La sensibilità di Simenon nel capire l'importanza della presentazione del libro tramite la copertina.
SIMENON SIMENON. QUAND UN ECRIVAIN S'OCCUPE DE LA COUVERTURE
La sensibilité de Simenon à comprendre l'importance de la présentation d'un livre par sa couverture
SIMENON SIMENON. WHEN A WRITER PAYS ATTENTION TO THE COVER
Simenon’s sensitivity to understanding the importance of a book’s presentation by its cover
Strabismo editoriale. Un occhio al romanzo allo stile, al ritmo narrativo, allo spessore psicologico, alle atmosfere...
L'altro al, come si direbbe oggi, packaging, cioè in senso lato il modo in cui si presentano le cose, in questo caso al libro e soprattutto alla copertina.
Lo strabico di cui parliamo è ovviamente Georges Simenon il quale, terminata la fase di trance creativa del proprio romanzo, si interessava quasi più agli aspetti esteriori e al lancio che non alla revisione alla quale, lo sappiamo dai famosi calendari, dedicava non più di qualche giorno. Invece la copertina sarebbe una competenza solitamente editoriale cui provvede il reparto grafico e che comunque deve avere l'imprimatur del patron della casa editrice. Ma con Simenon le cose non erano mai scontate. E poi possiamo dire che avesse una vera e propria passione per la grafica e quindi un'attenzione per le copertine dei suoi libri, cosa non consueta in un romanziere.... Oppure si trattava di una sensibilità all'effetto che una certa copertina avrebbe fatto sul pubblico e forse questa sensibilità lo portava a fare delle scelte giuste?
Certo che per il lancio di una serie come quella dei Maigret, volle quelle, ormai, famose copertine fotografiche dove l'immagine iniziava nella prima di copertina e poi abbracciava sia la costa che la quarta di copertina. Se vogliamo un poliziotto letterario rivoluzionario del genere come Maigret meritava una copertina altrettanto originale.
"...sapete che io sono stato il primo al mondo, nel 1932, per il lancio dei primi Maigret a creare delle copertine fotografiche che comprendevano non solo le caratteristiche dell'atmosfera, ma i principali personaggi del romanzo - spiegava Simenon nel 1977 in una lettera indirizzata a Federico Fellini - Ormai è diventata una tradizione nell'editoria, ma quarantacinque anni fa', era considerata rivoluzionaria...".
Questa composizione della fotografia di copertina è un po' didascalica, non lascia nulla all'immaginazione e all'interpretazione. Ci viene da pensare che una decina di anni a lavorare per l'editoria popolare, con le copertine che dovevano impressionare, far innamorare e comunque far capire più chiaramente possibile di cosa si trattava, in modo o in altro avessero lasciato qualche segno.
Un iperrealista che voleva che atmosfera, personaggi e magari anche gli animali saltassero fuori del romanzo per apparire in copertina come affacciati ad una finestra.
Emblematico è il caso che lo stesso Simenon racconta in Mémoires intimes a proposito della realizzazione della copertina de Le charretier de la Providence.
"...si tratta questa volta del quartiere di Maibert de "la Mouf" come si dice in dialetto, rifugio dei barboni, con i quali ho passato, nel 1931, una notte intera alla ricerca di un uomo che doveva apparire sulla copertina fotografica di "Le charretier de la Providence". Lo ho trovato nel più malridotto dei rifugi, per quelli che non hanno più speranza, l'ho portato in uno studio dove l'hanno fotografato vicino ad un cavallo bianco pezzato, affittato per l'occasione...".
Sì, insomma potremmo quasi dire che per i suoi libri, o meglio per le foto delle copertine dei suoi libri, si occupava anche del... casting....(m.t.)