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UNO SCRITTORE CAPACE SIA D'INVENTARE CHE DI RACCONTARE LA REALTÁ
Dalle opere "popolari", ai romans durs frutto di esperienze di vita vissuta
SIMENON SIMENON. UN ECRIVAIN CAPABLE AUSSI BIEN D'INVENTER QUE DE RACONTER LA REALITE
Depuis les œuvres "populaires", fantaisies écrites par pure imagination, jusqu'aux romans durs, fruits des expériences vécues
SIMENON SIMENON. A WRITER CAPABLE OF INVENTING AS WELL AS RECOUNTING REALITY
From “popular” works, fantasies written by imagining things, to “romans durs,” fruits of lived experiences
29 marzo 2019 - Abbiamo sempre definito Simenon, l’oggetto di questo blog, come uno scrittore oltre che di grande levatura, anche di particolare singolarità per tutta una serie di caratteristiche che, chi ci segue, ha avuto modo di leggere anche più di una volta. Oggi vogliamo puntare la nostra attenzione su una di queste caratteristiche.
Sappiamo che l’ingresso dello scrittore nel mondo letterario è avvenuto attraverso quel ponte che è costituito dalla letteratura popolare. Popolare e su commissione. E in quel caso occorreva soddisfare le più diverse esigenze degli editori che non si limitavano a individuare il genere e dettare le lunghezze (romanzo, romanzo breve, racconto…). Le specifiche arrivavano alla tipologia dei personaggi, all’atmosfera e al tipo di finale. Questo significa che se un romanzo breve doveva svolgersi nei selvaggi confini dell’west americano, il nostro bravo Georges doveva lavorare di fantasia. Allora non esisteva la televisione, e iniziava appena il cinema, le cartoline erano non molto diffuse e così era molto difficile conoscere immagini di quei luoghi "sconosciuti". E quando c’era da descriverli e far svolgere lì la vicenda, occorreva lavorare molto di fantasia. In qualche modo potevano aiutarlo gli atlanti, forse poteva aver letto qualche resoconto di viaggi, ma il resto se lo doveva inventare. Ma, visti i duecento titoli che in quest’ambito lo scrittore produsse con una ventina di pseudonimi, c’é da credere che la sua immaginazione e la sua creatività dovessero essere sollecitate al massimo. Certo poi doveva scrivere storie sentimentali, con un‘ambientazione cittadina o addirittura parigina, ambientazioni che gli semplificavano molto il lavoro. Ma tutto ciò che era di genere avventuroso aveva di solito una collocazione esotica e c’era bisogno di parecchia fantasia. Ma, considerata la velocità di scrittura, doversi inventare luoghi, ambientazioni e paesaggi, oltre ai protagonisti, non doveva in realtà costituire un gran problema per Simenon.
Dai Maigret in poi, Simenon fece sempre più ricorso alle proprie esperienze di vita vissuta. Le inchieste del commissario erano all’inizio per lo più parigine o dei dintorni. Comunque va sottolineato che, soprattutto per i primi titoli, Simenon era all’oscuro di quali fossero i meccanismi della polizia giudiziaria, finché non gli offrirono di fare una specie di "corso accelerato" di come funzionassero le indagini, quali fossero le vere competenze di un commissario, degli ispettori, il ruolo del giudice istruttore, le regole scritte e, a maggior ragione, quelle non codificate. Insomma fino ad allora aveva creato quelle inchieste fidandosi di qualche sporadica informazione, ma anche molto della sua fantasia
Quando arrivò a scrivere i romans durs, iniziò a raccontare spesso vicende di cui era stato testimone, tipologie di persone che aveva conosciuto di persona, in alcuni casi anche esperienze biografiche… Ormai non aveva più bisogno di ricorrere alla fantasia. Simenon conservava perfettamente anche per lungo tempo i ricordi della propria vita, delle proprie esperienze, e queste furono un'inesauribile fonte di materiali per i suoi romanzi. Al momento giusto lì usò a piene mani, per costruire le sue storie che infatti risultano vere, come d'altronde i personaggi, con le loro pulsioni e le loro speranze.
Quella dei romans durs è la fase dell’esperienza vissuta, del ricordo e questo fornisce uno spessore diverso a questi rispetto ai Maigret, finché anche questi non furono permeati di vita vissuta di esperienze, di uomini tratti dalla vita di tutti i giorni, conferendo anche alle inchieste del commissario quello spessore tipico delle opere che si rifanno più alla vita vera che non alla fantasia. (m.t.)