giovedì 18 gennaio 2018

SIMENON SIMENON. HATE AND LOVE IN PARALLEL

On his roman dur about two people who are far apart, but living side-by-side

SIMENON SIMENON. LA HAINE ET L’AMOUR EN PARALLELE
A propos de son roman dur sur deux êtres qui se sont éloignés l'un de l'autre, mais qui vivent côte à côte
SIMENON SIMENON.  ODIO E AMORE IN PARALLELO
Il suo roman dur dove due persone che si sono allontanate nonostante vivono gomito a gomito.

Simenon’s The Cat presents two striking characters, a man and a woman, husband and wife, who are living in antibiosis and symbiosis at the same time. Emile and Marguerite lead a bizarre parallel existence in which they do not talk to one another. They communicate through handwritten notes. Terse—sometimes a word or two, sometimes as long as a line—they are harsh. Because “each felt like a victim and considered the other a monster,” they are meant to be provocative: to annoy, aggravate, and intimidate the other.
Although their “dialogues were silent, they were too familiar with one another to not figure out each message, each intention.” Thus, they are aware of what the other is saying. The reader sees that, despite “having condemned themselves to silence,” they “nevertheless traded ferocious repartees.” In fact, their “little game” includes many other actions that strongly reinforce their hate-love relationship.
Simenon consistently maintains Emile and Marguerite side-by-side in their day-to-day activities, each “only sneaking a peek at the other when they didn’t think they were being observed.” Not wanting to “owe anything to the other,” each deliberately follows the other everywhere, in and outside the house. Although he states that “these movements and actions were more tragic or grotesque than comical,” they are really quite comical. When they head off “one behind the other, to go and do their marketing,” they shop the same market simultaneously, behaving as though the other wasn’t there. For daily recreation in the park, Emile goes out, book in hand, to sit on a bench and Marguerite follows, knitting in hand, to sit on an opposing bench.
This wordless dueling is particularly evident in the kitchen where they fear being poisoned by the other. Each maintains a separate locked cupboard to prevent tampering with their foodstuffs. Preparing and eating meals at the same time in the “not big” kitchen, they have  “to move carefully to avoid each other,” but they still “pretend to ignore each other.” Emile selects foods to “nauseate” her, and Marguerite picks frugal items to “establish that he spent more money than she did for food.” Eating at opposite ends of the table, “they chew slowly” purely to radiate contempt for the other’s choices. In the living room together, they punctuate their television watching with repeated skirmishes over channel switching. In the bedroom, they had slept in the same bed, but after the war began, Emile brings in another bed even though there are other bedrooms in the house. Jousting over having the window open or closed continues nightly. After spiteful Marguerite hangs her first husband’s picture on the wall, vindictive Emile hangs his first wife’s picture on the wall.
Simenon summarizes the couple’s incredible interdependent existence this way: “It was as natural and necessary for them to send each other venomous notes as for others to exchange pleasantries or kisses.” One observant character, who serves to separate the pair (although only temporarily), notes they “had as much need for each other as two young newlyweds.” Thus, right up to the novel’s end, there is no end in sight in this truly remarkably developed interaction.


David P Simmons

mercoledì 17 gennaio 2018

SIMENON SIMENON. MAIGRET E LA PROFESSIONE MEDICA

Il mondo della medicina e dei medici nella serie 

SIMENON SIMENON. MAIGRET ET LA PROFESSION MEDICALE 
L'univers de la médecine et des médecins dans la saga  
SIMENON SIMENON. MAIGRET AND THE MEDICAL PROFESSION 
The world of medicine and doctors in the saga 

Gli appassionati di Maigret conoscono bene le vicissitudini che hanno condotto il commissario verso quella carriera in polizia, senza la quale oggi noi non saremmo qui a leggerne le avventure e, qualche volta, a scrivere su di lui e sul suo autore. Maigret voleva fare il medico. Intraprende gli studi di medicina, che solo la prematura morte del padre gli impedisce di portare a termine. Vorrebbe anche, ma fatica a confessarlo persino a se stesso, inventare un mestiere che non esiste nella realtà: quello di aggiustatore di destini. Una sorta di via di mezzo fra il prete e lo psicologo; un medico della vita che indirizza gli individui nella giusta direzione. Non necessariamente verso il bene. La direzione più adatta alla loro indole. Quella che avrebbe consentito loro di realizzarsi o, almeno, di non perdersi. Un poliziotto che ha in comune molti dei tratti distintivi caratteristici di un dottore in medicina. A partire dalla sua frequente partecipazione a quei congressi internazionali di polizia che rimandano però allimmagine più consueta di quelli fra medici. Anche osservando il famoso metodo Maigret non possiamo non paragonarlo un po allazione di un medico o almeno a quella di uno psicoterapeuta. Così, non sembra esagerato affermare che gran parte dellinchiesta condotta dal commissario parigino, per risolvere unindagine, assomiglia in più punti ad una seduta di psicanalisi. 
Se poi andiamo ad osservare più da vicino tante di queste indagini, ci accorgiamo che la vita del nostro commissario incontra ed attraversa spesso quella di un numero considerevole di medici. Salta subito agli occhi che proprio un medico, il migliore amico di Maigret: il dott. Pardon. E medici sono i protagonisti di tante delle sue inchieste. Alcuni di questi medici sono vittime di un delitto su cui il commissario sarà chiamato ad indagare. Altri sono dei possibili sospetti e Maigret sarà costretto a scandagliare le loro vite prima di poter escluderne la colpevolezza. Molti sono consulenti affermati e il commissario si rivolge loro per informazioni riguardo a persone sospette (solo su questo aspetto ci sarebbe da scrivere parecchio). Altri ancora, e sono i più numerosi, sono assassini e con loro egli dovrà confrontarsi in una lotta serrata per giungere a smascherarli. Tanti medici di tutte le qualità ed estrazione sociale.  
Forse quindi non è un caso se i due più efferati criminali delluniverso maigrettiano sono proprio un dentista come il dott. Mélan di Maigret se défend (quasi la personificazione del male per il male) e lo studente di medicina Radek di La tête dun homme, che, come Maigret stesso, ha abbandonato gli studi per mancanza di denaro e che, come il commissario, possiede la straordinaria capacità di penetrare la vera essenza delle persone. In uno dei romanzi più articolati e complessi (per quantità di temi trattati), Maigret samuse, sono addirittura due i medici al centro dellindagine. E non é forse un medico ubriacone la causa della morte della madre di Maigret? 
Sarebbe interessante che qualcuno analizzasse più a fondo questa curiosa connessione fra Maigret, il suo autore e la professione medica. La professoressa Dominique Meyer-Bolzinger, dellUniversità Haute-Alsace, in un suo ampissimo articolo pubblicato sulla rivista di letteratura poliziesca Temps Noir nel 2004, analizzando nel dettaglio Maigret come personaggio letterario, dedica un paragrafo proprio a questo argomento (https://hal.inria.fr/hal-01149147/document) individuando nella figura del medico uno dei possibili alter ego del commissario. Un doppio di Maigret. Il riflesso di uno specchio immaginario che restituisce la dimensione e lautentico spessore della figura creata da Simenon. Ma qui andiamo oltre la mia portata e c’é tanto spazio per chi, più qualificato di me volesse indagare… 

Fulvio Nolli 

martedì 16 gennaio 2018

SIMENON SIMENON. SIMENON ET LE CINEMA: DU ROMAN AU FILM, UN PARI RISQUE ?

Colloque international à Athènes, les 4 et 5 octobre 2018 

SIMENON SIMENON. SIMENON E IL CINEMA: DAL ROMANZO AL FILM, UNA SCOMESSA RISCHIOSA ? 
Simposio internazionale ad Atene, 4 e 5 ottobre 2018 
SIMENON SIMENON. SIMENON AND CINEMA: FROM NOVEL TO MOVIE, A RISKY BET? 
International symposium in Athens, 4th and 5th of October 2018


Georges Simenon est l’auteur francophone le plus adapté au cinéma et à la télévision. On pense bien sûr aux centaines d’épisodes de «Maigret», en France comme à l’étranger, mais ce sont les adaptations des «romans durs» (c’est-à-dire sans le personnage de Maigret) qui intéressent le plus la critique. En France, depuis Jean Renoir, Henri Decoin, Julien Duvivier ou Marcel Carné, les plus grands réalisateurs ont adapté Simenon. Claude Autant-Lara, Jean Delannoy, Henri Verneuil, Edouard Molinaro, Jean-Pierre Melville et Pierre Granier-Deferre ont aussi tenté l’expérience… Ensuite, Bertrand Tavernier, Claude Chabrol, Serge Gainsbourg et Patrice Leconte se sont emparés de l’œuvre. Enfin, dans les années 2000, Cédric Kahn et récemment Mathieu Amalric (en 2014) ont adapté Simenon avec plus ou moins de succès.  
Il y a en effet un paradoxe Simenon: tout semble évident au début de l’entreprise, et puis les difficultés surviennent. Comment traduire le style de Simenon, «l’atmosphère» bien particulière de ses romans ? En adaptant Simenon, les réalisateurs ou les scénaristes se trouvent souvent confrontés à un travail de récriture dont ils n’avaient pas mesuré l’ampleur. Ils découvrent que chez Georges Simenon, ce sont les personnages qui priment sur l’intrigue, que l’action fait parfois défaut, ou que la confusion des temps est difficile à rendre à l’écran. Patrick Modiano, dont les romans sont difficiles à adapter, confiait ceci à propos de Simenon, romancier qu’il a toujours admiré: «Les livres de Simenon, on se dit que ça va être très facile d’en faire l’adaptation, parce que c’est déjà très cinématographique, tout est en place. Mais au fur et à mesure, on a l’impression que c’est comme du sable, ça vous file entre les doigts, ça prouve qu’il y a un truc très bizarre. C’est comme un chandail dont la laine se défait…» (entretiens avec Judith Louis, Synopsis, N° 1, décembre 2000).  
Adapter Simenon est souvent un pari risqué: sur ce sujet, l’université d’Athènes et l’université de Picardie Jules Verne organisent ainsi un colloque international qui se tiendra à Athènes les 4 et 5 octobre 2018, en collaboration avec l’Institut français d’Athènes. Les participants tenteront d’analyser les rapports entre le roman et le film à travers les nombreuses adaptations au cinéma, mais aussi à la télévision. L’analyse des deux médias devrait permettre d’appréhender les règles qui régissent l’adaptation, mais aussi d’apprécier l’œuvre littéraire de façon différente. En dépit des difficultés rencontrées par les scénaristes et les réalisateurs, on pourra s’interroger sur les raisons pour lesquelles, depuis le début des années trente jusqu’à aujourd’hui, tant de cinéastes ont voulu adapter l’œuvre de Simenon. Il semble qu’aujourd’hui le cinéma et la télévision se sont réparti la tâche: les «romans durs» pour le grand écran et les Maigret s’intégrant plutôt bien aux séries télévisées, comme l’atteste la dernière adaptation britannique avec l’acteur Rowan Alkinson en 2016. Que signifie ce clivage ? Répond-il à des impératifs commerciaux, à des questions de mode  
S’il y a bien deux productions simenoniennes, l’adaptateur est cependant confronté à un univers romanesque et pas seulement à un roman: pour le cinéaste, comment concilier ces deux exigences ? On pourra ainsi s’interroger sur les difficultés d’adapter une œuvre isolée du romancier alors que les lecteurs ont souvent lu plusieurs Simenon… Le cinéaste doit-il tenir compte des attentes d’un lecteur familier du romancier ou au contraire aborder l’œuvre comme si elle était unique ? On en vient au problème de la fidélité au texte, critère récurrent, mais sans doute un peu artificiel. Pour Michel Serceau, la fidélité est en effet «une valeur normative plus qu’un concept» et il convient donc de l’aborder d’une autre manière en considérant l’adaptation «comme un lieu d’échange et de circulation» (in LAdaptation cinématographique des textes littéraires  Théories et lectures, Liège, Editions du CEFAL, 1999). La question de la fidélité et de la trahison est-elle aujourd’hui devenue incongrue comme Frédéric Sabouraud le demande dans un livre paru en 2006 (LAdaptation  Le cinéma a tant besoin dhistoires, Cahiers du cinéma / Scéren CNDP) ? Le problème de la fidélité – qui préoccupe notamment les lecteurs de Simenon – est sans doute un faux débat, mais il constitue tout de même un des critères d’appréciation d’une adaptation cinématographique. Doit-on être fidèle au texte comme Chabrol le préconise ou au contraire fidèle à l’esprit de Simenon selon Tavernier et Leconte ? Enfin, une réflexion peut s’articuler autour de l’intérêt d’aborder une œuvre littéraire en la confrontant à son adaptation cinématographique: dans le cas de Simenon, qu’apporte le visionnage du film à la lecture du roman ? 

Bernard Alavoine