Il commissario a volte sembra assonnato o addirittura assente...
SIMENON SIMENON. MAIGRET EST-IL LASSÉ?L'inspecteur semble parfois somnolent voire absent ...
SIMENON SIMENON. IS MAIGRET TIRED?
The inspector sometimes seems sleepy or even absent ...
Maigret, per dirla terra terra, dorme in piedi? Perché al lettore, soprattutto neofita, vedere un commissario che, come si dice oggi, "sulla scena del crimine" se ne sta rintanato in un cantuccio può sembrare ben strano. La pipa spesso é spenta tra i denti, o al massimo con un lieve filo di fumo, gli occhi semichiusi, mentre fervono rilevi, interrogatori e perquisizioni da parte di agenti e ispettori. E lui?
Lui è il capo della polizia giudiziaria e nell'iconografica consolidata, almeno in un momento topico, come quello del primo impatto con l'omicidio, ci si aspetterebbe una po' più di attività, un atteggiamento più interessato. E invece no. Il massimo che succede è vederlo passeggiare lentamente e pesantemente, su e giù sbuffando fumo dalla sua pipa, con lo sguardo perso nell'infinito e apparentemente disinteressato a quello che succede intorno a lui.
Ecco quindi la domanda provocatoria del titolo. Ma fosse un segno di stanchezza (non solo fisica, ma magari anche nei confronti delle indagini)?
I lettori d'oggi, sopratutto quelli più giovani, sono abituati, da un certo numero di scrittori, d'oltreoceano ma non solo, a detective sempre in azione, sempre pronti a cogliere quell'insignificante particolare, a individuare quel capello impigliato nelle schegge di un paletto di legno, che poi si rivelerà fondamentale per l'indagine.
E invece no, per il nostro non funziona così, come ben sanno gli appassionati, non è proprio così.
Al proposito Simenon non ci dice mai nulla. Ma ci tiene a specificare che "...Maigret non è intelligente, è intuitivo...".
Questo può generare confusione. Infatti una certa inattività, quella sorta di estraniazione da quello che succede sul posto non deve fuorviare, la stanchezza e il sonno non c'entrano. Quello che sta facendo il commissario è importante. É il cuore del "metodo Maigret" che consiste in prima battuta nell'assorbire umori, discorsi, atmosfere, mentalità e valori dell'ambito in cui è stato commesso il delitto. Come è stato detto, Maigret "fa la spugna" e si impregna di tutto quello che serve per entrare in quella comunità e ragionare come fosse uno di loro. A quel punto potrà pensare come loro, potrà comprendere azioni e reazioni in base ai loro valori, saprà decodificare i loro comportamenti e stabilire un filo logico partendo dalle persone, dalle loro aspettative, dai loro dolori, dalle loro storie.
E qui si capisce come il cuore delle indagini del commissario sia la persona, con quello che si porta dietro, con i condizionamenti che la vita gli ha imposto, con tutti i suoi fardelli e con quel destino cui, a volte del tutto inconsapevole, corre incontro.
Questa attenzione della persona è l'origine di quell'interesse che Maigret uomo ha per i delinquenti, soprattutto quelli segnati dall'inclemenza della vita, per ci quali cerca di "capire e non giudicare" e nei casi estremi si assume la responsabilità di vestire i panni (che non dovrebbero essere quelli di un vero commissario, ma qui siamo in letteratura...) di "aggiustatore dei destini". Un colpetto qua, un testimone che non dice proprio tutto, una carta che non si trova... e il perseguitato da un destino avverso se la cava.
Ma questa non è la regola, però spesso il commissario vorrebbe vestire quei panni... o meglio il suo autore vorrebbe che lui li indossasse... Ma comunque, per quanto letterario, Maigret rimane pur sempre un commissario di polizia pur cercando la Giustizia, deve arrendersi alla Legge.