Gallimard. In Francia negli anni trenta era l'aspirazione di ogni scrittore. Avere un proprio titolo nel suo catalogo significava essere arrivati o perlomeno essere riconosciuti come uno scrittore di un certo futuro. A trent'anni insieme ad altri due soci, André Gide e Jean Schlumberger, aveva fondato un giornale culturale la Nouvelle Révue Francaise, divenuto ben presto con la sigla Nrf, un'icona per la cultura che accompagnerà tutta la vita anche la casa editrice che oggi compie cent'anni e di cui, dopo solo due anni dalla fondazione, rimane il proprietario unico. Gaston Gallimard, nato nel 1881, era un uomo con un gran fiuto per gli affari, ma anche con la cultura e la necessaria lungimiranza per capire quanto valeva o dove poteva arrivare uno scrittore. Gide rimarrà nella sua scuderia, si farà scappare Proust, ma tra alti e bassi la casa editrice inizierà poi a funzionare. Otterrà l'esclusiva per autori come Conrad, Kafka, Pirandello. E in seguito il suo catologo vedrà, tra gli altri, i nomi di Milan Kundera, Antonin Artaud, Albert Camus, Jean Paul Sartre, Céline, Simone de Beauvoir, la Yourcenar, Jean Genet, André Malraux, Ionesco, Marguerite Duras, Patrick Modiano... E ovviamente anche Simenon, come abbiamo già detto.Ma andiamo a vedere cosa singificò passare da un editore come Fayard a Gallimard. Intanto Simenon strappò un contratto talmente favorevole al punto tale che "monsieur Gaston" lo tenne segretissimo, per evitare lamentele di altri autori, anche importanti, che scrivevano già da anni per lui.
Simenon forse non lo sapeva, ma Galimard sì. Quelle condizioni non avrebbero fatto guadagnare un franco all'editore, ma gli avrebbero assicurato un autore che per qualità, ma anche per quantità, sarebbe stato un nome di punta della casa editrice. Certo, pur non ancora famosissimo, Simenon costituiva per Gallimard un autore un po' ingombrante cui fare spazio. Sia per quella sua comunicativa o, se vogliamo, per quella sua innata sensibilità alla comunicazione nei confronti del pubblico che lo metteva sovente in prima fila. Sia per la sua prolificità. Simenon voleva "stringere" il rapporto con i propri lettori pubblicando un libro al mese. Un appuntamento fisso che tenesse più legato il pubblico. E questo non andava contro la politica commerciale di Gallimard. Avrebbe imposto un ritmo a quelli del reparto produzione, cui certo non erano abituati. Ma tra i programmi e la realtà di tutti i giorni però c'è sempre una certa differenza. In effetti Simenon esordisce a fine del '34 (il contratto è firmato in ottobre) con il romanzo Le Locataire (che aveva scritto e finito due anni prima) e poi Le suicidés.
Nel '35 tre titoli, nel '36 quattro e ancora quattro nel '37. Il 1938 centra il suo obiettivo, passando a tredici titoli, più di uno al mese. Poi nel '39 di nuovo tre, nel 40 (è ormai scoppiata la guerra) solo due, ma nel '41 passa a sei, nel '42 arriva a cinque (uno è una raccolta di inchieste di Maigret con tre romanzi brevi).
Qui interrompiamo la sequela dei numeri per far notare che il 1942 è l'anno del ritorno di Maigret. Infatti Simenon aveva scritto l'ultima indagine del commissario, per Fayard, nel 1934 (Maigret). Ben otto anni senza un Maigret. Torniamo a Gallimard: 1943 due raccolte di racconti, nel '44 due racconti/romanzi brevi non solo di inchieste di Maigret più un romanzo. Nel '45 si inizia a sfaldare il rapporto Simenon-Gallimard e lo scrittore sceglie per i futuro Sven Nielsen con la sua Presse de la Cité. Ormai quindi sono solo briciole: un solo titolo nel '45, un paio nel '46, uno nel '47, ancora uno solo nel '48 e poi più nulla. Cinquantadue titoli in quattordici annni.
Gallimard non si capacita. Lui che ha perso soldi pur di avere tra i suoi autori Simenon, lui che lo stima anche come persona, che apprezza i suoi scritti, lui che gli ha concesso quello che non ha dato ad altri scrittori...E soprattuttolo ferisce la mancata pubblicazione di Pedigree che in buona parte nasceva dagli auspici congiunti di Gallimerd e André Gide. Sarà invece Presse de la Cité a farlo e questo sancirà la rottura definitiva
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