aveva proposto "l'affaire del cappotto",
invitando i nostri lettori e i nostri
collaboratori a dire la loro di dove
potesse essere finito quel benedetto
appotto che Maigret si toglie
ad un certo punto di "Maigret au Picratt's".
Sono apparse nei commenti che però,
per la conformazione di questo blog,
non sono molto visibili e quindi
ci teniamo a riproporli in vero e
proprio post. Questa per ora
è la loro opinione, ma c'è
sempre tempo per esprimere
la propria.
Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 12:53
Ho
sempre immaginato il commissario Maigret come una persona non
propriamente elegante, ovvero di un’eleganza particolare o ricercata, ma
comunque ordinata, impeccabile nel vestire: abiti semplici ma
dignitosi; una persona, insomma, che tiene molto al proprio decoro
personale. Per queste caratteristiche, suppongo che, togliendosi il
cappotto, per via del caldo eccessivo, egli vada, girando con lo sguardo
nella stanza, in cerca di un attaccapanni e, non trovandolo, sia
costretto, suo malgrado e sbuffando leggermente, a gettare il cappotto
su una sedia. Perché gettarlo anziché deporlo con cura e con buone
maniere, come farebbe normalmente?. Perché in quel momento è piuttosto
contrariato e quando Maigret è contrariato…
Murielle Wenger - 17 febbraio 2015 - 14:00
Paolo,
ton hypothèse me plaît beaucoup. J'imagine très bien ce geste de
"contrariété" de notre commissaire, envoyant son pardessus sur la
première chaise venue... Cela correspondrait effectivement très bien au
personnage. Je vois d'ici la scène: Maigret, alias Gino Cervi, jette
avec une grimace son pardessus sur la chaise en question. Au moment de
quitter l'appartement, il reprend son vêtement, et découvre une tâche de
graisse sur une manche. Il frotte la tache, mais évidemment celle-ci ne
s'efface pas. Au contraire, elle s'étend sur toute la manche. Autre
grimace de Maigret. Le soir, quand il rentre chez lui, il essaie
discrètement de suspendre son pardessus au portemanteau dans le corridor
d'entrée de son appartement. Mais Mme Maigret l'a vu, et elle a tôt
fait de découvrir la grosse tache. "Maigret, où es-tu encore allé te
fourrer ?" lui dit-elle, "tu ne pouvais pas faire attention ? Je vais
devoir encore une fois envoyer ton pardessus chez le teinturier..." En
attendant, comme Maigret n'avait qu'un seul gros pardessus pour l'hiver,
il a promené la grosse tâche de graisse sur la manche jusqu'au
printemps suivant...
Paolo Secondini - 17 febbraio 2015 - 15:07
Ai
dolci rimproveri di M.me Maigret, per la macchia di grasso sulla manica
del cappotto, io credo che Maigret, non potendo ricorrere a menzogne o
scuse, poiché non è da lui inventarne, dopo aver reclinato leggermente
la testa sul petto e battuto vivacemente le ciglia, come fanno i bambini
quando sono colti in fallo, direbbe, con voce più dolce e mite
possibile: «Mia cara signora Maigret, per farmi perdonare ti dò da scegliere tra due possibilità: o andiamo al night club, possibilmente al Clou Doré o… a dormire, che già è tardi.»
«Be’, dovendo proprio scegliere, Maigret, direi di andare al Clou Doré!»
Un attimo d’esitazione, poi il commissario:
«Ma andiamo a dormire, M.me Maigret!»
(Reminiscenza di una battuta tra Cervi e Pagnani in uno sceneggiato Rai di Maigret: non ricordo più quale).
Murielle Wenger 17 febbraio 2015 - 16:05
Je
vois très bien la scène dont tu parles, mais je n'arrive pas non plus à
me souvenir de quel épisode il s'agit. Peut-être qu'un afficionado de
Cervi va pouvoir nous répondre... L'appel est lancé...
Anonimo - 17 febbraio 2015 - 20:04
Il
cappotto Maigret se lo mette sulle spalle con le maniche penzoloni
come si vede nella celebre statua raffigurante il commissario a
Delfzijl, nei Paesi Bassi, dove Simenon ebbe l'ispirazione di scrivere
Maigret.
Murielle Wenger - 18 febbraio 2015 - 09:44
Ah
oui, c'est une idée... Je sais que Simenon aimait bien cette statue,
mais je trouve qu'avec ce pardessus sur les épaules, Maigret a un petit
air de Sherlock Holmes, et il me semble que ce n'est pas comme ça que je
m'imaginerais la posture de Maigret...
Anonimo - 18 febbraio 2015 - 15:15
Non
sono d'accordo. Sherlock Holmes ha una postura inconfondibile! La
statua di Delfzijl, realizzata dall'olandese Pieter Dhondt, venne
totalmente approvata da Georges Simenon e piacque a tutti gli attori,
interpreti del commissario nei loro rispettivi paesi, che parteciparono
all'inaugurazione nel settembre '66. Tra gli altri c'erano quel 3
settembre l'inglese Rupert Davies, il tedesco Heinz Rulmann, il grande
Gino Cervi, la più bella voce del teatro italiano, come ebbe a
dichiarare la signora Andreina Pagnani il 4 gennaio 1974, giorno della
scomparsa di Cervi. Tanti Maigret ed il loro inventore sinceramente non
li vedo intorno a Sherlock Holmes.
Andrea Franco - 18 febbraio 2015 - 22:52
Per me, lo porge ad un suo collaboratore.
Riccardo Ferrari - 18 febbraio 2015 - 23:33
Anche
io propengo per darlo ad un suo collaboratore. Mi sembra un'ipotesi
avallata da un ricordo......di non so piu quale inchiesta
Mi piacerebbe, Maurizio, conoscere, ora, la tua ipotesi. Che ne farebbe Maigret del suo cappotto?
RispondiEliminaMi viene in mente la scena del filmato (interpretato da Gino Cervi) Un'ombra su Maigret (tratto da Cecile è morta), in cui il nostro è seduto al tavolo nello stanzino della portinaia (interpretata dalla brava Giusi Raspani Dandolo): vuoi per il caldo (la stufa è accesa) vuoi per il troppo vino bevuto da Maigret (offertogli dalla portinaia), il commissario suda copiosamente. Ciò nonostante ha ancora in testa il cappello, e addosso il pesante cappotto. Ciò dimostra che non sempre è propenso a toglierselo. Di solito sembra restio a indossarlo, ma quando lo indossa, difficilmente se ne libera.
Beh, io non mi sono mai immaginato un Maigret troppo curato nel vestire... certo a questo supplisce, come può, la moglie... Ma il commissario ha in testa sempre qualcosa di più importante che gli impedisce di pensare ai vestiti... Figuriamoci sulla scena di un delitto. Volete sapere dove, secondo me, va a finire il cappottone? Dopo averlo arrotolato insieme alla sciarpa, cerca un luogo decente dove lasciarlo... ma invano. Allora, stufo, lo appende alla bell'e meglio ad un maniglia di una porta. E se si macchiasse? Certo arriverebbero i rimbrotti di M.me Maigret, ma in quel momento il commissario non ci pensa nemmeno lontanamente.
EliminaExcellent, ton dessin, Giancarlo !
RispondiEliminaho dimenticato di scrivere dopo"lo porge ad un suo collaboratore"con aria imbronciata
RispondiEliminaanzi corrucciata
RispondiEliminaUn'ombra su Maigret è il primo sceneggiato della prima stagione de Le inchieste del commissario Maigret. Andò in onda su Rai1 in tre puntate tra il 27 dicembre 1964 ed il 3 gennaio 1965. Per tutti i 16 sceneggiati delle complessive 4 stagioni, fino al settembre 1972, Gino Cervi non sgarrò mai da un fatto molto singolare per un attore: non imparò mai un copione a memoria! Recitava leggendo il "gobbo" collocato di fronte. Del resto basta guardare attentamente qualsiasi puntata degli sceneggiati diretti da Mario Landi per osservare che Cervi guarda molto frequentemente la telecamera (per leggere il copione), non di rado si prende delle pause che sembrano ai telespettatori lunghe riflessioni ad occhi aperti, quasi un retropensiero, in realtà servono solo per guardare il "gobbo". Ma Cervi, da grande e consumato attore, cerca un'altra cosa: l'essenza del personaggio e dell'atmosfera e lo fa avendo sempre con se, durante le prove, la novella di Simenon da cui è tratto lo sceneggiato a cui sta lavorando. Durante le prove il personaggio del commissario è interpretato da un'altra persona. Cervi osserva e legge, legge e osserva. Quando la telecamera accenderà la lucina rossa, Cervi sarà proprio la creatura di Simenon. Nella scena con Giuseppina Dandolo (il vero nome) il commissario, al suo esordio, non pensò al cappotto e cappello ma solo al copione.
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