sabato 17 maggio 2014

SIMENON SIMENON. E MAIGRET SCOPRE... LE DONNE DI GEORGES



Un'inchiesta fuori dall'ordinario

...Il giudice stava riordinando le carte e le penne sul tavolo. Maigret conosceva quel segnale, precedeva il commiato.
- Bene, la ringrazio per aver accettato e le auguro buon lavoro. Ci vedremo domani mattina per discutere i dettagli.
A quelle parole l'uomo in grigio si era staccato dalla libreria e aveva raggiunto Maigret, che nel frattempo si era alzato. Gli tese la mano e con una voce afona disse: - Commissario, auguri. Abbiamo molta fiducia in lei.
Maigret strinse quella mano affusolata e fredda, porse i suoi saluti e uscì.
Attraversò la stanza degli ispettori senza guardare nessuno e chiuse pesantemente la porta dietro di sé. Lucas, Torrence e Janvier seguirono il passaggio del capo con la coda dell'occhio. Avevano percepito immediatamente che era di umore nero. Nessuno si azzardò a entrare, quindi, per la chiusura del caso Maras.

e Maigret non aveva nemmeno ordinato qualcosa alla brasserie Dauphine. Da quando era rinchiuso nell'ufficio, con quel voluminoso incartamento, non si erano sentiti rumori. Forse il capo stava studiando un nuovo caso? Ma non era nel suo stile. Di solito concertava con gli ispettori i primi passi dell'indagine. Alla fine la porta si aprì bruscamente.
- Lucas, vieni! L'ispettore si precipitò.
- Raccogli le deposizioni, i verbali e i referti che si riferiscono al ritrovamento di Maras. Senti anche l'Istituto di medicina legale, il dottor Moers dovrebbe darci i risultati dell'autopsia. Voglio tutto sul mio tavolo per domani mattina: devo preparare la relazione per il giudice. Oggi pomeriggio non ci sarò. Ci vediamo domani...

Colette racconta... il primo racconto 

...Il cameriere gli indicò il tavolo dove l'attendeva Colette. Dopo i saluti, Maigret sedette e iniziò il suo solito discorsetto
- La ringrazio di aver accettato questo colloquio. Anche perché mi rendo conto che la mia posizione è singolare. Nonostante io sia un semplice funzionario di polizia, mi trovo a svolgere un'indagine che di poliziesco ha ben poco. Come mai? Le posso dire che in ambienti governativi vogliono un quadro completo della vita dello scrittore, compresi, lei forse capirà, gli aspetti meno noti, le situazioni private e sconosciute...
Colette aveva uno sguardo interrogativo:
- E perché tutto questo?
- Mah! Avranno le loro ragioni, a noi semplici funzionari fanno fare solo il lavoro di raccolta...
- Ma lei non è un funzionario qualsiasi, Maigret. Non deve essere certo un lavoro di routine se hanno deciso di affidarlo a lei.
- Comunque io devo solo raccogliere informazioni.
- Ecco perché vorrei che lei mi raccontasse qualcosa di Simenon, come l'ha conosciuto, che tipo era al di fuori dell'ufficialità.
- L'ho conosciuto nel '23, era molto giovane. Un bel ragazzo, si vedeva subito che era determinato a sfondare. Io all'epoca ero a "Le Matin" con l'incarico di direttrice letteraria. Sul giornale c'era una rubrica, "Le Mille e un mattino", molto prestigiosa, in cui si pubblicava un racconto al giorno. E, per molto tempo, Simenon ogni settimana portava i suoi racconti. Puntualmente gli venivano restituiti. Erano un po' troppo di maniera, troppo letterari. Ma lui insisteva. Allora avevamo molti autori che aspiravano a pubblicare, ma non c'era nessuno ostinato e regolare come lui. Tanto che un giorno decisi di parlargli spiegandogli cosa c'era che non andava. E lui, evidentemente, colse il messaggio e migliorò così tanto che iniziai a pubblicarlo.
Intanto arrivò il cameriere a prendere le ordinazioni. Maigret si fece consigliare da Colette, che chiaramente era una cliente abituale. Iniziarono con un'insalata del Perigord e, per dopo, chiesero del pollo al vino con contorno. Maigret ordinò del Blanc de Sancerre. Nonostante tutto il commissario si sentiva a suo agio e la fame era segno del suo buon umore.
- Fu l'inizio di una lunga serie - continuò Colette, — mi pare che continuò a scriverne con una certa regolarità fino al '30. Forse quasi un centinaio di racconti brevi.
- Un bel numero...
- Scherza? Simenon scriveva per molti altri giornali. Pensi che all'epoca a Parigi c'erano una trentina di quotidiani e quasi tutti riservavano uno spazio giornaliero ai racconti. Senza esagerare, Simenon in quel periodo avrà scritto diverse centinaia di novelle, me lo diceva Gide...


Josephine Baker: il mito del sesso 
e il giovane scrittore 

...Era arrivato a Rue Poissonière davanti al Café Brébant, un vecchio locale. Entrò, ma non trovò nessuno che potesse somigliare alla Baker. Si sedette e ordinò un vieux calvados.
Appena lei entrò la riconobbe subito. Il corpo ancora dritto avvolto in un leggero soprabito color crema, un cappello che le nascondeva i capelli. I tratti del viso erano un po' spenti rispetto a quelli che Maigret ricordava di aver visto, a suo tempo, nelle foto o nei manifesti.
Si alzò, levando la pipa di bocca. A piccoli passi la Baker si avvicinò al tavolino e salutò il commissario con un filo di voce.
- Mi scusi, ma con questa raucedine non riesco a parlare meglio di così. Con tutta l'umidità e il vento di questi giorni mi è andata via la voce. Ma poco male, tanto ormai non debbo più cantare.
- Non si preoccupi, anzi mi scuso io per averla fatta venire fino qui in queste condizioni... se avessi saputo...
- Ma no, sono contenta di uscire. Se la figura una come me, abituata a passare a casa solo per cambiarsi d'abito, oppure per fare la valigia o per dormire qualche ora, trascorrere le proprie giornate in casa, magari a fare la calza?
Maigret ridacchiò.
- Veniamo al motivo di questo incontro. Vede, madame Baker, sto raccogliendo testimonianze su Simenon e siccome so che tra voi c'è stata una certa amicizia, anzi più   di   un   rapporto   amichevole,   volevo   chiederle   di aggiungere un tassello al mosaico che sto costruendo.
- Ma quale tassello desidera? Vuole che le parli della nostra storia? Sa, commissario, c'è poco da dire. Eravamo felici insieme, molto felici. Tra me e Georges esistevano diversi punti in comune. Avevamo entrambi una gran voglia di vivere, di esplorare sia la vita che i rapporti umani fino in fondo, senza pregiudizi né remore. Amavamo tutti e due il sesso, senza tabù o condizionamenti. E poi eravamo due spiriti liberi, molto liberi. Lei pensi che allora, quando scoppiò la mia popolarità qui in Francia, avevo vent'anni appena. Debuttai con la "Revue Nègre". Fu subito un successo. Allora c'era un gran numero di uomini che mi faceva la corte. Gente anche molto importante, potrà immaginare... industriali, politici, attori, e famosi playboy.
Maigret ripensava a quando era scoppiato il fenomeno Baker. C'era stato un periodo in cui sembrava che Parigi fosse letteralmente impazzita per questa mulatta di Saint Louis che aveva debuttato al teatro degli Champs Elysées.
- Tra i tanti - continuò Joséphine - mi fu presentato questo Georges Simenon. Allora anche lui aveva poco più di vent'anni, ma era già lanciato nel suo lavoro di scrittore. Non pubblicava ancora romanzi importanti, scriveva però una grande quantità di racconti sui quotidiani. Georges era un uomo molto determinato e, facendosi largo tra le persone che mi giravano intorno, riuscì a colpirmi. Mi ricordo che molti del mio staff si meravigliavano che dessi la preferenza proprio a quel ragazzo.
Era strano stare lì seduti in un vecchio caffè ad ascoltare una donna piccola, vestita con discrezione, che parlava con un filo di voce. E pensare che era la stessa bomba del sesso che aveva fatto delirare i parigini per il suo sedere e le parigine per la pettinatura à la garconne.
Avevano ordinato un tè per madame Baker, e un secondo calvados per il commissario. I camerieri scivolavano veloci e silenziosi sul pavimento lucido della sala, con i loro grandi vassoi argentati.
Maigret iniziò a spiegare che aveva bisogno di qualche informazione su Simenon e che sperava che lei potesse fornirgli qualche indicazione proprio su quei tempi, che poi corrispondevano ai primi anni trascorsi dallo scrittore a Parigi. Madame Baker sembrava molto contenta di poter essere utile.
- Eravate entrambi dei nuovi arrivati. Simenon si trasferì a Parigi alla fine del '22 e lei era arrivata da poco - disse Maigret.
- Sì, io sbarcai a Parigi dal Missouri nell'ottobre del '25, al seguito dell'orchestra di Claude Hopkins con Sidney Bechet, il famoso clarinettista jazz. Avevamo un gran da fare allora: interviste, fotografie, le prove dello spettacolo, insomma c'era davvero poco tempo per vedersi. Spesso ci si incontrava a notte fonda, in qualche locale ancora aperto. Georges veniva con Tigy, poi c'erano i suoi amici, Paul Colin l'illustratore e altri giornalisti di cui non ricordo il nome...
- Ma con Simenon avete avuto un rapporto... sì, insomma siete stati amanti per qualche tempo. Possibile che Tigy non si accorgesse di nulla? D'altronde lei e Simenon erano sposati da appena un paio d'anni...

Tratto da Maigret e il caso Simenon - Maurizio Testa - Robin edizioni - Libro e ebook
 

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