 e basato su un romanzo di Whit Masterson, Badge of Evil, pubblicato in Usa nel 1956.
Come si evince dalle date, ancora una volta Simenon ha precorso i tempi. Quell'atmosfera noir, quel senso di tragedia in cui si muovono gli emigrati ed emigranti clandestini, dal Messico agli Usa e dagli States al Messico, i trafficanti, gli spacciatori e i malavitosi non è scopiazzata né dal libro di Masterson né dal film di Wells.
Simenon ha invece colto la particolare atmosfera di quella specie di terra di nessuno e ne ha fatto un romanzo noir, si proprio quel noir di cui The Touch of Evil è considerato uno dei massimi simboli cinematografici. Simenon, quando lo scrive, vive negli Usa da appena tre anni, ma ha compreso perfettamente le luci e le ombre della società americana. Lui stesso dichiarò "... é il primo romanzo che ho pensato in inglese e in seguito ho avuto addirittura qualche difficoltà a creare degli efficaci dialoghi in francese...".
La storia racconta del dramma di due fratelli che si rincontrano a Nogales dopo molti anni. Uno è evaso e cerca di passare clandestinamnte la frontiera per raggiungere moglie e figli che lo aspettano in Messico. L'altro cerca di aiutarlo e fà di tutto per nasconderne la vera identità. Ma allo spietato sole del deserto dell'Arizona in quel momento si alterna una serie di incessanti temporali che gonfiano il fiume, precludendo l'unica via di fuga. Gli avvenimenti quindi costringono così i fratelli ad aspettare. Nell'attesa però la vera identità dell'evaso viene a galla e allora i due decidono comunque di partire correndo qualsiasi rischio, inseguiti dalle guardie di frontiera, dai rancheros del posto e sfidando la furia degli elementi...
Un dramma tutto americano, un noir, come l'hanno definito in molti, insomma quel tipo di narrativa che con poche ed illuminanti parole il romanziere americano Barry Gifford così descriveva " il noir è una storia che inizia male e finisce peggio".
Esattamente quello che succede ne Le Fond de la bouteille.

domenica 13 luglio 2014

SIMENON SIMENON. UN "CLASSICO" LONG-SELLER DI 80 ANNI CHE SE LA BATTE CON I ROMANZI D'OGGI

I Clienti di Avrenos, non mollano. Il romanzo di Simenon lo ritroviamo all'8° posto della classifica dei Top 10 stilata da Nielsen Bookscan per l'inserto TuttoLibri de La Stampa di ieri. Stesso inserto posto diverso: nella "Narrativa Straniera" dove occupa invece la 4a posizione. GFK invece  per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera di oggi, posiziona il titolo simenoniano alla 5a piazza. Finiamo il giro delle classifiche dei quotidiani con quella realizzata da Eurisko per RCult de La Repubblica di oggi che vede i Clienti al 4° posto della sezione "Narrativa straniera".
Per quanto riguarda i libri venduti on-line vediamo il romanzo di Simenon ben sistemato all'8°posto della Top 100 di Internet Book Shop, occupa il 7° posto della Top 100 de La Feltrinelli.it, lo troviamo al 5° posto dei libri più venduti su Rizzoli.it, si piazza all'83° della classifica top 100 di inMondadori e occupa al 12° posto della Superclassifica di Wuz...
Nella classifica dei libri in versione digitale di Internet Book Shop I Clienti di Avrenos occupa il 71° posto.
Insomma un piazzamento mediamente invidiabile per un romanzo scritto nel 1932. Allora abbiamo fatto un piccolo esperimento. Abbiamo preso i Top 10 di TuttoLibri di sabato e abbiamo ricercato l'anno in cui sono stati pubblicati. Ecco il risultato:

1) Una mutevole verità -  Gianrico Carofiglio - 2014
2) La piramide di fango - Andrea Camilleri -2014
3) In fondo al tuo cuore - Maurizio di Giovanni - 2014
4) Adulterio - Paulo Coelho - 2014
6) Storia di una ladra di libri - Markus Zusak -2014
7) Vacanze in Giallo - AA.VV. -2014
8) I clienti d'Avrenos - Georges Simeon - 1935
9) Le scelte che non hai fatto - Maria Perosino - 2014
10) Uno splendido disastro - Jamie Mc Guire - 2012 (2013 in Italia)

Tranne Jamie Mc Guire, con un romanzo di un paio d'anni fa', tutti gli altri in classifica sono di quest'anno. Unico quello di Simenon di quasi ottanta anni fa'.
Non credo ci siano parole per commentare.

sabato 12 luglio 2014

SIMENON SIMENON. CORSO ISTANTANEO... DI SCRITTURA. DOCENTE: PROFESSOR GEORGES SIMENON


Innumerevoli sono le scuole di scrittura che proliferano in Italia, balsonate o meno, improvvisate o ben organizzate, utili inutili o dannose, costose o gratuite, pubblicizzate o fatte in casa... Ce n'é insomma per tutti i gusti. Noi personalmente crediamo più nel coltivare assiduamente la lettura, nell'esercizio continuo dello scrivere, nelle capacità individuali di migliorarsi e soprattutto nell'innata facilità ad esprimersi attraverso la scrittura e nel maturare grazie all'esperienza...
Oggi però vogliamo chiamare in cattedra Georges Simenon nelle vesti di professore per una sintetica e succinta lezione di scrittura in dieci punti. Insomma una decina di consigli da chi di scrittura se ne intende, tratti da una registrazione del '65 per l'Alliance française.

1) Se si desidera condurre una vita normale, tranquilla, armoniosa allora è meglio che si rinunci alla velleità di diventare un romanziere.

2) Essendo l'attività di romanziere un vocazione piuttosto che un lavoro, occorerà mettere da parte le soddisfazioni e le gratificazioni per il lavoro fatto.
Un romanziere non è mai soddisfatto di quello che ha scritto.

3) Pur essendo una vocazione e non un lavoro, per scrivere un romanzo occorre comunque un periodo di "apprendimento" lungo o addirittura molto lungo, perchè in buona parte è un mestiere e, come tutti i mestieri, va imparato.

4) Utilizzare la parole usate tutti i giorni dalla gente comune, parole che messe una dopo l'altra servono a creare degli esseri più simili possibile ai veri esseri umani in carne ed ossa.

5) Creare nel romanzo un ambiente che faccia sentire il lettore a suo agio ovunque esso sia, a Parigi, a New York, o addirittura nel centro dell'Africa, richiede un grande mestiere, è una sorta di tour de force... E questo s'impara. S'impara a forza di scrivere, scrivere, scrivere....

6) Abbandonare qualsiasi vanità e ogni speranza. Per fare il romanziere ocorre avere l'animo puro e la certezza di non rimpiangere mai questa scelta.

7) Leggere e studiare a fondo i propri classici. In seguito leggere i migliori romanzieri contemporanei e poi leggere tutto quello che capita sottomano. Quindi... diciamo verso i venticinque anni, decidere di scrivere solo per sé stessi, con la propria anima, con il proprio vero io. A questo punto non leggere più nulla.

8) E' di solito molto difficile diventare romanzieri prima dei quarant'anni.

9) E' davvero indispensabile aver fatto "il giro dell'uomo" e vissuto tutte le esperienze umane.

10) Il romanziere deve quindi vivere a lungo, altrimenti non sarà mai un romanziere davvero completo

venerdì 11 luglio 2014

SIMENON SIMENON. E SE PRIMA O POI FOSSIMO TUTTI CLIENTI D'AVRENOS?


 
Si fà un gran parlare in questi giorni de I clienti d'Avrenos, romanzo uscito da qualche settimana che, se vogliamo, lo possiamo definire il Simenon dell'estate, visto che di nuovi Maigret non s'è vista nemmeno l'ombra (tranne la raccolta di romanzi già pubblicati più volte, "I Maigret 4").
Ambientazione un po' esotica quella di questa Turchia all'inizio del secolo, dopo la presa del potere di Kemal Ghazi nel '22, l'istituzione da parte di questi della repubblica e la progressiva occidentalizzazione del paese. Ma il profumo d'oriente e l'aria di islamismo, s'incrociano con la modernizzazione e la liberalizzazione dei costumi, creando uno di quei magici periodi di passaggio. Periodi in cui la vecchia cultura, l'antica religione, le abitudini passate e i comportamenti consolidati nei secoli si stanno velocemente sbriciolando... eppure resistono ancora e convivono con nuovi modelli culturali, con mode più cosmopolite e con ideali ancora tutti da digerire. Insomma soprattutto quella di Istambul era allora un'atmosfera carica di seducenti richiami, dove i ricchi ante-rivoluzione, che adesso se la devono in qualche modo cavare, si mischiano quegli europei, che ugualmente avevano fatto fortuna con il vecchio sultanato di Maometto VI e che ora cercano in qualche modo di riciclarsi con il nuovo regime, ma tutti si mischiano con i nuovi potenti e i politici del nuovo corso governativo.
E quella che ci presenta Simenon è una congrega di mezzi falliti, uomini che in quella mitica porta dell'Oriente che è Istambul, sono il più evidente segno dell'indolenza, dell'arte dell'arrangiarsi, del vivere giorno per giorno, del vagabondare senza meta per le vie della città, oppure del passare ore e nottate in locali bui, bevendo raki, fumando haschisch e rimpiangendo fasti e proprie ricchezze di tempi ormai irrimediabilmente andati. 
I falliti fantasticano sempre, anche qui da Avrenos, lo fanno su progetti impossibili, si raccontano storie vere o inventate, un po' s'aiutano e un po' s'ingannano a vicenda, si cercano, stanno insieme, ma in realtà ognuno è un'isola con i suoi problemi il suo modo di vedere il mondo e di concepire la vita.
Ma sono tutti clienti d'Avrenos e ognuno finsce per aver bisogno dell'altro, anche se l'altro non può o non vuole aiutarlo. Avrenos è tutt'altra pasta. Probabilmente  greco, lavora duro, serve i clienti, gestisce il suo locale, deve ripulirlo e tenerlo aperto il giorno e la notte. Ma è una figura che Simenon tiene nell'ombra, l'ombra prodotta da quello che il locale rappresenta per questa banda.
Ma quanti di noi sono clienti d'Avrenos?
Quanti di noi sono, monocolo o no, Jonsac? E questo drogman in definitiva é solo una figura a una dimensione, una facciata... è solo un soffio d'aria che lo fà sembrare quello che non è... almeno agli occhi delle ingenue e fragili come Leila, ma non certo a quelli delle furbe e navigate come Nouchi?
Quanti di noi, come lui, siamo condizionati dall'ambiente che in questo caso avviluppa Jonsac con la propria indolenza, lo irretisce con le sue oziose consuetudini che si tramutano in gabbie da cui è sempre più difficile uscire? Jonsac potrebbe tornare in Francia occuparsi del suo castello e della sua fattoria in Dordogna e invece... E invece è impigliato in quella ragnatela di consuetudni, di mezze-amicizie, di mezzi-amori (Nouchi è sua moglie per convenienza, ma nessuno lo deve sapere, però non è neppure la sua amante, anche se... Invece Leila potrebbe diventare il suo amore, ma la loro storia non decolla mai... e comunque lei quasi quasi muore...).
Quanti di noi sono irretiti da situazioni familiari senza sbocchi? Invischiati in storie amorose che sembrano a portata di mano, ma che non si afferrano mai? Quanti di noi sono vincolati da legami d'interesse, sono ostaggi in situazioni di convenienza, prigionieri dei tentacoli dell'opportunismo?
E' il destino, quell'ineluttabile percorso che siamo costretti a seguire. A volte ci catapulta in una spirale che ci risucchia nel fondo fino alla più tragica delle situazioni. Oppure ci mummifica, lasciandoci immobili e inerti di fronte a cicloni come Nouchi o a vicende tragiche come quelle di Leila.
Simenon non ha dubbi è il destino. Noi ci concediamo qualche tentennamento in proposito. Ma per quanto riguarda le tematiche poste da questo romanzo, crediamo che, prima o poi e in un modo o in un altro, ognuno di noi sia stato un cliente d'Avrenos.

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