venerdì 14 novembre 2014

SIMENON SIMENON. COME FUMARE LA PIPA FACCIA LA DIFFERENZA IN UN ROMANZIERE E IN UN COMMISSARIO


Anche se ieri abbiamo postato delle istantanee in cui si vede un assolutamente insolito Simenon fumare il sigaro (e non erano fotomontaggi....  ma frames di un filmato reale) oggi pero continuiamo a parlare di fumo però quello della di pipa... E lo facciamo con un intervento del nostro collaboratore Paolo Secondini che ci propone la sua visione del rapporto tra Simenon e il rito di fumare la pipa, ma anche di come interpreta questo come qualcosa di più di una passione che coinvolge anche il suo celebre commissario.


C’è da supporre che la pipa, per Georges Simenon, fosse qualcosa di più importante di un semplice arnese per fumare, qualcosa che, probabilmente, non era soltanto mania o passione – come d’istinto pensiamo vedendo lo scrittore, in vari filmati e immagini fotografiche, con la pipa fra i denti – ma quasi un modo di apparire, di sentirsi, di vivere, un modo senza il quale rischia di non essere se stesso, di smarrire gli aspetti più veri, caratteristici, della propria personalità.
Tutto ciò il romanziere lo trasmette ai suoi personaggi o, meglio, al suo personaggio per eccellenza: Maigret, che pure, come il suo creatore letterario, è impossibile immaginare senza la pipa in bocca, spenta o accesa che sia.
Nel racconto La pipa di Maigret, a tratti il lettore ha dinanzi un commissario piuttosto nervoso, irrequieto, che difficilmente riesce a darsi pace, poiché tormentato dal pensiero di avere perduto – poi scopre invece che gli è stata rubata – la sua pipa preferita, quella sicuramente più “buona” delle altre, e alla quale si sente parecchio legato. Sì, perché Maigret, come lo stesso Simenon, stabilisce con le pipe un rapporto quasi affettivo, sentimentale, più profondo di quanto possa apparire.
Tutto questo, soprattutto agli occhi di un non fumatore, può sembrare bizzarro, grottesco, se non propriamente morboso. Ma bisognerebbe provare a tenerla tra i denti, la pipa, a sentirsi impregnati dell’odore di una buona miscela di tabacco, la testa piacevolmente avvolta da evanescenti, sottili spirali di fumo, per sapere ciò che realmente si prova e, ancor più, che cosa la pipa trasmette a chi sa sentirla parte integrante di se stesso.

Paolo Secondini

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