giovedì 11 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. IL CASO LORIS E IL METODO MAIGRET: COMPRENDERE E NON GIUDICARE. MA E' POSSIBILE?

Succede ogni volta. Ogni maledetta volta che la cronaca registra un efferato delitto e peggio ancora quando la vittima è un bambino, e ancor di più quando l'ambiente dei sospettati coincide con il cerchio familiare, più o meno allargato. Allora capita non di rado che si tiri in ballo Simenon vuoi per le atmosfere claustrofobiche e i personaggi insondabili di certi suoi romanzi dove il destino, più che la volontà dei protagonisti, sembra sollevare un vortice di pazzia che trascina i personaggi in abissi oscuri e senza via di scampo. Dall'altra perché il suo commissario Maigret, che certo non è aiutato dagli strumenti e dalla tecnologia a disposizione degli odierni investigatori, ha un'approccio psicologico ed empatico con il delitto e, in fondo in fondo, gli interessa sapere di più perchè una madre possa aver ucciso il figlio, al di là di dimostrare se sia stata davvero lei o meno.
Veronica Panarello è una donna e una madre con una storia difficile alle spalle, ma quanto questo quanto può aver influito sul suo comportamento, dal momento che per ora é lei ad essere incriminata?... 
Come Maigret, anche la gente che assiste allo spettacolo mediatico che viene inevitabilmente imbastito in questi casi, vuole sapere... A volte si tratta di curiosità morbosa, e su questo "sguazzano" quei giornali, telegiornali e trasmissioni radio-televisive che cercano ogni pretesto per fare un punto di audience in più o aumentare le vendite di mille copie. A volte però si tratta una sana voglia di comprendere. Cos'è che spinge una madre ad uccidere il figlio? Patologico quanto si vuole, ma un motivo c'è sempre. Ed è quello che interessa il commissario ideato da Simenon e, ovviamente, Simenon stesso. Gli interessa scoprire i meandri oscuri e inconsci della psiche (ricordiamo il non occasionale interesse di Simenon per le teorie di Freud e di Jung e più in generale per la psicanalisi e la psichiatria). Conduce il suo commissario a mettersi sulla lunghezza d'onda dell'ambiente, della famiglia, del sospettato... Cosa c'era prima, come ha vissuto la sua vita, quali sono i fatti traumatici che ha subìto, come ha reagito, quali sono le sue abitudini, ma anche i piccoli fatti della sua quotidianità, i sogni, le illusioni, le disillusioni... Con un approccio empatico, induttivo...
Ecco perché si tira in ballo Maigret. In un caso del genere la gente vorrebbe avere una risposta ai perchè, proprio come lo vuole il commissario simenoniano.
Capire e non giudicare. Come meglio applicare la massima maigrettiana? Può mamma Veronica voler ammazzare il suo figlioletto Loris. La prima risposta istintiva é no.
Ma se i fatti indicassero senza ombra di dubbio che invece è stata proprio lei?
Maigret non si fermerebbe. Vorrebbe capire come è arrivata ad un gesto così estremo e terribile. Cercherebbe di ripercorrere le vie più o meno dolorose che la donna ha percorso nella sua vita.
Nella realtà gli inquirenti hanno bisogno solo di prove incontrovertibili, o di una confessione, magari suffragata dai fatti. Poi ci penseranno i giudici.
Già i giudici... Simenon ha più volte dichiarato che nei tribunali, al posto dei magistrati. Avrebbe visto meglio degli psicanalisti a presiedere il processo... meglio capire l'uomo che condannarlo...
Ma nel mondo reale la legge deve andare avanti. L'assassino del piccolo, indifeso e innocente Loris deve essere identificato, quand'anche fosse la madre.

mercoledì 10 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. UN DICEMBRE DI VIAGGI E DI SCRITTURA PER IL ROMANZIERE


 
Nelle bio-bibliografie simenoniane, il mese di dicembre ricorre con avvenimenti più o meno importanti. Ne potremo ricordare qualcuno, di cui il primo da menzionare è senza dubbio l'arrivo di un giovane Sim pieno d'ambizione, che l'11 dicembre 1922 scende da un treno a la Gare du Nord, e scopre una Parigi umida e ghiacciata dove è ben cosciente di doversi battere per farsi largo. Si sistema in una piccola stanza di un hotel a Montmartre, ed è l'inizio della scoperta della città, l'inizio dei suoi sogni di giovanotto che ha fame di vita in tutte le sue forme...
Nel dicembre del 1935, Simenon intraprende tutt'altro tipo di viaggio, s'imbarca su una nave per attraversare l'Atlantico ed eccolo alla scoperta del Nuovo Mondo, ma per il momento sono solo l'America del sud e le isole del Pacifico che attirano la sua attenzione, si reca alle Galapagos, a Tahiti da cui riporterà immagini reali e di contesto, non  accontentandosi dei clichè fotografici, ma immagazzinando nella sua memoria delle impressioni che riaffioreranno nella scrittura di suoi diversi romanzi esotici... 
Il mese di dicembre segna anche delle tappe , purtroppo dolorose come la morte di suo nonno Guillaume Moors, detto "Vieux Papa",  nel dicembre del 1909, quella di sua madre Henriette nel dicembre del 1970, o quella di Sven Nielsen, il suo editore, nel dicembre del 1976, ma anche di avvenimenti felici come il 14 dicembre 1961 quando Teresa Sburelin entra nella vita di Simenon. 
Altre date dicembrine punteggiano l'opera simenoniana, come il dicembre del 1938 che segna l'inizio della corrispondenza con André Gide, o l'8 dicembre 1936 data di debutto di Quartier Nègre al Théâtre royal di Bruxelles, pièce adattata e messa in scena dall'autore stesso; e ancora, l'11 dicembre 1950 con la messa in scena al Théâtre de l'Œuvre a Parigi della pièce tratta dal romanzo La neige était sale; o, il 20 dicembre 1955, la rappresentazione al Théâtre des Champs-Elysées a Parigi, del balletto La chambre
Infine, dicembre per il romanziere è un mese ricco sul piano della scrittura. In effetti sono stati redatti a dicembre 1931 L'ombre chinoise, a dicembre 1936 Le bourgmestre de Furnes, a dicembre 1939 Les caves du Majestic, a dicembre 1940 Cécile est morte, a dicembre 1943 L'Aîné des Ferchaux, a dicembre 1946 Lettre à mon juge, a dicembre 1947 Maigret et son mort, a dicembre 1948 Les fantômes du chapelier, a dicembre 1949 Maigret et la vieille dame et L'amie de Madame Maigret, a dicembre 1950 Maigret au Picratt's, a dicembre 1951 La mort de Belle, a dicembre 1953 Maigret à l'école, a dicembre 1956 Le fils, a dicembre 1957 Les scrupules de Maigret

Murielle Wenger 

martedì 9 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. LA BIOGRAFIA DI SIMENON IN... ÉTAT DE TRADUCTION!


E' il romanzo del romanzo della vita e delle opere di Simenon, se ci si passa la definizione, ovviamamente un po' di parte. Si tratta della Biografia di Simenon, scritta da Pierre Assouline, cui questi giorni stiamo dedicando diversi post per l'uscita di una versionione italiana, a ventidue anni dalla pubblicazione dell'originale in francese. Molta attenzione, dicevamo, ma d'altronde è un'opera fondamentale per chi vuole entrare e conoscere l'universo simenoniano. E oggi vi proponiamo addirittura il punto di vista di chi l'ha tradotto, Elena Montemaggi, che ci racconta il suo lavoro, la sua fatica, la sua passione e il suo indentificarsi con il romanziere durante il non breve lavoro di traduzione. Un punto di vista molto particolare e molto interessante, quindi tutto da leggere. 


In più di un’occasione Georges Simenon si è avventurato in viaggi lunghissimi, verso luoghi sconosciuti, per immergersi e assorbire nuove realtà, che solo in un secondo momento avrebbe rielaborato sulla carta, dando vita negli anni a un vero e proprio universo letterario. In realtà questo è il perno attorno al quale ha ruotato un po’ tutta la sua vita ed è anche lo spirito con cui io ho accettato di tradurre la sua biografia scritta da Pierre Assouline. Principalmente per la voglia di intraprendere a mia volta un lungo viaggio, di addentrami nel suo mondo, di ascoltare la storia della sua vita narrata da una voce affidabile, quella di un ammiratore vero: preciso e puntuale ma anche affettuoso e disincantato. Puntuale e preciso nel momento in cui l’Assouline-biografo ripercorre le tappe della vita del romanziere, disincantato nel momento in cui il Pierre-ammiratore sottolinea in tono un po’ canzonatorio, ma pur sempre con affettuoso rispetto, quel lato un po’ spavaldo e fanfarone dell’uomo-Simenon. Fortunatamente la sfida è stata ancora più complessa, è infatti impensabile poter credere di avere le armi giuste per affrontarla senza aver letto, o desiderare di leggere, le opere di Simenon. Devo riconoscere che il lavoro di altri traduttori, di coloro che hanno prestato voce alle opere del romanziere (così come vari attori hanno prestato il volto alla figura del suo Maigret), mi ha fatto molta compagnia, al punto da arrivare a riconoscerne alcune di quelle voci ancor prima di controllare il retro di copertina. Impensabile, inoltre, addentrarsi in questa biografia senza la presenza costante sulla scrivania dei romanzi autobiografici di Georges Simenon, in particolare Lettera a mia madre e Memorie intime, che traspaiono in filigrana lungo tutto il testo. In alcuni momenti si ha come l’impressione che Assouline metta ulteriormente a fuoco il memoriale del romanziere, quei ricordi alterati dalla miopia del tempo, dal presbitismo dell’affetto, da un’effervescenza che la vita ha faticato a mitigare; salvo nell’ultima parte, quella più struggente e contemporanea al memorialista. In quel caso, il biografo fa un passo indietro e lascia che siano Simenon e la figlia Marie-Jo a parlare, quasi a sostenere con amichevole delicatezza lo scopo di Memorie intime: permettere a un padre di realizzare il sogno della figlia tragicamente scomparsa. Simenon raccoglie tutto ciò che la giovane figlia gli ha lasciato in un libro, Il libro di Marie-Jo, e lo pubblica, usando il proprio memoriale quasi come premessa, come lunga introduzione per presentarlo, per aprirgli la via, coronando così forse il sogno più grande della ragazza: pubblicare un libro insieme al padre. Padre e figlia finalmente uniti per sempre nella scrittura… A questo punto, non mi resta ancora molto, il mio lavoro sta per finire, il viaggio sta per terminare. Presto la mano di Teresa disperderà le ceneri di Simenon in giardino, e sarà il segnale, sarò giunta a destinazione, con malinconica stanchezza metterò l’ultimo punto sulla pagina e chiuderò il libro. Certo, ci saranno riletture prima di consegnare e riletture prima che la traduzione vada in stampa e restano ancora dei romanzi da poter leggere, ma non sarà più la stessa cosa; per mesi una presenza affascinante e avvolgente ha accompagnato le mie giornate: caricava una pipa, si metteva alla macchina da scrivere ed entrava in “état de roman”, mentre io mi sedevo al portatile, caricavo una caffettiera e a mia volta entravo in “état de traduction”… finché non sono arrivata a premere quell’ultimo punto sulla tastiera, congedando così per sempre il mio vero e unico compagno di viaggio. Au revoir Georges, è stato bello viaggiare insieme…
Elena Montemaggi

Ringrazio Maurizio Testa per avermi chiesto di condividere alcuni pensieri sul lavoro svolto, il mio editore (Odoya) per la fiducia accordatami e Pierre Assouline per aver apprezzato la mia traduzione (E.M.)

lunedì 8 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. L'INARRIVABILE "STATUS " DI SIMENON E L'INEGUAGLIABILE FASCINO DI MAIGRET

Quante volte abbiamo letto, nella presentazioi di un libro giallo (magari di un esordiente)  che ricorda Georges Simenon oppure che fa venire in mente il commissario Maigret. Alcune volete è così, altre volte sono gli stessi autori dichiarano la loro ammirazione per Simenon e ammettono che il loro stile ne é inflienzato (o almeno così gli piacerebbe...). Qui di seguito abbiamo voluto raccogliere alcune di queste affermazioni e di questi paragoni, di scrittori italiani e non, famosi o meno conosciuti.




"... Il mio modello è Simenon..." afferma Enrico Ruggeri, in merito al suo romanzo La brutta estate  edito Mondadori (Ansa)

I due protagonisti "... sono marginali e ai margini: si nascondono, sono un po’ come certi personaggi di Simenon - spiega il regista Stefano Incerti del film “Neve”. (Secolo XIX)

"... un pizzico della ironia del Maigret di Simenon, uno degli autori che più apprezzo..." afferma il regista Umberto Lenzi a proposito dei suoi personaggi da lui creati per i suoi film. (Il Giornale)

Maurizio De Giovanni "... apprezza di Simenon il fatto che con lui nasce la percezione del dolore, anche nella finzione narrativa i cadaveri hanno diritto al dolore e al rispetto..." (L'Espresso)

"Fin dalla prima pagina del romanzo, vengono in mente...  Il presidente di Georges Simenon..." a proposito del romanzo “Buonasera, dottor Nistico” di Antonio Del Giudice... (Blitz Quotidiano)

Patrick Modiano è lo scrittore francese che poco più di un mese fa è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura 2014... Molti dei romanzi sono di ispirazione autobiografica, ma con trame che sfiorano il genere del giallo alla Simenon... (Letteratu.it)

"...À la manière de Simenon, l’atmosphère, le climat, la psychologie des personnages l’intéressent davantage que les faits eux-mêmes..." a proposito del nuovo romanzo di Didier Decoin Le dictionnaire amoureux des faits divers (L'Avenir)

"...L'’appellativo di «Simenon d’'Irlanda» non è esagerato..." scrive Luca Crovi a proposito dell'appellativo dato a John Banville, il quale afferma "...Ne sono lusingato. Anche se ammetto che non potrei mai raggiungere l’'economia e l’'immediatezza del suo stile, che sono le grandi doti di Simenon... Qualità cui aspiro nei miei noir..." (Il Giornale)

Emmanuel Grand, un Vendéen de la région parisienne, y démontre quelques qualités communes aux meilleurs du «nouveau polar français»: un sens aigu de l'intrigue, tenue de bout en bout, fruit, dit-il, de beaucoup de travail, la volonté de s'ancrer dans un territoire physique et social précis... l'attention, enfin, aux personnages, apprise et admirée chez Simenon. (Marianne)

"... il commissario Ponzetti, creatura ideata dalla penna di Giovanni Ricciardi, segue le impronte del Maigret di Simenon... - come è scritto per presentare il romanzo Il dono delle lacrime... - Ricalcando in questo il suo modello, Maigret, è una sorta di pacioso funzionario costretto a farsi cavaliere errante per andare a stanare il male là dove esso si nasconde..." (La bottega di Hamlin)

"Camilleri ha da sempre dichiarato apertamente il proprio debito con Simenon insieme alla predilezione per la variante europea del polar". Il lavoro Montalbano come Maigret riscritto (Srecko Jurisic), esamina "...la complessa rete intertestuale tra i due cicli di romanzi, nonché il quasi pirandelliano gioco di rifrazioni creatosi tra il sistema narrativo montalbaniano e la versione televisiva con Gino Cervi di cui Salvo Montalbano sembra una malcelata riscrittura..." (Chaiers d'études romanes)

Dopo lunga e penosa malattia. Con questo romanzo Vitali non si smentisce. Dopo una partenza "soft", diventa sempre più incalzante... Il tutto condito da una capacità superlativa di avvolgere il lettore nelle atmosfere in cui si svolgono i fatti intrappolandolo, quasi suo malgrado, in una tela di ragno da cui non può più liberarsi. Quasi un Simenon. (Winston Smith/Anobii)


Il commissario Soneri, un Maigret "Parmigiano". Un "Maigret" con il sigaro, si potrebe definire dal momento che Valerio Varesi è stato giudicato il più "simenoniano" dei giallisti italiani (La Gazzetta di Parma)


Giallista e novelliere rosa, Scerbanenco è stato a tutti gli effetti il Simenon italiano. Come Simenon, anche Scerbanenco raccontava storie, strappava lacrime, incantava e avvinceva il lettore con un vertiginoso spolverìo di personaggi e una diabolica abilità di costruttore di trame. Come lui scriveva da posseduto, un romanzo via l'altro, pagine su pagine, senza mai smettere, come incalzato da un'ossessione (Italia Oggi)


I personaggi che popolano le pagine di Renato Olivieri, le indagini del commissario Ambrosio, vengono da un mondo di uomini soli, emarginati e sconfitti. "Ho sempre letto i grandi scrittori di gialli, ma il mio vero maestro - precisa Olivieri - e' stato Georges Simenon. L'ho amato e lo amo moltissimo, e devo dire che pochi sono in grado di raccontare le cose come lui sa fare. Confesso che quando Simenon dice "sta piovendo", a me viene da prendere l' ombrello. Di Simenon amo la straordinaria capacita' di raccontare, di trasmettere sensazioni, odori, emozioni. E un maestro insuperabile..." (Corriere della Sera)

domenica 7 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. LA DOMENICA DI MAIGRET E DI UN CANE GIALLO



SIMENON SIMENON. MA L'UOMO CHE NON ERA MAIGRET... NON ERA NEMMENO SIMENON?


Appena abbiamo letto il titolo (L'uomo che non era Simenon) dell'articolo apparso venerdi 5 su La Republica per presentare la pregevole biografia che Pierre Assouline scrisse più di vent'anni fà sul romanziere Georges Simenon, ci è subito venuto in mente il titolo di un'altra biografia, quella di Patrick Marnham tradotta in da noi da La Nuova Italia che s'intitolava L'uomo che non era Maigret.
Titolo (L'uomo che non era Simenon) giustificato da alcune righe del redattore "... L'uomo che non era  Maigret, non era forse nemmeno Simenon, ovvero lo scrittore mondano e fanfarone, l'amante di Josephine Baker, come lui stesso si è presentato negli anni Trenta, organizzando la promozione dei suoi libri con trovate come il ballo antropometrico. Era soprattutto un padre di famiglia preoccupato di educare e a giocare con i suoi quattro figli..."
Coincidenze. E certo senza togliere nulla al lavoro di Marnham, le due biografie non possono essere confrontate, sono due opere diverse e viaggiano su livelli diversi.
Ma l'articolo redatto da Anais Ginori, sovrattitolato "Un incontro con Pierre Assouline". Crediamo sia quanto mai esatta la scelta del termine "incontro" e non "intervista". E d'altronde anche lo svolgimento dell'articolo conferma che non si tratta di un "botta & risposta". Ma per altro La Repubblica non scrive da nessuna parte che si tratti di un'intervista. Si tratta di una serie di affermazioni del gornalista culturale francese, cucite sapientemante, che giureremmo di aver già letto da qualche parte o forse da più parti.
Ciò detto, dobbiamo dire che comunque l'articolo fà una presentazione completa dell'opera dedicata a Simenon che, ma questo l'abbiamo già detto, che consideriamo a tutt'oggi la più completa, la più ricca ed informata tra le biografie che sono in circolazione.
Forse, trattandosi di una biografia che fa anche piazza pulita di alcuni luoghi comuni sulla vita e sull'opera di Simenon, si poteva far a meno di citare la storia della diecimila donne, gli scritti di sapore nazista di quando Georges aveva sedici anni, la storia con Josephine Baker, le amicizie importanti di Gide, Fellini e Renoir (Jean), la tragedia del suicidio della figlia Marie-Jo. Insomma  forse c'erano altre chicche, meno conosciute frutto del lavoro di ricerca di Assouline, che magari avrebbero meritato di essere citati.
Ma d'altronde l'enorme dati che si è trovato davanti Assouline nello scrivere la biografia di Simenon, ha generato un'opera così densa di fatti, vicende e testimonianze che non era facile riassumere, sia pure in un articolo che occupa tutta una pagina del quotidiano romano.
Merito alla casa editrice Odoya che dopo più di vent'anni l'ha tradotto e messo in libreria.