Siamo nella cronaca più stringente. Le accuse che quelli del centro-destra rivolgono a Saviano, reo, a loro avviso, d'aver accettato la laurea Honoris causa in Giurisprudenza dall'Università di Genova e soprattutto di averla dedicata ai magistrati della procura di Milano, quelli che lavorano alla preparazione del processo a Berlusconi, Fede e Mora. E succede ancora e stavolta, in una lenzuolata domenicale de Il Foglio. Insomma questo Buttafuoco, tale il cognome di chi ha scritto questa sorta di lettera dal "tu" confidenziale a Saviano, lo invita a "non assomigliare ai suoi lettori". ".... E ti chiedo: - scrive letteralmente il Buttafoco - perché, tu che non somigli a nessuno, vuoi assomigliare ai tuoi lettori?". Domanda lecita, ma poco comprensibile. E per spiegare perchè Saviano voglia somigliare ai suoi lettori (ma lo vorrà davvero? n.d.r.) e se effettivamente gli somigli, tira in ballo Simenon. Perché direte voi? Preferisco non spiegarlo con parole mie, ma mi affidarvi all'eloquio raffinato dell'articolista. "..Guai se Georges Simenon, che è un genio, risultasse identico ai viaggiatori negli scompartimenti, i suoi lettori. Sarebbe solo un disturbato incapace di vedere la propria vita. Magari sarebbe in grado di uccidere. Ma non di scrivere e di scappare via da quel mondo...". Forse, non sicuro di aver fatto comprendere appieno il concetto, ricorre anche ad una citazione virgolettata delle parole di Simenon (di cui però non ci rivela né quando né in che occasione siano state dette o scritte). "Sono partito – così confessò – proprio per non commettere quei delitti di cui mi sarei volentieri macchiato se fossi rimasto in provincia” . E poi continua citando Carmelo Bene, Baudelaire, la Carrà (sì proprio Raffaella, la soubrette televisiva) andando avanti per oltre 16.000 battute (quasi nove fogli A4) di cui vi risparmiamo anche solo un succinto riassunto.Onestamente dobbiamo ammettere che non siamo riusciti a comprendere il messaggio inviato a Saviano (o forse in questa sede non ci interessava così tanto).
Però vorremmo capire a che titolo e per quale motivo il Buttafuoco abbia citato Simenon. Primo perchè consideriamo un'abitudine disdicevole, tirare per la giacchetta grandi uomini scomparsi per ridurli a testimonial delle proprie teorie (tanto loro sono morti e non possono smentire). E poi anche perchè questa ipotesi sulla provincia che fomenterebbe istinti delittuosi, ci risulta strana in bocca a Simenon. Infatti della provincia parlava solitamente bene. Ad esempio nel 1934 in un'intervista a Carlo Rim, giornalista del magazine Marianne, affermava adirittura: "Se sapessi come la provincia pulisca bene sia il cuore che lo spirito! Macinare chilometri dando la schiena a questo villaggio di granchi che chiamano la capitale, ecco il modo ancora più sicuro per riconsiderare i valori e ritrovare il proprio equilibrio".
E questo ingarbuglia ancor più il significato delle parole del Buttafuoco, che non abbiamo la fortuna di conoscere personalmente, ma che da quanto scrive ci lascia alquanto perplessi.
Anche perchè una testimonianza davvero inoppugnabile a favore della provincia è proprio la vita stessa di Simenon. Appena può si stabilisce a vivere, nemmeno in una piccola città, sceglie addirittura paesini e borghi.
Nel '32 dopo aver lanciato Maigret, Simenon lascia Parigi e va a stabilirsi a La Richardiére un residenza a Marsilly, vicino a La Rochelle. Nell'autunno del '38 si trasferisce non lontano, a Nieul-sur-mer. Nell'agosto del '40 va addirittura a vivere a Vervent, nella foresta di Vouvant. Poi dopo qualche mese va ad abitare in un castello a Fontenay-le-Comte. Nel '42 ancora cambio di domicilio, ancora una volta in un paesino, Saint-Mesmine-le-Vieux fino al '45. E quando passa dieci anni in America fa lo stesso. In Canada non sceglie né Ottawa nè Toronto, ma Sainte-Marguerite-du-Lac-Masson (Quebec) prima e poi Saint-Andrews. E negli Usa non cambia nulla, non troviamo New York, Chicago, Los Angeles, San Francisco.... niente di tutto ciò. Ma Bradenton Beach (1946) e Silver Springs (1947) entrambe in Florida. Poi l'Arizona prima a Tucson (1947) e poi fino a Tumacacori (1948) al confine con il Messico. Quindi è la volta di Carmel-by-the-sea in California e ancora a Reno in Nevada nel 1950. Quindi la pausa di qualche anno (fino al 1955) nella fattoria Shadow Rock Farm a Lakeville in Connecticut. E quando torna in Europa decide di stabilirsi in Svizzera e i luoghi sono ancora provinciali. Prima qualche tempo ancora in Francia, a Mougins (Alpi Marittime), poi nelle elvetiche Echandens (1957) ed Epalinges (1963). Solo la vecchia e le malattie lo costringeranno negli ultimi diciassette anni della sua vita a trasferirsi a Losanna, alla fine del 1972.
Adesso anche voi siete chiaramente documentati sulla preferenza di Simenon per le piccole realtà provinciali.
E, se mai ci leggerà, anche il Buttafuoco, che di nome fà Pietrangelo.