lunedì 18 febbraio 2013

SIMENON. CONCARNEAU AGLI ONORI DELLE CLASSIFICHE

I marinai al porto di Concarneau in una foto del 1930
Oggi vi segnaliamo che su TuttoLibri de La Stampa sabato ha fatto la sua apparizione, nella sezione Narrativa straniera, il romanzo di Simenon Le signore di Concarneau da poco edito da Adelphi, che occupa il settimo posto. "Le signorine..." fu scritto nel '34  (ma poi pubblicato da Gallimard due anni dopo). La vicenda romanzesca é ambientata a Concarneau (dove si svolge anche "Il cane giallo", uno dei primissimi Maigret, scritto nel '31) ed è godibilissima e attuale, sia nei temi che nella scrittura (quante volte l'abbiamo sostenuto!). E la sua presenza tra i più moderni best-sellers in classifica ne è ancora una volta la conferma.
Si tratta uno dei primi romanzi scritti da Simenon per Gallimard, tra il '34 e il 36 furono sei i romanzi che uscirono per la famosa casa parigina (il primo fu "Le Locataire"). Era il periodo in cui lo scrittore aveva abbandonato Maigret,
lasciato l'editore Fayard e seguito per il quotidiano Paris-Soir lo scandaloso affaire Stawisky. Insomma uno snodo, un cambiamento in cui era contemplato anche l'abbandono della serie Maigret. Ma le cose non andarono come si aspettava il romanziere. Con Gallimard, che poteva essere una sistemazione definitiva, ruppe dopo una decina d'anni. La sua reputazione di detective-giornalista subì un duro colpo per la figuraccia che come investigatore fece con lo scandalo Stawisky. E Maigret non si rivelò affatto un capitolo chiuso, ma una time-line che lo accompagnerà per tutta la sua vita di romanziere.

domenica 17 febbraio 2013

SIMENON. MAIGRET E L'ANTIQUARIO/2


Continua la short story che era iniziata ieri. Oggi la seconda e ultima puntata. Passione, soldi, scandali? Anche in questo "divertissement" di Palo Secondini il commissario si trova ad indagara tra le tortuose vie dell'animo umano e l'imperscrutabile  volere del destino, ma attento a... comprendere e a non giudicare






                                                           MAIGRET E L'ANTIQUARIO
                                                                    
                                                                       di Paolo Secondini 


 «Aveva… aveva ordinato un libro particolare,» rispose il signor Laforgue, «da più di un mese… Non sapevo dell’assassinio del marito… Ho telefonato alla signora ieri sera, per informarla che mi ero procurato il libro che voleva e che, pertanto, poteva passare a ritirarlo.»
Maigret restò un momento in silenzio, poi, dopo essersi avvicinato a Lucas:
«Hai visto tu la signora uscire da questo negozio o l’avevi già affidata a Lapointe?»
«Eravamo presenti tutti e due, Lapointe e io, quando la donna è andata via.»
«Hai notato se aveva con sé un libro oppure un pacchetto?»
«Non aveva un bel niente,» rispose con sicurezza l’ispettore, «tranne una borsetta amaranto, troppo piccola per contenere un oggetto di antiquariato.»
«Ho capito!» annuì il commissario.
Con gesti lenti caricò la pipa, l’accese, infine, tirando brevi boccate, fece due passi nel piccolo negozio che, a dire il vero, era pieno di cianfrusaglie, piuttosto che oggetti di valore. Si accostò a una scatola gialla di cartone, poggiata sul piano di un tavolinetto in parte tarlato. Dopo avervi frugato con ambo le mani, ne trasse un libro dalla copertina marrone e piuttosto consunta.
«Toh, e questo?» chiese Maigret voltandosi verso l’antiquario. «È un’edizione della Bibbia del XVII secolo, precisamente, com’è scritto in basso sul frontespizio, del 1658… È forse il libro ordinato dalla signora Bourdieu?»
«No!» si affrettò a rispondere l’uomo, visibilmente nervoso. «Tutto quello che vede nella scatola è roba da macero.»
«Dice davvero?» si stupì il commissario. «Ammetto che non me ne intendo, ma penso che sia un peccato distruggere questi oggetti, specialmente un libro che si direbbe di un certo valore.»
Lo aprì.
Sul volto di Maigret comparve, all’improvviso, un’espressione giuliva. Si volse a guardare Lucas.
«Indovina, vecchio mio, cosa c’è all’interno del libro?... Una specie di nicchia intagliata al centro delle pagine, e dentro la nicchia una piccola pistola. Si direbbe una calibro 22.» Compì pochi passi nella stanza, fin dove si trovava l’ispettore, per mostrargli l’arma in questione. «Credo che l’abbia portata questa mattina la signora Bourdieu... Può darsi che sia la pistola con cui ha ucciso suo marito.»
«Già!» esclamò Lucas. «Penso anch’io che si tratti dell’arma del delitto.»
Maigret si accostò di nuovo all’antiquario, il quale, nel frattempo, era sprofondato in una poltrona di velluto rosso.
«Credo di cominciare a capire ogni cosa,» disse il commissario. «Il signor Laforgue, qui presente, aveva l’incarico di occultare la pistola, far sì, insomma, che non fosse trovata da nessuno, specialmente dalla polizia, ma ancora non aveva avuto l’occasione di sbarazzarsene.» Annuì lentamente, quindi, dopo un sospiro: «È tutto chiaro, fin troppo lampante... I due amanti studiavano da tempo il modo di uccidere Joseph Lorat, marito della signora Bourdieu, per la quale ormai era diventato un peso insopportabile. Era infatti un vecchio paralitico, continuamente bisognoso di cure e di assistenza: un vero ostacolo al desiderio di piaceri e divertimenti della giovane moglie: piaceri e divertimenti che solo le ingenti ricchezze di Lorat e, soprattutto, un altro uomo, giovane come Aristid Laforgue, avrebbero potuto assicurarle.» Rimase in silenzio, battendo con le dita sulla copertina del libro. Riprese: «Per ammazzarlo, bisognava soltanto aspettare il momento opportuno e trovare il coraggio necessario; coraggio che, a quanto pare, non è mancato alla signora Bourdieu quando ha premuto il grilletto della pistola.» Maigret si girò di scatto a osservare l’antiquario che, pallido in viso, aveva ascoltato immobile quelle parole, lo sguardo perduto nel vuoto. «Non è forse andata così, signor Laforgue?»
«No… non…»
«È inutile negare,» disse Maigret. «La perizia balistica confermerà che con quella pistola è stato assassinato Joseph Lorat, funzionario ministeriale in pensione... Quanto alle sue responsabilità nell’omicidio, sono ancora da chiarire, sebbene...» Si interruppe e, rivolto a Lucas: «Conduci questo galantuomo al Quai des Orfèvres, credo che abbia cose importanti da dirci.»
«E la signora Bourdieu?» chiese l’ispettore.
«Mi recherò di persona a casa sua,» rispose Maigret. «Sarà una vero piacere condurla nei nostri uffici… A più tardi, vecchio mio!»

sabato 16 febbraio 2013

SIMENON. MAIGRET E L'ANTIQUARIO/1


Di nuovo weekend, di nuovo una short-story di Paolo Secondini. Stavolta ci terrà compagnia oggi e domani. Una consuetudine che a noi di Simenon-Simenon piacerebbe rinnovare ogni domenica. Per cui se qualcuno fosse interessato a scrivere un "bel" racconto che abbia a che fare con Georges Simenon, il commissario Maigret, o le storie che lo scrittore ci ha raccontato, ce lo scriva. L'indirizzo come al solito è simenon.simenon@temateam.com 






MAIGRET E L’ANTIQUARIO

di Paolo Secondini


«Ci sono novità, vecchio mio?» chiese Maigret al bravo ispettore Lucas, il quale, il viso bagnato di sudore, si era appena seduto dinanzi alla scrivania del commissario.
Era l’inizio di agosto e faceva un caldo tremendo, come a Parigi non si ricordava da un pezzo. Benché la finestra fosse spalancata, l’aria, nell’ufficio, era afosa e irrespirabile.
«Avevate ragione, capo,» disse Lucas asciugandosi il viso con il fazzoletto. «Questa mattina, verso le nove, la signora Madeleine Bourdieu si è recata dall’antiquario.»
«Beh, in fondo non era difficile immaginarlo,» ammise Maigret, «grazie a quanto avevamo scoperto.»
«L’ho pedinata fino a metà di rue Bergerac,» riprese Lucas, «dove mi sono infilato in un piccolo bistrot. Attraverso i vetri della finestra, ho visto la donna che entrava nel negozio di fronte.»
Un’espressione pensierosa comparve sul volto di Maigret. Dopo un momento di silenzio:
«Hai lasciato qualcuno a sorvegliarla prima di tornare al Quai des Orfèvres?»
«Le ho messo alle calcagna Lapointe, cui ho dato disposizione di informarmi di tutti gli spostamenti della donna.»
«Ben fatto!» esclamò il commissario alzandosi dalla scrivania. Si avvicinò all’attaccapanni, presso la porta dell’ufficio, e prese la giacca. La indossò. «Come si chiama questo bistrot nel quale sei entrato?»
«Chez Martin.»
«Vieni con me, vecchio mio. Prima di agire, voglio offrirti un bicchiere di birra. Con questo caldo spero che a Chez Martin la servano fredda.»
«Oh sì, capo. Per essere fredda lo è. Credo che sia la cosa migliore di tutto il locale,» disse Lucas tergendosi ancora il sudore dalla fronte.

* * *

Con in mano un grosso bicchiere di birra, Maigret si accostò all’unica finestra del bistrot, i cui vetri erano sporchi e impolverati. Sicuramente nessuno, da tempo, si dava la briga di pulirli.
A quell’ora il locale era quasi deserto: soltanto due avventori, seduti l’uno di fronte all’altro a un piccolo tavolo. Bevevano vino.
«È da qui che hai visto la signora Bourdieu entrare dall’antiquario?» chiese Maigret al proprio ispettore.
«Precisamente dal punto in cui vi trovate.»
«È entrato qualcun altro nel negozio mentre vi era la donna?»
Lucas fece segno di no con la testa.
Il commissario bevve un ultimo sorso di birra. Poggiò il bicchiere sul piano del bancone e trasse di tasca il portafogli.
«Capo, se permettete…» fece per dire Lucas.
«La prossima volta, vecchio mio,»  rispose in fretta Maigret. «Ora andiamo a fare due chiacchiere con l’antiquario, il signor Aristid Laforgue.»

* * *

«Allora,» domandò il commissario a un uomo grassoccio, giovanile, vestito con eleganza, «per quale motivo la signora Bourdieu è venuta da lei questa mattina?»
«Chi le ha detto che la signora Bourdieu…»
«Non le conviene negare,» lo interruppe con decisione Maigret. «Siamo al corrente di tutto: non soltanto che la donna è stata nel suo negozio, ma anche che è la sua amante da almeno tre anni.»
«Io… io… ecco…» balbettò debolmente l’antiquario. Emise un breve sospiro, poi, crollando le spalle: «E va bene!... È venuta da me per un semplice acquisto… Che c’è di strano in questo? Mi sembra normale…»
«C’è di strano,» lo interruppe di nuovo Maigret, «che le hanno ammazzato il marito tre giorni fa, con un colpo di rivoltella alla nuca, e che la signora Bourdieu, come se nulla fosse accaduto, sia venuta tranquillamente da lei per comprare qualcosa.» Serrò le mascelle e volse lo sguardo intorno con un’espressione accigliata. «Che cosa, con esattezza?».... (segue)

venerdì 15 febbraio 2013

SIMENON. LA LOCANDA DEGLI ANNEGATI, LA VERSIONE DI ANDREA

Rapida e puntuale arriva l'intervento 
di Andrea Franco uno dei nostri più 
assidui e informati attachés. Qui un 
pronostico sui racconti della prossim
raccolta delle inchieste di Maigret.
 
 
 
Roma - dal nostro attaché Andrea Franco - Come ricordato nel post precedente ad inizio aprile Adelphi proporrà il suo secondo volume di racconti di Maigret dopo i 9 che uscirono a ottobre.
Cominciamo col dire che ne mancano in tutto 19 e sono tutti piu lunghi di quelli del libro precedente; io credo che ci sia materiale ancora per 3 libri di certo, ma è probabile che i Maigret Adelphi saranno ancora 4
Mi lancio, come era stato anticipato da Maurizio, nelle mie previsioni sul contenuto del libro in uscita specificando che, non avendo notizie ufficiali, mi baso esclusivamente sulla data di scrittura/pubblicazione dei racconti e sulla loro lunghezza.
Quindi i miei pronostici, essendo tali, sono assolutamente passibili di errore
La raccolta, ci vien dato di sapere, si intitola La locanda degli annegati ("L'auberge aux noyé", pubblicato in precedenza in Italia anche col titolo "L' albergo degli annegati")
gli altri per me potrebbero essere: (specifico i titoli, se diversi dall'originale, delle loro precedenti uscite italiane in modo che chi volesse acquistarli non vada incontro a doppioni, credendo di non avere il racconto,la Mondadori alcune volte cambiava i titoli,specie nelle ristampe):
Mademoiselle Berthe et son amant - (La signora Berthe/ L'amico della signora Berthe)
Tempete sur la Manche - (Tempesta sulla manica)Le notaire de Chateauneuf - (Maigret e gli avori scomparsi/Maigret e le tre figlie del notaio)La vieille dame de Bayeux - (Il caso della vecchia signora)
Al posto di alcuni di questi,dato che credo che la raccolta  conterrà 5 titoli in totale, potrebbero esserci 1 o 2 tra Stan le tueur - L'etoile du Nord (Due giorni perMaigret) e, forse, ma piu difficilmente L'amoreux de Madame Maigret
In ogni caso si tratta di racconti scritti nella seconda metà degli anni '30 sono convinto che per i 3 inediti in italia vale a dire L'improbable monsieur Owen, Ceux du grand Café Menaces de mort bisognerà ancora aspettare...

SIMENON. RACCONTI DI MAIGRET, AD APRILE IL SECONDO APPUNTAMENTO

E' già un mese che sul sito ufficiale di Simenon, gestito da figlio John, è apparsa l'anticipazione della copertina (sarà quella definitiva?) della prossima raccolta Adelphi dei racconti di Maigret che s'intitolerà la Locanda degli annegati. La notizia ci era stata confermata anche in un commento, una decina di giorni fa', del nostro attaché Andrea Franco.
Si tratta dei racconti tratti da Les nouvelles enquêtes de Maigret (come il precedente "Rue Pigalle") scritti a La Rochelle nel '38. Quello che dà il titolo alla raccolta è L'Auberge aux noyés che è poi il nome di una locanda di Nemours. E, guarda caso lì è presente anche Maigret, ma non in missione. Proprio allora un incidente, la misteriosa scomparsa del conducente e una donna sgozzata danno via ad un intrigo da cui il nostro commissario non riuscirà a star lontano.
Gli altri titoli della raccolta ancora non si conoscono, ma possiamo ipotizzare che saranno quelli rimasti fuori da Rue Pigalle e scomettimao che il nostro Andrea Franco non ci metterà molto a fare un previsione di quelle che potrebbero essere pubblicate. Anche se Les nouvelles enquêtes de Maigret comprendevano 20 racconti, in Rue Pigalle ne sono stati raccolti nove, ora potrebbe toccare agli altri undici?

giovedì 14 febbraio 2013

SIMENON: GIUSTIZIALISTA E GARANTISTA, MA CON CHI?

Non poche volte Simenon ha manifestato una certa critica nei confronti della giustizia, o piuttosto su come viene amministrata. Lo ha fatto in certi discorsi, in alcuni articoli, in più di un'intervista, nei suoi romanzi e ovviamente nei suoi Maigret.
I magistrati secondo lui, soprattutto dopo un certo numero di anni, acquisiscono un certo automatismo che danneggia il loro lavoro. E poi la loro retribuzione è talmente bassa che questa carriera  a chi può far gola, si domanda Simenon "... prendiamo dei ragazzi che escono dalla facoltà di Legge. Quali sceglieranno la magistratura?... Chi sceglierà di diventare avvocato e chi magistrato? Sapete quanto guadagna un giudice istruttore a Parigi, al settimo livello? Perchè tutto funziona a livelli.... l'idea che la giustizia è amministrata da dei singori che devono pensare ai livelli,...settimo... ottavo... nono... arrivano a prendere ... 1600 franchi al mese... alla fine sono i meno ambiziosi o i meno capaci... Una volta c'erano dei magistrati di padre in figlio... Era un onore, una tradizione...".
Queste sono parole dette al Roger Stéphan durante una trasmissione televisiva negli anni '60. Suona pesante questa presa di posizione sui magistrati, anche se poi mitiga "...Non voglio dire che oggi non ci siano più grandi giudici, non dico che tutti i giudici sono dei falliti... ma ripeto, chi sceglie di diventare magistrato  nello stato attuale della società?...".
Ma questa presa di posizione  collima perfettamente con chi come Simenon è talmente convinto che è meglio comprendere che giudicare, tanto da farne l'idea guida del suo personaggio più famoso. Il commissario Maigret la pensa, e agisce, proprio come il suo creatore. E non giudica. Figurarsi come lo scrittore poteva considerare chi, pur per professione e per necessità sociale, deve ogni giorno giudicare. Anche perchè secondo Simenon il concetto di criminale, cioè di un individuo responasabile del suo crimine non esiste. Troppi condizionamenti, troo peso del destino, del caso della scoietà. Quella stessa società che una volta giudicato anche i peggiori criminali "...li tratta come non-umani, li mette in stato di contenzione. Li rinchiude in vere gabbie, come delle belve..."-
E' un'altro "sfogo" di Simenon stavolta nell'81 al giornalista francese Paul Giannoli.
E torna il suo pensiero fisso: "... sono i medici e gli psicologici che dovrebbero giudicare gli uomini e non dei magistrati. Oppure, siccome si fanno degli stage per tutte le materie, bisognerebbe che prima di iniziare a giudicare gli altri, i magistrati passassero sei mesi in una prigione, come detenuti...".
No comment.