giovedì 19 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO: ECCO COME LA VEDONO I NOSTRI

Qualche giorno fa' Murielle Wenger 
aveva proposto  "l'affaire del cappotto"
invitando i nostri lettori e i nostri 
collaboratori a dire la loro di dove 
potesse essere finito quel benedetto 
appotto che Maigret si toglie 
ad un certo punto di "Maigret au Picratt's".  
Sono apparse nei commenti che però, 
per la conformazione di questo blog, 
non sono molto visibili e quindi 
ci teniamo a riproporli in vero e 
proprio post. Questa per ora 
è la loro opinione, ma c'è 
sempre tempo per esprimere 
la propria.




Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 12:53
Ho sempre immaginato il commissario Maigret come una persona non propriamente elegante, ovvero di un’eleganza particolare o ricercata, ma comunque ordinata, impeccabile nel vestire: abiti semplici ma dignitosi; una persona, insomma, che tiene molto al proprio decoro personale. Per queste caratteristiche, suppongo che, togliendosi il cappotto, per via del caldo eccessivo, egli vada, girando con lo sguardo nella stanza, in cerca di un attaccapanni e, non trovandolo, sia costretto, suo malgrado e sbuffando leggermente, a gettare il cappotto su una sedia. Perché gettarlo anziché deporlo con cura e con buone maniere, come farebbe normalmente?. Perché in quel momento è piuttosto contrariato e quando Maigret è contrariato…

Paolo, ton hypothèse me plaît beaucoup. J'imagine très bien ce geste de "contrariété" de notre commissaire, envoyant son pardessus sur la première chaise venue... Cela correspondrait effectivement très bien au personnage. Je vois d'ici la scène: Maigret, alias Gino Cervi, jette avec une grimace son pardessus sur la chaise en question. Au moment de quitter l'appartement, il reprend son vêtement, et découvre une tâche de graisse sur une manche. Il frotte la tache, mais évidemment celle-ci ne s'efface pas. Au contraire, elle s'étend sur toute la manche. Autre grimace de Maigret. Le soir, quand il rentre chez lui, il essaie discrètement de suspendre son pardessus au portemanteau dans le corridor d'entrée de son appartement. Mais Mme Maigret l'a vu, et elle a tôt fait de découvrir la grosse tache. "Maigret, où es-tu encore allé te fourrer ?" lui dit-elle, "tu ne pouvais pas faire attention ? Je vais devoir encore une fois envoyer ton pardessus chez le teinturier..." En attendant, comme Maigret n'avait qu'un seul gros pardessus pour l'hiver, il a promené la grosse tâche de graisse sur la manche jusqu'au printemps suivant...

Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 15:07
Ai dolci rimproveri di M.me Maigret, per la macchia di grasso sulla manica del cappotto, io credo che Maigret, non potendo ricorrere a menzogne o scuse, poiché non è da lui inventarne, dopo aver reclinato leggermente la testa sul petto e battuto vivacemente le ciglia, come fanno i bambini quando sono colti in fallo, direbbe, con voce più dolce e mite possibile:
«Mia cara signora Maigret, per farmi perdonare ti dò da scegliere tra due possibilità: o andiamo al night club, possibilmente al Clou Doré o… a dormire, che già è tardi.»
«Be’, dovendo proprio scegliere, Maigret, direi di andare al Clou Doré!»
Un attimo d’esitazione, poi il commissario:
«Ma andiamo a dormire, M.me Maigret!»
(Reminiscenza di una battuta tra Cervi e Pagnani in uno sceneggiato Rai di Maigret: non ricordo più quale).


Murielle Wenger 17 febbraio 2015 - 16:05
Je vois très bien la scène dont tu parles, mais je n'arrive pas non plus à me souvenir de quel épisode il s'agit. Peut-être qu'un afficionado de Cervi va pouvoir nous répondre... L'appel est lancé...


Anonimo - 17 febbraio 2015 - 20:04
Il cappotto Maigret se lo mette sulle spalle con le maniche penzoloni come si vede nella celebre statua raffigurante il commissario a Delfzijl, nei Paesi Bassi, dove Simenon ebbe l'ispirazione di scrivere Maigret.
 
Murielle Wenger - 18 febbraio 2015 - 09:44
Ah oui, c'est une idée... Je sais que Simenon aimait bien cette statue, mais je trouve qu'avec ce pardessus sur les épaules, Maigret a un petit air de Sherlock Holmes, et il me semble que ce n'est pas comme ça que je m'imaginerais la posture de Maigret...


Anonimo - 18 febbraio 2015 - 15:15
Non sono d'accordo. Sherlock Holmes ha una postura inconfondibile! La statua di Delfzijl, realizzata dall'olandese Pieter Dhondt, venne totalmente approvata da Georges Simenon e piacque a tutti gli attori, interpreti del commissario nei loro rispettivi paesi, che parteciparono all'inaugurazione nel settembre '66. Tra gli altri c'erano quel 3 settembre l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rulmann, il grande Gino Cervi, la più bella voce del teatro italiano, come ebbe a dichiarare la signora Andreina Pagnani il 4 gennaio 1974, giorno della scomparsa di Cervi. Tanti Maigret ed il loro inventore sinceramente non li vedo intorno a Sherlock Holmes.


Andrea Franco - 18 febbraio 2015 - 22:52
Per me, lo porge ad un suo collaboratore.

Anche io propengo per darlo ad un suo collaboratore. Mi sembra un'ipotesi avallata da un ricordo......di non so piu quale inchiesta

mercoledì 18 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. E SE MAIGRET FOSSE STATO... INDIANA JONES?


Alla fine degli anni '20 Simenon, decise che era il momento di passare dalla letteratura popolare su ordinazione, ad una semi-letteratura che nasceva da lui, creata secondo le proprie esigenze, senza dar conto a nessuno della sua ispirazione e delle sue scelte.
Piano piano, tra i vari generi che aveva frequentato e che inevitabilmente lo condizionavano, si fece strada quello poiziesco-investigativo. Una volta in questo campo, sappiamo che saggiò diversi personaggi-investigatori, e tra questi, con una certa gradualità, anche qun certo Maigret una volta ispettore, una volta a Parigi, una volta in provincia, con delle caratteristiche che piano piano andavano sempre più a fuoco.
La domanda che ci poniamo oggi è: come mai abbia scelto proprio il genere che oggi chiamiamo giallo, o noir? Qualche risposta ce la siamo già data. Si trattava di un modo più sicuro per entrare in quella "semi-letteratura". Inannzituttto c'era un protagonista principale e una serie di personaggi di contorno che erano sempre quelli e anche per quanto riguarda le location c'erano dei luoghi che costituivano dei punti fermi. Questo si coniugava con la natura seriale che da una parte si fondava su una solida base che era sempre quella e dall'altra permetteva in ogni inchiesta di mettere in scena personaggi, atmosfere, vicende e ambientazioni anche molto diverse tra loro. Quindi un binario che forniva un riferiento costante e sicuro, ma anche la liberta di fargli prendere ogni volta diverse direzioni.
Ma questo, dirà qualcuno, poteva verificarsi anche con altri generi-seriali. La letteratura di viaggio, ad esempio. Il protagonista avrebbe potuto essere un Indiana Jones ante-litteram, una sorta di globetrotter che, per un motivo o un altro, ogni volta avrebbe potuto percorrere strade diverse, raggiungere paesi differenti, incontrare genti nuove e vivere avventure di tutti i tipi.
Allora?
Una risposta in parte la dà lo stesso Simenon in un testo, scritto nel 1956, ma inedito fino al 2013, quando venne pubblicato ne Les chaiers de l'Herne - Simenon (a cura di Laurent Demoulin) .
"...quando a diciassette anni sbarcai a Parigi per vivere della mia penna, come si diceva allora, visitai differenti officine - pardon - differenti editori che vendenano al pubblico dei libri a buon mercato. In meno di dieci anni, dal '22 al '30 circa,  ho assistito ad una serie di cambiamenti, che portarono ad un rivoltamento totale delle regole..... ma le "officine" cambiavano con molta cautela il genere della casa, sperimentando timidamente alcune strade, fino al punto di percorrerle con decisione. 
"Perché non scrive un romanzo poliziesco? All'inglese, beninteso...
Queste ultime parole nel linguaggio dell'editoria del''epoca  significavano: un romanzo poliziesco elaborato poteva essere messo nelle mani di chiunque  e  finendo inevitabimente in un matrimonio... "police+sexe" paga ancora meglio di "police +sentimento"... Il romanzo poliziesco era nato, nel senso che era divenuto una solida impresa commerciale e il cinema, la radio, e infine anche la televisione, non se lo fecero scappare...".
Ciò detto è già molto più chiaro perchè Simenon abbia scelto l'ambito poliziesco invece di quello dei viaggi d'avventura. Il suo fiuto editoriale era tutt'uno con la sua ispirazione letteraria e nel periodo della semi-letteratura il "mercato" era un elemento che il giovane scrittore non poteva permettersi di ignorare. In considerazione che in quella fase metteva per la prima volta in gioco il suo nome vero e che preludeva al salto che si apprestava a compiere e che non poteva fallire, quello in vista del suo obiettivo, i romans-romans o i romans-durs... insomma la letteratura non più legata ai generi, alla serialità e alle esigenze commerciali. 

martedì 17 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. MAIGRET E "L'AFFAIRE" DEL CAPPOTTO


Quello che segue, non è che un piccolo "divertissement" ad uso e consumo dei maigrettofili impenitenti - come me d'altronde! - e che prenderà un pretesto qualsiasi per divertirci con il nostro personaggio del cuore...
Ecco quello che ho fatto e invito voi a fare altrettanto... 
In Maigret au Picratt's al terzo capitolo, viene annunciato al commissario che la contessa von Farnheim è stata ritrovata strangolata. Maigret raggiunge il luogo dell'omicidio:
" La stanza in cui entrarono era male illuminata da una lampada a stelo con un abat-jour di pachmina. Qui la sensazione di soffocare era più forte che nel resto della casa. Si avvertiva immediatamente la sensazione, senza saperne il perché, di essere molto lontani da Parigi, dalla gente, dall'aria umida dell'esterno, dalle persone che camminavano sui marciapiedi, dai taxi che strombazzavano e dagli autobus che ondeggiavano, facendo stridere i propri freni a ogni fermata". 
Si noterà in questo passaggio l'abile descrizione dell'ambiente interno ed esterno con un'economia di vocaboli, con parole semplici, ma il cui effetto é estermamente evocatore. Ma non è questa la nosta proposta.
Quello cui voglio arrivare è quanto segue nel testo, che continua con un gesto abbastanza inatteso da parte di Maigret: "Il caldo era tale che Maigret improvvisamente si tolse il cappotto".
Senz'altro va ricordato che l'inchiesta si svolge in pieno inverno, in una Parigi che oscilla tra la pioggia e la neve. Di contro l'interno degli appartamenti era presumibilmente ben riscaldato, ma è vero che, come d'abitudine, ci si immagina Maigret piuttosto intabarrato nel suo capottone e che sabrazzarsene su luogo del crimine, (magari gli tocca togliere anche la sciarpa, quella che ha fatto sua moglie, che trova un po' asfissiante... la sciarpa, non la moglie!) .
Ma, va bene, ammettiamo che Maigret si tolga il cappotto... La questione che ci interessa è: cosa ne farà una volta che se lo è levato?
E è qui che ho immaginato vari scenari, senza però decidere quale possa essere il più plausibile:
• Una volta tolto il cappotto, Maigret, lo tiene sul braccio, come chi fà una visita e che non ha intenzione di fermarsi a lungo? Hum... poco verosimile se si considera la sua mania di rovistare in tutti gli angoli di un posto nuovo che sta scoprendo...
• Allora se lo mette sulle spalle, con le maniche penzoloni?.... Neanche questo è convincente: non è un'abitudine che lo caratterizza.
• Forse lo posa da qualche parte? Questo gia sembrerebbe più probabile. Ma dove lo posa? Su un mobile? Certamente no, visto lo stato dell'appartamento come ce lo descrive Simenon - e come ce lo fa sentire - come particolarmente ripugnante: bottiglie di vino rosso che rotolano dappertutto, resti di cibo sparsi sul tappeto, che è "di una sporcizia inaudita, come d'altronde tutti gli altri oggetti", e dei mobili sconnessi e consumati. Beh... non si può immaginare il commissario poggiare il suo amato cappotto in un tale posto... soprattutto M.me Maigret non sarebbe stata affatto contenta, quando fosse rientrato con i vestiti macchiati!
• Ah, potrebbe darsi che ci fosse un appendi-abiti tra questo decrepito mobilio? In questo caso si potrebbe immaginare Maigret "fare come a casa sua", e appenderci il cappotto....
• Ultima ipotesi, potrebbe essere che Maigret consegni il cappotto nelle braccia di Janvier, che l'ha accompagnato?
E voi amici maigrettofili cosa ne pensate? Come immaginate la scena? Fateci sapere le vostre ipotesi in proposito, nei commmenti a questo post!

Murielle Wenger

lunedì 16 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. IL PENSIONANTE SALE AI PIANI... SUPERIORI


Torniamo alle classifiche e come al solito facciamo una panoramica di quelle su giornali e su internet. Iniziamo dal piazzamento de "Il Pensionante" sulla classifica stilata da Nielsen Bookscan per l'inserto di sabato scorso de La Stampa, TuttoLibri, che vede resistere il titolo al terzo posto della Narrativa Straniera (e al 12° della classifica generale). La GFK, che ha curato le classifiche per l'allegato La Lettura del Corriere della Sera, vede, nella top 20 della Narrativa straniera, il romanzo di Simenon salire dal 13° all'8° posto. Anche per l'stituto di rilevazione Eurisko che elabora le classifiche pubblicate di domenica su RCult, nella sezione romanzi straniera Il Pensionante occupava ieri il 5°posto salendo dal 9° della scorsa settimana.
Per i libri venduti via internet su International Book Shop limitata scivolata del titolo simenoniano che passa dalla 6a alla 7a posizione. Su MondadoriStore lo troviamo al 49° posto (con una perdita secca di venti posizioni). Su Feltrinelli.it  registriamo anche qui una piccola discesa dalla 9a alla 10a piazza.
In definitiva potremmo dire che mentre le vendite in libreria vedono il romanzo di Simenon ancora in crescita, le vendite realizzate sul web c'è un calo generalizzato.
Da registrare l'assenza de Il pensionante dalle classifiche degli ebook più venduti.

domenica 15 febbraio 2015

sabato 14 febbraio 2015

SIMENON SIMENON. EPALINGES: ADIEU... BUNKER!


Ma come si possono incrociare le vite dello scrittore Georges Simenon e quella del Cavalier Luigi D’Amato, armatore napoletano, trasferitosi a Losanna con società e affari ai quattro angoli del mondo?
Infatti non si incrociano. Non fisicamente perlomeno. Ma in qualche modo sono legati. Infatti il Cav. D'Amato, che di solito ha a che fare con le navi, grandi imbarcazioni da lavoro o da diporto, trovandosi a Losanna ha pensato bene di partecipare ad una (piccola/grossa?) speculazione. Ha infatti acquistato un terreno nei dintorni di Losanna per una lottizzazione che prevederà la costruzione di dodici palazzine con sei appartamenti l'uno.
E dove sorgeranno questi immmobili? Sui 25.000 metri quadri di terreno fino ad ora occupati dalla grande villa Simenon ad Epalinges. E il "mostro" come qualcuno l'ha soprannominato (o anche il "bunker") che fine farà?
Demolito.
Non rimarra nemmeno una pietra dell'unica casa che nel 1963 Simenon fece costruire appositamente per sé e per la propria famiglia... quando ancora una famiglia Simenon esisteva.
Di quella costruzione bianca, massiccia, tozza, tutta bianca se ne é detto, "architettonicamente" parlando, tutto il male possibile. In effetti per chi, come noi, l'ha vista non è certo stato un bel vedere. Certo era estremamente funzionale, o meglio Simenon l'aveva pensata appositamente per soddisfare le sue esigenze e quelle della famiglia a cominciare dalla moglie Denyse fino a Pierre, il figlio più piccolo.
in quella villa lo andarono a visitare molti suo amici famosi, Charlie Chaplin, Henry Miller, Jan Flaming, vi rilasciò numerose interviste e diverse troupe televisive si succedettero per girare documentari e reportage su quello che ormamai era uno scrittore famosissimo.
E chiunque usciva da quella grande costruzione rimaneva un po' attonito, abbagliato, meravigliato e, a seconda dell'amicizia che lo legava a Simenon, si esprimeva nel merito con maggior o minor tatto.
Insomma, tanto vituperata dai più, fu abbandonata da tutti, da Simenon e dalla sua compagna Teresa, ma anche dai suoi figli e rimase lì a testimonianza delle scarsissime qualità di progettazione del grande scrittore.
Adesso che però si parla di demolirlo (le previsioni dicono per fine marzo), viene un po' di tristezza. Un pezzo della vita dello scrittore, svanirà per sempre, Anche se era una bruttura, testimoniava un periodo, magari non dei più felici (vi visse fino al '72 il momento tragico della sua rinuncia a scrivere), ma pur sempre un periodo cruciale della vita di Simenon.     
Il Cav. Amato, ci guadagnerà un po' di soldi... meglio, un po' più di soldi di quelli che già possiede, e  settantadue famiglie  popoleranno questo comprensorio. Tra tutte quelle persone quante sapranno che lì prima c'era la grande villa di un famossisimo romanziere?