martedì 11 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET: PERSONAGGIO DENTRO O FUORI IL '900?



Maigret è un personaggio de XX secolo, innegabilmente: il suo modo di vestire, i suoi gusti culinari, le sue abitudini, tutto questo fà pensare in effetti ad un uomo ben ancorato alla propria epoca, quella in cui il creatore l'ha ideato. Simenon concepisce Maigret alla fine delgli anni folli, all'alba della grande crisi che scuoterà l'Europa. Il suo personaggio si muove in una Parigi dell'ante-guerra, quella stessa che ha conosciuto Simenon. Per parecchio tempo l'autore descriverà proprio quel mondo e i romanzi di Maigret vi si susseguono, anche se la maggior parte non sono datati specificamente in quell'epoca. Durante tutto il periodo americano, il romanziere evoca la nostalgia della Parigi degli anni '30 nella serie dei Maigret e occorrerà aspettare il suo ritorno in Europa perché, poco a poco, Maigret evolva verso un ambiente più contemporaneo e perché Simenon gli trasmetta le proprie reazioni di fronte ad un mondo che sta cambiando, quello degli anni '50 e poi dei '60, con l'evoluzione dei costumi, i cambiamenti sociali, il progresso scientifico e tecnologico. Maigret scopre le donne in pantaloni, la televisione, la sua Parigi invasa dalle automobili e bloccata negli ingorghi, e diventa via via un commissario sempre più nostalgico, soprattutto nella ultima parte del corpus maigrettiano.
Insomma Maigret è un uomo del suo tempo, un uomo del XX secolo, di un periodo tra due guerre che hanno lasciato delle tracce indelebili. Ma... Ma allo stesso tempo la parte essenziale del personaggio, il suo essere profondo la sua sensibiltà per l'uomo, tutto questo ne fà un personaggio senza tempo, che appartiene a tutte le epoche e a nessuna, e che riesce ancora a parlare ai nostri contemporanei: i suoi interrogativi sul destino dell'Uomo, la sua straordinaria facoltà di farsì tutt'uno con l'ambiente, e anche con il tempo che fà, la sua nostalgia dell'infanzia passata, i piccoli piaceri che è capace si assaporare da un raggio di sole, da un buon bicchiere di vino bianco fresco o dal sorriso di M.me Maigret... tutto questo parla ai lettori di quasiasi epoca. E senza dubbio è per questo che dopo aver conosciuto un immeddiato successo, questo dura ancor oggi a distanza di tanti anni,  in un'epoca così differente da quella in cui è stato creato.
Quest'anno saranno 85 anni che Simenon ha abbozzato il suo primo Maigret, Pietr Le Letton, e 85 anni più tardi quel commissario continua a vivere nella gente con passione, capace di trasmettere al lettore la propria passione e questo succederà per molti anni ancora... Murielle Wenger

lunedì 10 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. IL SALTO DEI FRATELLI RICO

L'ultimo romanzo di Simenon in cartaceo e in ebook
Ad un paio di settimane dal lancio, l'ultimo romanzo di Georges Simenon ha fatto il suo conuseto balzo approdando nelle classifiche dei libri più venduti. E' il primo romanzo simenoniano uscito in Italia nel 2014, dopo un lungo digiuno, e, come al solito, fà la sua bella figura nelle classifiche.
Iniziamo questo aggiornamento con quella pubblicata di TuttoLibri de La Stampa di sabato scorso dove "I fratelli Rico" ha debuttato, conquistandosi la 4a posizione nella sezione "Letteratura Straniera". Invece ieri sul supplemento La Lettura del Corriere della Sera il settore della "Narrativa straniera" vedeva apparire il titolo simenoniano al 7° posto. Nella stessa posizione e nella medesima sezione ritroviamo l'esordiente romanzo anche nella classifica dell'inserto RCult de La Repubblica di ieri.
Passando a scorrere le vendite dei libri sul web si trovano, sulla piattaforma di IBS dei 100 titoli più venduti, "I fratelli Rico" all'11° posto, mentre la sezione  vendita on-line della Feltrinelli.it lo colloca addirittura al 4° posto nella propria Top 100.

domenica 9 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. ... TRA I PIU' RICHIESTI SU EBAY

Ebay, il colosso delle vendite on-line ha fatto un consuntivo del 2013 per quanto riguarda il nostro Paese.
Ecco i tre generi più acquistati. Al primo posto si piazza la telefonia. Il secondo viene conquistato dal settore informatico. Terza arriva la musica con i relativi accessori. Seguono nell'ordine Bellezza & Salute, Gardening, Gastronomia, Abbigliamento, scarpe & accessori, Articoli per Animali, Prodotti per l'Infanzia e Accessori per la Cucina.
Tra i primi dieci quindi niente libri.
Però di Libri se ne parla E quando si va a avedere quali sono stati nel 2013 i primi tre autori più richiesti l'elenco è presto fatto: 1) Stephen King - 2) Georges Simenon - 3) Andrea Camilleri.
Stephen King non è una sorpresa, il suo è un pubblico prevalentemente giovanile, tecnoclogico, notevolemente esperto degli acquisti on-line, il suo nome occupa logicamente il primo posto (bravura a parte!)
Il terzo posto di Camilleri, che ha sicuramente un pubblico più adulto di quello di King, forse potrebbe essere giustificato anche dalla grande popolarità che gli hanno procurato i recenti sceneggiati Rai. E poi anche lui è davvero bravo.
Ma del secondo posto di Simenon, cosa vogliamo dire?
Intanto che è una sorpresa. Non ci saremmo aspettati di trovarlo così in alto tra gli scrittori più acquistati su internet. E non in una classifica stilata da Ebay.
Credo che a questo punto dovremmo rivedere le nostre consolidate convinzioni sulle caratteristiche del corpus dei lettori (almeno quelli italiani) di Simenon.
O c'è stata una crescita nella digitalizzazione degli italiani più maturi... o una nuova generazione giovane e..."vergine" ha scoperto Simenon, e Maigret L'ha fatto indipendentemente dai vecchi sceneggiati Rai con Gino Cervi, ma anche di queli della tv francese (trasmessi dalle nostre reti) con Jean Richard prima e Buno Cremer poi. Una generazione che conosce i ruoli simenoniani di Jean Gabin solo quando coltiva una passione cinefila.
Insomma rimane il fatto che chi oggi ha 20/30 anni, nato quindi tra il 1994 e il 1984, ha probabilmente dei genitori nati nella prima metà degli anni '60 e che potrebbero essere stati dei lettori di Simenon... quindi i loro figli potrebbero aver trovato in casa i romanzi dello scrittore.
Ma queste sono congetture. Ad esempio non conosciamo quale siano le vendite degli ebook, ma sappiamo che Adelphi ha pubblicato in digitale ben 130 titoli di Simenon tra romanzi e Maigret. Anche da quelle parti debbono essersi accorti che, inseme alle mutate abitudini di lettura degli italiani, i lettori di Simenon hanno subìto una metamorfosi, e soprattutto devono essere ringiovaniti.
Per quel che vale, anche noi di Simenon-Simenon (che non pensavamo di aver nessun valore statistico) ci ritroviamo migliaia di lettori giovani (ce lo conferma anche la nostra pagina corrispondente su Facebook) ed iniziamo a pensare che, anche nel nostro piccolo, il database di cui disponiamo abbia una sua validità, corroborato per altro da una serie di segnali che ci provengono da altri contesti.
Voi cosa ne pensate?

sabato 8 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. MISSIONI SEGRETE A ODESSA... DELL'"AGENTE" GEORGES...?

 Il nostro Andrea Franco è intervenuto con una sua precisazione sul "Dossier Odessa? Pipe, Viaggi Segreti... nella Russia di Stalin?". Ecco quello che ci scrive: 
"Il viaggio ad Odessa e Batumi documentato è quello compiuto nel 1933 da cui nacque la serie di articoli riuniti sotto un grande reportage "Peuples qu'ont faim", pubblicati nel 1934 sul quotidiano 'Le Jour'. In questi articoli effettivamente Simenon nomina una certa Sonia che gli fa da guida turistica/angelo custode (da notare le somiglianze con il romanzo "Les Gens d'en Face", dello stesso periodo e con la medesima ambientazione, quella dell'attuale Georgia)".
Anche lui quindi dà importanza al viaggio del '33, quello fatto con la prima  moglie Tigy e alla fine del quale intervistò Trotsky. E a questo proposito, in merito alle osservazioni che abbiamo fatto ieri su questo primo "viaggio segreto", dobbiamo una precisazione. In effetti, contrariamente a quanto riportato da Armando Torno, su quanto scritto dalla giornalista ungherese Maria Stavrova, l'intervista di Trotsky avenne "dopo" la sua tappa ad Odessa. Quale che fosse l'autorità civile o militare che avesse invitato Simenon nella città sovietica, avrebbe quindi potuto anche non sapere che lo scrittore avrebbe di lì a poco intervistato il politico fuggiasco... ma. Ma se riportiamo la vicenda sotto l'ambito delle operazioni messe in piedi dalle centrali spionistche della C.E.K.A. o della G.R.U. (altra precisazione: il K.G.B. non poteva entrarci allora, visto che fu istituito solo nel 1953), quasi sicuramente potevano essere al corrente dell'incontro Simenon-Trotsky... E allora, ad esempio, perchè non farlo pedinare?....
Ma forse corriamo un po' troppo sull'onda delle suggestioni che il vecchio articolo ci ha risvegliato. Un Simenon dalla doppia vita, letterato e spia... per l'Urss, pergiunta! Ipotesi affascinante che porterebbe alla scoperta di tutto un mondo in un personaggio come Simenon, di cui oggi crediamo, più o meno, di sapere tutto... Ma, come abbiamo detto e spiegato ieri, è un'ipotesi suggestiva, ma che non ci convince.    

venerdì 7 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. UN.... DOSSIER ODESSA? PIPE, VIAGGI SEGRETI... NELLA RUSSIA DI STALIN?

"...Nel 2003 sulla Izvestija, Aleksej Tepliakov sparava a zero su Simenon con un articolo intitolato «Scheletri nello scaffale di papà Maigret». Si parlava apertamente del fatto che «tutto quanto ci rivelò di lui stesso è una assoluta bugia», che durante l'occupazione trascorse anni d'oro, che cercò di far carriera a Vichy (...), che si procurò un certificato di «arianità» grazie ai buoni uffici di un amico nazista e cose simili. Tepliakov si domandava, in sostanza, perché il collaborazionista non ebbe alcuna conseguenza (oggi questo contributo, in russo, è anche segnalato in: www.nnews.ru)...".
Questo è quanto riporta in una corrispondenza da Mosca, Armando Torno sul Corriere della Sera dell'11 gennaio 2006. Non abbiamo potuto verificare il contributo sul sito russo citato, che non è dotato un motore di ricerca, ma che soprattutto dal 2007 è stato boccato (censura?).
Ma continuiamo a leggere quello che rivelava Torno.   
"... Secondo sospetto. In un altro articolo, apparso sul supplemento del 'Trud' [un quotidiano bulgaro, nei cui archivi telematici non c'è però traccia di questo supplemento - *nota di simenon-simenon] dell'ottobre 2004, firmato da Maria Stavrova, uscì un inventario dei viaggi compiuti da Simenon in Urss. Grazie a una «soffiata» degli ex servizi sovietici, l'articolista poté documentarne almeno tre: quello «ufficiale» del 1933, dopo aver fatto a Prinkipo la celebre intervista a Trotzkij, di cui scriverà un reportage critico; uno incognito nel 1965, un altro analogo nel 1978. Tutti a Odessa....".
Cerchiamo di vedere se queste date sono compatibili con le nostre informazioni.
1933: intervista a Trotsky nello stretto del Bosforo. E' un scoop mondiale per Paris-Soir. Trotsky, lo si sa, era in fuga da Stalin e dalla sua promessa di morte e supponiamo che l'articolo di Simenon non debba certo aver fatto piacere al regime sovietico di quegli anni.
E non va dimenticato che le posizioni di Trotsky vennero così ben riportate da Simenon, che anni dopo l'esule russo, quando era in nascosto in Messico, nel bisogno di fare una comunicato che avesse risonanza mondiale, cercò qualcuno di cui si fidava e cioè proprio il "reporter" Simenon.
Certo è tecnicamente possibile che lo scrittore prima di tornare in Europa facesse un salto in Urss (che all'epoca arrivava fino all'altra sponda, quella nord, del Mar Nero). La distanza quindi per arrivare ad Odessa era compatibile con un viaggio da tener segreto. Ci sono però due osservazioni da fare in proposito, un pro e una contro.
Da un parte la grande curiosità di Simenon, avrebbe potuto spingerlo a passare quella sorta di cortina di ferro e scoprire come era davvero questo comunismo, che in Occidente era quasi da tutti dipinto come un regime mostruoso, liberticida e affossatore della democrazia. D'altra parte però entrare nell'Urss allora non era come andare in Costa Azzurra. Occorreva essere invitati dallo stato sovietico e ci doveva essere un motivo ben preciso, dei percorsi burocratici rigidi e complessi. Certo, se qui siamo nell'ambito degli spy-games, come sostiene Torno e la sua collega bulgara Stavrova, tutto sarebbe stato possibile. Ma perchè il regime di Stalin avrebbe dovuto invitare il giornalista occidentale che aveva dato voce a quel dissidente di Trotsky, su cui peraltro pendeva un condanna a morte? Forse qualcuno pensava di poter sapere da Simenon dove si nascondeva Trotsky e/o dove fosse diretto?
E qui un'altra notazione. Simenon aveva moltissime qualità, ma non crediamo affatto che fosse dotato di quello spirito d'avventura e di quel gusto del rischio necessari per andarsi a mettere nelle mani dei russi, visto soprattutto il suo status di "amico di Trotsky", per di più in un epoca in cui, con gran facilità, lì morivano o sparivano misteriosamente milioni di persone. E questo Simenon non poteva non saperlo.
Ma continuiamo con le parole di Torno del 2006.
"... È inevitabile, a questo punto, sapere su quali documenti si basano tali affermazioni. Bene: nell'archivio dell'ex-Kgb della regione di Odessa (ora Ucraina, la responsabile è Anna Poltoratzkaja) c'è appunto un fascicolo dedicato a Simenon. Vi sono i tre viaggi con molti particolari. Nel 1933 si ricorda, tra l' altro, che scese all'Hotel Londra... che i servizi segreti... gli misero "a disposizione un'automobile di lusso", una Lincoln per l'esattezza. Nei giorni di permanenza, Georges incontra più volte Sonia, da lui definita "il mio angelo custode", registrata nell'archivio come spia. Parte poi per Batumi, la città in cui fece carriera politica Stalin e nella quale vivevano allora numerosi suoi sodali, a bordo della nave russa Gruzia...".
Poi Torno continua con la sua dimostrazione, prendendo a testimonianza i ricordi della prima moglie di Simenon, Tigy, che fece quel viaggio con lui e che lo cita nel suo libro Souvenir (Gallimard -2004). In realtà è una testimonianza che dice ben poco visto che dedica a tutto quel tour e ai relativi avvenimenti appena sette righe... (e per inciso l'intervista a Trotsky fu realizzata alla fine del tour eon all'inizio)
E il viaggio del 1965? L'articolista non porta nessuna prova, non cita nemmeno la prolifica Stavrova. A quell'epoca Simenon, dopo dieci anni d'America, era tornato in Europa e viveva in Svizzera nella sua villa di Epalinges, nei pressi di Losanna. Era ormai separato dalla seconda moglie, Denyse, terminava in quell'anno il romanzo Le Petit Saint, si apprestava ad andare in Olanda dove era stata eretta una statua in suo onore, con un'inaugurazione alla presenza di molti degli attori che in tutto il mondo avevano interpretato Maigret in varie serie televisive. Nelle biografie di Assouline, di Marnham non cè traccia di tale viaggio. In quella di Eskin, si cita una crociera di famiglia nel 1965 (Simenon, la moglie Denyse e figli) per visitare Sicilia, Grecia e Turchia. Ma grazie al ricco apparato di note del curatore Gianni da Campo, apprendiamo che si tratta di un viaggio tra il 23 luglio e il 7 agosto (sul Franca C.) tappe: Venezia-Napoli-Sicilia-Atene-Instanbul-Odessa-Soci). Qui c'è quindi la conferma del viaggio ad Odessa... ma non sembra proprio una missione "in incognito"... oppure la famiglia potrebbe essere stata usata come diversivo?
E nel '78? Simenon ha 75 anni ed è molto provato. E' l'anno in cui a maggio si è suicidata la sua unica figlia, Marie-Jo, da anni lo scrittore aveva smesso di scrivere, è malato (si era rotto il collo del femore nel '74) e stanco. Non solo è improbabile che si sia sobbarcato un viaggio da Losanna a Odessa. E poi nessun biografo ne fà il minimo cenno...
Bastano le annotazoni in un archivio del KGB di oltre trentacinque anni fa' per rendere credibile questa storia?
Torno, continua e cita anche dei regali che Simenon avrebbe fatto a Odessa (a chi? al sindaco, al commissario politico, al rettore dell'Università?...): libri con dediche e una pipa. E su questa pipa regalata si sviluppa un'altra storia. Perchè?
Era una pipa russa, fabbricata a Sanpietroburgo, allora ancora Stalingrado, che però in un biglietto d'accompagnamento scritto da Simenon viene definita la pipa di Maigret... Ma questo potrebbe appartenere solo a quel apparato di convenevoli che si approntano in queste occasioni.
Quello che è interessante, afferma Torno, ma senza svelarci la fonte, è che quella pipa non era un oggetto comune. Era stata infatti realizzata dal "maestro Aleksej Borisovic Fëdorov", a detta sua, il miglior mastro pipaio che l'Unione Sovietica abbia potuto vantare. Fonti anonime confermerebbero che è una pipa preziosa, costruita per conto del Comitato centrale del Pcus di Leningrado, destinate a Stalin, probabimente una per lui e le altre due per dei regali. Ma non regali qualsiasi. Infatti il mastro pipaio russo ci racconta Torno "... Aleksej Borisovic Fëdorov, che conformava le creazioni al viso del fumatore, chiese almeno la fotografia dei destinatari. Uno - della cui pipa si sono perse le tracce - dovette essere un membro del Politburo; l'altro il maestro Aleksej lo riconobbe quando una funzionaria del Kgb, Lora Schreiber, gli portò la foto: era Simenon...".
La pipa fu dunque regalata da Stalin a Simenon. E perchè? Forse che i due si conoscevano... oltre che di fama?. A questo punto Armando Torno va al Museo di Stato di Storia di Mosca, nella Piazza Rossa, dove oltre al guardaroba competo di Stalin c'è la "pipa gemella". Va lì per incontrare il professor Viktor Gajduk (docente all' Università, già membro dell' Accademia delle Scienze dell' Urss).
Gajduk che all'Archivio di Stato Russo per la Storia Sociale aveva trovato "... una serie di documenti inediti contenenti i giudizi di Stalin sui film stranieri, che si faceva proiettare privatamente al Cremlino. Qui possiamo citare per esteso la fonte, dal momento che tra qualche mese tali carte saranno edite. È: «Fondo Stalin» 558, fascicolo 11, documento 828, pagine 57-60. Contiene parole di ammirazione del dittatore per il metodo di Simenon. Furono probabilmente le prime, proferite durante la proiezione del 7 novembre 1934: si trattava del film, tratto da Maigret, La tête d' un homme (Francia 1933, regia di Julien Duvivier)....".
Una segreta passione del Dittatore per il metodo Simenon?... ma forse voleva intendere il metodo Maigret... Che questo possa essere il motivo di un omaggio (la pipa), ci potrebbe anche stare, ma che questo giustifichi viaggi e/o incontri segreti a Odessa (ma con chi poi?) ci sembra molto più inverosmile.
Ma Torno non demorde. E apre un'altra strada che parte da una corrispondenza "... conservata all'Archivio Centrale per la Letteratura di Mosca, tra Simenon e Tatiana Leshenko-Sukhomlina, spia e traduttrice. Una donna che ebbe almeno una decina di matrimoni, con miliardari americani, artisti, giornalisti et similia. Di certo si infilò nel letto di Braque, di Picasso, di Cocteau, del ricchissimo magnate filocomunista Hammer, di uno zio di Churchill (sir Lesly) e, naturalmente, del padre di Maigret....".
E cosa si trova in questo carteggio che salta fuori ancora dagli archivi sovietici?
Altre strabilanti scoperte: Simenon sapeva il russo!
Come se questo fosse un tassello che completa il puzzle fin ora costruito. Di certo qualche parola russa o slava Simenon poteva saperla, visto che da ragazzino, a Bruxelles, viveva in una casa di cui la madre, per ragioni economiche, affittava stanze a studenti stranieri che provenivano spesso dall'est. E si sa, a quell'età i ragazzini sono come spugne, e può darsi che qualche parola, qualche frase gli fosse rimasta impressa anche da adulto. Ma da qui a dimostrare che sapesse parlare in russo...
Armando Torno finisce la sua indagine, che comunque dobbiamo riconoscere alla fine articolata e approfondita, anche se a noi pare non sempre attendibile,  citando gli articoli di una rivista russo-americana, Vestnik, su cui nel luglio 2003 (quindi a quattordici anni dalla scomparsa di Simenon) era pubblicato un articolo di un famoso slavista, Edward Rosentahl, che aveva conosciuto il romanziere e che tra l'altro riferiva di un presunta stima dello scrittore per il mondo comunista e sovietico... mah!
Anche qui, che Simenon fosse anticapitalista è indubbio, almeno nella tarda età, ma comunsta... Lui dice, anzi scrive in uno dei suoi Dictées (De la cave au grenier - 1975) "...Io sono anticapitalista e non me ne vergogno. E credo di averlo già detto...".
Ma molti interrogativi rimangono senza risposta...

• La corrispondenza da Mosca: Armando Torno - Spunta l'indizio di una pipa nel giallo russo di Simenon - Corriere della Sera - 11/01/2006

giovedì 6 febbraio 2014

SIMENON SIMENON. RIVOLUZIONARIO IN UN SECOLO RIVOLUZIONARIO?

Conservatore. Questo è il primo appellativo che potrebbe venir in mente pensando a Simenon, non tanto nella sua concezione politica (il romanziere non si è mai occupato attivamente di politica, anzi più volte ha avuto modo di affermare la sua scarsa considerazione della politica e di chi la praticava). Conservatore forse nella sua visione sociale o nel suo modo di vivere? Eppure un giudizio del genere rischerebbe di non essere del tutto veritiero, oltre che parzialmente ingeneroso.
Intanto va considerato che Simenon ha vissuto nel secolo delle rivoluzioni. Tra le altre potremmo ricordare per le arti figurative, l'astrattismo, il cubismo e il futurismo. Oppure la dodecafonia e il jazz nel campo musicale. Ma anche nel settore delle scienze sociali, l'affacciarsi di discipline come la psicoanalisi e la sociologia. E ovviamante la politica. Le tesi marxiste del secolo precedente trovano applicazione nel sociale e quindi assistiamo a rivoluzioni come quella comunista nella Russia nei primi del secolo, ma nel '900 vanno ricordate anche le contestazioni giovanili della metà degli anni '60, partite da Berkley negli Usa e che, traversando l'oceano, sbarcarono nel '68 a Parigi propagandosi poi in tutta l'Europa occidentale.
In un secolo così movimentato, crediamo che Simenon cercasse di crearsi un proprio spazio in cui praticare in santa pace la passione per la scrittura, vivere al sicuro con la famiglia, e perpetrare  le proprie abitudini e il consueto standard di vita. Beh da questo punto di vista possiamo considerarlo un conservatore... E, siccome non esiste un'oasi felice, questo potrebbe essere motivo che concorre a spiegare il suo continuo peregrinare da un posto all'altro, alla ricerca, appunto, del luogo pù adatto alla propria traquillità, alla conservazione delle proprie abitudini e dei propri canoni di vita. Come quando nel '32 lasciò Parigi per la Vandea, nel '45 la Francia per gli Stati Uniti, nel '55 gli Usa per la Svizzera.
Ma attenzione da altri punti di vista, il romanziere non era certo un conservatore... Le sue abitudini sessuali, ad esempio. Eppure era nato e cresciuto in una famiglia protestante dove una madre bacchettona e rigida non avrebbe mai nemmeno concepito l'esuberante vita sessuale che Simenon praticò nella sua vita.
Dal punto di vista letterario, quando ancora non era famoso, si buttò nell'avventura Maigret, cosa che tutti gli editori gli sconsigliavano. Puntò tutto su un personaggio che sovvertiva ogni regola dei polizieschi di successo, mettendo in scena un funzionario statale, né giovane, né fascinoso, un borghese sposato, di mezz'età.
Ma anche la sua convinzione "comprendere e non giudicare" messa in bocca al suo commissario, è a ben pensarci più rivoluzionaria di quel che sembrerebbe a prima vista. Anche perchè da questa deriva la sua concezione di giustizia, dove a suo avviso i magistrati non avevrebbero preparazione e strumenti per giudicare gli imputati. Arrivò infatti a ipotizzare che nei tribunali al posto dei giudici dovessero sedere gli psichiatri o gli psicanalisti! Altro che conservatore!
Abbiamo toccato alcuni punti, più evidenti e di maggiore visibilità, ma la questione di un Simenon conservatore o progressista, se non proprio rivoluzionario, andrebbe sviscerata con maggior respiro e approfondendo di più.
Ma per quanto atipco, quotidiano e monotematico, Simenon-Simenon rimane un blog i cui post debbono avere una serie di requisiti: essere leggibili, sintetici, interessanti, orginali, comprensibili a tutti....
Noi ci proviamo.