sabato 15 novembre 2014

SIMENON SIMENON. IL MIO MAIGRET PERSONALE E'....


A volte il mio Maigret personale ha la morbidezza e il sorriso bonario di Jean Richard e si muove in una Parigi in bianconero degi anni '70 , o tra i colori della televisione degli anni '80...

A volte il mio Maigret personale ha lo sguardo di Bruno Crémer e si mostra sottile, serio o allegro, tutto sfumature in una scenografia costruita, ma ugualmente credibile...
Certe volte il mio Maigret personale diventa italiano e Gino Cervi gli dona il suo entusiasmo, le sue collere, e suoi scatti di voci, affiancato da una singora Maigret i cui talenti culinari non le impediscono le raffinatezze dell'analisi...
Invece ci sono delle volte che il mio Maigret personale si cala nella flemma tutta britannica di Rupert Davies e si mette a parlare inglese come se fosse nato sui bordi del Tamigi...
Alcune volte  il mio Maigret personale si mette a somigliare al suo autore, la pipa tra i denti, il cappello moscio ben piantato in testa, passeggiando con la sua andatura liegiese nei cafè di Parigi...
Ci sono delle volte in cui il mio Maigret personale diventa viaggiatore e ecco che mi porta sulla Costa Azzurra; lungo la Promenade des Anglais con le sue immagini di mare, i riflessi, mentre Sidney Bechet crea un'atmosfera jazzy con Dans les rues d'Antibes
Certe volte il mio Maigret personale preferisce il Nord, ed eccomi nella nebbia di un canale, un chiatta passa e Brel ci canta Le plat pays
Addirittura ci sono delle volte che il mio Maigret personale diventa un seduttore: ha la voce di Paolo Conte, il sorriso di Lino Ventura,  la camminata di John Wayne e viene voglia di preparargli uno spezzatino per essere sicuri di conservarlo...
A volte il mio Maigret personale diventa papà: è domenica a Meung-sur-Loire seduto sul giardino, con i fiori che sentono l'estate, il fumo della pipa che si sparge con le sue volute e Maigret è il nonno che avrei potuto avere 
Ci sono delle volte che il mio Maigret personale diventa un pungolo: su! e se faccio degli studi di "Maigret e questo" o "Maigret e quello" e mi immergo nella mia colezione di romanzi...
A volte il mio Maigret personale diventa delle sensazioni e con lui si annusano gli odori dei croissant caldi, si addenta un sandwich croccante,  mentre Parigi è invasa dai colori e si sente un rimorchiatore sibilare sotto l'arco del ponte... 
Alcune volte il mio Maigret personale è un poliziotto e con lui conduco un'inchiesta, divento uno dei suoi collaboratori, e gioco alla detective: "Capo, credo di averlo trovato!"...
Ci sono delle volte che il mio Maigret personale ridiventa un eroe di carta, ma così umano, così vicino a noi che ancora una volta prendo un romanzo a caso; questa volta, stavolta sarà, perché no, Signé Picpus, ed eccolo là, ha messo le sue bretelle, pesca in riva a Morsang, ha ritrovato Le Cloaguen grazie alla sua formidabile intuizione e arriva, una volta di più, a scoprire la verità...
A volte il mio Maigret personale è un compagnone, e grazie a lui io divido una passione con tutti voi, amici maigrettofili...

Murielle Wenger

venerdì 14 novembre 2014

SIMENON SIMENON. MAIGRET SALUTISTICAMENTE SCORRETTO. ESEMPIO DA NON SEGUIRE MOLTO SEGUITO

Maigret un gran bevitore, un forte mangiatore (con delle predilezione culinarie assai lontane dalle più elementari raccomandazioni dietetiche e salutiste), non pratica nessuno sport, a parte giocare di tanto in tanto una partita a bocce quando si trova giù al Sud, oppure una partita a biliardo (ah, certo.... di quando in quando percorre a piedi il tragitto da casa fino al suo ufficio... però solo se ha tempo...), oppure si dedica alla pesca sulle rive della Loira. E per di più fuma senza sosta le sue pipe! Un personaggio del tutto "politicamente" scorretto... eppure è questo, è proprio questo che fa parte del suo charme...

Murielle Wenger


SIMENON SIMENON. COME FUMARE LA PIPA FACCIA LA DIFFERENZA IN UN ROMANZIERE E IN UN COMMISSARIO


Anche se ieri abbiamo postato delle istantanee in cui si vede un assolutamente insolito Simenon fumare il sigaro (e non erano fotomontaggi....  ma frames di un filmato reale) oggi pero continuiamo a parlare di fumo però quello della di pipa... E lo facciamo con un intervento del nostro collaboratore Paolo Secondini che ci propone la sua visione del rapporto tra Simenon e il rito di fumare la pipa, ma anche di come interpreta questo come qualcosa di più di una passione che coinvolge anche il suo celebre commissario.


C’è da supporre che la pipa, per Georges Simenon, fosse qualcosa di più importante di un semplice arnese per fumare, qualcosa che, probabilmente, non era soltanto mania o passione – come d’istinto pensiamo vedendo lo scrittore, in vari filmati e immagini fotografiche, con la pipa fra i denti – ma quasi un modo di apparire, di sentirsi, di vivere, un modo senza il quale rischia di non essere se stesso, di smarrire gli aspetti più veri, caratteristici, della propria personalità.
Tutto ciò il romanziere lo trasmette ai suoi personaggi o, meglio, al suo personaggio per eccellenza: Maigret, che pure, come il suo creatore letterario, è impossibile immaginare senza la pipa in bocca, spenta o accesa che sia.
Nel racconto La pipa di Maigret, a tratti il lettore ha dinanzi un commissario piuttosto nervoso, irrequieto, che difficilmente riesce a darsi pace, poiché tormentato dal pensiero di avere perduto – poi scopre invece che gli è stata rubata – la sua pipa preferita, quella sicuramente più “buona” delle altre, e alla quale si sente parecchio legato. Sì, perché Maigret, come lo stesso Simenon, stabilisce con le pipe un rapporto quasi affettivo, sentimentale, più profondo di quanto possa apparire.
Tutto questo, soprattutto agli occhi di un non fumatore, può sembrare bizzarro, grottesco, se non propriamente morboso. Ma bisognerebbe provare a tenerla tra i denti, la pipa, a sentirsi impregnati dell’odore di una buona miscela di tabacco, la testa piacevolmente avvolta da evanescenti, sottili spirali di fumo, per sapere ciò che realmente si prova e, ancor più, che cosa la pipa trasmette a chi sa sentirla parte integrante di se stesso.

Paolo Secondini

giovedì 13 novembre 2014

SIMENON SIMENON. VOILA GEORGES CHE FUMA... LE CIGARE!


Tra il nuovo La pipa di Maigret, le riflessioni di un fumatore di pipa, e altri riferimenti al fumo, in questi ultimi post, con buona pace dei non fumatori e della campagna contro il fumo, abbiamo dato un bel po' di spazio all'argomento... e non abbiamo ancora finito.
Infatti oggi vi proponiamo alcuni fotogrammi di un filmato che ci ha segnalato la nostra Murielle Wenger, che dimostrano inequivocabilmente che Simenon fumava anche il sigaro. E non solo, come abbiamo raccontato in un post precedente, la sera davanti al telegiornale giusto per far contento Johnny, il suo piccolo secondogenito, cui piaceva tanto l'aroma del sigaro. Quelle riprese qui, sono immagini di Simenon in un certo Cafè de Commerce, al tavolo con un militare (o un poliziotto?), davanti a un bicchiere... Una chiacchierata di piacere o finalizzata a catturare materiale per il suo prossimo romanzo? Fatto sta che se lo accende, ne fa due o tre boccate ispirate e poi continua a fumarlo con gusto.
Insomma fumatori di sigaro, non guardate con troppo sussiego questo romanziere incallito fumatore di pipa, perché, come dimostra questa sequenza, Simenon si concedeva di tanto in tanto qualche "evasione"...
Ma tutto questo parlare di fumo ci ha fatto venire in mente una domanda. Ma i non fumatori, quelli cui (anche giustamente) dà fastidio persino all'aperto un fumatore di pipa (e non parliamo di quelli di sigaro) lontano qualche metro...
ecco, tra questi ci saranno estimatori di Maigret?
Certo anche quei superpoliziotti che ammazzano tre cattivi al secondo in certi polizieschi d'azione (film o libri fa lo stesso) e che piacciono a qualcuno... quel qualcuno che però uscito dal cinema, o chiuso il libro non si mette ad ammazzare "cattivi" ogni tre minuti...
E domani in un modo o in un altro continueremo a parlare di pipe e di fumate... i non fumatori sono avvertiti!      

mercoledì 12 novembre 2014

SIMENON SIMENON. ARRIVANO I MAIGRET 6 E 7

Sono stati a lungo attesi, magari non come La pipa di Maigret, ma anche queste due raccolte di romanzi del commissario erano attesi, con voci che sarebbero usciti ad ottobre, poi ai primi di novembre e adesso ci siamo, ma quasi a metà novembre.
Occasione giusta per chi avesse  voglia di farsi una collezione ex-novo a prezzi convenienti.  Il volume 7 ad esempio raccoglie 5 romanzi ad un prezzo di copertina di poco più di 14 euro (con lo sconto del 15%).
Ma vediamo un po' quali sono i romanzi proposti:

Maigret 6
•  La furia di Maigret
• Maigret a New York
• Le vacanze di Maigret 
• Il morto di Maigret
• La prima inchiesta di Maigret





Maigret 7
• Il mio amico Maigret
• Maigret va dal coroner
• Maigret e la vecchia signora
• L’amica della signora Maigret
• Le memorie di Maigret

martedì 11 novembre 2014

SIMENON SIMENON. RIFLESSIONI DI UN FUMATORE DI PIPA SIMENONIANO E MAIGRETTIANO

Il famoso scrittore, lo sconosciuto e il grande attore... tutti insieme ma con uno del tutto fuori contesto: i miracoli della pipa!

Non voglio dire che chi non fuma la pipa non possa apprezzare il commissario Maigret. Sarebbe come dire che chi non beve calvados o non mangia i sandwich della brasserie Dauphine non riesca a gustare appieno delle indagini del personaggio di Simenon. Però, certo che... anche perchè Simenon, pure lui un fumatore accanito di pipa, ci presenta la figura di un fumatore di pipa estremamente realistico, sia per quello che gli fà dire, che per quello che gli fà fare, ma diremmo anche per quello che sottintende tra le righe.
Il "non detto" di un autore fumatore di pipa che descrive un personaggio fumatore di pipa è infatti costituito di cose sottaciute, esperienze che non c'è bisogno di rivelare, sensazioni che implicitamente legano lui e il suo personaggio, voglie e stati d'animo che solo chi fuma la pipa può capire...
Per esempio chi non fuma la pipa difficilmente sa che l'aroma che percepisce chi si trova vicino ad un fumatore di pipa è ben diverso da quello che si gusta fumando lo stesso tabacco. E l'odore di quel tabacco nella sua bustina è ancora tutt'altra cosa.
E questo, direte voi, cosa c'entra nella scrittura di Simenon? E' una di quelle sottili differenze... tre gradi di esperienza olfattiva che si riferiscono a momenti e situazioni diverse, che un non fumatore ignora.
Quante volte Simenon fà dire al commissario (oppure lo dice lui stesso) che la tal pipa quel giorno non era affatto buona... o che non c'era modo di fumarla come si deve...  o che si spegneva continuamente... Questo certo dipende dalla pipa, se è stata pulita a dovere, se si è inumidita troppo... ma c'entra anche il tabacco, anche lui troppo umido (e allora non si accende mai bene), o troppo secco (e allora brucia il palato e la gola)... Tutto ciò fà parte delle abitudini di un fumatore di pipa di... lungo corso, proprio come Simenon e Maigret.
Accendere la pipa non è mai un gesto automatico e meccanico come per una sigaretta (a volte non ci si accorge che ce n'è una ancora accesa sul posacenere). Caricare una pipa, vuol dire averne prima scelto una e in questa scelta pesano diverse considerazioni, proprio quelle che fanno parte del non raccontato.
Sappiamo, ad esempio, che la predilezione di Maigret va alle pipe grosse e massicce, anche perché si addicono alla perfezione alle sue manone. Ma una pipa può essere grossa e non avere un fornello molto capiente. E se, per esempio, il commissario si appresta a condurre un interrogatorio che ritiene possa durare a lungo, magari sceglierà una pipa con un fornello particolarmente capace e presserà il tabacco più del solito, non solo in modo di averne di più da fumare, ma perchè quando il tabacco è ben pressato brucia più lentamente (però non bisogna tirare troppo per non bruciarsi la lingua). Questo Simenon non lo dice mai, come altre cose, ma da come Maigret accende la pipa, dagli sbuffi che fà, da quante volte gli capita che si spenga e la deve riaccendere, un fumatore di pipa capisce molte cose.
Quello che invece Simenon racconta è il modo sbrigativo con cui spesso il commissario vuota una pipa: battendo il fornello sul tacco della scarpa. Simenon che era un fumatore meno ruvido e un più raffinato del suo personaggio, non l'avrebbe mai fatto. E quando lo racconta, chi fuma percepisce una sorta di disapprovazione taciuta, ma anche di rassegnazione... il suo personaggio è fatto così e questo modo molto poco elegante di vuotare la pipa è perfettamente in linea con lo stile Maigret.
D'altronde Simenon non avrebbe mai fumato quel tabacco "gris", di cui il commissario fà un grande uso, un trinciato grosso, per niente aromatizzato, poco lavorato e molto grossier... Lui fumava pipe Dunhill o Peterson, allora le migliori pipe al mondo, e raffinate miscele di tabacchi inglesi (la Dunhill creò e gli offrì per anni una miscela chiamata "Maigret Cut's"). Ma anche lui ne aveva moltissime, centinaia, anche se poi (come succede a quasi tutti i fumatori di pipa) quelle che fumava erano sempre le stesse... e quando scriveva le teneva lì sulla sua scrivania, pronte da fumare, già cariche di tabacco... pipa e tabacco che non mancavano mai ed evidentemente erano sinergiche al suo d'ètat de roman in cui scriveva i suoi libri.
Maigret fuma la pipa anche a casa, dopo cena, qualche volta a letto prima di addormentarsi e raramente, anche la mattina appena sveglio, riaccendendo la pipa iniziata a fumare la sera prima, che lo ha aspettato tutta la notte lì sul comodino... Il  commissario fuma persino quando sta male, cercando, invano, di non farsi scoprire da M.me Maigret, che spesso fà finta di mangiare la foglia...
Abbiamo detto degli interrogatori, ma la pipa è compagna di Maigret anche quando fà le nottate tra appostamenti, pedinamenti, attese nel suo ufficio di Quai des Orfévres o in qualche bistrot, o in qualche piccolo albergo di periferia... La pipa come una calda presenza che riscalda le mani, ma quello non è un calore solo fisico, si tratta anche di una compagnia che gli dà forza nei momenti difficili e contribuisce a farlo sentire meno solo, quando si trova lontano, in posti sconosciuti, in mezzo a gente estranea. E mentre gira e rigira intorno ad un caso che non riesce a capire, vuotare la pipa, accenderla, pressare il tabacco (e va bene, non è carino, ma Maigret evidentemente lo fa con il dito invece di usare l'apposito "curapipe"... dal momento che non ci pare che Simenon lo citi mai), dicevamo tutte le attività pre-fumata, sono un complesso di azioni che sono essenziali per chi è solo o per chi ha in testa qualcosa che gli sfugge. Concentrandosi su quelle azioni si mettono in moto una serie di meccanismi che da una parte richiedono concentrazione, ma dall'altra risultano dei funzionali catalizzatori per le idee giuste su cui instradare i ragionamenti per risolvere un caso o afferare l'ispirazione. E questo Simenon non lo racconta mai.  
Personalmente fumo la pipa grosso modo da quarant'anni e, nonostante abbia letto e riletto i Maigret (e non solo), ogni volta che mi immergo nelle vicende del commissario il primo istinto è quello di andare nello studio e prendere una pipa da fumare (ma, ad esempio, non mi è mai successo leggendo Sherlock Holmes), come se questo mi avvicinasse di più alle vicende di Maigret, come se mi ponesse in qualche modo dalla parte di chi, scrivendo quella storia, stava sicuramente fumando una pipa.
Magari volete sapere se adesso mentre scrivo sto fumando? Ebbene sì... fumare la pipa a me aiuta a pensare mentre scrivo, ma anche a riflettere mentre leggo e a farmi venire delle idee mentre, magari seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania, mi arrovello per trovare un'idea per il post del giorno da pubblicare su Simenon-Simenon.(m.t.)

lunedì 10 novembre 2014

SIMENON SIMENON: GEORGES FIGLIO, MARITO E PADRE... LE SUE DONNE SULL'ORLO DI UNA CRISI....


Si è tanto parlato del disinvolto rapporto di Simenon con le donne. Ma, se ci pensiamo bene, le sue relazioni più strette con il sesso femminile sono state pressochè fallimentari, se non addirittura tragiche. Questo non significa che la colpa va addossata tutta a Simenon, ma certo il fatto che lui abbia avuto problemi per tutta la vita con la madre Henriette, che abbia sfilacciato il suo rapporto con Tigy ben prima di conoscere la seconda moglie, che l'unione con Denyse sia finita con la dipartita di lei per una serie di cliniche psichiatriche e che la sua unica e amatissima figlia avesse problemi psicologici tali da finire suicida a venticinque anni... beh non possono essere tutte coincidenze.
E noi non crediamo alle coincidenze, come ripete spesso il detective che indaga in un racconto poliziesco.
Già invece Simenon credeva al destino, al caso, e quindi anche alle coincidenze.
Ma andiamo per ordine.
Sul rapporto con la madre, pesa molto il carattere di lei, donna dura e sempre attenta al giudizio degli altri. Non poteva piacere al piccolo Georges che infatti  amava il padre malato alla follia (i bambini hanno sempre bisogno di amare qualcuno). E inoltre la madre aveva una smaccata preferenza per il figlio minore, Christian, e non mancava occasione per dimostrarlo. Quando oramai vecchia e malata, giaceva in un letto di un ospedale di Liegi, Georges corse al suo capezzale e lei con voce fioca gli chiese "Georges, che sei venuto a fare?".
Andiamo in ordine cronologico e prendiamo in esame il matrimonio con Regine Rènchon, detta Tigy. Lei aveva messo sin dall'inizio dei paletti ben chiari, nessun figlio e poco sesso, o perlomeno non quanto ne avrebbe desiderato l'esuberante futuro romanziere. Le cose andarano più o meno lisce finchè Tigy non scoprì che il marito andava quotidianamente a letto con la loro storica femme de chambre, Boule. Simenon non si giustificò, ma bensì rivelò alla moglie che lui aveva un bisogno fisico di due, tre rapporti sessuali al giorno e che, al caso, li aveva con delle prostitute. Fu la fine, almeno  per come la racconta lei. In realtà, e anche secondo Boule, lei aveva scoperto già tutto, ma alla vigilia della partenza per l'America, questa scenata fu un modo per togliersi dai piedi quella femme de chambre. Già, perchè, dopo questa drammatica scoperta, Tigy accettò di rimanere insieme a Georges solo per il bene del figlio Marc, ma ognuno avrebbe liberamente fatto vita a sè, da un punto di vista sentimentale che, ovviamente, sessuale. Questa convivenza andò avanti anche in America, anche quando Denyse andò a vivere con loro, inizialmente come segretaria/interprete, poi come amante, quindi  come compagna ufficiale. Prima la nascita di John e poi il susseguente divorzio da Tigy fece di Denyse M.me Simenon nel 1950.
Anche con Denyse le cose non andarono bene. La propensione all'alcol, un permanente complesso d'inferiorità, la necessità di sentirsi sempre un gradino sopra gli altri, generarono alla lunga un precario equilibrio psicologico che fu un elemento di grosso scompenso nella relazione tra i due. Simenon sulle prime assunse un atteggiamento di protezione... nel senso che cercò di proteggere Danyse dai suoi fantasmi, così almeno afferma lui in più occasioni. Ma quando la situazione diventa tesa, contrastata, insostenibile e dannosa anche per i figli, i medici consigliano l'allontamnto della donna dalla famiglia. Sarà la fine della storia tra i due coniugi, anche se in questo caso Simeno non volle mai un divorzio (si dice per motivi squisitamente economici) .
Ultima situazione problematica cui accenniamo è il rapporto con la figlia Marie-Jo che aveva un'ammirazione tutta particolare per il padre, che andava ben aldilà del normale affetto di una ragazza per il genitore. Da piccolissima ebbe una sorta di crisi quando un giorno Georges, uscendo di fretta, aveva dimenticato di salutarla. Chiamato un medico, non si riusciva a calmarla. Solo il ritorno del padre la tranquillizzò. E ancora. Gia bambina, quando il padre volendole regalarle un anellino la portò da un orefice affinchè scegliesse quello che le piaceva. Lei puntò decisa su una fede nunziale e volle che fosse il padre a mettergliela al dito.
Da grande si trasferì a vivere da sola Parigi (il padre era a Losanna) e lì ebbe diversi rapporti con uomini più grandi di lei, magari non proprio dell'età del padre, ma certo persone mature. Si ipotizzava che ricercasse in quei legami sentimentali di ricostruire il rapporto con il padre. Anche lei soffriva di un equilibrio psicologico instabile ma, non avendo la forza della madre, finì suicida a venticinque anni, dopo un paio di tentativi in cui erano riusciti a sventare il tragico gesto.
Vivere con Simenon non deve essere stato semplice per nessuno, anche se non era il mostro che ad esempio Denyse descrisse nel suo libro-vendetta Un oiseau pour le chat. Noi siamo dell'opinione che, pur affermando più volte che voleva essere "uno come gli altri", Simenon fosse, anche suo malgrado, una presenza ingombrante per chi gli stava intorno e i quali finivano per "soffrire" la sua presenza anche se non era nell'animo e nei comportamenti di Simenon, la prevaricazione e il culto di sè, anche inconsapevole. Le difficoltà di convivere con lui si sommavano evidentemente con i problemi e le patologie di chi gli viveva accanto. Un miscela se non esplosiva, sicuramente infiammabile, che deve aver acceso diversi contrasti e bruciato molti rapporti.       

domenica 9 novembre 2014

SIMENON SIMENON. GEORGES E LA PIPA DI MAIGRET CHE... SI ALLUNGA IN CLASSIFICA

Anche questa domenica diamo un rapido sguardo alle posizione che il nuovo La pipa di Maigret, occupa nelle classifiche dei libri più venduti. Iniziamo come di consueto con quella della Nielsen Bookscan, pubblicata dall'inserto TuttoLibri de La Stampa di sabato. La raccolta di racconti del commissario tiene la prima posizione della sezione "Tascabili", conquistata la settimana scorsa al suo esordio. La GFK che ha elaborato la graduatoria del supplemento La Lettura del Corriere della Sera di domenica colloca il titolo simenoniano nella 13a posizione nella sezione Narrativa Straniera (conquistando un paio di posizione dalla settimana scorsa). L'Eurisko, che cura le classifiche dei libri per RCult de La Repubblica, questa volta ci fà assistere ad un bel balzo de La pipa di Maigret dal 7° al 1° posto dei Tascabili.
Per quanto riguarda la vendita on-line lo troviamo al 13° posto della Top 100 di Internet Book Shop, mentre si affaccia alla graduatoria dei cento più venduti di inMondadori, facendo capolino al 95°posto. Ancora una discreta posizione: quella nella classifica di Libreria Universitaria, dove occupa la 12a posizione. Assente da quelle di Feltrinelli, Rizzoli, Hoepli.
Passando alla versione digitale, l'ebook de La pipa di Maigret atterra al 34° posto della gradutoria Top 100 di Internet Book Shop.

sabato 8 novembre 2014

SIMENON SIMENON. OMAGGIO ALL'UOMO E AL ROMANZIERE DA... PALERMO

Oggi vi presentiamo un video  che riproduce una puntata di "Kult & Cult", rubrica televisiva ideata da Umberto Cantone e Francesco Panasci, condotta dallo stesso Cantone. Si tratta di un contenitore di cultura e spettacolo che propone materiali rari ed introvabili su personaggi e protagonisti della letteratura, delle arti visive e del cinema di ogni epoca, fino ai giorni nostri, con l'ausilio di proiezioni di film originali ed inediti. Quello che vedete qui è un Omaggio a Georges Simenon, realizzato con il materiale della collezione Cantone. Un modo di ricordare il romanziere attraverso vecchi libri, spezzoni di video e brani d'interviste. Una panoramica realizzata da un grande appassionato, ma anche con la partecipazione di una sua traduttrice (Marina di Leo) e di alcuni reading... Una finestra sul suo mondo, un'altro tributo che vi proponiamo oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa. Quasi un'ora di video che vale davvero la pena essere visto. Un'occasione per chi se lo fosse perso. Chapeau a Cantone per questa produzione e buona visione. 



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venerdì 7 novembre 2014

SIMENON SIMENON. WOLFE E MAIGRET, BUONGUSTAI SEPARATI DALL'OCEANO

Oggi il nostro collaboratore Paolo Secodini ci propone un confronto tra il  commissario simenoniano e un'altro personaggio letterario che ha fatto anche lui la storia della narrativa poliziesca, Nero Wolfe. Americano, ha iniziato le sue avventure quasi negli stessi anni in cui debuttava Maigret ('34 per l'investigatore e '31 per il commissario) e presenta, come ci descrive Paolo, alcune analogie, ma anche molte differenze con il personaggio simenoniano. Tra e analogie vogliamo sottolineare anche la prolificità: il numero dei titoli wolfiani pubblicati dal suo autore, Rex Stout, 33 romanzi e una quarantina di romanzi brevi, è abbastanza vicino ai 72 romanzi più una trentina di racconti maigrettiani. Buona lettura.

Il Nero Wolfe e il commissario Maigret star negli anni '60 della Rai: Tino Buazzelli e Gino Cervi

Buongustaio e amante della birra, come il commissario Jules Maigret, è l’investigatore statunitense, di origine montenegrina, Nero Wolfe, creato dalla penna di Rex Stout. 
Tutti e due sono massicci, enormi: più corpulento Wolfe di Maigret, che dà maggiormente l’idea di robustezza e di vigore. Sembra quasi un “carro armato”, il commissario parigino, il quale in verità è molto tranquillo, bonario, ma all’occorrenza sa avvalersi della sua forza, non disdegnando lo scontro fisico con i malviventi. Per Wolfe, invece, ad agire, quando occorre lottare o tirar pugni, è il suo fidato segretario e tuttofare Archie Goodwin. 
Wolfe è perennemente seduto nella robusta e capiente poltrona del suo studio, quando non è nella serra a coltivare o curare le sue orchidee: è piuttosto indolente e abitudinario. Per contro, il commissario Maigret è attivo e dinamico, sempre presente sulla scena del delitto, continuamente alla ricerca doi indizi, di informazioni, di contatti umani, e non soltanto quelli che avvengono nel suo ufficio al Quai des Orfèvres. 
I soli contatti che Wolfe ha con il prossimo – clienti o presumibilmente tali – non possono che avvenire nel suo studio, perché raramente esce di casa, quasi mai si avventura nelle strade della città, a suo dire, piene di insidie e di pericoli. 
Il luogo nel quale egli riesce a rilassarsi del tutto, dove non ama parlare di lavoro, ma gustare le prelibate pietanze che il cuoco Fritz Brenner gli cucina, è la sala da pranzo della sua casa di arenaria nella 35^ Strada Ovest di New York. 
Maigret, invece, anche seduto a tavola – con di fronte o a lato sua moglie –, nel piccolo appartamento di Boulevard Richard Renoir, spesso si confida con la signora Maigret, esternandole dubbi, perplessità, incertezze, riguardo al caso di cui al momento si sta occupando. Per Maigret, in sostanza, anche la sala da pranzo diviene – mentre sorseggia un buon bicchiere di beaujolais o mangia il pollo al vino – un importante, efficiente pensatoio, come per Wolfe è unicamente il suo studio.

Paolo Secondini