martedì 6 aprile 2021

SIMENON SIMENON. UN GATTO MEMORABILE SULLO SCHERMO COMPIE CINQUANT'ANNI

SIMENON SIMENON. UN CHAT MÉMORABLE À L'ÉCRAN A 50 ANS

Un quatuor d'exception. Georges Simenon, Pierre Granier-Deferre, Jean Gabin, Simone Signoret.


Un quartetto memorabile. Georges Simenon, Pierre Granier-Deferre, Jean Gabin, Simone Signoret.
Con un romanziere di tale calibro, con un regista pluripremiato e con due attori di tale grande spessore cosa ci si poteva aspettare? Un capolavoro. E così fu. Tanto che oggi a cinquant'anni dalla sua uscita è additato come un esempio di recitazione grazie alla coppia Gabin-Signoret e conferma Granier-Deferre non solo come un regista di livello, ma anche un appassionato film-maker dei romanzi di Simenon (Étoile du Nord, L'Evaso, Noi due senza domani, Le chat, Il Maigret televisivo con Crèmer...)...
Il film (titolo originale Le Chat) è tratto dall'omonimo romanzo che Simenon scrisse qualche anno prima nel '66 ad Epalinges, nella sua villa-bunker nei pressi di Losanna, e che pubblicò nell'anno successivo con Presse de La Cité. La vicenda dei due coniugi anziani, Emile e Marguerite, sposati in seconde nozze entrambe già ultra-settantenni, racconta dell'inaridirsi dei loro sentimenti, della crescita dell'incomunicabilità e, alla fin fine, dell'odio che una situazione sempre più critica alimenta giorno per giorno (qualcuno ci ha ravvisato addirittura i cattivi rapporti tra l'autore e sua madre). Il dramma scoppia tra i due, che ormai comunicano solo tramite bigliettini, quando i due animali di casa (il gatto di Emile e il pappagallo della Marguerite) vengono uccisi. Il marito sa che il proprio gatto, trovato avvelenato in cantina, è stato ucciso dalla moglie. In un accesso di ira vendicativa si scaglia sul pappagallo e lo ferisce a morte.
L'odio dei coniugi si manifesta così tramite le molestie ai due animali i quali, in qualche modo, rappresentano una sorta di propaggine dei rispettivi padroni, e ne simbolizzano in un certo senso un alter-ego, quasi che l'uccisione delle povere bestie rappresentasse la traslazione di un omicidio che nessuno ha il coraggio di compiere. Questa guerra di nervi tra i due, dà modo al romanziere di dipingere la triste condizione di una vecchiaia piena di risentimenti e di meschine rivalse, incapace di comunicare, probabilmente tenuta insieme solo dalla paura della solitudine e, da parte di lei, anche dal timore di una grave riprovazione sociale suscitata da un'eventuale separazione.
L'epilogo scritto da Simenon è amaro e vede sia Emile che Marguerite arrivati, sia fisicamente che psicologicamente, alla fine della loro guerra, letteralmente annientati e annullati...
Il romanzo di Simenon ebbe un'ottima critica, anche al di là dell'Atlantico dal New York Times, assolutamente meritata grazie ad una finezza psicologica che gli permette di analizzare una situazione complessa e particolare. E inoltre dimostra ancora una volta la capacità di ricreare una atmosfera palpabile, tesa, cupa, piena di sospetti, molto coinvolgente per il lettore.
Nella versione cinematografica Granier-Deferre dirige facilmente due "mostri" della recitazione come la Signoret e Gabin, in un film decisamente molto riuscito dai toni a volte noir, tanto da vincere al festival cinematografico di Berlino l'Orso d'Oro per il film, cui vanno aggiunti quelli d'argento ai due attori protagonisti.
Un non frequente esempio di cinematografia che dopo cinquant'anni conserva la sua validità, non solo per la mano in stato di grazia del regista, per una recitazione senza tempo dei due attori protagonisti, ma forse anche grazie al romanzo da cui tutto è partito.

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