lunedì 19 maggio 2014

SIMENON SIMENON. IL SUNDANCE PRENOTA LA CHAMBRE BLEUE


La notizia arriva frasca fresca dall'Hollywood Reporter. Secondo il magazine di Los Angeles, l'ormai celebre festival, fondato da Robert Redford, avrebbe opzionato la pellicola di Amalric, tratta dal romanzo di Simenon La chambre bleue, per l'edizione 2015 della kermesse cinematografica americana. Non solo ma il presidente della Sundance Selects / IFC Films, Jonathan Sehring, ha detto: "Mathieu Amalric sta dimostrando di essere il più formidabile come regista come lui è un attore. Questo è un film superlativo". Di conseguenza non stpisce che ci sia in ballo un accordo anche per la distribuzione del film in America, accordo trattato da Arianna Bocco, responsabile acquisizioni e produzioni per Sundance Selects / IFC Films e dal produttore de La chambre bleue, Paolo Branco per conto di Alfama Films.
La francese Arianna e l'americano Paolo... sembra tanto un affare gestito tra italiani, tanto più che i cognomi sono rispettivamente Bocco e Branco!

SIMENON SIMENON. TV: CALASSO DA FAZIO, PARLA DI SIMENON, MA...

Ieri sera la  tradizionale puntata domenicale di Che tempo che fà, ha aperto con un ricordo di Georges Simenon, reaizzata attraverso, una chiacchierata, meglio quasi un monologo, con il Presidente nonché Direttore Editoriale, ma anche scrittore ("tra i più prestigiosi" come l'ha definito Fabio Fazio), che ha parlato dell'autore, che Adelphi edita in esclusiva in Italia, iniziando dalla famosa intervista del '68 fatta da una serie di medici. Erano quelli svizzeri della rivista scientifica Médicine et Hygiène che, come ha raccontato Calasso, iniziarono quell'incontro domandandogli se lui fosse o meno uno scrittore dell'inconscio, cosa che il romanziere non negò. Da qui Calasso è passato poi a descrivere come nasce in Simenon un romanzo. E così ci ha parlato di quel malessere che precedeva la fase creativa, lo "stato di romanzo" come l'ha tradotto nella conversazione con Fazio...
Adesso diciamocelo francamente, fare le pulci ad un intellettuale come Calasso che oltrettutto da quasi trentanni pubblica i romans-durs e i Maigret di Simenon non è certo cosa né facile, né forse nemmeno simpatica. Ma qualche domanda, scusate, ce la dobbiamo porre lo stesso.
Infatti dopo aver parlato di "Simenon come scrittore dell'inconscio", dello "stato di romanzo" in cui componeva le sue opere, dopo aver parato dei rituali che accompagnavano la sua scrittura (ma di questo tratteremo in seguito), come ha potuto dimenticare il déclic? Capiamo la pressante sintesi che impone la televisione, soprattutto quando in quarto d'ora bisogna raccontare Simenon... Ma questa del déclic non è dimenticanza da poco.
E non siamo certo noi ad affermarlo, ma lo stesso Simenon in un'intervista del '55 con André Parinaud (che tra l'altro dovremmo aver già pubblicato).
"...Concepisco come protagonista, un personaggio della vita comune, con certe opportunità, e il mio problema, il primo giorno, è quello di inserirlo in una situazione tale che, reagendo ad essa, potrà potrà arrivare fino alla fine del suo percorso. Se volete, questa situazione che io ho creato, questo "dèclic", è l'unica parte artificiale del romanzo - sottolinea con chiarezza Simenon - Quello che chiamo "déclic" costituisce il primo capitolo. Può essere la morte del padre. Può essere un  incidente, oppure un quiproquo come in un vaudeville, come nella vita di tutti i giorni. Le "déclic" può essere costituito da qualsiasi cosa possa capitare al mio protagonista, una lettera che non s'aspettava e che cambierà la routine di quella vita a cui s'era rassegnato..."
Insomma questo déclic, unico elemento razionale, in un mare di creatività inconscia, ci pare abbia un'importanza non certo trascurabile nel proceso di costruzione del romanzo simenoniano e ignorarlo, come ha fatto Calasso, non ci è sembrato opportuno.
Parlavamo degli oggetti di cui Simenon si circondava quando scriveva e che Calasso ha interpretato come facenti parte del "rituale". Li ha elencati, ma anche qui con qualche dimenticanza e qualche leggerezza.
Ha citato le quattro dozzine di matite ben appuntite, l'orario ferroviario, l'elenco del telefono (in realtà erano molti elenchi del telefono e non solo di Parigi) e il caffè. Questa del caffè è un'argomento controverso. E' vero, in Quand j'étais vieux (una sorta di "giornale intimo", scritto tra il '60 e i '63, pubblicato poi da "Presses de La cité" nel '70) il romanziere parla del caffè sulla scrivania. Ma questa era un'immagine che voleva accreditare presso il pubblico, soprattutto per distinguersi da quella della sua seconda moglie, Denyse, che era infatti un'alcolista. Ma ci sono foto della sua scrivania, testimonianze di intervistatori e racconti dei suoi ospiti che lo ritraggono e ne parlano fin dagli anni '30,  con un bicchiere e una bottiglia di vino a portata di mano, vicino alla macchina da scrivere.
E poi le pipe.
Come si fa a parlare di Simenon senza citare la pipa? Qualcuno, forse anche lo
stesso Calasso, può ritenere che sia un'iconografia un po' suprficiale, ormai inflazionata, addirittura divenuta un po' stucchevole. Eppure la pipa non è uno strumento che serve a bruciare del tabacco. La pipa è un oggetto con cui si ha un certo rapporto. Si preferiscono alcuni tipi di pipe ad altri. Ci sono delle pipe nella propria collezione che si fumano più volentieri e non sono le migliori, né le più costose. Il fatto che una pipa quel giorno tiri bene, non bruci troppo in fretta o non si spenga di frequente, può influenzare l'attività che si sta svolgendo e addirittura l'umore del fumatore... oppure può essere l'umore che ne influenza il buon funzionamento... Fatto sta che, come per ogni fumatore, anche per Simenon il rapporto con le sue pipe non è così superficiale e marginale come si potrebbe credere e comunque non fino al punto di ignorarle.
Passiamo alla questione del calendario di cui l'editore dell'Adelphi aveva portato un esemplare in studio, dove erano segnati i giorni della scrittura. Anch'esso faceva parte del rituale: giorno per giorno Simenon segnava una croce su una casella. In sette giorni, ha spiegato Calasso, Simenon  scriveva un romanzo. aggiungendo che gli otto giorni segnati sul calendario, inquadrato dalla telecamera, erano una sorta d'eccezione.
Altra piccola precisazione. Intanto va specificato che Simenon era solito scrivere un capitolo al giorno (se parliamo del periodo dal '31 in poi quando si dedicò ai Maigret e ai romans-durs). Ora capitava che l'état de roman (quello che Calsso ha tradotto come "stato di romanzo") era anche creare un vuoto in sé stesso per entrare nella pelle del protagonista di turno. Una fatica psichica e fisica che lo faceva calare di quasi un chilogrammo ad ogni seduta di scrittura. Quando non aveva ancora trent'anni, le sue forze gli consentivano di rimanere in quello stato per almeno una dozzina di giorni. Ecco perché i suoi primi romanzi avevano quasi tutti dodici capitoli. Poi con il passare del tempo e l'avanzare dell'età, la resistenza di Simenon diminuiva e negli ultimi tempi (gli anni dal '60 al '72) i romanzi arrivavano appunto a sette capitoli. Simenon non riusciva a restare in état de roman più di una settimana. Anche qui ci sono le parole di un giovane Simenon in un intervista a J.K. Raymond Millet de Le courrier cinématografique, nel '31  "...i miei romanzi hanno generalmente dodici capitoli. Scrivo un capitolo tutte le mattine, non di più. Questo mi richiede al massimo un'ora e mezza; ma poi mi sento "svuotato" per tutto il resto della giornata...".
Ci siamo già dilungati abbastanza. Un ultimo appunto lo dobbiamo a quella che chiameremmo un necessaria furbizia del mestiere. E qui Calasso non c'entra nulla. Infatti mentre lui parlava della storia d'amore tra Simenon e Josephine Baker, veniva proiettata una foto in che ritraeva lo scrittore e la starlette al tavolo di un locale lui, in frac, rivolto verso di lei e Josephine che gli faceva divertita gli occhi storti. Peccato che quella foto non testimoni un serata  tête-à-tête tra i due. La foto proiettata è tagliata, ma quella orginale rappresenta una tavolata con altri amici e soprattutto con, a fianco dello scrittore, la sua prima moglie Tigy.
Stessa tavola qui con Tigy, tagliata nell'altra





domenica 18 maggio 2014

SIMENON SIMENON. "LE SEPT MINUTES" PER... G.7


Anno 1938. Simenon è gia da qualche anno uno scrittore della prestigiosa casa Gallimard. Ha lasciato nel '34 Fayard, dopo la pubblicazione dei primi diciannove Maigret, del quale per quattro anni non ha scritto più nulla. Ha invece portato a termine e pubblicato una decina di romans-durs e poi iniziato di nuovo a scrivere delle inchieste del commissario a La Rochelle proprio nel '38.
Ma questi due filoni non esauriscono la serrata pubblicazione di titoli da parte del romanziere che, sempre nel 38, vede pubblicata una raccolta di racconti polizieschi scritti nel 1930 a Morsang. Ma in questo caso non si tratta né di romans-durs né di Maigret.
Sono romanzi polizieschi brevi (o se volete tre lunghi racconti) di oltre una settantina di pagine l'uno, che hanno come protagonista l'Agente G.7.
Nella nostra copia, datata 1938 e stampata il 3 marzo, i racconti sono tre: Le Grand Langoustier, La nuit des sept minutes e L'enigme da la Marie Galante. Ricordiamo che nel 1930 Simenon ancora pubblicava esclusivamente sotto pseudomini, e quindi questa avventure dell'agente G.7 sarebbero potute uscire firmate Christian Brulls o Georges Sim. E invece sono rimaste otto anni in un cassetto (di chi?) fin quando Gallimard le pubblicò nella serie La Renaissance de la nouvelle diretta da Paul Morand.
Ma chi era questo G.7? Siamo lontani o no da Maigret, e nel caso, quanto?
Vediamo cosa racconta di lui Simenon "... G.7 fumava la sua piccola pipa diligentemente seduto al posto che gli era stato assegnato... G.7 aveva l'aria di uno scolaretto che finge di non vedere nulla! - da Le Grand Langoustier - ...c'era solo G.7 che conservava la sua aria da giovanotto di buona famiglia...".
Insomma un giovanotto, a modo, gentile, non un consumato funzionario dello stato di mezz'età. Giovane quindi, dalla figura snella e non una sagoma massiccia e pesante. Anche se G.7 fuma la pipa, come il commissario, è un pipa piccola, quasi vezzosa, non un pipa grossa e tozza come quella di Maigret. E poi in questo racconto non si beve, non si mangia...
"...G.7 si contenta di unire la sua silhouette  alla vita di tutti i giorni e di osservare per strada insieme alla gente i cantanti ambulanti. Bisogna abituarsi.  All'inizio si è tentati di prenderlo per un'imbecille - si racconta ne La nuit des sept minutes - ... dietro la porta G.7 e Sonia erano già nelle braccia uno dell'altra...".
Qui Simenon accomuna G.7 e Maigret, il primo sembra un imbecille e del commissario il romanziere aveva sempre detto: Maigret non è intelligente...è intuitivo...". Ma dall'altra parte si parla una scena d'amore del giovane agente, che in Maigret sarenbe impensabile.
"... restai un'ora da solo nel café... arrivai a pensare che G.7 mi avesse voluto allontanare per ricevere una donna... - scrive Simenon in L'enigme da la Marie Galante - ... fu con un tono raffinato, da uomo di mondo, che G.7 ci presentò uno all'altra...".
Insomma tranne piccole caratteristiche G.7 ha un aspetto, un carattere e un modo di indagare che non sono queli del commissario Maigret. Addirittura qualcuno ha detto che questo personaggio poteva forse costituire il "piano B" di Simenon, in caso la serie di Maigret non avesse avuto il successo sperato.
La serie dedicata a G.7 comprende, oltre a quelli citati, la raccolta di racconti Les treizes énigmes (scritto nel '29), L'affaire du canal (stesura del '28/29) e La folle d'Ittevile (terminato nel '31).

sabato 17 maggio 2014

SIMENON SIMENON. E MAIGRET SCOPRE... LE DONNE DI GEORGES



Un'inchiesta fuori dall'ordinario

...Il giudice stava riordinando le carte e le penne sul tavolo. Maigret conosceva quel segnale, precedeva il commiato.
- Bene, la ringrazio per aver accettato e le auguro buon lavoro. Ci vedremo domani mattina per discutere i dettagli.
A quelle parole l'uomo in grigio si era staccato dalla libreria e aveva raggiunto Maigret, che nel frattempo si era alzato. Gli tese la mano e con una voce afona disse: - Commissario, auguri. Abbiamo molta fiducia in lei.
Maigret strinse quella mano affusolata e fredda, porse i suoi saluti e uscì.
Attraversò la stanza degli ispettori senza guardare nessuno e chiuse pesantemente la porta dietro di sé. Lucas, Torrence e Janvier seguirono il passaggio del capo con la coda dell'occhio. Avevano percepito immediatamente che era di umore nero. Nessuno si azzardò a entrare, quindi, per la chiusura del caso Maras.

e Maigret non aveva nemmeno ordinato qualcosa alla brasserie Dauphine. Da quando era rinchiuso nell'ufficio, con quel voluminoso incartamento, non si erano sentiti rumori. Forse il capo stava studiando un nuovo caso? Ma non era nel suo stile. Di solito concertava con gli ispettori i primi passi dell'indagine. Alla fine la porta si aprì bruscamente.
- Lucas, vieni! L'ispettore si precipitò.
- Raccogli le deposizioni, i verbali e i referti che si riferiscono al ritrovamento di Maras. Senti anche l'Istituto di medicina legale, il dottor Moers dovrebbe darci i risultati dell'autopsia. Voglio tutto sul mio tavolo per domani mattina: devo preparare la relazione per il giudice. Oggi pomeriggio non ci sarò. Ci vediamo domani...

Colette racconta... il primo racconto 

...Il cameriere gli indicò il tavolo dove l'attendeva Colette. Dopo i saluti, Maigret sedette e iniziò il suo solito discorsetto
- La ringrazio di aver accettato questo colloquio. Anche perché mi rendo conto che la mia posizione è singolare. Nonostante io sia un semplice funzionario di polizia, mi trovo a svolgere un'indagine che di poliziesco ha ben poco. Come mai? Le posso dire che in ambienti governativi vogliono un quadro completo della vita dello scrittore, compresi, lei forse capirà, gli aspetti meno noti, le situazioni private e sconosciute...
Colette aveva uno sguardo interrogativo:
- E perché tutto questo?
- Mah! Avranno le loro ragioni, a noi semplici funzionari fanno fare solo il lavoro di raccolta...
- Ma lei non è un funzionario qualsiasi, Maigret. Non deve essere certo un lavoro di routine se hanno deciso di affidarlo a lei.
- Comunque io devo solo raccogliere informazioni.
- Ecco perché vorrei che lei mi raccontasse qualcosa di Simenon, come l'ha conosciuto, che tipo era al di fuori dell'ufficialità.
- L'ho conosciuto nel '23, era molto giovane. Un bel ragazzo, si vedeva subito che era determinato a sfondare. Io all'epoca ero a "Le Matin" con l'incarico di direttrice letteraria. Sul giornale c'era una rubrica, "Le Mille e un mattino", molto prestigiosa, in cui si pubblicava un racconto al giorno. E, per molto tempo, Simenon ogni settimana portava i suoi racconti. Puntualmente gli venivano restituiti. Erano un po' troppo di maniera, troppo letterari. Ma lui insisteva. Allora avevamo molti autori che aspiravano a pubblicare, ma non c'era nessuno ostinato e regolare come lui. Tanto che un giorno decisi di parlargli spiegandogli cosa c'era che non andava. E lui, evidentemente, colse il messaggio e migliorò così tanto che iniziai a pubblicarlo.
Intanto arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni. Maigret si fece consigliare da Colette, che chiaramente era una cliente abituale. Iniziarono con un'insalata del Perigord e, per dopo, chiesero del pollo al vino con contorno. Maigret ordinò del Blanc de Sancerre. Nonostante tutto il commissario si sentiva a suo agio e la fame era segno del suo buon umore.
- Fu l'inizio di una lunga serie - continuò Colette, — mi pare che continuò a scriverne con una certa regolarità fino al '30. Forse quasi un centinaio di racconti brevi.
- Un bel numero...
- Scherza? Simenon scriveva per molti altri giornali. Pensi che all'epoca a Parigi c'erano una trentina di quotidiani e quasi tutti riservavano uno spazio giornaliero ai racconti. Senza esagerare, Simenon in quel periodo avrà scritto diverse centinaia di novelle, me lo diceva Gide...


Josephine Baker: il mito del sesso 
e il giovane scrittore 

...Era arrivato a Rue Poissonière davanti al Café Brébant, un vecchio locale. Entrò, ma non trovò nessuno che potesse somigliare alla Baker. Si sedette e ordinò un vieux calvados.
Appena lei entrò la riconobbe subito. Il corpo ancora dritto avvolto in un leggero soprabito color crema, un cappello che le nascondeva i capelli. I tratti del viso erano un po' spenti rispetto a quelli che Maigret ricordava di aver visto, a suo tempo, nelle foto o nei manifesti.
Si alzò, levando la pipa di bocca. A piccoli passi la Baker si avvicinò al tavolino e salutò il commissario con un filo di voce.
- Mi scusi, ma con questa raucedine non riesco a parlare meglio di così. Con tutta l'umidità e il vento di questi giorni mi è andata via la voce. Ma poco male, tanto ormai non debbo più cantare.
- Non si preoccupi, anzi mi scuso io per averla fatta venire fino qui in queste condizioni... se avessi saputo...
- Ma no, sono contenta di uscire. Se la figura una come me, abituata a passare a casa solo per cambiarsi d'abito, oppure per fare la valigia o per dormire qualche ora, trascorrere le proprie giornate in casa, magari a fare la calza?
Maigret ridacchiò.
- Veniamo al motivo di questo incontro. Vede, madame Baker, sto raccogliendo testimonianze su Simenon e siccome so che tra voi c'è stata una certa amicizia, anzi più   di   un   rapporto   amichevole,   volevo   chiederle   di aggiungere un tassello al mosaico che sto costruendo.
- Ma quale tassello desidera? Vuole che le parli della nostra storia? Sa, commissario, c'è poco da dire. Eravamo felici insieme, molto felici. Tra me e Georges esistevano diversi punti in comune. Avevamo entrambi una gran voglia di vivere, di esplorare sia la vita che i rapporti umani fino in fondo, senza pregiudizi né remore. Amavamo tutti e due il sesso, senza tabù o condizionamenti. E poi eravamo due spiriti liberi, molto liberi. Lei pensi che allora, quando scoppiò la mia popolarità qui in Francia, avevo vent'anni appena. Debuttai con la "Revue Nègre". Fu subito un successo. Allora c'era un gran numero di uomini che mi faceva la corte. Gente anche molto importante, potrà immaginare... industriali, politici, attori, e famosi playboy.
Maigret ripensava a quando era scoppiato il fenomeno Baker. C'era stato un periodo in cui sembrava che Parigi fosse letteralmente impazzita per questa mulatta di Saint Louis che aveva debuttato al teatro degli Champs Elysées.
- Tra i tanti - continuò Joséphine - mi fu presentato questo Georges Simenon. Allora anche lui aveva poco più di vent'anni, ma era già lanciato nel suo lavoro di scrittore. Non pubblicava ancora romanzi importanti, scriveva però una grande quantità di racconti sui quotidiani. Georges era un uomo molto determinato e, facendosi largo tra le persone che mi giravano intorno, riuscì a colpirmi. Mi ricordo che molti del mio staff si meravigliavano che dessi la preferenza proprio a quel ragazzo.
Era strano stare lì seduti in un vecchio caffè ad ascoltare una donna piccola, vestita con discrezione, che parlava con un filo di voce. E pensare che era la stessa bomba del sesso che aveva fatto delirare i parigini per il suo sedere e le parigine per la pettinatura à la garconne.
Avevano ordinato un tè per madame Baker, e un secondo calvados per il commissario. I camerieri scivolavano veloci e silenziosi sul pavimento lucido della sala, con i loro grandi vassoi argentati.
Maigret iniziò a spiegare che aveva bisogno di qualche informazione su Simenon e che sperava che lei potesse fornirgli qualche indicazione proprio su quei tempi, che poi corrispondevano ai primi anni trascorsi dallo scrittore a Parigi. Madame Baker sembrava molto contenta di poter essere utile.
- Eravate entrambi dei nuovi arrivati. Simenon si trasferì a Parigi alla fine del '22 e lei era arrivata da poco - disse Maigret.
- Sì, io sbarcai a Parigi dal Missouri nell'ottobre del '25, al seguito dell'orchestra di Claude Hopkins con Sidney Bechet, il famoso clarinettista jazz. Avevamo un gran da fare allora: interviste, fotografie, le prove dello spettacolo, insomma c'era davvero poco tempo per vedersi. Spesso ci si incontrava a notte fonda, in qualche locale ancora aperto. Georges veniva con Tigy, poi c'erano i suoi amici, Paul Colin l'illustratore e altri giornalisti di cui non ricordo il nome...
- Ma con Simenon avete avuto un rapporto... sì, insomma siete stati amanti per qualche tempo. Possibile che Tigy non si accorgesse di nulla? D'altronde lei e Simenon erano sposati da appena un paio d'anni...

Tratto da Maigret e il caso Simenon - Maurizio Testa - Robin edizioni - Libro e ebook
 

venerdì 16 maggio 2014

SIMENON SIMENON. OGGI AL FESTIVAL DI CANNES: LA CHAMBRE BLEUE... IL LETTO DEL CRIMINE...

Oggi alla Salle Buñuel alle 11.00 e alle 17.00 prime proiezioni a Cannes dell'adattamento cinematografico 
del romanzo di Georges Simenon, 
di e con Mathieu Amalric, regista e attore 
(ma anche sceneggiatore insieme alla moglie) 
di questa famosa "La chambre Bleu". 
Qui di seguito una sintetica e rapida 
rassegna stampa di estratti di quello che
quotidiani, settimanali e siti internet hanno pubblicato sul film e sul suo realizzatore. 


Le Monde
La Chambre bleue : Amalric adapte Simenon, chic pipe
E' ungiallo che si collocherebbe volentieri come punto d'incontro tra Alfred Hitchcock e Francois Truffaut. Come il regista del Caso Pardine (1947), Amalric gira le scene d'amore come delle scene d'omicidio, E come Truffaut vincola magnificamente la storia ad una certa forma di realismo francese.
 

Le Figaro
La chambre bleue, le lit du crime
Presente a Cannes, l'adattamento de La Chambre Bleue da parte di Mathieu Amalric, esce oggi sugli schermi francesi. La messa in scena di La Chambre Bleue, innanzitutto molto curata, rende conto della complessità della situazione e della confusione, mettendo in contrasto il suono e l'immagine, ingarbugliando i fatti oggettivi con le deviazioni e i vuoti della memoria, confrontando il disordine interiore di Julien alla sua apparenza ordinata e all'apparato della giustizia. Lo svolgimento è un po' celebrale e quando si semplifica, questo dramma provinciale non risparmia qualche lungaggine. Resta comunque il personaggio dell'amante ossessivo, implacabile e frustrato. Un donna che si rivelerà fatale e che non demorderà.


Le Nouvel Observateur
A Cannes, trois grands films français hors compétition
Con la sua durata "express" (1 h 15"), la tensione di ogni scena e la sua inquietante sensualità, questo film conferma una volta di più che un certo Mathieu Amalric, attore brillante con gli altri, è anche un regista davvero di talento. Che non avrebbe rubato il suo posto nel concorso qui a Cannes...

Le Parisien
Baptême à la Croisette pour Léa Drucker
Aveva già messo pide sulla Croisette, ma mai per un film. Léa Drucker é arrivata ieri per la presentazione, nella selezione Un certain regard per "La Chambre bleue" adattamento di un romanzo di Georges Simenon  di Mathieu Amalric. L'attrice è incinta di sette mesi.


L'Express
"Adapter Simenon, ca m'a excité"
 
Mathieu Amalric:"...Non sono uno specialista di questo autore ma, dopo aver letto altri romanzi di Simenon, trovo davvero che questo abbia qualcosa di particolare. E' uno dei pochi romanzi che non abbia una struttura lineare e cinematograficamente questo mi eccitava davvero molto..."




Liberation 
Les poids plume  
Film concepiti per il risparmio, con dei budget intorno a un milione di euro: "La chambre bleue" di Mathieu Amalric, adattato da Simenon, è costato un milione tondo tondo ed ora debutta a Cannes nella sezione "Un certain regard".


People Looks
Début à Cannes et dans le salles
Quest'anno Mathiue Amalric ritorna a Cannes con "La chambre bleue", una realizzazione molto originale. Stéphanie Cléau, é la compagna dell'attore regista che ha scritto insieme a lui la scenegiatura, ma  anche il ruolo della sua amante in questo adattamento del romanzo di Simenon. 

 
Je n'étais pas du tout un spécialiste de cet auteur. Après coup, en ayant lu d' autres de Simenon, je trouve que celui-là a vraiment quelque chose de particulier, c'est un de ses rares romans qui n'a pas une structure linéaire, et cinématographiquement ça m'excitait énormément.
En savoir plus sur http://www.lexpress.fr/culture/livre/cannes-2014-mathieu-amalric-adapter-simenon-ca-m-excitait_1542825.html#u3ctaIFJgoZSuUDO.99
Je n'étais pas du tout un spécialiste de cet auteur. Après coup, en ayant lu d' autres de Simenon, je trouve que celui-là a vraiment quelque chose de particulier, c'est un de ses rares romans qui n'a pas une structure linéaire, et cinématographiquement ça m'excitait énormément.
En savoir plus sur http://www.lexpress.fr/culture/livre/cannes-2014-mathieu-amalric-adapter-simenon-ca-m-excitait_1542825.html#u3ctaIFJgoZSuUDO.99
TF1News
Les nouveautés cinéma du mercredi
Mathieu Amalric propone una esperienza tanto minimale che sensoriale, a testimonianza della sua ispirazione e del suo talento. Fra le immagini, ricorda che Simenon era un grande stendhaliano per essenzialità e velocità... Il film é corto (un po' più di un ora), ma coinvolgente e appassionante. E' più e meglio di un semplice esercizio di stile


Slate
Mystères de "La chambre bleue" de Mathieu Amalric
Adattando Simenon l'attore-regista parte da una classica inchiesta su un caso d'adulterio e su delle morti sospette per finire in un abisso molto inquietante, quello che separa le parole dai fatti. "L'amore, ah l'amore, lo fanno con trasporto Esther e Julien, nella camera blu di un piccolo albergo, vicino alla piccola piazza della stazione di questa piccola cittadina di provincia"



giovedì 15 maggio 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SI IMBATTE NELLE SUE... INCHIESTE

Era la da più di un quarto d'ora. La pipa accesa, lo sguardo rivolto a quella libreria. Il rumore del ticchettìo della pioggia sulla finestra ricordava quello dei tasti di una macchina da scrivere.
Il commissario non avrebbe saputo dire cosa guardava... Era piuttosto sovrastato dalla quantità di libri, raccoglitori, cartelline, bozze, tutti stipati in quegli scaffali. Ognuno di essi aveva un cartellino, un etichetta, una scritta stampata o vergata a mano che recava un nome, il suo nome "Maigret". Maigret preceduto o seguito da altre parole, Maigret cinquanta... cento volte... Non avrebbe saputo dirlo. E non si era dato nemmeno pena di leggere altro. Lo sentiva, lo avvertiva sin troppo bene. Si trovava in un archivio degli uffici di quello scrittore che conosceva fin troppo bene, quel Simenon che l'aveva preso pari pari e messo come protagonista nelle sue storie poliziesche.
Il commissario sentiva che lì, in quella libreria, c'erano i propri casi, le proprie indagni, i propri morti, i propri condannati, le umide nottate passate appostato in una brasserie, a sbirciare dalla vetrina, ad aspettare il suo uomo e a bere calvaldos.
Lì c'era un pezzo della propria vita... un bel pezzo.
Ma poi c'erano le panzane, come le chiamava, cioè le storie inventate, le indagini che non aveva mai condotto, personaggi e fatti del tutto inesistenti. Già, perché quel Simenon aveva sfruttato ben bene quello che c'era da prendere dalla realtà, ma poi non si era fatto scrupolo d'inventare vicende e situazioni che non erano mai successe... ma lui se lo poteva permettere... non era uno scrittore? Anzi un romanziere, come si faceva chiamare. E anche per quello che riguardava sè stesso o il rapporto con sua moglie... tutto inventato... Tic e manie che non aveva mai avuto, come quella ridicola dell'antiquata stufa a carbone del suo ufficio...Ma come si può pensare?... Avrebbe perlomeno affumicato tutto l'ufficio!...E poi quella storia del bere, che esagerazione!... Ormai non poteva più entrare in un bar o una brasserie che subito il padrone gli chiedeva "Un calvados? Una bella birra fresca?... Un cognac?...".
Maigret era piantato lì davanti alla libreria, immobile, massicio, pesante almeno come tutta quella carta davanti a lui. L'unico segno di vita erano le dense boccate di fumo.
In quegli istanti aveva dimenticato tutto, la chiamata a Quai des Orfévres, la notizia che un archivista di quell'ufficio era stato trovato cadavere, la corsa in macchina con i suoi ispettori, Lucas che dava ordini ai gendarmi del quartiere.
Una volta entrato in quella stanza, e trovatosi a tu per tu con quella libreria, si era estraniato da tutto.
E ora continuava a stare fermo davanti alla libreria come di fronte ad uno specchio. Da una parte lui in carne ed ossa, dall'altra sempre lui ma sulla carta e nei libri. Il vero Maigret faccia a faccia con quello che conoscevano tutti, o meglio, che tutti pensavano di conoscere. Era uno come uno specchio? Sì, ma un specchio deformante che storceva la propria vita i propri casi, le proprie abitudini. In quel momento avvertiva tutto questo come un'indebita intrusione, una vera e propria....
- Commissario! - era Lucas che lo stava chiamando dalla stanza accanto - Commissario Maigret...
- Cosa c'è - rispose senza muovere ciglio - cosa vuoi?...
- Sta salendo il signor Simenon...
- Simenon? E come ha fatto a sapere?...
- Forse alla centrale - disse Lucas affacciandosi alla porta - sa... con tutti gli amici che ha... chissà, forse una telefonata...
Un grugnito usci dalla gola di Maigret.
Alzò gli occhi al cielo, ma vide solo un soffitto con delle macchie di umidità.
Poi a passi lenti e pesanti si avviò verso la porta.
La pipa non si era ancora spenta.

Maurizio Testa

mercoledì 14 maggio 2014

SIMENON SIMENON. L'ADDIO DE "IL GIORNO"

Torniamo con un'altra testimonianza giornalistica della scomparsa di Simenon. E' sempre il 7 settembre 1989 stavolta si tratta del quotidiano milanese "Il Giorno", nato nel '56 e che propose al suo esordio alcuni elementi innovativi in parte mutuati dalla stampa britannica.
La pagina che quel giorno dedica alla scomparsa dello romanziere è però ancora "la terza", quella che per tradizione e per lungo tempo fu dedicata dai giornali quotidiani ai temi culturali. In quell'anno era direto da Italo Pietra, gornalisa sensibile ala cultura come dimostrano le firme collezionae sotto la sua direzione: Arbasino, Cederna, Citati, Pasolini, Eco, Cassola, Soldati...


Il grande titolo "Addio Simenon" è sovrastato da un occhiello che definisce il romanziere come "l'autore delle avventure del commissario Maigret".
E ancora nel sommario si interroga:  "La scomparsa lascia aperto l'enigma sulla sua personalità di scrittore, affabulatore alla maniera di Balzac, attratto dagli abissi di Dostewskji..."
 A metà pagina un altro titolo recita "Prima del pubblico, furono i grandi dela letteratura, come Gide e Sartre, a decretare il successo dei suoi romanzi".
Nell'articolo d'apertura si dice che "... il miglior romanzo Simenon l'ha scritto vivendolo...". Le ricostruzioni proposte non sono tutte precise, come quella secondo la quale fu Simenon a decidere di smettere negli anni '70 la produzione dei Maigret... cosa abbastanza imprecisa, come sappiamo.
Si parla anche del suo metodo "...ecco il metodo di Maigret e lo stile di Simenon:  un clinico dalla natura umana, niente affatto moralista, per solidale pietà...". E poi, buona metà della pagina dedicata a Maigret definito  "L'eroe dei suoi racconti, campione di un mondo criminale che non esiste più".
Tre le foto che illustrano la pagina. In alto a destra, un Simenon anziano, dove una didascalia spiega il perchè del ritardo di tutti i quotidiani nel dare la notizia della morte, in realtà avvenuta il 4 settembre. Per volere di Simenon la notizia venne data alla stampa ad esequie avvenute, quindi il 6 di settembre, appena in tempo per uscire, tutti i giornali italiani e non, il 7 settembre. Le altre due foto riguardano una l'attore Cervi, il Maigret italiano, (quella in basso a sinistra) e l'altra (a fianco) Jean Gabin, altro grande attore simenoniano, qui però non nei panni di Maigret, ma protagonista insieme a Simone Signoret della trasposizione cinematografica de "Le chat".  Completano la pagina, un box in cui si scrive che, ad allora, erano state vendute in Italia 20 milioni di copie delle opere di Simenon, e un articolo di taglio basso, in cui vengono passati in rassegna i vari Maigret, da quelli televisivi a quelli cinematografici, da quelli italiani a quelli francesi, inglesi... E l'articolo si chiude con l'invito ad andare a vedere al cinema un film tratto, non dai Maigret, ma da un roman-dur: L'insolito caso di Mr. Hire (Les fiancailles de Mr.Hire) con queste parole: "...La solitudine che circonda come una lieve nube i personaggi simenoniani è qui una categoria dell'esistenza...".

martedì 13 maggio 2014

SIMENON SIMENON: GLI EBOOK DI MAIGRET... INVADONO LA CLASSIFICA I.B.S.

Una nuova infornata di titoli di Maigret in ebook. Siamo andati a curiosare su qualche sito tra i più importanti per vedere cosa succede. Iniziando, come nostro solito, da Internet Book Shop, abbiamo avuto una prova tangibile dell'invasione dei titoli Adelphi della serie Maigret. Infatti ad oggi nella Top 50 degli venduti da I.B.S. ben undici posti sono occupati dalle inchieste del commissario. Ecco le posizioni:
9° Maigret e il produttore di vino
22° L'amica della singora Maigret
24° Il crocevia delle tre vedove
28° Maigret à Vichy
31° La prima inchiesta di Maigret
32° Maigret e il fantasma
41° Maigret e l'uomo della panchina
44° Maigret e il barbone
46° Maigret e la stangona
49° L'amico d'nfanzia di Maigret
50° Cécile é morta
Nella TOP 10 Ebook Rizzoli (che ricordiamo possiede il marchio Adelphi) troviamo al 1° posto Minacce di Morte e altri racconti, ma non i nuovi ebook, che non compaiono tra i primi 10 visibili sul sito. Ovviamente i titoli ci sono tutti e sono disponibili, ma evidente non ocupano i posti alti della classifica.
Chi non li ha (ancora?) nella propria piattaforma di vendita è invece la Feltrinelli.it che di solito è invece ben fornita dei titoli simenoniani.
Su inMondadori questi titoli sono disponibili, ma non ne appare nemmeno uno nella sua Top 50 Ebook.

lunedì 12 maggio 2014

SIMENON SIMENON. IL "CASO" BRESCELLO/MEUNG-SUR-LOIRE E... IL MAIGRET DI CERVI


Siamo di nuovo a insinuarci nelle pieghe dell'attore Gino Cervi e in quelle del personaggio letterario Maigret per cercare di scoprire certi punti di contatto tra i due, soprattutto quelli meno evidenti ad un primo confronto. E qui entrano in ballo due località geografiche.  
Brescello, che non è il paese natale di Cervi (notoriamente nato a Bologna), ma la cittadina dove si svolge la sagra cinematografica di Don Camillo e l'onorevole Peppone che tanto successo ha avuto in Italia e in Francia. Bene, vogliamo azzardare l'ipotesi che questo comune della pianura padana da una parte abbia impresso l'immagine del Cervi-Peppone presso il grande pubblico sin fino all'interpretazione di Maigret, dall'altra evochi un'altro villaggio, questa volta della campagna francese, Meung-sur-Loire, sulla riva dell'omonimo fiume a pochi chilometri a ovest d'Orléans. Anche questa non c'entra con i natali di Maigret che Simenon pone a St. Fiacre (nella regione dell'Ile de France), ma bensì con la mitica casetta di campagna che i coniugi comprano in prospettiva della pensione del commissario e in cui effettivamente si trasferiscono quando Maigret è ormai un ex.
Certo Brescello è la location attorno cui ruota ogni vicenda di tutti i film della serie Don Camillo-Peppone, mentre Meung-sur-Loire viene solo citata anche se di frequente, perchè i Maigret vi trascorrono i weekend, e perchè Simenon mette spesso Maigret in pensione (il che non succede di rado, visto che le indagini maigrettiane non seguono la cronologia della vita e della carriera del commissario).
Ma insomma, vi chiederete, cosa c'entrano questi due paesi con Cervi e Maigret?
Beh nell'immaginario collettivo il Maigret di Cervi, che arriva dopo il cinematografico onorevole Peppone, più o meno consciamente si porta dietro qualcosa di quel sindaco comunista di campagna. E il fatto non è così peregrino. Se ci pensiamo bene, anche Maigret ha un côté campagnolo, che parte dalla sua infanzia a Saint Fiacre, dove viveva come figlio di un amministratore di fondo agricolo, e torna nella sua vecchiaia che trascorre nel buen retiro di Meung-sur-Loire a curare l'orto e giocare a carte con i campaesani.
Questa dimensione campagnola, che il personaggio letterario e l'attore si portano dietro, finiscono, a nostro avviso, per accomunarli. Certo quando Gino Cervi debutta nel 1964 con gli sceneggiati di Maigret, vanta alle spalle una carriera pretigiosa di teatro e di cinema. Ma come al solito tutti, ma proprio tutti, fino a quel punto lo conoscevano soprattutto per la sua interpretazione di quel Peppone, della bassa padana, a metà degli anni cinquanta. Questa immagine secondo noi finisce un po' per sovrapporsi a quella molto diversa del commissario simenoniano. Ma come accennavamo prima non è un male. Questo imprinting cinematografico dell'attore arrichisce l'interpretazione del commissario, avvicinandolo di più a quello che Simenon aveva voluto creare.
In fondo la preferenza di Maigret per le cose semplici, il mangiare genuino, la poca ricercatezza nel vestire, la sua preferenza per le donne un po' rotondette e morbide (rispetto a quelle silfidi alte e magre della Parigi bene), il suo trovarsi a disagio negli ambienti raffinati... insomma sono tutte caratteristiche che possono provenire da quel non so che di campagnolo che fà parte del suo personaggio.
Inoltre Brescello è sulla riva destra del Po. Meung-sur-Loire è sulla Loira. Il primo é a ventisette chilometri da Reggio Emilia, la seconda a quindici chlometri da Orléans...anche gli abitanti sono più o meno gli stessi, oggi, 5.500 Brescello, 6200 Meung-sur-Loire. Brescello fu fondata dai Galli Cenomani, Meung-sur-Loire era un villaggio gallo-romano...
Può bastare?

domenica 11 maggio 2014

SIMENON SIMENON. CIAO, DA CAMPO... I SIMENONIANI TI RICORDANO

La notizia è arrivata tardi sui media. Gianni Da Campo, scrittore, traduttore, regista lo scorso 6 maggio è venuto a mancare. La sua poliedrica attività culturale tra cinema, insegnamento e letteratura aveva però un punto fermo: Georges Simenon. Infatti se il suo nome non dice molto al grande pubblico, gli adetti ai lavori sanno bene che Da Campo era considerato uno dei massimi esperti italiani del romanziere. Vogliamo qui ricordarlo non solo per il suo instancabile lavoro di ricerca e di analisi dell'opera simenoniana, ma anche per le pubblicazioni dedicate a Simenon. Possiamo intanto citare la sua traduzione della biografia di Georges Simenon - Alla scoperta di un protagonista del Novecento di Stanley G.Eskin, che Da Campo aveva arricchito con il suo corposo apparato di note e di appendici (cento pagine su 450 di biografia). Ma vanno ricordati anche Georges Simenon: mon petit cinéma, scritto con altri autori e Simenon, l'uomo nudo un titolo compilato a sei mani con Goffredo Fofi e Claudio G.Fava (altro simenoniano scomparso di recente).