venerdì 31 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. A PARIGI, SIMENON VISTO CON L'OCCHIO DI LOUSTAL


In questi giorni e fino a tutto febbraio 2015, a Parigi si tiene la mostra Loustal/Simenon presso la famosa BiLiPo - Bibliothèque des Littératures policières, che espone una settantina di disegni dell'artista Jacques de Loustal che ha illustrato sei delle inchieste del commissario Maigret oltre al realizzare immagini per i romans-durs come Touristes de bananes o Les frères Rico. In occasione dei venticinque anni dalla scomparsa di Simenon, la famosa biblioteca parigina dedicata alla letteratura poliziesca, ha voluto festeggiare con l'esposizione di queste tavole del disegnatore francese, allestendo una galleria di disegni in bianco nero e di tavole a colori di varie dimensioni. L'accesso all'esposizione è gratuito. Qui di seguito riportiamo un filmato dove Sophie Lajeunesse, direttrice della biblioteca e John Simenon, figlio del romanziere, illustrano lo spirito dell'esposizione e il lavoro di Loustal, che è un grande ammiratore di Simenon.


Simenon illustré par Loustal à la Bilipo di mairiedeparis

giovedì 30 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. PERCHE' MAIGRET NON POTEVA NASCERE CHE DALLA PENNA DI SIMENON?

Forse non tutti sanno con quante prove si cimentò Simenon, nell'ultimo periodo della letteratura popolare, per trovare il personaggio giusto... quello che gli avrebbe fatto fare il salto dalla letteratura poplare su ordinazione, ad una letteratura espressione delle sue scelte e delle sue capacità.
Certo ci voleva l'intuizione giusta. Ma anche per uno intuitivo come Simenon ci fu un periodo d'incertezza. La figura di Maigret già appriva qua e là abbozzata in qualche romanzo popolare, ma anche quella di un altro eroe... agli antipodi del commissario, quel Yves Jarry, e poi l'ispettore Sancette, senza scordare le figure dei futuri ispettori di Maigret, che avevano tentato la via dei protagonisti... Come ci ricorda la nostra Murielle Wenger nel suo studio, Le quatre fidèles de Maigret, nel romanzo Fièvre  Lucas è un ispettore agli ordini addirittura del commissario Torrence, mentre ne L'inconnue è Torrence ad essere l'ispettore che dipende dal commissario Torrence. Entrambe i romanzi sono contemporaneti all'uscita di Maigret e firmati con uno dei venti pseudonimi simenoniani: Christian Brulls.
Possiamo dire che tutti questi tentativi, portati avanti sin all'uscità dei Maigret, nonostante la convinzione di Simenon sulla bontà del personaggio Maigret, possono essere conisderate degli outsider, in caso il commissario avesse fatto fiasco.
Ma, come si sa, alla fine fu lui che vinse. Vuoi per la caparbietà con cui il romanziere aveva iniziato a scrivere un discreto numero d'inchieste prima che fosse lanciata la serie e pubblicati i primi titoli e vuoi perché quell'investigatore, assolutamente fuori dai canoni dei detective letterari di successo, era quello che evidentemente il pubblico aspettava... finalmente un personaggio con cui potersi identificare, praticamente un qualsiasi funzionario dello stato, un piccolo borghese, senza tratti eroici e senza le qualità del superuomo. Non è giovane, non è bello, non porta la pistola, non guida l'automobile, non flirta con le donne, non si serve di congegni tecnologici o futuristici. E, come diceva Simenon stesso "...non è nemmano intelligente, è intuitivo...".
E poi, come ci fa notare il grande studioso simenoniano Pierre Assouline "... Jules Maigret, un poliziotto così francese, non poteva che nascere dallo spirito di un romanziere di gran fiuto... Maigret è la profonda Francia fatta uomo, ma la Francia d'un tempo, quella di Moulins (Allier), tale e quale appare ne L'Affaire Saint-Fiacre de Jean Delannoy...".
Abbiamo prima sia parlato dell'intuitività dello scrittore che citato quella del commissario.
Uno come Simenon, che affidava la complessità dei suoi romanzi e la profondità psicologica dell'interazione dei suoi personaggi alla trance creativa dell'état del roman, quale tipologia d'indagine avrebbe potuto immaginare per il suo personaggio? Ancora una volta Assouline dice parole definitive sull'argomento "...il suo fiuto (ma forse meglio il suo odorato come scrive Assouline stesso n.d.r), ben prima della sua capacità di riflessione, lo conduce alle più audaci deduzioni. Ragiona meno di quanto non proceda per associazione d'idee...".
E' l'uomo semplice  che Simenon, più volte idealizza nei suoi romanzi, ma anche nelle sue parole, che è talmente suo che, quando ritiene di potersene sbarazzare (finito il contratto dei primi diciannove titoli per Fayard), dovrà fare i conti, certo con il mercarto e i suoi editori (persino Gallimard) che gli chiedevano di riprendere la serie e il personaggio. Ma forse in quel semplice e schivo commissario c'era molto di sè, molto più di quanto lui stesso non potesse supporne... più di quanto qualsiasi personaggio letterario si porti dentro frammenti della mente e dell'animo dell'autore. 
Qui il legame è particolare e si protrae, in modo del tutto inconsueto per la letteratura, anche per quella seriale, per ben quarant'anni e con oltre un centinaio d'inchieste (75 romanzi e 28 racconti), in quadro che vede l'autore dedicarsi alla produzione di otre un centinaio di romanzi che lo hanno portato un paio di volte vicino al Nobel.
"...un uomo con delle precise abitudini, di poche chiacchiere, con una struttura plebea, un blocco imressionate di fiducia in sè stesso, la pipa sempre tra i denti - ci spiega mirabilmente ancora Pierre Assuoline - vicino agli umili e alla povera gente, identificandosi sempre negli altri, ma concedendo maggior empatia al colpevole che alla vittima... che s'interessa più alla qualità di un'atmosfera, alle caratteristiche di un ambiente e alle debolezze dei personaggi che all'intrigo, agli inidizi e alla suspense...".
Conclude Assouline: "... i migliori Maigret sono quelli dove non  c'è nemmeno il morto. Simenonianissimo....".
E ciò letto, non crediamo ci sia bisogno di aggiungere nemmeno di  una parola.

mercoledì 29 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. ARRIVA "PIETR" DALLA LETTONIA ALLA FRANCIA IN ISRAELE... E POI TUTTI GLI ALTRI


Continua la fuga di Pietr Le Letton, il personaggio del primo Maigret scritto da Simenon (ma, ricordiamo, non il primo ad essere pubblicato) Il profugo che proveniva dalla Lettonia creato da Simenon in Francia adesso approderà i primi di novembre nello stato d'Israele, come viene annunciato sul sito ufficiale di Simenon. Lo citiamo, perchè nella rassegna stampa che abbiamo aggiornato oggi riportiamo una notizia di un sito culturale greco, che annunciava la riedizione de L'homme de Londre (la seconda dopo 12 anni) nelle librerie elleniche. E da qui alla fine dell'anno con nuove edizioni o ristampe troviamo titoli in uscita nella repubblica Ceca, in Ucraina, oltre agli Usa, alla Francia, all'Italia, la Gran Bretagna...
Insomma continua l'onda lunga della produzione simenoniana. Per l'Italia in particolare ci aspettiamo nel breve-medio termine, altre racconte dei romanzi di Maigret (il 6 e il 7), la riedizione del roman-dur, Hotel ritorno alla natura... Per ora vedremo l'effetto classifica su La pipa di Maigret che da sabato prossimo potrebbe far capolino tra i libri più venduti, soprattutto nella sezione della narrativa straniera... Sono aperte le scommesse.

 

martedì 28 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. SI APRE LA CACCIA AI "BLOOPERS" SIMENONIANI....


Abbiamo voluto rendere più visibile il commento che Rudi, un nostro affezionato lettore, ha argutamente fatto ad un post pubblicato da Simenon-Simenon il 14 settembre dell'anno passato. E, come leggerete, se non l'avete già fatto, mette in evidenza una svista, un'incongruenza, insomma uno di quelli che al cinema chiamano bloopers. Una papere, un errore che sfugge alla macchina produttiva, in questo caso: lo scrittore, chi fa le correzioni, oppure il curatore editoriale e magari anche il traduttore. Non si tratta di errori gravi, ma di svarioni e mancanze di congruenza così palesi che non inificiano la validità dell'opera, ma che invece  suscitano la curiosità e addirittura la caccia... Ad esempio i cinefili sono da tempo degli infessibili settacciatori dei film, tanto che è nato addirittura un sito italiano dedicato a questi svarioni (http://www.bloopers.it).
Questo ci ha fatto venire l'idea che, con tanti e attenti lettori di Simenon, potremmo anche noi lanciare una sorta di "caccia al blooper simenoniano". Vogliamo provarci... La caccia è aperta. Intanto leggetevi "il primo blooper" segnalato da Rudi, che per altro esprime anche qualche altro dubbio.

Ho cominciato a leggere "Maigret e i testimoni reticenti", mi pare sia il 53esimo della serie, e ho trovato due sciatterie che vorrei verificare con un vero esperto. Nella traduzione di Emanuela Fubini, alla fine del primo capitolo c'è questa frase, che descrive il giudice istruttore Angelot:
“apparteneva alla nuova scuola, quella che riteneva che l’inchiesta appartenesse al giudice istruttore dall’inizio alla fine, e che la polizia dovesse limitarsi ad agire agli ordini del magistrato”.
Lo stesso verbo usato a poche parole di distanza?
Forse Simenon non ha dedicato sufficiente attenzione alla revisione del testo, e il sospetto si acuisce quando, all’inizio del secondo capitolo, c’è un errore evidente: sul luogo del delitto, il commissario è stato accompagnato dall’ispettore Janvier, non da Lapointe.

Sono dettagli, ovvio. Ma sono curioso di sapere come li spieghi?
Rudi 

*Ovviamente è aperta anche la caccia ai bloopers di Simenon-Simenon!

lunedì 27 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. UNA PERIFERIA DI OTTANTANT'ANNI FA' CHE PIACE ANCORA


Faubourg. Periferia, traducendolo in italiano. Un'ambiente, ma anche una regione dell'anima. Come i sobborghi sembrano lontani dal centro pulsante di una città, così appaiono il luoghi e le persone che abbiamo allontanato dal cuore della nostra vita.
Sembra. Perchè in realtà le persone vanno e vengono dal centro alla periferia, ma anche le situazioni e gli eventi si ripetono e a volte ritornano, più o meno inaspettatamente nelle pieghe della vita.
Stiamo parlando  di un tema caro a Simenon e in particolare di un romanzo, Faubourg, finito di scrivere proprio nell'ottobre di ottanta anni fa'. E' un romanzo di grande attrazione dove la figura principale, De Ritter, un avventuriero di piccolo cabotaggio, non troppo furfante per essere un malvivente, ma troppo furbetto per essere una persona perbene, è il simbolo di certi personaggi simenoniani, borderline, non cattivi, ma predisposti alla cattiva sorte, ingenui e presuntuosi, millantatori e meschini, compagnoni ma in realtà soli.
De Ritter aveva abbandonato quella provincia, percepita come un'asfittica periferia dell'anima ed era approdato ad un esistenza nient'affatto cosmopolita, ma tutt'al più apolide, caratterizzata da truffe, piccoli imbrogli, velleità di facili successi regolarmente abortite, con fughe e sostamenti altrettanto rpentini quanto frequenti. L'ideae era forse quella di far fortuna e tornare in quella periferia per dimostrare quello di cui era stato capace.
Ma così in effetti non è. Quando De Ritter con la sua compagana Lea, un'ex prostituta, scendono dal treno alla stazione della sua cittadina, lui non è davvero nessuno e la baldanza e le arie che lo circondano non hanno motivo di essere.
Ben deciso a rimanere in disparte e a spiare personaggi, ambienti e farsi un'idea di cosa è diventata la sua cittadina, De Ritter sulle prime rimane quasi nascosto, nell'ombra, ma poi piano piano non resiste all'attrazione di farsi vedere in giro e di farsi riconsocere. Ma perchè?
La stessa domanda bisognerebbe porsela in merito ai motivi che l'hanno spinto a ritornare. Evidentemente è una spinta interna cui uno come De Ritter non riesce a resistere. Probabilmente è più forte di lui e delle intenzioni più o meno razionali con cui parte. E, come René, uomo d'affari in attesa di ricevere dei soldi dai propri soci, inizia chiedere soldi a delle vecchie conoscenze, mentre Lea ricomincia ad esercitare la sua antica professione, per guadagnare quello che consente ai due di sopravvivere. Ma la cose non vanno come René-De Ritter vorrebbe. Il credito di cui gode in città si esaurisce ben presto, Lea allaccia una relazione con il propietario dell'albergo din cui alloggiano. La moglie dell'albergatore si dice pronta a pagare il nostro protagonista pur di allontanare Lea.
De Ritter prende i soldi e scappa. Anzi scappano insieme, lui e Lea, si  stabiliscono in un altro punto della città e ricominiciano i loro traffici. I passi successivi di De Ritter saranno quello di andare dalla madre, portandole costosi regali, per farle credere di esser diventato ricco e poi quello di riallacciare i rapporti con una sua vecchia fiamma, Marthe, che poi, in pieno accordo con Lea sposa solo per interesse. Ma in realtà Lea non prende così bene la cosa o perlomeno si consola in un gratificante rapporto con un giovane redattore.
Quando De Ritter lo scopre, si comporta da quel provinciale, gretto ed egoista che evidentemente è, e non da quell'uomo di mondo, evoluto e cosmopolita che cerca di far credere agli altri. Preda della più vecchia, banale e cieca passione, la gelosia, uccide il giovane amante di Lea e decreta così lo sgretolamento di quel castello di carte che era riuscito fin ad allora a tenere in piedi.
Simenon teneva molto a questo roman-dur, al punto di fare a Gallimard una rischiesta per lui insolita.: spendere dei soldi in messaggio radiofonici per fare pubblicità a Faubourg. Il vecchio Gaston non lo prese in considerazione, ma comunque l'episodio dimostra quanto Simenon ci contasse.
E non aveva torto perchè ancor oggi, ad ottant'anni passati dalla sua stesura, Faubourg riscuote ancora l'interesse degli appasionati e l'attenzione dei critici.

domenica 26 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET, UN COMMISSARIO SPECIALE CHE NON AGGIUSTA SOLO I DESTINI...


Ancora uno studio-analisi che la nostra Murielle ci propone stavolta sulle motivazioni che spingono Maigret a scoprire il colpevole, e soprattutto sulle sue remore nel momento di consegnarlo alla giustizia. Quello che è stato chiamato "l'accomodatore dei destini" è qui analizzato nella fase in cui, finita l'indagine, il commissario deve consegnare il colpevole alla giustizia. E qui si palesano tutte le perplessità che lo stesso Simenon nutriva nei confronti del sistema giudiziario e che si riflette nella mentalità e nel comportamento del suo personaggio. E il saggio di Murielle analizza a fondo questa tematica, affondando le sue affermazioni, tra le righe dei romanzi di Maigret, fornendo un ricco panorama di esempi che ci fà capire molte cose... (m.t.)    


Il ruolo di Maigret, in quanto poliziotto, è prima di tutto quello di un investigatore, alla ricerca della verità. Ma il suo lavoro deve concludersi, spesso contro la sua volontà, con l'arresto di un colpevole e soprattutto con la condanna di quest'ultimo da parte della giustizia degli uomini. Si sa, è proprio questo che costituisce per lui il lato più sgradevole del suo compito ed è per questo che non è raro trovare nella sua serie dei casi in cui tenta di cambiare la situazione affinchè questo ultimo atto, quello della condanna, non abbia luogo. E, quando non ci riesce, lo vediamo molto a disagio nel dover consegnare il colpevole alla giustizia.
Per convincerci quanto Maigret non ami il ruolo di colui che consegna i colpevoli, basta scorrere i suoi romanzi e rilevare nelle ultime pagine di ciascuno, quello che avviene ai presunti colpevoli. Ed è quello che ho fatto. Ecco quali sono i risultati della mia analisi. 
Dal principio notiamo che, contrariamente a quello che si ci potrebbe aspettare da una serie poliziesca (ma i Maigret sono solamente un serie poliziesca? Non è improprio porsi questa domanda e probabilmente non lo è nemmeno rispondersi negativamente...), non tutti i romanzi della serie sono costruiti sullo stesso schema (crimine, inchiesta, scoperta del colpevole e confessione di questo): non soltanto sono dei romanzi dove il crimine non si verifica all'inizio della narrazione (per esempio "Les scrupules de Maigret" o "Maigret hésite"), ma ce ne sono alcuni dove non c'è affatto un omicidio (come "Maigret chez le ministre"),o altri in cui l'omicidio si rivela essere un suicidio (come
"Monsieur Gallet décédé", "Maigret chez les vieillards") cioè il contrario delle famose regole dettate a suo tempo da Van Dine.
Consideriamo ora i romanzi dove viene commesso un crimine, in cui Maigret ha condotto la propria indagine e in cui ha scoperto il colpevole. Cosa succede adesso? Nella maggior parte dei casi Maigret dovrebbe consegnare il colpevole alla giustizia, ma questo non accade così normalmente con il nostro commissario. Facciamo qualche passo indietro.
Prima di tutto sottolineiamo che in parecchi romanzi Maigret - e l'autore insieme a lui... -  trovano un modo per evitare la condanna al colpevole;  ci sono quelli in cui il responsabile di un omicidio scappa alla gustizia perchè viene ucciso a sua volta: così succede per esempio a Oscar Bonvoisin in Maigret au Picratt's, o al Grand Marcel ne La folle de Maigret. Poi ci sono quelli in cui il colpevole si fa giustizia da solo... suicidandosi: vedi Any in Un crime en Hollande, Jean-Charles Gaillard ne La colère de Maigret o Ernest Grandmaison ne Le port des brumes. E non dimentichiamo Pietr alias Hans Johannson (Pietr le Letton), il cui suicidio è quasi offerto da Maigret stesso... Ci sono dei colpevoli che approdano ad una sorta di redenzione nella morte, come Darchambaux ne Le charretier de la Providence, la cui saprizione evita a Maigret di dover proseguire un'inchiesta su un personaggio per il quale nutre una notevole compassione. A volte Maigret non si contenta di lasciar morire o sparire il colpevole, ma evita di condurre l'inchiesta fino alla conclusione e, dopo aver ottenuto la confessione e quindi scoperta la verità alla scoperta della quale si era impegnato, lascia i colpevoli continuare la loro vita senza consegnarli alla giustzia: si possono citare i casi de Les "compagnons de l'Apocalypse", de Le pendu de Saint-Pholien, Anna Peeters (Chez les Flamands), Jaja (Liberty Bar), o Etienne Naud (L'inspecteur Cadavre). Inutile dire che in questi utimi casi i coplevoli avevano beneficiato della benevolenza del commissario fin dall'inizio dell'inchiesta...
A parte qualche caso in cui il colpevole evita la giustizia a causa della follia (ad esempio M.me Martin dans L'ombre chinoise, Hubert Vernoux dans Maigret a peur), nella maggior parte dei romanzi Maigret conduce le proprie indagini fino in fondo e consegna al giudice il colpevole o i colpevoli.
Ma se Maigret non può sottrarsi a questa parte del suo lavoro, la fà più spesso suo malgrado e non senza resistenze, nonostante egli debba compiere il suo dovere di poliziotto, portare a termine il compito cui è preposto in ossequio alla legge spesso gli costa non poco.
Ed è là, dove il personaggio prende una dimensione talmente  umana, al punto di porsi ben aldilà delle figure consuete degli investigatori che si trovano nella letteratura poliziesca. Come per esempio Hercule Poirot, che con nessuna crisi di coscienza: soddisfatto d'aver dimostrato il suo talento di detective, è senza patemi d'animo che consegna il colpevole  il quale, riconosciamolo, passa alla confessione con un fair-play tutto britannico al termine di un... muder-party...  nel frattempo che Maigret invece soffre per tutta l'inchiesta le stesse pene del sospettato e si identifica nel suo calvario, e se lo spinge alla confessione, è in qualche modo per liberarlo da sè stesso e non tanto per consegnarlo alla giustizia, alla quale il commissario stesso fà fatica a credere... 
Va notato inoltre che più si va avanti con le inchieste e più Maigret è reticente nei confronti della giustizia, dei tribunali, delle corti d'assise, più evoca i suoi dubbi nei confronti del sistema giudiziario, facedosi portavoce del suo autore...  
Dall'inizio del corpus maigrettiano, si avverte la reticenza riguardo la giustizia degli uomini: come ne La tête d'un homme, ha arrestato Radek (più con lo scopo di provare l'innocenza di Heurtin piuttosto che la colpevolezza del tchèque) ed è con un gran turbamento che assiste alla sua esecuzione.
Si trovano anche dei casi in cui Maigret apparentemente non prova nessun sentimento in realzione alla condanna: è quando ha a che fare con dei veri malviventi o dei killer spesso delle comparse, "colpevoli dell'ultimo minuto" nella narrazione, che si rivelano essere gli assassini di un omicidio su commissione come Pepito Moretto in Pietr le Letton, Guido Ferrari ne La nuit du carrefour ou Justin le Toulonnais in Signé Picpus, sacrificando la tradizione, evoca seccamente la condanna in qualche riga alla fine del romanzo.
Altre volte Maigret consegna un colpevole alla giustizia, avendo il senso di aver compiuto il proprio dovere: sono i casi in cui il colpevole ha commesso un crimine sordido, spesso per interesse e in cui, questa volta, è la vittima o un presunto colpevole che si rivela innnocente e che hanno goduto la simpatia del commissario, si può citare per esempio il Dr Michoux ne Le chien jaune, Ramuel ne Les caves du Majestic, Dandurand in Cécile est morte, Valentine Besson in Maigret et la vieille dame, Mme Serre in Maigret et la Grande Perche, Roger Prou e Renée Planchon in Maigret et le client du samedi
Ma nella gran parte dei casi in cui Maigret è andato fino in fondo con le sue indagini, l'ha fatto per lo meno con non poca esitazione, con una certa dose di scrupoli e con la speranza, talvolta, che il colpevole non sia condannato. Si potrà citare James ne La guinguette à deux sous in cui il commissario, dopo aver ascoltato la patetica confessione del colpevole, prende letteralmente un fugone per raggiungere la consolatoria M.me Maigret in Alsazia.
Oppure il Dr. Bellamy dans Les vacances de Maigret, in cui il poliziotto si sostituisce, in qualche modo, facendo il guardiano della donna amata e adorata dal copevole; e ancora più eclatanti sono i casi di Julien Foucrier in Maigret en meublé che Maigret arresta "perchè era per il suo bene" secondo le sue stesse parole; di John T. Arnold in Maigret voyage, sulla spalle del quale, dopo la confessione, il commissario posa una mano colma d'empatia; di François Mélan in Maigret se défend per il quale il commissario si costituirà testimone a suo favore; di Louis Pélardeau in Maigret à Vichy, per il quale Maigret spera nell'assoluzione; o di Robert Bureau dans Maigret et le tueur,
per il quale si pone la questione, così spesso evocata dall'autore, della responsabilità.
Vittima del suo dovere di poliziotto, costretto per forza di cose a condurre le proprie inchieste fino ad un punto che, pur contrario ai propri principi morali, è reso  indispensabile dal suo ruolo giudiziario, Maigret è a volte obbligato a mostrarsi come giutiziere, ma capita spesso suo  malgrado e la sua coscienza professionale non gli impedisce di provare numerosi scrupoli, cosa che lo rende ai nostri occhi dotato d'umanità, cosa rara in di tanti altri eroi di carta...


Murielle Wenger


sabato 25 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. DESTINO MALEDETTO... DESTINO BENEDETTO...

Un'intreccio praticamente indissolubile. Stiamo parlando delle tematiche dell'opera di Simenon legate al destino, soprattutto dei romans durs, e della sua vena creativa.
Sappiamo che quella che lui chiamava état de roman era una specie di trance che s'impossessava di lui e lo portava allo sviluppo della vicenda e al percorso del protagonista che lo scrittore ha sempre sostenuto di ignorare al momento in cui si metteva seduto ad iniziare un nuovo romanzo.
"... non ho mai saputo, quando iniziavo un romanzo, come sarebbe andato a finire, mai, mai mai..."
L'affermazione così categorica è ovviamente di Simenon e rilasciata, tra le altre, in un'intervista concessa al professor Piron e al giornalista Sacré nell'82 a Losanna.
La preparazione di Simenon, si limitava agli appunti sulle foamose buste gialle. qualche cognome, qualche data, alcuni legami tra certi personaggi, il nome di qualche via... Ma la fase centrale era quella di "entrare nella pelle del protagonista". Proprio la parte che Simenon avrebbe vissuto durante gli otto/dieci giorni che gli ci volevano per terminare il suo romanzo.
"...una volta che ho il mio personaggio bene in testa, la questione che si pone è: Cosa può capitare improvvisamente a quest'uomo da obbligarlo a seguire il suo destino fino alle più estreme conseguenze? In realtà noi siamo tutti personaggi da tragedia - spiegava Simenon ai due - Noi siamo tutti dei santi e dei criminali. sono solo le circostanze che fanno sì che qualcuno diventi criminale e altri dei santi...".
Siamo nel dominio assoluto del caso. Dove un avvenimento insignificante può rovesciare la vita di un essere umano e a quel punto è il suo destino, al quale non può opporsi, e che guiderà tutte le vicende del protagonista.
E qui Simenon chiama in causa la tragedia come genere letterario facendo delle affermazioni singolari...
"...io penso che il romanzo oggi dovrebbe essere... (non dico che lo sia, ma io ho tentato di farlo, anche se credo di essere lontano dall'esserci riuscito) l'equivalente della tragedia, di quello che era la tragedia ...".
Siamo in piena tragedia greca dove c'è un universo ordinato rigorosamente e dominato da una necesità assoluta, all'interno della quale l'uomo sembre muoversi secondo schemi prestabiliti, senz'alcuna possibilità di modificare il corso degli eventi, insomma l'uomo, come la materia, soggiace alla ferrea legge naturale che regola il divenire cosmico.
Allo stesso modo Simenon s'infila nel suo protagonista che "passa la linea" suo malgrado e si ritrova trascinato in una spirale che lo porterà dalla parte peggiore della società, respinto e rifiutato da chi prima era un suo simile. Ma un maledetto declic l'ha spinto fuori dagli ordinati binari della sua vita per gettarlo nella terra di nessuno dove il suo destino è già segnato e mai in un senso positivo.

venerdì 24 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. ANCHE I ROMANS-DURS DA LEGGERE A FUMETTI

Immagine di Les Introuvalbles, versione strip di Andréas Rosemberg
(G.M.) Proseguendo nella ricerca di fumetti del Commissario Maigret ci siamo imbattutti in una piacevole e inattesa scoperta, due riduzioni - in versione striscia giornaliera - ricavate da romanzi di Georges Simenon. Che del nostro commissario esistessero molte versioni disegnate si sapeva, ma fumetti tratti dalle opere di narrativa erano ignote ai più.
La prima è tratta dal romanzo Cour d'assises pubblicato la prima volta nel 1941 e apparso in Italia con titolo Corte d'Assise, tradotto solo nel 2010. Pubblicato nella "Biblioteca Adelphi" (n° 559). La versione a fumetti fu invece realizzata dall'agenzia Opera Mundi (molto conosciuta all'epoca e che distribuiva in giro per l'Europa parecchie strips famose americane - fu pubblicato solo sul quotidiano Le Parisien, nel 1951, per un totale di 72 strips). Disegni di Francis Josse mentre, come al solito - secondo la pessima abitudine francese dell'epoca - gli sceneggiatori sono ignorati.
La seconda scoperta è ancora più interessante in quanto si tratta di una produzione molto più corposa ricavata dalla serie di romazi Les Introuvables.
Come i lettori di questo blog sanno Les Introuvables è una serie di romanzi di Georges Simenon indipendenti l'uno dagli altri rieditati in volume da Presses de la Cité, Parigi, 1980.
La versione a fumetti per i quotidiani è stata fatta meno di un anno dopo l'uscita della raccolta. I vari episodi furono pubblicati sui quotidiani, Le Parisien, l'Union, l'Est Républicain nel periodo 1981/86. Adattato in strisce da Odile Reynaud e disegnato da Andréas Rosemberg.
 Questi i titoli:
• Chair de Beaute (228 strips)
• L'inconnue (210 strips)
• Dolorosa(294 strips),
• Le roi du Pacifique (210 strips
• Nez d'argent (240 strips)
• Les pirates du Tex as (138 strips)
• La panthere borgne (210 strips). 
Di altre versioni a fumetti - semi sconosciute - tratte dalle opere di Georges Simenon parleremo in un prossimo post.

Giancarlo Malagutti

mercoledì 22 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. E' ARRIVATA UNA PIPA DA FUMARE... MOLTO LENTAMENTE

E' appena arrivato. Sta per arrivare. Se non è oggi sarà domani, al massimo... Dipende in quale zona dell'Italia siete, ma anche dalla libreria in cui siete entrati, ma possiamo dire che l'attesa è finità. La pipa di Maigret è uscito ufficialmente e, dopo la lunga attesa di circa sei mesi, gli appassionati si possono precipitare (se non l'hanno già fatto) ad acquistarlo. Il solito rituale. L'attesa (stavolta davvero lunga), gli acquisti e poi in un più di un paio di settimane, ma anche meno, l'ingresso della Pipa nelle classifiche dei libri più venduti.
Siamo al penultimo Maigret, più precisamente alla penultima raccolta dei racconti di Maigret, e, come abbiamo detto già più volte, tra i racconti rimasti c'è anche Un Natale di Maigret che essendo lungo, quasi un romanzo breve,  potrebbe essere pubblicato da solo.
Per quanto riguarda i tre titoli, vi ricordiamo che sono : La pipa di Maigret, Maigret e la testimonianza del chierichetto e Maigret e l'ispettore scontroso. 
Per la loro trama vi rimandiamo al post di una settimana fa' Si iniziano a vedere i segnali di fumo della pipa di Maigret.
Chiunque volesse acquistarlo on-line, potrà trovarlo qui.
Finalmente possiamo augurare: buona lettura a tutti.

martedì 21 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. LE SUE... MEMORIE INFINITE

I ricordi e la memoria. Uno come Simenon che ha avuto una vita intensa, che ha vissuto in due continenti, in cinque paesi, in trentatre case, che ha viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo, con tre mogli e compagne, quattro figli, che ha conosciuto molti uomini e moltissime donne, che ha immaginato trame, personaggi e situazioni per centinaia di romanzi, quale rapporto ha avuto con i propri ricordi e quale funzione ha avuto la memoria nella sua vita e nella sua creatività letteraria?
E' una domanda che ci siamo fatti spesso, visto il rimando non episodico che si riscontra tra la sua vita, le sue esperienze e le vicende, i protagonisti e le ambientazioni delle sue opere.
Si è spesso detto che la memoria di Simenon, funzionava come un archivio a cassetti e che, quando si metteva a scrivere, apriva i cassetti che gli servivano e tirava fuori un paesaggio, il modo di parlare di un uomo, lo sguardo di una donna, certe piogge o certi tramonti...
Ma ovviamente nessuno più del romanziere stesso ci può spiegare come funzionava questa memoria e come utilizzava i suoi ricordi. In una delle sue più famose interviste, quella televisiva con Bernard Pivot (Apostrophes - Antenne 2 - 27 novembre 1981) proprio a ridosso dell'uscita di Mémoires intimes, lo scrittore parla di questo argomento sollecitato dall'intervistatore
"...in tutti i miei romanzi non c'e n'è uno solo in cui non parlo di personaggi che non abbia conosciuto, ma tuttavia non è sempre lo stesso personaggio, qualche volta sono tre o quattro personaggi di un certo tipo, che ho riunito, ma che comunque conosco molto bene...".
Quindi non solo memoria, ma anche capacità di elaborazione nella creazione di certi suoi protagonisti, come risultato dell'integrazione di ricordi diversi, di persone differenti che non a caso danno vita a personaggi estremamente realistici, complessi, sfaccettati, ricchi di chiaro-scuri e con un notevole spessore psicologico. Capacità quindi di ricordare e rielaborare di altissimo livello
"... l'ambiente, le atmosfere, come dicono i critici, queste famose atmosfere... no, tutto questo è dovuto alla memoria- spiega Simenon - Ho tutte queste immagini nella mia testa...". Come dire che niente nasce dal nulla, ma le sue costruzioni si sono sempre poggiate sui suoi ricordi, gelosamente e tenacemente custoditi nella sua memoria.
Certo questo significava anche una disposizione, o meglio una predisposizione all'osservazione... non fine a sè stessa ma finalizzata a creare quell'archivio mentale cui facevamo riferimento più sopra. E queste immagini non servivano solo per la creazione dei romanzi, ma erano poi delle rappresentazioni per lui stesso "... quando vado a coricarmi la sera, dico a Teresa: 'Vado a fare il mio piccolo cinema'. Ed è sufficiente che io chiuda gli occhi affinchè arrivino delle immagini che girano, girano, girano e che diventano sempre più evanescenti, finchè mi addormento...".