giovedì 8 aprile 2021

SIMENON SIMENON "SOUVENIR". MAIGRET E I QUATTRO... MOSCHETTIERI

"... Non era la prima vota che faceva una di quelle entrate, più da collega che da superiore.
Apriva la porta dell'ufficio degli ispettori e, spingendo il cappello sulla nuca, andava a sedersi sull'angolo del tavolo, vuotava la sua pipa sul pavimento, battendola contro il tacco, prima di ricaricarla di nuovo. Li guardava uno dopo l'altro ognuno occupati nei loro diversi compiti, con l'espressione di un padre di famiglia che, tornando a casa, era contento di rivedere i suoi..." (Maigret chez le ministre -1954).
Questo passo è assai significativo del rapporto tra la squadra di ispettori e il loro capo, commissario divisionario della brigata omicidi. Erano i suoi uomini e lui il loro capo indiscusso, ma il loro rapporto era cameratesco, tranne quando, magari per una litigata con il giudice Comeliau, Maigret era su di giri, e arrivava facendo quattro urlacci ai quattro venti e poi si chiudeva nel suo ufficio.
Ma i suoi ispettori chi erano? Intanto almeno tre lavorano da sempre con Maigret. Lucas è quello vanta l'anzianità maggiore, una sorta di suo braccio destro che lo sostituisce quando è in viaggio per indagare fuori Parigi. E ovviamente è quello destinato a succedergli sulla poltrona di commissario. Ben piazzato, più basso e più giovane di Maigret, baffetti alla Charlot, Lucas cerca di imitare il suo capo che ammira incondizionatamente e con il quale per intendersi basta un colpo d'occhio. E' meticoloso e non ha l'aria da poliziotto. E' una colonna portante della squadra.
Janvier invece alto magro, è entrato molto giovane nella polizia, e Maigret ha una sorta di predilezione verso di lui, insomma è un po' il suo cocco (almeno finché non arriverà il piccolo Lapointe) e per questo gli perdona gli errori che commette per inesperienza. Ma per il capo rimane sempre il suo "petit Janvier" (in contrapposizione con "mon vieux Lucas") cui perdona tutto, forse anche perché gli ricorda sé stesso agli esordi.
Corpulento, imponente e pesante, Torrence può essere definito il Porthos di questi
quattro... moschettieri. E' della vecchia guardia, ma il meno brillante della squadra, quello che si vede affidare gli incarichi più noiosi o di secondo piano. E' lui che guida la macchina, insomma più indicato per sbrigare le faccende pratiche che non per scoprire un indizio in un'indagine. Gigante buono, con l'ostinazione necessaria in
certi casi, fuma anche lui la pipa, come il capo e come il capo ha una notevole inclinazione per il mangiare e per il bere.
Lapointe. E' l'ultimo arrivato nella squadra, ed anche il più giovane. Con lui Maigret ha davvero un atteggiamento paterno, lo protegge, può insegnargli le cose che gli altri tre già sanno. Lo tratta come il figlio che non ha avuto e che fa parte di questa speciale famiglia a Quai des Orfèvres con cui si dividono rischi, nottate, appostamenti, interrogatori e qualche bisbocciata alla brasserie Dauphine.
Insomma Simenon ha costruito intorno al commissario un'equipe che, chi per un lato e chi per un altro, rispecchia il suo carattere, il suo modo d'indagare e le sue inclinazioni e che si intendono senza tante parole. Basta un cenno, un'occhiata e... via!

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