giovedì 29 aprile 2021

SIMENON SIMENON "REPORT" - SIMENON AL CINEMA - SIMENON...MON PETIT CINÉMA

Piatto ricco oggi per gli appassionati del cinema tratto dai romanzi di Simenon. Riportiamo infatti un'approfondita analisi da parte di due critici di primissimo piano, Emanuela Martini e Roberto Ellero. Tre articoli-saggio sui film il cui soggetto  sono le opere del romanziere. E' un'operazione  che facciamo non di rado, ma qui si tratta di un "assaggio" particolarmente gustoso.


Il Cinema Ritrovato - 1990 - CircuitoCinema, VeneziaRoberto Ellero - di una ventina d'anni fa'Vediamo di capirci. Simenon al cinema può voler dire parecchie cose. C'è il romanziere - prolifico e di successo come pochi altri in questo secolo - che il cinema corteggia e paga profumatamente per avere nei titoli di testa, utilizzando (e talora deformando, ma non è il solo a rischiare questa fine) storie, ambienti e personaggi il cui spessore è già per certi versi profilmico. C'è poi un Simenon che va al cinema: poco, molto poco a dire il vero ("La folla mi spaventa, anche in un cinema..."), ma volentieri cinéphile – è lui stesso a raccontarlo – negli anni d'oro delle avanguardie, quando per un Clair o un Buñuel si faceva volentieri a botte alle Ursulines. Al cinema ci va anche il suo alter ego, Maigret, trascinato dalla moglie, svogliato, e qualche volta anche da solo, nei tempi morti di un'inchiesta, attratto dal torpore ("buon caldo") della sala, che gli consente di "vagare con la mente", interrompendo la razionalità (non di rado inconcludente) dei circuiti logici. E non è ancora finita. Con oltre duecento romanzi all'attivo (per limitarci a quelli 'firmati') è inevitabile che il cinema entri, esso stesso, nella vita di alcuni dei personaggi che animano le sue storie. Tanto più in quanto ambientate in un'epoca (anni 'Trenta/Quaranta) e popolate da soggetti sociali (piccola borghesia urbana, generalmente) che assegnano al cinematografo una funzione ancora primaria, ben inscritta nei riti e miti della quotidianità. […] ; il cinema diventa – accanto a molte altre cose, naturalmente – scenario, luogo sociale, referente, testimonianza di un universo còlto per atmosfere, secondo le caratteristiche del romanzo psicologico. C'è infine, e la lasciamo per ultima perché è la più intrigante, la questione dello stile...>>>


Il Cinema Ritrovato - 1990 - CircuitoCinema, Venezia - Roberto Ellero - Della cinquantina di titoli che compongono la "involontaria" filmografia simenoniana, più di due terzi traggono origine dai lavori dove Maigret non compare. Film soprattutto francesi, ma anche inglesi, americani, tedeschi (curiosamente, non un italiano). Dei non francesi è presto detto: anche quando il regista si chiama Hathaway (The Bottom of the Bottle, 1955), Simenon resta uno spunto letterario, un soggetto da collocare magari in luoghi irriconoscibili (irriconoscibili nonostante gli stessi frequenti esotismi simenoniani) e secondo usanze narrative convenzionali. Sono i film francesi a meritare maggiore attenzione. Per Simenon passano i registi del realismo poetico (Duvivier, Carnè), i maestri o soltanto abili artigiani del noir (Clouzot e Melville; Decoin, Lacombe e Delannoy), i cineasti grand public (Verneuil, De La Patellière, Molinaro), qualche mestierante di poco conto ma anche signori registi (Chabrol), autori rigorosi (Tavernier), vecchi e nuovi outsider di non facile classificazione (Autant-Lara, Granier-Deferre, più di recente Patrice Leconte). Passano per Simenon sessant'anni di cinema francese, di stili, tendenze, modi di intendere e fare il cinema. È peraltro curioso che 'l'altro Simenon' tardi a giungere sugli schermi: i primi film non maigretiani arrivano con la guerra, dopo che la grande stagione del realismo s'era già conclusa da un pezzo. Forse perché l'individualista Simenon piaceva poco ai registi del Front Populaire, forse perché ci vuole una tragedia collettiva come la seconda guerra per accettare e comprendere il senso di decadimento, l'odore di morte, l'ineluttabile solitudine che molte pagine di quest'altro Simenon impongono al lettore, ben oltre la dimensione 'sociale' del pessimismo 'frontista'...>>>


Il Cinema Ritrovato - 2003 - Georges Simenon mon petit cinéma - Bergamo Film Meeting - Emanuela MartiniNonostante l'analitica precisione dei suoi ambienti e delle sue psicologie, la sovrabbondanza passionale e il susseguirsi incessante di eventi della sua narrazione, nonostante quella sua atmosfera minuziosa e avvolgente, fatta di abitudini, di passato e di riti di provincia, di occhi che osservano e di solitudini ricercate, Georges Simenon è stato trasposto in cinema molto meno di quanto la sua sterminata produzione letteraria potrebbe far supporre. Cinquantasette film tra il 1932 e il 1998 (parlo solo di cinema, non dei numerosi adattamenti televisivi internazionali), tratti da una trentina tra romanzi e racconti (compresi i Maigret), non sono tanti rispetto ai circa quattrocento che Simenon ha scritto. Certo, pare che una parte della sua produzione (soprattutto quella iniziale, scritta con pseudonimi diversi) sia abbastanza dozzinale; ma credo che una storia dozzinale di Simenon sia comunque molto più ricca, sottile e articolata di tanti sforzi di sceneggiatori e soggettisti cinematograficiCos'è allora che non avvicina quanto dovrebbe il cinema al complesso di un'opera che per il cinema pare nata? Certamente, non la paura della lesa maestà, visto che solo alcuni dei cinquantasette film in questione si preoccupano, non tanto del rispetto e della fedeltà al romanzo originario (che il film, opera autonoma, non è tenuto ad avere), ma semplicemente di arrivare a un analogo livello di profondità e suggestione. […] In sostanza, credo si possa affermare che pochi film da Simenon si elevano al di sopra di un'onesta produzione media (anche tralasciando i Maigret, che rappresentano un capitolo a parte). Per esempio, La nuit du carrefour di Renoir (che è un Maigret, ma è anche un Renoir)...>>>

1 commento:

  1. per il bergamo film meeting venne publicato il fotoromanzo di maigret e il cane giallo,mai uscito su pellicola

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