martedì 9 dicembre 2014

SIMENON SIMENON. LA BIOGRAFIA DI SIMENON IN... ÉTAT DE TRADUCTION!


E' il romanzo del romanzo della vita e delle opere di Simenon, se ci si passa la definizione, ovviamamente un po' di parte. Si tratta della Biografia di Simenon, scritta da Pierre Assouline, cui questi giorni stiamo dedicando diversi post per l'uscita di una versionione italiana, a ventidue anni dalla pubblicazione dell'originale in francese. Molta attenzione, dicevamo, ma d'altronde è un'opera fondamentale per chi vuole entrare e conoscere l'universo simenoniano. E oggi vi proponiamo addirittura il punto di vista di chi l'ha tradotto, Elena Montemaggi, che ci racconta il suo lavoro, la sua fatica, la sua passione e il suo indentificarsi con il romanziere durante il non breve lavoro di traduzione. Un punto di vista molto particolare e molto interessante, quindi tutto da leggere. 


In più di un’occasione Georges Simenon si è avventurato in viaggi lunghissimi, verso luoghi sconosciuti, per immergersi e assorbire nuove realtà, che solo in un secondo momento avrebbe rielaborato sulla carta, dando vita negli anni a un vero e proprio universo letterario. In realtà questo è il perno attorno al quale ha ruotato un po’ tutta la sua vita ed è anche lo spirito con cui io ho accettato di tradurre la sua biografia scritta da Pierre Assouline. Principalmente per la voglia di intraprendere a mia volta un lungo viaggio, di addentrami nel suo mondo, di ascoltare la storia della sua vita narrata da una voce affidabile, quella di un ammiratore vero: preciso e puntuale ma anche affettuoso e disincantato. Puntuale e preciso nel momento in cui l’Assouline-biografo ripercorre le tappe della vita del romanziere, disincantato nel momento in cui il Pierre-ammiratore sottolinea in tono un po’ canzonatorio, ma pur sempre con affettuoso rispetto, quel lato un po’ spavaldo e fanfarone dell’uomo-Simenon. Fortunatamente la sfida è stata ancora più complessa, è infatti impensabile poter credere di avere le armi giuste per affrontarla senza aver letto, o desiderare di leggere, le opere di Simenon. Devo riconoscere che il lavoro di altri traduttori, di coloro che hanno prestato voce alle opere del romanziere (così come vari attori hanno prestato il volto alla figura del suo Maigret), mi ha fatto molta compagnia, al punto da arrivare a riconoscerne alcune di quelle voci ancor prima di controllare il retro di copertina. Impensabile, inoltre, addentrarsi in questa biografia senza la presenza costante sulla scrivania dei romanzi autobiografici di Georges Simenon, in particolare Lettera a mia madre e Memorie intime, che traspaiono in filigrana lungo tutto il testo. In alcuni momenti si ha come l’impressione che Assouline metta ulteriormente a fuoco il memoriale del romanziere, quei ricordi alterati dalla miopia del tempo, dal presbitismo dell’affetto, da un’effervescenza che la vita ha faticato a mitigare; salvo nell’ultima parte, quella più struggente e contemporanea al memorialista. In quel caso, il biografo fa un passo indietro e lascia che siano Simenon e la figlia Marie-Jo a parlare, quasi a sostenere con amichevole delicatezza lo scopo di Memorie intime: permettere a un padre di realizzare il sogno della figlia tragicamente scomparsa. Simenon raccoglie tutto ciò che la giovane figlia gli ha lasciato in un libro, Il libro di Marie-Jo, e lo pubblica, usando il proprio memoriale quasi come premessa, come lunga introduzione per presentarlo, per aprirgli la via, coronando così forse il sogno più grande della ragazza: pubblicare un libro insieme al padre. Padre e figlia finalmente uniti per sempre nella scrittura… A questo punto, non mi resta ancora molto, il mio lavoro sta per finire, il viaggio sta per terminare. Presto la mano di Teresa disperderà le ceneri di Simenon in giardino, e sarà il segnale, sarò giunta a destinazione, con malinconica stanchezza metterò l’ultimo punto sulla pagina e chiuderò il libro. Certo, ci saranno riletture prima di consegnare e riletture prima che la traduzione vada in stampa e restano ancora dei romanzi da poter leggere, ma non sarà più la stessa cosa; per mesi una presenza affascinante e avvolgente ha accompagnato le mie giornate: caricava una pipa, si metteva alla macchina da scrivere ed entrava in “état de roman”, mentre io mi sedevo al portatile, caricavo una caffettiera e a mia volta entravo in “état de traduction”… finché non sono arrivata a premere quell’ultimo punto sulla tastiera, congedando così per sempre il mio vero e unico compagno di viaggio. Au revoir Georges, è stato bello viaggiare insieme…
Elena Montemaggi

Ringrazio Maurizio Testa per avermi chiesto di condividere alcuni pensieri sul lavoro svolto, il mio editore (Odoya) per la fiducia accordatami e Pierre Assouline per aver apprezzato la mia traduzione (E.M.)

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