venerdì 18 maggio 2012

SIMENON. L'UOMO CHE GUARDAVA PASSARE IL PARIS EXPRESS

Paris Express. E' il titolo con cui negli Stati Uniti e in Germania uscì nel 1953 The Man Who Watched Trains Go By, film dell'inglese Harold French, tratto dal romanzo di Simenon L'Homme qui regardait passer les trains, scritto alla fine del 1936 e uscito nel 1938 per Gallimard.
Il 1938 è un anno d'oro per il romanziere. Pubblicò ben sette romanzi: Les Rescapés du Télémaque, Monsieur La Souris, Touriste de bananes, La Marie du Port, Le suspect, Les soeurs Lacroix, Le cheval blanc, oltre al già citato L'Homme qui regardait passer les trains. Non uscì nessun volume di Maigret, anche se Simenon pubblicò cinque racconti con il commissario su Police Magazine. Certo non furono scritti tutti in quell'anno, ma pubblicati sì.
Ma torniamo a L'Homme qui regardait passer les trains, uno dei più bei romanzi di Simenon, dove il protagonista compie il più classico dei "passaggi della linea", come diceva lo scrittore, in cui un piccolo uomo si libera di tutti i cliché che lo avevano fino ad allora caretterizzato agli occhi di tutti e lo avevano imprigionato in una parte che non si era scelto. E allora il tragico evento che però lo libera, lo trasporta in mondo che è l'opposto di quello che ha sempre frequentato, accompagnato da un'ondata di libertà che lo sommerge e gli cambia la mentalità, il comportamento, la prospettiva con cui guardava il mondo. La descrizione di questa trasformazione é da parte di Simenon magistrale, ad iniziare dalla tragedia che scatena tutto il cambiamento, l'esigenza di fuggire e la metamorfosi da individuo integrato nella società, ligio a tutte le convenzioni ad un emarginato che si sente libero di comportarsi come i suoi istinti, fino ad allora repressi, gli avevano negato.
Siemenon ci racconta come Kees Popinga, questo impiegato serioso e grigio  passi dalla piccola cittadina olandese di Groninga alla libera e libertina Parigi. Lo fa con un racconto ricco di quegli elementi che spesso ritroviamo nei Maigret, ad punto tale che ci azzardiamo a dire che in questo romanzo è come se lo Simenon avesse scritto un Maigret rovesciando il punto di vista. L'inchiesta vista dalla parte del ricercato, che ne conosce gli sviluppi attraverso i giornali e che cerca giustificazioni ai suoi misfatti, quasi volesse replicare, pro domo sua, il maigrettiano "comprendere e non giudicare". Ma gli eventi precitano e i suoi fallimenti si sovrappongono uno all'altro fino a condurlo alla fine più indecorosa in un'inarrestabile discesa agli inferi.
La degradazione è seguita passo passo come solo Simenon sa fare, costringendoci all'identificazione con questo piccolo uomo che passa dal grigiore di un'esistenza spenta, all'euforica e inebriante sensazione di libertà e di liberazione, sino al declino ineluttabile verso una fine indecorosa, non da "mostro" come la polizia e l'opinione pubblica l'ha soprannominato, ma da piccolo e insignificante uomo, che forse ha commesso crimini più grandi di lui, forse senza nemmeno rendersene conto fino in fondo.  

giovedì 17 maggio 2012

SIMENON A SEATTLE?

Chi l'ha detto che gli Stati Uniti non si occupano di quello che succede in Europa? E non stiamo parlando della crisi economica finanziaria che colpisce e preoccupa tutto il globo terrestre. No. Ci riferiamo ad un evento che per noi europei è molto prestigioso il Festival Internazione del Cinema di Cannes che ieri ha aperto i battenti della sua 65a edizione. Già perchè abbiamo scoperto che negli States, la patria della cinematografia (anche se i fratelli Lumiére erano francesi), la nazione di Hollywood, nutre un certo interesse per l'evento (forse perchè quest'anno in particolare i film in concorso made in Usa non sono pochi?). Navigando tra gli anfratti più remoti del web in cerca di notizie su Simenon che cosa troviamo...?
Bene, il Seattle P.I. quotidiano on-line erede di un omonimo giornale cartaceo (il Seattle Post Intelligencer), insomma una gazzetta della citta e dintorni, dedica in homepage un generoso slide-show, intitolato "Il Film Festival di Cannes attraverso gli anni". E dall'edizione dell'anno scorso, va a ritroso nel tempo con ben 58 fotografie fino a quella del 1956. Ovviamente per il 1960, tra le altre, c'è la foto che vedete in alto, che raffigura Simenon, in quell'edizione presidente della giuria e Federico Fellini, vincitore della Palma d'Oro con La dolce vita. Scusate se ci stupiamo un po'. Perche non stiamo parlando di giornali cosmopoliti e importanti come il New York Times o il Washington Post. Si tratta,lo ripetiamo di un giornale on-line locale di Seattle, la più importante città dello stato di Washington (non c'entra ovviamente nulla con Washington D.C la capitale federale) che si trova sulla costa pacifica. Seattle nell'area urbana oggi non arriverà al milione di persone (nell'ultimo censimento del 2009 superava appena le 600.000 unità) e lo stato intero non contava nel 2010 nemmeno sette milioni di abitanti. Eppure un piccolo giornale-web, di un piccolo stato (nonostante il suo nome, non certo importante), sente il bisogno di dedicare una retrospettiva fotografica (diremmo anche interessante) al prestigioso festival francese. E Simenon non poteva mancare. Godetevelo anche voi lo slide-show del Seattle P.I.

mercoledì 16 maggio 2012

SIMENON. QUANTI ALTRI SIMENON E QUANTI ALTRI MAIGRET?

Chi segue, non solo professionalmente, ma anche per sola passione, le vicende letterarie di casa nostra e non solo vi ci sarà imbattuto diverse volte.
Stiamo parlando di quante volte, per inquadrare uno scrittore (soprattutto se esordiente o poco conosciuto) o il personaggio letterario di un autore, si fà ricorso alle allocuzioni "...il nuovo Simenon", oppure "...è un investigatore alla Maigret...", o anche "...i suoi personaggi fanno pensare a quelli forgiati da Simenon..." o addirittura "...sono atmosfere prettamente simenoniane...".
Spesso, anzi diciamolo chiaramente, quasi sempre sono riferimenti campati in aria, dove alla prova dei fatti (cioè la lettura) quella similitudine o analogia espressa da un critico, da un giornalista specializzato o da chi ha un microfono davanti alla bocca in tv o alla radio, è del tutto inesistente.
Con questo non voglio mettere sotto mira la comunità dei critici letterari, dei giornalisti che si occupano di cultura o dei blogger che parlano di scrittori e romanzi. Assolutamente non tutti, ma alcuni sì. Sembra che certe volte citare Simenon sia un vezzo che qualcuno di questi usa per strizzare l'occhio al proprio lettore (vedi io quanto consosco bene un romanziere come Simenon).
Non che sia un fenomeno che riguardi soltanto Simenon, sia chiaro. Ma a noi, che lo conosciamo molto meglio di tanti altri scrittori, salta subito all'occhio. Non ci azzarderemmo a chiamare in causa Dostoevskij, Garcia Lorca, Seakespeare, Hemingway, o altri che pure abbiamo letto e amato. Ma conoscerli a fondo, decifrare i meccanismi dei loro moduli espressivi, entrare in sintonia con il loro  afflato creativo, conoscere le motivazioni più profonde della loro poetica, come pure le vicende più materiali della vita quotidiana è tutt'altro. E' qualcosa che richiede tempo, un lungo lavoro, capacità di analisi e di empatia.
Certi presentazioni dei romanzi di autori esordienti o tradotti che forse non meriterebbero tanta attenzione ci fanno venire in mente un acronimo coniato da Pierre Assouline un giornalista francese (tra l'altro uno dei massimi esperti di Georges Simenon) che, parlando di certi romanzi, li classifica come O.L.N.I cioè Oggetto Letterario Non Identificato (Objet Littéraire Non Identifié)
Beh, a nostro avviso, si potrebbe utilizzare tale acronimo con una piccola modifica per certa critica e certe presentazioni, O.C.N.I, Oggetto Critico Non Identificato. Quanti OCNI avete letto? Magari segnalateceli

martedì 15 maggio 2012

SIMENON. L'IMPORTANTE E' INIZIARE, NON DA DOVE MA COME

Domenica, nel supplemento La Lettura, abbinato al Corriere della Sera, abbiamo trovato un'intera pagina, sotto la rubrica Caratteri/Itinerario d'autore, dedicata a Maigret (con grande foto di un Simenon quarantenne, farfallino e ovviamente pipa tra i denti). Occhiello: I 5 romanzi memorabili di un protagonista della letteratura. Sommario: Le certezze di un poliziotto: la vita non è mai facile e giudicare impossibile. E poi giù l'articolo di Roberto Iasoni, una trentina di righe d'introduzione e quindi cinque capitoli ognuno dedicato ad un titolo dei cinque Maigret che, come si spiega nell'introduzione non sono i migliori, ma più precisamente quelli da cui si dovrebbe (sempre secondo Iasoni) iniziare per addentrarsi nell'opera omnia dei Maigret. I titoli sono: Pietr-Il-Lettòne, Il cane giallo, Il caso Saint-Fiacre, Maigret a New York e infine Maigret e il barbone.
Non siamo qui a scrivere per contestare le scelte dell'articolista e neppure il metodo. Ognuno sceglie e propone secondo il proprio gusto, le proprie conoscenze, le proprie possibilità, anche se lo fa dalle righe di un importante giornale o dietro lo schermo di una celebre televisione.
Noi sulle inchieste del commissario proposte non abbiamo obiezioni. Ma visto l'intenzione, cioè quella di indicare da dove iniziare a leggere i Maigret (e quindi rivolgendosi a chi non lo conosce ancora), ci saremmo dilungati di più sulla nascita del personaggio, sul perchè Simenon scelse il genere poliziesco ("polar" dicono i francesi), come davvero è nato Maigret e come la racconta Simenon, gli attriti con l'editore Fayard per farlo pubblicare e magari anche un accenno al famoso Bal Anthropométrique che lanciò la serie in un modo, per quei tempi, davvero inusuale.
Di contro ci saremmo contenuti di più sul raccontare le varie vicende (non si raccontano mai le storie dei romanzi!), evitando di citare brani dei testi, troppo brevi per far capire qualcosa a chi non conosce Maigret e magari nemmeno Simenon.
Ma ognuno fà le sue scelte. E ognuno scrive i propri articoli come gli pare.
Chi segue Simenon-Simenon, tutte queste cose le ha già lette e approfondite. Chi ha letto quell'intera pagina dedicata a Maigret sul Corriere della Sera purtroppo non le ha apprese. Speriamo che le sapesse già...

domenica 13 maggio 2012

SIMENON E GLI PSEUDONIMI. OGGI... DIAMO I NUMERI!

Intervento di un assiduo "attaché" al Bureau Simenon Simenon, Andrea Franco. Se volete partecipare, editare post o illustrazioni a vostra firma, scrivete a simenon.simenon@temateam.com 
Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Oggi voglio aiutare tutti i simenoniani con la "S" maiuscola a fare un po' di chiarezza sugli pseudonimi utilizzati dallo scrittore, per quali pubblicazioni e quante volte.
Ecco tutti gli pseudonimi utilizzati da Simenon:

1) Georges Sim con le seguenti varianti:
- Georges Simm (unicamente per il romanzo 'Les larmes avant le bonheur'
- G. Sim 
- Geo Sim  
- Sim
Utilizzato 61 volte per romanzi lunghi. Era uno pseudonimo che riservava per romanzi di un certo livello. Sono firmati cosi anche svariati racconti.

2) Christian Brulls. Si trovano anche le varianti 
- C. Brulls 
- Christian Brull's,
Usato 28 volte per romanzi lunghi di un certo livello, specialmente per i romanzi d'avventura. Sono firmati così anche svariati racconti
3) Jean du Perry.
Si trova 41 volte, principalmente per romanzi brevi di carattere sentimentale. Unica eccezione Marye Mystère

4) Jacques Dersonne:
Utilizzato 6 volte per romanzi brevi sentimentali

5) Jean Dorsage. Si trova anche Jean Dossage.
Usato 6 volte per romanzi brevi sentimentali

6) Luc Dorsan. Si trovano anche le versioni:
- Dorsan
- Luc Donan 
- Donan
Compare in 6 romanzi, principalmente per la produzione di carattere leggero ed erotico, ad eccezione del romanzo umoristico-avventuroso Les mannequin du docteur Cup. Sono firmate cosi anche 2 raccolte di racconti e svariati racconti di genere leggero

7) Georges Martin-Georges, utilizzato 15 volte per romanzi per lo piu brevi e di carattere sentimentale

8) Gaston Vialis. Si trovano le varianti 
- Gaston Viallis 
- G. Violis 
- G. Vialio 
Utilizzato 8 volte per romanzi sentimentali

9) Germain d'Antibes. Utilizzato solo per firmare il romanzo Hèlas,je t'aime!

10) Aramis. Compare varie volte in racconti di carattere umoristico e leggero

11) Bobette. Usato per scrivere unicamente Bobette et ses satyres

12) La Deshabilleuse. Appare varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

13) Gemis o Gémis. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

14) Gom Gut. Con qusto pseudonimo ha pubblicato 13 romanzi e quattro raccolte di racconti di carattere leggero e/o erotico o paraerotico, più svariati racconti dello stesso genere

15) Georges d'Isly. Firma esclusiva, solo per il romanzo breve Etoile de cinema

16) Jean. Usato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

17) Kim. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero, oltre che per il romanzo breve Un petit poison

18) Miquette. Usato diverse volte per racconti di carattere umoristico e leggero

19) Mitsi. Ha firmato così vari racconti di carattere umoristico e leggero

20) Pan. Utilizzato varie volte per racconti di carattere umoristico e leggero

21) Plick et Plock. Psudonimo che compare qualche volta su alcuni racconti di carattere umoristico e leggero. Lo si trova anche come firma della raccolta di racconti Voluptueuses etreintes

22) Poum et Zette. Usato qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero, ma anche nel romanzo breve di carattere umoristico/erotico Des gentes qui exagerent

23) Jean Sandor (o Sandor solamente) utilizzato qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero

24) Le Vieux Suiveur. Si trova qualche volta per alcuni racconti di carattere umoristico e leggero

25) Monsieur Le Coq. E' lo pesudonimo che usava per gli articoli della rubrica quptidiana Hors du poulailler su La Gazette de Liège. L'ha utilizzato per 784 volte

26) J.-K. Charles. Lo si trova una sola volta per un reportage di carattere poliziesco

27) Georges Caraman. E' servito per firmare diversi articoli di giornale, reportages e racconti di viaggio

In passato furono erroneamente attribuiti a Simenon  anche altri pseudonimi come: Trott, Max-André Dazergues, M. Lecoq e Maurice Pertuis, tuttavia si può affermare con certezza che non gli appartengono.

Tirando le somme, il totale degli pseudonimi utilizzati ammonta a ben 27, di cui però "solo" 11 per firmare romanzi



sabato 12 maggio 2012

SIMENON FA' LA GAVETTA

Un giovanissimo Simenon scrive a macchina
"...una mattina comprai in un'edicola tutto ciò che potei trovare quanto a romanzi popolari, romanzi d'appendice a buon mercato. Ne esisteva a quell'epoca una quantità incredibile e di tutti i tipi C'era il romanzo per la sartina e il romanzo per la dattilografa, il dramma spaventoso per le portinaie e le storie all'acqua di rosa per le giovani pallide. C'erano anche i romanzi d'avventura per i ragazzini, le storie di indiani, di pirati.... di banditi senza scrupoli e di ladri gentiluomini... Scoprivo una vera industria, con un numero di prodotti ben determinati, standardizzati,come diremmo oggi, dal piccolo periodico di poche pagine, fino al grosso romanzo popolare, dalle righe fitte, stampato su carta ruvida, da un franco e novantacinque...".
E' Simenon che racconta i propri inizi ne L'age du roman (lungo saggio autobiografico apparso su un numero speciale , 21-24, della rivista "Confluence" - Problèmes du Roman - 1943). Prendeva allora contatto con quella letteratura popolare che in effetti nei primi anni venti in Francia era molto diffusa (vedi il post Scuola di scrittura da Colette ai romanzi popolari) e poteva fornirgli il modo per iniziare e praticare quell'apprendistato che il giovane Simenon si era consapevolmente già programmato come propedeutico per poter approdare alla scrittura vera e propria e poi infine ai romanzi-romanzi. E' con questa letteratura che farà la sua pratica, ma va notato un particolare non privo di signifcato. Firmava tutto, dai racconti ai romanzi, con una ventina di pseudonimi. Il suo nome, mai. Evidentemente, già da allora lo teneva in serbo per quando avrebbe composto opere letterariamente più dignitose. Non che si vergognasse di quel che scriveva, però... "...certamente in quel momento non mi vantavo delle mie opere che firmavo con diversi pseudonimi - spiega Simenon - Avevo bisogno di camminare a testa alta e ripetermi che Balzac e molti altri avevano iniziato allo stesso modo...".
Però nei suoi ricordi quello è un periodo di cui Simenon parla con tenerezza e nostalgia, come d'altronde chiunque ricorda con rimpianto anche i periodi meno felici della propria giovinezza.
L'inizio fu quello più umile e il futuro scrittore cominciò con le storie brevi, quei romanzetti di poche pagine che Simenon scriveva immaginando la sartina che l'avrebbe letto, sospirando e piangendo sulle sventure della povera protagonista di turno. Ma si soffriva anche per i romanzi a puntate sull'ultima pagina dei quotidiani, romanzi che duravano fino a sei mesi.
Questa fase durò circa dieci anni, dall'arrivo di Simenon a Parigi nel '22 al lancio dei Maigret nel '31. Ma ancora nel '43, quando lo scrittore era ormai affermato, ed era entrato nell'elenco degli autori della Gallimard ancora dichiarava "... quell'apprendistato è durato dieci anni e non sono affatto sicuro che a quest'ora sia del tutto concluso... D'altronde la modestia ci viene solo con l'età e probabimente è giusto che sia così".