venerdì 8 giugno 2012

SIMENON, IL SALTO DA SCRITTORE A ROMANZIERE

3) Il salto da scrittore a romanziere
1933-1945 • Simenon un autore da Gallimard


La serie dei Maigret con Fayard conta in tutto 19 titoli. E con questi Simenon aveva considerato chiusa a sua esperienza nella letteratura di genere poliziesco, anche se di tipo molto diverso dalle altre. Ormai era passato ai romanzi, come li chiamava lui, romans-durs, già con Fayard fin dal 1931, cioè prima che fosse lanciato Maigret. Le Relais d'Alsace e Le passeger du "Polarys" i primi due rispettivamente pubblicati nell'ottobre del '31 e nello stesso mese nel '32 (in seguito nel 1933 ne usciranno altri sette!) A quel punto Simenon però non voleva più pubblicare polizieschi, inoltre ormai un editore come Fayard gli andava un po' stretto. E infatti verso la fine del '33 firma il contratto che lo fa entrare in una dell più prestigiose editrici francesi: la Gallimard. Sembra che il tramite sia stato André Gide, grande estimatore della letteratura simenoniana e che, in un scambio epistolare, lo esortava a tirar fuori tutto il suo talento in modo da scrivere "l'opera". Simenon pensava che invece che non avrebb mai scritto il grande romanzo, perchè il suo più grande romanzo doveva essere l'insieme delle sue opere. Nel frattempo non si può tacere due aspetti clamorosi sul fronte giornalisitico entrambe per il quotidiano Paris Soir. Il primo è un scoop mondiale, l'altro un'inciampo abbastanza grave, soprattutto per un personaggio come lui. Il primo si tratta dell'incontro che ebbe nel giugno del '33 con Lev Trotski, braccato dai sicari di Stalin, nascosto ad Istanbul e che Simenon riesce a contattare e a intervistare in esclusiva mondiale.
L'anno seguente, vista la grande popolarità che Maigret gli aveva procurato, lo stesso quotidiano parigino gli affidò una vera e propria inchiesta su uno dei più eclatanti scandali economico-politici che nel '34 scuoteva la Francia della Terza Repubblica: il caso Stavisky. Lo scandalo, che riguardava una truffa di 200 milioni di franchi, vedeva coivolte banche, esponenti della finanza e della politica. ll caso portò prima all'incriminazione di "le bel Sacha" com'era soprannominato Stavisky e poi alla sua misteriosa morte a Chamonix. Ovviamente morto lui, testimone eccellente e scomodissimo, i complici delle alte sfere potevano dormire sonni più tranquilli. Simenon iniziò a muoversi come un vero e proprio investigatore, nemmeno fosse stato Maigret per davvero. Ma il suo fiuto indagatore si dimostrò inversamente proporzionale al suo talento da scrittore. Imboccò una pista sbagliata dopo l'altra, si mise in competizione con la polizia facendo una pessima figura e non approdò a nulla di concreto. Uno smacco che lo segnò parecchio e gli insegnò diverse cose. 
In quegli anni, dopo una decina di romanzi scritti per Gallimard, parte per una serie di lunghi viaggi prima in Europa e poi in tutto il mondo. Quando torna Gaston, il patron della Gallimard gli chiede di riprendere in mano anche Maigret. Sono ormai cinque anni che non esce più nulla. Poco convinto, lo scrittore mette insieme un volume di racconti in parte inediti e in parte pubblicati in vari giornali. Ma poi le inchieste del commissario ricominciano ad intervallare l'uscita dei romanzi e questa è una modalità che verrà seguita fino al 1972, quando il romanziere smetterà di scrivere.
Già, romanziere. Ormai è arrivato al suo obbiettivo e per averne una conferma anche concreta lo scrive anche sulla carta d'identità. Adesso alla dicitura professione appare la parola "romanziere". Ormai non solo si è affrancato dalla letteratura su ordinazione, ma anche da quella di genere (che pure continuerà a a praticare), ma ora è libero di seguire la sua ispirazione. Quella che gli arriva improvvisa e che lui chiama état de roman, una specie di trance creativa in cui, dice lui, si lascia guidare da un declic che scatta nella sua testa e che lo fà entrare nella pelle di un personaggio. E allora inizia a ragionare, a parlare, a vedere il mondo come lui e non sa dove la storia lo porterà, è questo "stato di grazia" che lo condurrà alla fine del romanzo. 


E tutto si concreta in un periodo che va da una decina di giorni ad un minimo di sette. E' il motivo, spiega Simenon, per cui mi devo sbrigare a scrivere (in media un capitolo al giorno), perchè quando finisce questo état de roman non saprebbe più cosa scrivere e in che modo. E i suoi romanzi dell'età più giovane hanno fino ad undici capitoli (vuol dire undici giorni di trance) quelli dell'età avanzata solo sette (lo scrittore infatti non regge per più di sette giorni la fatica di quella trance). Tensione, fatica, concentrazione. Simenon ha calcolato con la bilancia che lo sforzo lo fa sudare e gli fa perdere circa un chilo a capitolo. Quasi dieci chilogrammi a romanzo. 
Ma la sua attività ha sempre un ritmo serrato e spesso frenetico. Ad esempio nel 1938 escono per Gallimard ben otto romanzi e nel '42 tre Maigret e quattro romanzi. Nel frattempo Simenon ha lasciato Parigi e si è stabilito in Vandea, nel '39 è nato Marc il suo primogenito e allo scoppio della seconda guerra mondiale viene nominato Commissario della Vandea per i rifugiati belgi (quelli fuggiti per l'occupazione nazista). 
Durante la guerra e l'invasione della Francia viene accusato di essere ebreo o perlomeno di ascendenze ebree per l suo cognome che deriverebbe dall'ebraico Shi'mon e lui fatica non poco a dimostrare il contrario. Ma durante quegli anni fa affari (vendendo diritti dei suoi libri) con la Continental, una società cinematografica che, con una serie di partecipazioni neanche tanto occulte, fa capo al ministro nazista della Propaganda, Goebbels. Di questo viene accusato, a guerra finita, dal fronte di liberazione nazionale francese. Girano voci di un Simenon messo nelle liste dei collaborazionisti, si vedono le prime esecuzioni dei collaboratori dei nazisti e lo scrittore entra nel panico. Decide quindi di partire per l'America. Per imbarcarsi deve però attendere qualche mese a Londra. Poi a bordo di un cargo svedese traversa l'Atlantico e si lascia per sempre il suo periodo francese alle spalle. Non tornerà più ad abitare in Francia, anche quando la sua posizione sarà chiarita. Intanto è l'inizio di una nuova esperienza quella americana che durerà dieci anni, che gli darà un'altra moglie e altri due figli, oltre che un editore nuovo. Insomma grandi cambiamenti lo attendono, ma il Simenon, che fuma la pipa sul ponte del cargo osservando l'orizzonte, queste cose non le può ancora sapere.

giovedì 7 giugno 2012

SIMENON. DALLA FAME ALLA FAMA, PARIGI ANNI '20

2) Dalla fame alla fama, Parigi anni '20
1922-1932 • Da Colette al commissario Maigret

I primi mesi d'ambientamento erano stati terribili in quella tanto agognata Parigi che si era rivelata meno ospitale di quanto il giovane Georges avesse immaginato. Il primo periodo fu infatti caratterizzato da squallide abitazioni sottotetto e dalla fame. Ricorda Simenon, pasti costituiti da fette di pane su cui strofinava un pezzo di formaggio, così da insaporirlo, ma riducendo il consumo del formaggio al minimo indispensabile. Capì quindi che se voleva aver il temp di diventare scrittore, almeno agli inizi doveva adattarsi a dei lavori che almeno lo facessero sopravvivere. E così finì prima segretario in un ufficio di un movimento politico (la Ligue) a capo della quale c'è un reduce che scriveva per diletto, Binet-Valmer. Nel marzo del '23 Georges si sposa con Tigy e passa alle dipendenze del Marchese di Tracy, sempre simpatizzante del movimento. Rimane al suo servizio per un anno, ma nel frattempo si dedica alla scrittura con racconti brevi per riviste femminili. Fa parte del suo apprendistato. Sa bene Simenon che dovrà fare della gavetta con la letteratura considerata più bassa e più popolare, prima di arrivare ad una specie di semi-letteratura e assommare così anni di esperienza, prima di arrivare a scrivere un romanzo. Sono delle tappe già ben delineate nella sua mente. Ma, nell'immediato, vorrebbe riuscire a pubblicare un racconto su un giornale importante. E per questo insiste con Colette, allora responsabile della pagina della cultura del quotidiano parigino Le Matin, che vagliava i racconti che il giornale pubblicava ogni giorno. Nella sua anticamera c'era una fila di aspiranti scrittori cui regolarmente veniva rifiutato il racconto proposto. E tra loro anche Simenon. Finchè un giorno Colette lo chiamò. "Mon petit Sim - lo apostrofò (perchè si firmava con lo pseudonimo Georges Sim) ci siamo quasi, ma non ci siamo ancora...Via la letteratura, e allora potrà andare... Via tutta la letteratura...". Simenon, come affermò lui stesso in seguito, aveva ricevuto il consiglio più importante di tutta la sua vita di scrittore. Asciugare il testo, usare pochi aggettivi, scegliere parole semplici e comprensibili a tutti, servirsi di un vocabolario essenziale. E dopo un paio di questi trattamenti il suo racconto fu accettato. il 19 settembre 1923 apparve su Le Matin il racconto La Petite Idole a firma Georges Sim, il primo di un'ottantina. Contemporaneamente fu l'inizio di un'intensa stagione di collaborazione con riviste ed editori che pubblicavano storie a puntate sui feuilletton, romanzi brevi in edizione super-economica e antologie di racconti. L'attività  di Simenon divenne sempre maggiore, fino a raggiungere un livello frenetico. Racconti, romanzi brevi o più lunghi gli venivano commissionati e lui in poco tempo "consegnava la merce". Diceva di sentirsi come un artigiano che, a fine giornata, fà il giro dei clienti per




consegnare i propri manufatti. In quel periodo era capace di scrivere anche al ritmo di ottanta pagine al giorno. Qui iniziò la fama di Simenon come scrittore dalla velocità eccezionale, constatazione che però sottointendeva più di una riserva sulla qualità di una produzione letteraria (per quanto in quel momento di genere popolare) compilata così rapidamente. E Simenon non ci mise poco a scrollarsi di dosso questi pregiudizi, nemmeno quando poi scrisse i Maigret e in seguito addirittura romanzi per editori prestigiosi come Gallimard.
D'altronde leggende come quelle della "Gabbia di vetro" (Simenon avrebbe dovuto, per l'editore Eugene Merle, scrivere in pochi giorni e chiuso in una gabbia di vetro esposta in una piazza, un romanzo i cui personaggi sarebbero stati indicati dal pubblico). Una sorta di performance letteraria da record che fece il giro di tutta Parigi e non solo. La cosa poi non andò in porto, ma ancora dieci anni dopo c'erano giornali che, magari parlando degli inizi di Simenon, citavano il fatto come se fosse accaduto davvero. Simenon nel frattempo lavorava, utilizzando più di una ventina di pseudonimi, per editori un po' più quotati Tallandier, Ferenczi e Fayard. E proprio con quest'ultimo lottò per convincerlo a pubblicare le inchieste del commissario Maigret. Un genere di grande diffusione già allora, ma Simenon proponeva un personaggio e un tipo di storie che l'editore giudicava fuori della tipologia dei polizieschi di successo. Ma ormai lo scrittore era molto bravo e convincente nelle trattative con gli editori ed in più era sicuro della proposta che aveva fatto. E infatti alla fine, non solo convise Fayard a pubblicare una prima serie di nove inchieste, ma anche ad organizzare per il lancio di questo nuovo peronaggio una stravagante festa in modo che l'avvenmento non fosse confinato nelle pagine letterarie dei quotidiani, ma che divenisse un avvenimento mondano di cui parlassero tutti. E così fu. La notte del 20 febbraio 1932 alla Boule Blanche di Montparnasse, ci fu uno sfrenato evento, con ospiti della Parigi che contava, inviti come avvisi di garanzia e finti poliziotti alla porta che prendevano le impronte digitali a chi entrava. La festa andò avanti fino all'alba tra musica, balli, fiumi di champagne, strep-tease estemporanei e quel tanto di scandalo che fece parlare tutta la città per un'intera settimana e che rimbalzò su tutta la stampa con una notevole eco. Maigret fu un successo, da subito.
Simenon quella sera finì il suo periodo di apprendistato. Era entrato, come diceva lui, nella semi-letteratura, abbandonando per sempre la letteratura popolare su commissione e firmando per la prima volta i suoi scritti come Geroges Simenon. Il secondo grande salto era ormai compiuto ed era arrivata anche la fama.

mercoledì 6 giugno 2012

SIMENON. DA ENFANT DE CHOEUR A GIORNALISTA

1) Da enfant de choeur a giornalista
1903-1922 • Infanzia, adolescenza, vita a Liegi

1903. Nasce Georges Joseph Christian Simenon a Liegi, allora piccola città di un piccolo stato, (superava di poco i 150 mila abitanti, mentre Parigi allora ne contava più di quattro milioni). La famiglia né poverissma, ne agiata, Il padre Dèsiré impiegato in una società di assicurazioni, la madre Henriette Brull, casalinga. Era assilata dal "giudizio della gente". Avrebbe preteso, per gli occhi altrui, un decoro che la famiglia non si poteva permettere. E rimproverava al marito di non far carriera e di non guadagnare più denaro. Così faceva stringere la cinghia a tutti, limava qua e là il bilancio familiare, e imponeva un trend vicino alla sussistenza. Georges non godeva delle sue attenzioni, che invece andavano tutte al fratello minore Christian e quindi il suo idolo era il padre. Tranquillo sereno, appagato dalla propria condizione, senza l'ansia di arrivare più in su. Quando Désirè si ammalò e non potette più lavorare, le cose peggiorarono, la moglie iniziò ad affittare le camere della casa agli studenti stranieri (per lo più dell'Europa dell'Est) dell'Università di Liegi. Georges si rifigiuava in un cantuccio a leggere di continuo i libri presi dalla biblioteca comunale. Anzi dovette far fare delle tessere anche a nome del fratello e del padre perchè con la sua non riusciva a prenderne ogni settimana tanti quanti ne leggeva (sulle prime il bibliotecario pensava che non leggesse tutti quei libri, ma alla fine dovette ricredersi). Ma la situazione economica familiare obbligò il quindicenne Georges a lasciare la scuola e a trovarsi un lavoro. Prima fu apprendista presso un pasticcere, poi comesso in un libreria, quindi, grazie ad una raccomandazione su cui non ci fu mai chiarezza, riuscì a farsi assumere al quotidiano conservatore La Gazette de Liége. Lì Georges  iniziò la sua carriera di giornalista. Grazie alla sua facilità e velocità nella scrittura ma anche alla sua intraprendenza, le sue quotazioni presso il direttore Demarteau crebbero in fretta e questi non tardò ad affidargli dei servizi veri e propri e poi addirittura una rubrica quotidiana di costume (Hors du Poulailler). Nel frattempo scrisse, a diciassette anni, il suo primo romanzo, editato da lui stesso, Au pont des Arches, nello stesso anno conobbe Régine Renchon, che  soprannominò subito Tigy e che sarà poi la sua prima moglie per 27 anni. Ma alla fine del 1921 morì Désiré, l'amato padre. Fu il segnale. La sua decisione di andare a Parigi e diventare scrittore iniziò a farsi sempre più impellente. Secondo romanzo (stavolta inedito) Jehan Pinaguet, poi l'assolvimento dei suoi obblichi verso il servizio militare, anche se continuò a scrivere per il giornale. Poi un altro romanzo, stavolta di genere poliziesco e scritto a quattro mani con il suo amico Henri J. Moers, Le bouton de col. Ma il 10 dicembre 1922 arrivò il momento. Salì sul treno per Parigi, lasciandosi dietro il fratello, la madre, la casa, la promessa sposa, una promettente carriera di giornalista (con un discreto stipendio per un diciottenne). Arrivò in un'inospitale Gare du Nord e ripartì da zero. La sua avventura nel mondo della letteratura era così iniziata.

martedì 5 giugno 2012

SIMENON, UN'EPOPEA IN SETTE "TRANCHES DE VIE"

Da domani su Simenon-Simenon inizierà per una settimana una iniziativa simile ad altre che già abbiamo pubblicato. Per sette giorni, infatti, raggrupperemo in sette "tranches de vie" la vita e le opere di Georges Simenon.
Ogni giorno quindi proporremo, con un post dedicato, un periodo di volta in volta particolarmente singnificativo per la sua biografia, per le sue opere, per le sue vicende. Come è evidente non è un'iniziativa rivolta ai simenoniani incalliti. E' piuttosto un modo per far conoscere a chi vi si è avvicinato da poco, le opere, la figura del romanziere, la sua vita e i suoi personaggi... tutto in una settimana! Ovviamente saremo molto sintetici e punteremo la nostra attenzione solo sulle vicende e sulle opere più emblematiche e più importanti per la vita di Simenon, che però tutte insieme dovrebbero fornire, a chi ancora non l'avesse, un quadro di riferimento per poter comprendere meglio i post che quotidianamente pubblichiamo. E magari potrà servire anche a colmare qualche lacuna nostra (o vostra) su avvenimenti e opere. Certo, dopo circa 640 post pubblicati da Simenon-Simenon, almeno i fondamentali del romanziere dovrebbero ormai essere stati tutti affrontati... ma repetita juvant e poi va considerato che non è detto che tutti coloro che ci seguono lo facciano quotidianamente e anche che non tutti sono nostri lettori da quella fine del novembre del 2010 quando partimmo con questa solitaria, insolita e un po' sconsiderata sfida di tenere un blog quotidiano su un solo scrittore.
A domani quindi per la prima puntata di l'epopea di Simenon in 7 "tranches de vie

lunedì 4 giugno 2012

SIMENON. LA SITUAZIONE DELL'ULTIMO MAIGRET

Iniziamo la consueta rassegna stampa delle classifiche degli inserti dei grandi quotidiani nazionali e partiamo subito  con quella della Nielsen Bookscan pubblicata sabato su TuttoLibri de La Stampa. Nella sezione "Top Ten" per un punto Maigret e il signor Charles, tiene la (cappa) classifica pur scivolando dal 7° al 9° posto. Nell'ambito dei "Tascabili" invece conserva saldamente la prima posizione. Anche in quella di R2Cult de La Repubblica (fonte Eurisko) troviamo nel settore "Top Ten" lo stesso titolo nella stessa posizione (la nona).  E anche qui nella sezione "Tascabili" Maigret e il signor Charles occupa il primo posto. Perfetta consonanza per i due diversi rilevatori.  Cambiano di poco le cose sulla classifica, sempre di Nielsen Bookscan per La Lettura del Corriere della Sera di ieri. Nella "Top 10"  l'ultima inchiesta di Maigret passa dal 7° al 9° posto. Invece non la troviamo invece nella sezione "Tascabili", inesistente su questo inserto, ma la vediamo al 2°posto nel comparto "Narrativa straniera". Per quanto riguarda i libri venduti su internet la classifica di IBS ci presenta Maigret e il signor Charles all'8° posto, mentre al 47° resiste Maigret e l'informatore. Per quanto riguarda gli ebook, sempre classificati da IBS, nei primi cinquanta posti questa settimana non figura nessun testo di Simenon, nè romanzi, né Maigret.

domenica 3 giugno 2012

SIMENON E L'IMPORTANZA DELLA COPERTINA

Abbiamo più volte sottolineato come Simenon fosse attento non solo al contenuto e alla forma di quello che scriveva, ma avesse delle idee precise sia sul tipo di scelte editoriali, sia sulle modalità promozionali. Basti ricordare, per le prime, i contrasti con il proprio editore Fayard, in un primo momento esterefatto, quando Simenon annunciò di voler interrompere la produzione di romanzi popolari per dedicarsi al quel particolare poliziesco seriale, il cui protagonista era per altro un poliziotto fuori di ogni tipologia dell'investigatore letterario di successo. Allo stesso modo vale la dichiarazione, dopo il ventesimo titolo delle inchieste del commissario, di voler smettere con la letteratura di genere e di volersi dedicare al romanzo tout court. Fayard, al principio contrario, adesso era invece felicissimo di essersi sbagliato e di avere nella sua scuderia un personaggio di così grande successo e non capiva perchè l'autore stesso volesse smetterla con quella gallina dalle uova d'oro.
Anche qui Simenon ebbe ragione, anche se a metà. Da una parte era ormai maturo e pronto al salto per quei romanzi che faranno di lui uno degli scrittori più quotati del '900. D'altra parte però, sia pure dopo qualche anno di pausa, riprese a scrivere i Maigret (anche per un editore prestigioso e di qualità come Gallimard) che lo accompagnarono per tutta la sua vita di scrittore.
Aveva ragione Simenon anche quando sosteneva che il lancio di Maigret dovesse costituire un evento e non poteva bastare un'usuale presentazione, che sarebbe finita in un colonnino delle pagine che i quotidiani riservavano alle novità letterarie. No, lui voleva che ne parlasse tutta Parigi e per una settimana intera. E così concepi l'ormai arcinota kermesse chiamata Le Bal Anthropométrique, una sfrenata festa alla Boule Blanche, una boite di Montparnasse, dove la créme de la crème della capitale era stata invitata con degli avvisi giudiziari e agli ospiti venivano prese le impronte da figuranti vestiti da poliziotti. Dentro, decorazioni e arredi in stile giudiziario-penitenziario. Una notte di balli, musica centro-americana, esibizioni estemporanee, ubriacature, strep-tease improvvisati. Insomma la stampa, quotidiani e settimanali, ne parlarono davvero per l'intera settimana. E Maigret partì alla grande, merito del prodotto letterario, ma anche della strategia di lancio.
E in questa scia dobbiamo inserire, allo stesso modo, l'attenzione che Simenon riservava alle copertine.
"...non ho mai accettato che il cattivo gusto fosse una necessità nemmeno per le edizioni dette popolari...".
Non a caso si vantava di essere stato il primo al mondo(?), proprio nel '32 in occasione del lancio dei Maigret, ad aver creato delle copertine fotografiche che mostravano non solo l'ambientazione della storia, ma spesso anche il protagonista. A questo proposito in Mémoires intimes racconta "...si tratta del quartiere Maubert de 'la Mouf', come viene chiamato in gergo, rifugio dei clochard, con i quali ho passato un'intera notte, questa volta solo per trovare un uomo che avrebbe dovuto comparire sulla copertina fotografica de 'Le Charretier de la Providence'. L'ho trovato, nel più infimo dei rifugi, per coloro che non hanno più speranza, l'ho portato in un studio dove è stato fotografato vicino ad un cavallo bianco affittato per l'occasione...".  

sabato 2 giugno 2012

SIMENON. COLLABORAZIONISTA O PERSEGUITATO COME EBREO?

"Tous les deux", direbbero i francesi. Oggi infatti ci occuperemo di due aspetti della stessa vicenda. Da una parte tratteremo della risaputa querelle che vede Simenon sul banco degli imputati, accusato di aver collaborato con i nazisti, tramite la cessione di diritti ad una compagnia cinematografica franco-tedesca, facendo affari e ottenendo previlegi.
Dall'altra però rispolvereremo una storia, che forse pochi ricordano, e che riguarda il periodo in cui Simenon fu schedato, proprio dalle autorità francesi filo-naziste, per l'origine giudaica del suo cognome.
Infatti nel 1942 i servizi di sicurezza della Vandea, stavano compilando un elenco di tutti gli ebrei che si trovavano nella regione. Ben presto uno dei commmissario di questo servizio si recò a casa di Simenon, per interrogarlo. Ecco il dialogo che Simenon riporta nel suo Mémoires intimes.
"- Voi siete ebreo, vero?
- Siamo cristiani di padre in figlio e da molte generazione appare il termine "cristiano" tra i nostri nomi.
Simenon viene da Simon?
- Ah!
- E Simon è un nome ebreo.
- Io vi assicuro...
- Non so che farmene delle vostre assicurazioni. Mi servono delle prove.
- Posso farvi vedere che non sono stato circonciso.
- Certi ebrei ormai non la praticano più... Piuttosto fate del mercato nero?
- Non ho mai venduto altro che i miei diritti d'autore...
- Del prosciutto, del burro...
- Ne ho comprato solo per il nostro consumo, ma non ne ho mai venduto.
- Voi siete ebreo!... io non mi sbaglio mai... Io sento un ebreo a dieci passi... Vi concedo un mese per i certificati di nascita dei vostri genitori, dei vostri nonni e dei vostri antenati... Ho detto un mese. E non cercate di fuggire. Vi teniamo sotto controllo..."
E' un Simenon spaventato e nel panico. Si documenta e ha la conferma che questa faccenda del suo cognome derivante da quello ebraico di Shim'on, è vera. Coinvolge allora la madre il fratello Chistian, a Liegi, pregandoli di reperire documenti presso l'anagrafe di Liegi per trovare quelli che gli sono stati richiesti. Ma è un periodo in cui le cose non sono facili. Anche se i documenti della famiglia del padre, i Simenon, e di quella della madre, i Brulls, sono rintracciabili e ben conservati, vanno comunque vistati dalle alte autorità ecclesiastiche e, nel caso degli stranieri, devono essere tradotti e accompagnati dal certificato originale.
Nel frattempo Simenon aveva per la prima volta venduto i diritti de Les inconnus dans la maison ad una compagnia cinematografica, la Continental che si scoprirà dipendere di fatto, al di là dei nomi di facciata, addirittura dal ministro della popaganda hitleriano, Joseph Goebbels. E' grazie a questo "affare" che dalle indagini fatte dal commissario dei servizi di sicurezza, risulta che a nome dello scrittore è stato rilasciato un lasciapassare dalle autorità tedesche e controfirmato da quelle filo-naziste francesi. La storia però non è del tutto chiusa, la questione del suo cognome non convince completamente la polizia addetta alla pulizia etnica che così insiste in indagini e interrogatori. Ma alla fine la questione si chiude e Simenon continua i suoi affari con la Continental.
"... non avevo il minimo sospetto che si trattasse di una società creata dai tedeschi - si difende Simenon in Mémoires intimes... - solo qualche settimana dopo aver firmato il contratto, seppi che non si trattava di una semplice società franco-tedesca, come si diceva allora...".
Sta di fatto che lo scrittore continuò a vendere diritti per i film, come successe con il racconto Annette et la dame blonde.
"... credo che avessi il diritto di non rifiutare. Non si trattava di un lavoro. Io non ho mai collaborato ad un montaggio né a qualsiasi altra operazione. Mi sentivo come un commerciante che non può rifiutarsi di vendere la sua merce... il secondo motivo è che speravo di ottenere il lasciapassare che mi avrebbe permesso di poter raggiungere la zona libera - e continuando la sua appassionata spiegazione in una lettera del '49 a Maurice Garçon - Vedevo d'altronde lavorare con la 'Continental' attori e registi francesi che conoscevo... e poi quello che ha guadagnato con quei diritti, e che non ho mai discusso, sono ben lontani da quelli che percepisco ora per gli stessi film...". 

venerdì 1 giugno 2012

SIMENON, ADIEU MAIGRET... SENZA NEANCHE UNA STRETTA DI MANO

Impazza nelle classifiche delle vendite con quella fascetta rossa che spicca assai sul giallo delle copertine Adelphi: "L'ultima inchiesta di Maigret" (aiutato anche, come se ce ne fosse bisogno, da una promozione che prevede a giugno uno sconto del 25%). Già perchè Maigret et Monsieur Charles (1972) fu l'ultima inchiesta che Simenon scrisse. Poi sarebbe intervenuto il blocco dell'état de roman mentre si accingeva a scrivere l'ennesimo romanzo, Victor, e quindi la repentina decisone di non scrivere più. Decisione accompagnata, come abbiamo avuto occasione di ricordare, da gesti fortemente simbolici (forse anche un po' ostentati). Il primo un'intervista al qotidiano Losanne 24 heures, in cui dichiarava finita la sua attività di romanziere. Il secondo, il cambio alla dicitura professione, sulla carta d'identità, da "romanziere" a "nessun impiego".
In realtà Simenon mentre lo scriveva era ben lontano da immaginare che si sarebbe trattato dell'ultimo Maigret. Non poteva prevedere che pochi mesi dopo sarebbe intervenuto quel blocco.
E su questa interruzione, già l'anno dopo in uno dei suoi Dictées (Des traces de pas - 1973) scriveva: "...sento dei rimorsi per aver completamente abbandonato Maigret dopo il mio ultimo romanzo, 'Maigret et Monsieur Charles'. E' un po' come se si lasciasse un amico senza nemmeno stringergli la mano..."
C'è della commozione in quello che detta al registratore Simenon? Sicuramente, anche se non ci sono ripensamenti. Ormai è finita, secondo un fatalismo che affida le sue strade al destino. Ripensamenti no, ma rimpianti si.
"... si crea, tra un autore e i propri personaggi, un legame affettivo, a maggior ragione se la loro collaborazione è durata una cinquantina d'anni...".
Ma c'è anche un'altro motivo che l'ormai ex-scrittore rivela un Paio d'anni dopo, in un'intervista a Francis Lacassin "...Maigret è uno dei rari perosonaggi che ho creato e che abbia dei punti in comune con me. Tutti gli altri in un modo o   altri sono del tutto diversi da me...".
 

giovedì 31 maggio 2012

SIMENON. SWEET MARIE-JO BLUES

Arbitrariamente. L'abbiamo voluto chiamare così. Parliamo di Simenon, ma non di Georges, bensì di Marie-Jo.
La sucida dicono tutti. La figlia suicida del grande Simenon e della... squilibrata madre Denyse... così almeno si ripete sempre.
Marie-Jo così delicata, così fragile, anche lei (come la madre) in cerca del suo equilibrio, della sua stabilità, quella che da piccola le sapeva dare solo un uomo come suo padre.
Marie-Jo perdutamente innamorata del padre anche a più di vent'anni.
Un 'innamorata che pretendeva che nelle telefonate Parigi-Losanna lui le dicesse letteralmente "Marie-Jo, ti amo". Non si accontentava di un "Ti voglio bene", o di un "Sei la mia bambina, la mia preferita" oppure di un "Solo tu sei il mio tesoro". No. Lei voleva l'amore di quell'uomo, l'amore che in quel momento lui divideva con Teresa.
Il blues lo sanno tutti, è il seducente canto dei neri d'America, parola letteralmente presa dalla frase "avere i diavoli blu", che vuol dire essere tristi. Tristi perchè si è soli e infelici per l'amato che non c'è.
E Marie-Jo era triste. Molto triste. E componeva poesie/canzoni/ballate come questa, senza titolo (scritta a 21 anni), e che noi, arbitrariamente, abbiamo battezzato: 


Sweet Marie-Jo Blues.

                 Che solitudine stasera
                 Nel riprendere la strada 
                 Nella notte profonda e nera
                 Della strada che ben conosco

                 Nessuno che mi aspetti
                 E nessuna da aspettare
                 Solo musica da ascoltare
                 Musica per farmi cullare 

                 E un dio da ritrovare
                 Il solo a cui parlare
                 Dovrei sapermi abituare
                 A questa pelle che mi porto dietro
                 Adattarmici almeno 
                 dimenticare che dentro ci sto male

                 Che solitudine stasera
                 E se cambiassi strada
                 Se sfuggissi a questa notte nera
                 Se trovassi un "altrove" mio?

                 Con qualcuno che mi aspetti
                 O qualcuno da aspettare
                 Qualcuno da ascoltare
                 Qualcuno per farmi cullare
                 Un amore da ritrovare
                 Con il quale potermi mescolare

                 Ma come buttarla via 
                 Questa pelle che mi porto dietro?
                 E se non posso cambiarla
                 Me al porterò in valigia!

                 Che solitudine stasera
                 Che solitudine anche domani
                 Volevo conservare la speranza
                 L'ho persa, va bene anche cosi.

                                                         Marie-Jo Simenon        
                                               Montparnasse - 1° marzo 1972 

mercoledì 30 maggio 2012

SIMENON, ANCORA UN FESTIVAL IN SUO NOME

Si chiama semplicemente Festival Simenon e aprirà i battenti il prossimo sabato 2 giugno con un'anteprima a Fontenay-le-Comte, ad un cinquantina di chilometri a nord de La Rochelle, nell'entroterra della Vandea. La manifestazione ha la caratteritica di essere itinerante, ed é ormai giunta alla sua quattordicesima edizione. L'organizzazione è a cura dell'Associazione di Sables d'Olonne per la promozione della cultura. Infatti l'inaugurazione vera e propria è prevista proprio a Sable d'Olonne il 16 giungo dove rimarrà fino al 24 giugno ed infine si sposterà a Saint-Gilles-Croix-de-Vie dal 26 giugno al 1° luglio. 
La Vandea dedica diverse mostre al romanziere che tra un periodo e l'altro ha vissuto più di dieci anni in questa regione, pur spostandosi in paesi e comuni differenti e creando con la zona un solido legame.
Ci saranno, come al solito, dibattiti, retrospettive fotografiche, incontri con studiosi ed estimatori di Simenon, tra cui una conferenza tenuta il 3 giugno al Chateau de Terre-Neuve, da Didier Gallot (magistrato e autore di "Simenon ou la comédie humaine"- 2003, che ha fondato il festival nel 1999) che avrà come tema il perido americano di Simenon.
Didier Gallot fondatore del Festival
Poi è prevista anche una rassegna cinematografica di alcuni dei sessanta film tratti dalle opere dello scrittore. Tra gli altri vogliamo ricordare la proiezione di
Maigret tend un piège di Jean Delannoy, con Jean Gabin, Annie Girardot et Jean Desailly e Le train di Pierre Granier-Deferre, con Jean-Louis Trintignant (fresco di Palmares al Festival del Cinema di Cannes 2012), Romy Schneider e Nike Arrighi. 
Qui potrete trovare il programma del festival e il suo sito ufficiale.