La Richardère, Marsilly, vicino a La Rochelle - Vandea |
E' Simenon che parla alla moglie. Siamo andati a pescare questa frase nelle prime pagine delle sue Mémoires intimes, perchè è il momento in cui lo scrittore scopre la provincia, non solo come luogo geografico, ma anche come ambito socio-culturale che avrà una certa importanza nei suoi romanzi.
Dobbiamo però registrare qualche discordanza tra i ricordi di Simenon e la ricostruzione fatta dai suoi più accreditati biografi. Infatti questa insofferenza nei confronti della grande città, il romanziere la ricorda a metà del 1937, quando viveva a boulevard Richard-Wallace, mentre Pierre Assouline e Francis Lacassin, nelle loro scrupolose e documentate biografie, la collocano ben cinque anni prima, nell'aprile del 1932, quindi poco dopo un anno dal lancio di Maigret, quando ancora vivevano in Places des Vosges. Per quanto assistito dalla sua memoria e dalla sua efficentissima M.me Aitken, non va dimenticato che la voluminosa opera fu scritta nel 1980, quando Simenon aveva 77 anni e qualche defaillance cronologica è più che comprensibile.
Ad ogni modo vale il concetto che Simenon, fosse stressato da un'annata molto impegnativa iniziata a gennaio del '31 con tutti i preparativi del lancio delle inchieste di Maigret, avvenuta poi il 20 febbraio, con la coda delle presentazioni, delle interviste e della promozione della nuova serie (ricordiamo, erano i primi libri che uscivano firmati con il suo vero nome). Poi la scrittura tra marzo '31 e gennaio '32 di ben dieci titoli di Maigret, e di quello che viene considerato il primo dei romans-durs Le Relais d'Alsace (Fayard 1931).
Quindi parte con Tigy e fanno un lungo giro per trovare un posto adatto dove andare a vivere. Iniziano dalle coste olandesi, poi passano a quelle del Belgio, ma non trovando nulla rientrano in Francia, attraversando Normandia, Bretagna... ma per un motivo o per l'altro non riuscivano a trovare la sistemazione che cercavano. Scendendo sempre più giù, sulla costa atlantica francese, arrivarono in Vandea e qui Simenon ebbe l'illuminazione. E qui lasciamo parlare lui "...La Vandea...un palt pays, finalmente, come il Limburgo, e di conseguenza un cielo più vasto che da qualsiasi altra parte, una luminosità speciale così ben resa da Vermeer nei suoi quadri... Sento che mi sto avvicinando alla meta. Lungo il litorale la strada ogni tanto si interrompe e ci obbliga ad una deviazione per ritrovare il mare dieci o venti chilometri più in là.... - ricorda Simenon in Mémoires intimes - ... arrivo improvvisamente in un'insenatura e vedo una casa con le torrette, una casa che conosco bene, dei prati che ho tante volte attraversato a cavallo, qualche fattoria bianca: è La Richardière, decrepita, con la maggior parte delle imposte chiuse. Ho una stretta al cuore e le guancie rigate di lacrime. Dopo due mesi di ricerche abbiamo finalmente trovato...".
E in Vandea, pur cambiando case e cittadine, Simenon resterà una decina d'anni. Ma sarà soltanto l'inizio perchè la provincia sarà sempre la sua sistemazione preferita, come negli Stati Uniti e come pure in Svizzera. Via dalla pazza folla, lo scrittore darà la sua preferenza alle piccole città, ai villaggi, a volta anche alle abitazioni isolate. E questa esperienza di vita provinciale, lui che veniva dalla grande e cosmopolita Parigi dei primi anni '30, fu essenziale per la sua produzione letteraria, per le relative ambientazioni. E, in queste opere, Simenon dimostra di consocere perfettamente, l'ambiente, la mentalità e le relazioni di questo mondo che, soprattutto allora erano molto diversi da quelli delle grandi città.