martedì 21 ottobre 2014

SIMENON SIMENON. LE SUE... MEMORIE INFINITE

I ricordi e la memoria. Uno come Simenon che ha avuto una vita intensa, che ha vissuto in due continenti, in cinque paesi, in trentatre case, che ha viaggiato in lungo e in largo per tutto il mondo, con tre mogli e compagne, quattro figli, che ha conosciuto molti uomini e moltissime donne, che ha immaginato trame, personaggi e situazioni per centinaia di romanzi, quale rapporto ha avuto con i propri ricordi e quale funzione ha avuto la memoria nella sua vita e nella sua creatività letteraria?
E' una domanda che ci siamo fatti spesso, visto il rimando non episodico che si riscontra tra la sua vita, le sue esperienze e le vicende, i protagonisti e le ambientazioni delle sue opere.
Si è spesso detto che la memoria di Simenon, funzionava come un archivio a cassetti e che, quando si metteva a scrivere, apriva i cassetti che gli servivano e tirava fuori un paesaggio, il modo di parlare di un uomo, lo sguardo di una donna, certe piogge o certi tramonti...
Ma ovviamente nessuno più del romanziere stesso ci può spiegare come funzionava questa memoria e come utilizzava i suoi ricordi. In una delle sue più famose interviste, quella televisiva con Bernard Pivot (Apostrophes - Antenne 2 - 27 novembre 1981) proprio a ridosso dell'uscita di Mémoires intimes, lo scrittore parla di questo argomento sollecitato dall'intervistatore
"...in tutti i miei romanzi non c'e n'è uno solo in cui non parlo di personaggi che non abbia conosciuto, ma tuttavia non è sempre lo stesso personaggio, qualche volta sono tre o quattro personaggi di un certo tipo, che ho riunito, ma che comunque conosco molto bene...".
Quindi non solo memoria, ma anche capacità di elaborazione nella creazione di certi suoi protagonisti, come risultato dell'integrazione di ricordi diversi, di persone differenti che non a caso danno vita a personaggi estremamente realistici, complessi, sfaccettati, ricchi di chiaro-scuri e con un notevole spessore psicologico. Capacità quindi di ricordare e rielaborare di altissimo livello
"... l'ambiente, le atmosfere, come dicono i critici, queste famose atmosfere... no, tutto questo è dovuto alla memoria- spiega Simenon - Ho tutte queste immagini nella mia testa...". Come dire che niente nasce dal nulla, ma le sue costruzioni si sono sempre poggiate sui suoi ricordi, gelosamente e tenacemente custoditi nella sua memoria.
Certo questo significava anche una disposizione, o meglio una predisposizione all'osservazione... non fine a sè stessa ma finalizzata a creare quell'archivio mentale cui facevamo riferimento più sopra. E queste immagini non servivano solo per la creazione dei romanzi, ma erano poi delle rappresentazioni per lui stesso "... quando vado a coricarmi la sera, dico a Teresa: 'Vado a fare il mio piccolo cinema'. Ed è sufficiente che io chiuda gli occhi affinchè arrivino delle immagini che girano, girano, girano e che diventano sempre più evanescenti, finchè mi addormento...".

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