"...Nel 2003 sulla Izvestija, Aleksej Tepliakov sparava a zero su Simenon con un
articolo intitolato «Scheletri nello scaffale di papà Maigret». Si
parlava apertamente del fatto che «tutto quanto ci rivelò di lui stesso è
una assoluta bugia», che durante l'occupazione trascorse anni d'oro,
che cercò di far carriera a Vichy (...), che si procurò un certificato di «arianità» grazie ai buoni
uffici di un amico nazista e cose simili. Tepliakov si domandava, in
sostanza, perché il collaborazionista non ebbe alcuna conseguenza (oggi
questo contributo, in russo, è anche segnalato in: www.nnews.ru)...".
Questo è quanto riporta in una corrispondenza da Mosca, Armando Torno sul Corriere della Sera dell'11 gennaio 2006. Non abbiamo potuto verificare il contributo sul sito russo citato, che non è dotato un motore di ricerca, ma che soprattutto dal 2007 è stato boccato (censura?).
Ma continuiamo a leggere quello che rivelava Torno.
"... Secondo sospetto. In un altro articolo, apparso sul supplemento del 'Trud' [un quotidiano bulgaro, nei cui archivi telematici non c'è però traccia di questo supplemento - *nota di simenon-simenon]
dell'ottobre 2004, firmato da Maria Stavrova, uscì un inventario dei
viaggi compiuti da Simenon in Urss. Grazie a una «soffiata» degli ex
servizi sovietici, l'articolista poté documentarne almeno tre: quello
«ufficiale» del 1933, dopo aver fatto a Prinkipo la celebre intervista a
Trotzkij, di cui scriverà un reportage critico; uno incognito nel 1965,
un altro analogo nel 1978. Tutti a Odessa....".
Cerchiamo di vedere se queste date sono compatibili con le nostre informazioni.
1933: intervista a Trotsky nello stretto del Bosforo. E' un scoop mondiale per Paris-Soir. Trotsky, lo si sa, era in fuga da Stalin e dalla sua promessa di morte e supponiamo che l'articolo di Simenon non debba certo aver fatto piacere al regime sovietico di quegli anni.
E non va dimenticato che le posizioni di Trotsky vennero così ben riportate da Simenon, che anni dopo l'esule russo, quando era in nascosto in Messico, nel bisogno di fare una comunicato che avesse risonanza mondiale, cercò qualcuno di cui si fidava e cioè proprio il "reporter" Simenon.
Certo è tecnicamente possibile che lo scrittore prima di tornare in Europa facesse un salto in Urss (che all'epoca arrivava fino all'altra sponda, quella nord, del Mar Nero). La distanza quindi per arrivare ad Odessa era compatibile con un viaggio da tener segreto. Ci sono però due osservazioni da fare in proposito, un pro e una contro.
Da un parte la grande curiosità di Simenon, avrebbe potuto spingerlo a passare quella sorta di cortina di ferro e scoprire come era davvero questo comunismo, che in Occidente era quasi da tutti dipinto come un regime mostruoso, liberticida e affossatore della democrazia. D'altra parte però entrare nell'Urss allora non era come andare in Costa Azzurra. Occorreva essere invitati dallo stato sovietico e ci doveva essere un motivo ben preciso, dei percorsi burocratici rigidi e complessi. Certo, se qui siamo nell'ambito degli spy-games, come sostiene Torno e la sua collega bulgara Stavrova, tutto sarebbe stato possibile. Ma perchè il regime di Stalin avrebbe dovuto invitare il giornalista occidentale che aveva dato voce a quel dissidente di Trotsky, su cui peraltro pendeva un condanna a morte? Forse qualcuno pensava di poter sapere da Simenon dove si nascondeva Trotsky e/o dove fosse diretto?
E qui un'altra notazione. Simenon aveva moltissime qualità, ma non crediamo affatto che fosse dotato di quello spirito d'avventura e di quel gusto del rischio necessari per andarsi a mettere nelle mani dei russi, visto soprattutto il suo status di "amico di Trotsky", per di più in un epoca in cui, con gran facilità, lì morivano o sparivano misteriosamente milioni di persone. E questo Simenon non poteva non saperlo.
Ma continuiamo con le parole di Torno del 2006.
"... È inevitabile, a questo
punto, sapere su quali documenti si basano tali affermazioni. Bene:
nell'archivio dell'ex-Kgb della regione di Odessa (ora Ucraina,
la responsabile è Anna Poltoratzkaja) c'è appunto un fascicolo dedicato a
Simenon. Vi sono i tre viaggi con molti particolari. Nel 1933 si
ricorda, tra l' altro, che scese all'Hotel Londra... che i
servizi segreti... gli misero "a
disposizione un'automobile di lusso", una Lincoln per l'esattezza.
Nei giorni di permanenza, Georges incontra più volte Sonia, da lui
definita "il mio angelo custode", registrata nell'archivio come spia.
Parte poi per Batumi, la città in cui fece carriera politica Stalin e
nella quale vivevano allora numerosi suoi sodali, a bordo della nave
russa Gruzia...".
Poi Torno continua con la sua dimostrazione, prendendo a testimonianza i ricordi della prima moglie di Simenon, Tigy, che fece quel viaggio con lui e che lo cita nel suo libro Souvenir (Gallimard -2004). In realtà è una testimonianza che dice ben poco visto che dedica a tutto quel tour e ai relativi avvenimenti appena sette righe... (e per inciso l'intervista a Trotsky fu realizzata alla fine del tour eon all'inizio)
E il viaggio del 1965? L'articolista non porta nessuna prova, non cita nemmeno la prolifica Stavrova. A quell'epoca Simenon, dopo dieci anni d'America, era tornato in Europa e viveva in Svizzera nella sua villa di Epalinges, nei pressi di Losanna. Era ormai separato dalla seconda moglie, Denyse, terminava in quell'anno il romanzo Le Petit Saint, si apprestava ad andare in Olanda dove era stata eretta una statua in suo onore, con un'inaugurazione alla presenza di molti degli attori che in tutto il mondo avevano interpretato Maigret in varie serie televisive. Nelle biografie di Assouline, di Marnham non cè traccia di tale viaggio. In quella di Eskin, si cita una crociera di famiglia nel 1965 (Simenon, la moglie Denyse e figli) per visitare Sicilia, Grecia e Turchia. Ma grazie al ricco apparato di note del curatore Gianni da Campo, apprendiamo che si tratta di un viaggio tra il 23 luglio e il 7 agosto (sul Franca C.) tappe: Venezia-Napoli-Sicilia-Atene-Instanbul-Odessa-Soci). Qui c'è quindi la conferma del viaggio ad Odessa... ma non sembra proprio una missione "in incognito"... oppure la famiglia potrebbe essere stata usata come diversivo?
E nel '78? Simenon ha 75 anni ed è molto provato. E' l'anno in cui a maggio si è suicidata la sua unica figlia, Marie-Jo, da anni lo scrittore aveva smesso di scrivere, è malato (si era rotto il collo del femore nel '74) e stanco. Non solo è improbabile che si sia sobbarcato un viaggio da Losanna a Odessa. E poi nessun biografo ne fà il minimo cenno...
Bastano le annotazoni in un archivio del KGB di oltre trentacinque anni fa' per rendere credibile questa storia?
Torno, continua e cita anche dei regali che Simenon avrebbe fatto a Odessa (a chi? al sindaco, al commissario politico, al rettore dell'Università?...): libri con dediche e una pipa. E su questa pipa regalata si sviluppa un'altra storia. Perchè?
Era una pipa russa, fabbricata a Sanpietroburgo, allora ancora Stalingrado, che però in un biglietto d'accompagnamento scritto da Simenon viene definita la pipa di Maigret... Ma questo potrebbe appartenere solo a quel apparato di convenevoli che si approntano in queste occasioni.
Quello che è interessante, afferma Torno, ma senza svelarci la fonte, è che quella pipa non era un oggetto comune. Era stata infatti realizzata dal "maestro Aleksej Borisovic Fëdorov", a detta sua, il miglior mastro pipaio che l'Unione Sovietica abbia potuto vantare. Fonti anonime confermerebbero che è una pipa preziosa, costruita per conto del Comitato centrale del Pcus di Leningrado, destinate a Stalin, probabimente una per lui e le altre due per dei regali. Ma non regali qualsiasi. Infatti il mastro pipaio russo ci racconta Torno "... Aleksej Borisovic Fëdorov, che conformava le creazioni al viso del fumatore, chiese
almeno la fotografia dei destinatari. Uno - della cui pipa si sono perse
le tracce - dovette essere un membro del Politburo; l'altro il maestro
Aleksej lo riconobbe quando una funzionaria del Kgb, Lora Schreiber, gli
portò la foto: era Simenon...".
La pipa fu dunque regalata da Stalin a Simenon. E perchè? Forse che i due si conoscevano... oltre che di fama?. A questo punto Armando Torno va al Museo di Stato di Storia di Mosca, nella Piazza Rossa, dove oltre al guardaroba competo di Stalin c'è la "pipa gemella". Va lì per incontrare il professor Viktor Gajduk (docente all' Università, già membro
dell' Accademia delle Scienze dell' Urss).
Gajduk che all'Archivio di Stato Russo per la Storia Sociale aveva trovato "... una serie di documenti inediti contenenti i giudizi di
Stalin sui film stranieri, che si faceva proiettare privatamente al
Cremlino. Qui possiamo citare per esteso la fonte, dal momento che tra
qualche mese tali carte saranno edite. È: «Fondo Stalin» 558, fascicolo
11, documento 828, pagine 57-60. Contiene parole di ammirazione del
dittatore per il metodo di Simenon. Furono probabilmente le prime,
proferite durante la proiezione del 7 novembre 1934: si trattava del
film, tratto da Maigret, La tête d' un homme (Francia 1933, regia di
Julien Duvivier)....".
Una segreta passione del Dittatore per il metodo Simenon?... ma forse voleva intendere il metodo Maigret... Che questo possa essere il motivo di un omaggio (la pipa), ci potrebbe anche stare, ma che questo giustifichi viaggi e/o incontri segreti a Odessa (ma con chi poi?) ci sembra molto più inverosmile.
Ma Torno non demorde. E apre un'altra strada che parte da una corrispondenza "... conservata all'Archivio
Centrale per la Letteratura di Mosca, tra Simenon e Tatiana
Leshenko-Sukhomlina, spia e traduttrice. Una donna che ebbe almeno una
decina di matrimoni, con miliardari americani, artisti, giornalisti et
similia. Di certo si infilò nel letto di Braque, di Picasso, di Cocteau,
del ricchissimo magnate filocomunista Hammer, di uno zio di Churchill
(sir Lesly) e, naturalmente, del padre di Maigret....".
E cosa si trova in questo carteggio che salta fuori ancora dagli archivi sovietici?
Altre strabilanti scoperte: Simenon sapeva il russo!
Come se questo fosse un tassello che completa il puzzle fin ora costruito. Di certo qualche parola russa o slava Simenon poteva saperla, visto che da ragazzino, a Bruxelles, viveva in una casa di cui la madre, per ragioni economiche, affittava stanze a studenti stranieri che provenivano spesso dall'est. E si sa, a quell'età i ragazzini sono come spugne, e può darsi che qualche parola, qualche frase gli fosse rimasta impressa anche da adulto. Ma da qui a dimostrare che sapesse parlare in russo...
Armando Torno finisce la sua indagine, che comunque dobbiamo riconoscere alla fine articolata e approfondita, anche se a noi pare non sempre attendibile, citando gli articoli di una rivista
russo-americana, Vestnik, su cui nel luglio 2003 (quindi a quattordici anni dalla scomparsa di Simenon) era pubblicato un articolo di un famoso slavista, Edward
Rosentahl, che aveva conosciuto il romanziere e che tra l'altro riferiva di un presunta stima dello scrittore per il mondo comunista e
sovietico... mah!
Anche qui, che Simenon fosse anticapitalista è indubbio, almeno nella tarda età, ma comunsta... Lui dice, anzi scrive in uno dei suoi Dictées (De la cave au grenier - 1975) "...Io sono anticapitalista e non me ne vergogno. E credo di averlo già detto...".
Ma molti interrogativi rimangono senza risposta...
• La corrispondenza da Mosca: Armando Torno -
Spunta l'indizio di una pipa nel giallo russo di Simenon - Corriere della Sera - 11/01/2006
il viaggio ad odessa e batumi documentato è quello compiuto nel 1933 da cui nacque la serie di articoli riuniti sotto il titolo del reportage"peuples qu'ont faim"pubblicati nel 1934 sul quotidiano le jour.in questi articoli effettivamente simenon nomina una certa sonia che gli fa da guida turistica/"angelo custode"(da notare le rassomiglianze col romanzo"les gens d en face" ,dello stesso periodo e medesima ambientazione nell attuale georgia )
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